Da alcune settimane il nuovo modello organizzativo One stop sta rivoluzionando l’Ospedale Maggiore di Bologna, grazie a una nuova area dedicata al percorso di assistenza per i pazienti con ictus.
L’istituto ospedaliere del capoluogo dell’Emila-Romagna ha investito 4 milioni di euro per accogliere nuovi spazi per rafforzare la diagnostica e le cure offerte ai pazienti affetti da questa patologia.
“Questo nuovo modello strutturale e organizzativo“, commenta Andrea Zini, direttore di UO Neurologia e Rete Stroke Metropolitana presso l’Ospedale Maggiore di Bologna, “potrebbe cambiare il modo di curare l’ictus e confidiamo possa essere ove possibile in futuro implementato in varie realtà nei principali Stroke center nel mondo”.
Ecco quali sono le tecnologie adottate, compreso un software automatizzato di intelligenza artificial, per “guadagnare, secondo le stime, circa 45 minuti sull’inizio della procedura interventistica di ricanalizzazione, potenzialmente portando a risultati clinici ottimali in circa il 15% di pazienti in più“, aggiunge Luigi Simonetti, direttore UO Neuroradiologia OM (SSI) dell’area urgenza dell’IRCCS ISNB dello stesso istituto ospedaliero: “Per questo motivo sia a livello nazionale che internazionale si sempre più guarda con interesse alla nostra scelta organizzativa, risalente a qualche anno fa e recentemente realizzata, e sovente la sia adotta come la migliore per i pazienti colpiti da ictus cerebrale”.
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Il nuovo modello One stop all’Ospedale Maggiore di Bologna: ecco le tecnologie
Al settimo piano dell’Ospedale Maggiore, nella nuova area di degenza di Neurologia – Stroke Unit e di Neuroradiologia, è approdato un nuovo angiografo biplano per rafforzare sia la diagnostica che le cure per i pazienti con ictus. Ma non solo.
La nuova Stroke Unit vanta 8 box corredati di monitor, letti elettrici articolati, sollevatori a soffitto per la mobilizzazione dei pazienti, oltre a un open space per infermieri, medici, fisioterapisti, oss e logopedisti, con una centralina di monitoraggio e videocamere.
L’area di degenza neurologica conta 14 posti letto, dove 7 si avvalgono di telemetria per monitoraggio multiparametrico e tutti dispongono di sistema di videocamere, per consentire agli infermieri di monitorare in maniera costante, dalla guardiola, i pazienti con ictus e/o con altre urgenze neurologiche.
“Le novità, tra le prime in Europa“, commenta Zini, “sono un nuovo angiografo biplano capace di eseguire anche indagini diagnostiche avanzate come TC encefalo, Angiotc e Tc perfusione. In pratica una angiografia e una Tc avanzata fusi insieme.
L’altra grande novità organizzativa e strutturale consiste nel collocare l’angiografo all’interno di una area di degenza con la Stroke unit semintensiva a pochi metri dall’area neuroradiologica“.
Il nuovo angiografo multipotenziale e la sua compresenza sullo stesso piano, all’interno dello stesso padiglione, del Reparto Neurologia- Stroke e della sezione Angiografica della Neuroradiologia permettono di “risparmiare tempo rispetto all’inizio della procedura neurointerventistica di rivascolarizzazione del cervello colpito da ictus”, aggiunge Luigi Simonetti. Ma “altro elemento di valore aggiunto è rappresentato dalla sala angiografica, che per spazio e dotazione è stata progettata e realizzata in funzione del suo scopo principale.
Inoltre anche la TC di controllo post-intervento può essere eseguita sull’angiografo, evitando il trasporto del paziente ad una TC localizzata altrove e consentendo eventuali considerazioni sul risultato ottenuto rimanendo in sala di interventistica”.
L’impiego del software automatizzato di intelligenza artificiale
L’angiografo biplano getta le basi per un nuovo modo strutturale e organizzativo di presa in carico e di cura del paziente con ictus. Oltre a consentire di eseguire, direttamente sul tavolo angiografico, lo studio diagnostico con TC, angioTC dei vasi del collo e intracranici e TC perfusione, permette anche l’invio delle immagini a un software automatizzato di intelligenza artificiale sviluppato dall’Università di Stanford, capace di differenziare tra l’area del cervello danneggiata (core ischemico) e quella ancora salvabile (penombra ischemica).
“Il software automatizzato Rapid AI è stato il primo software in questo campo ed è l’unico utilizzato nei vari trial clinici che hanno dimostrato l’efficacia della trombectomia nell’ictus così come la trombolisi nella finestra tardiva”, spiega il dottor Zini: “Permette di omogeneizzare le scelte diagnostiche e fornire informazioni quantitative sul cervello colpito e quello ancora salvabile dall’ictus al fine di decidere se sottoporre il paziente a trattamenti di riperfusione”.
L’accesso da remoto è un altro punto di forza dell’applicazione. Infatti “vale la pena di sottolineare il fatto che i risultati, oltre ad essere disponibili sul sistema immagini aziendale, vengono distribuiti in automatico a devices mobili dei sanitari dell’equipe coinvolta nei trattamenti, offrendo la possibilità di confronto e decisione non necessariamente ‘in presenza’ nella stessa stanza o struttura”, conclude il dottor Simonetti.