l'editoriale

Perché installare Immuni è la scelta migliore da fare (tutto sommato)

Sì, l’app ora ha efficacia limitata e potenzialmente può causare problemi. Ma tutto considerato installarla a livello personale e promuoverla a livello istituzionale è una scelta migliore rispetto all’alternativa, cioè farla morire e privare l’Italia del primo e solo sistema tecnologico con cui potremo salvare vite umane

Pubblicato il 29 Giu 2020

Alessandro Longo
Alessandro Longo

Direttore agendadigitale.eu

immuni app

Installare l’app Immuni è ora, a mio avviso, la scelta migliore da fare, a livello personale. Sia detto questo tutto considerato.

I problemi dell’app

La mia testata ha pubblicato circa cento articoli sull’app nazionale scelta dal Governo per il contrasto all’epidemia. Molti di questi – non tutti – sono voci critiche, per le diverse lacune mostrate dal progetto. Li abbiamo pubblicati perché li ritenevamo a vario titolo critiche sensate, nell’idea costituzionale che il diritto di informazione e critica è fondamentale per il miglioramento della società. Ma anche, in questo caso, per il miglioramento del progetto stesso che si è andato a criticare.

All’inizio io stesso ho espresso critiche al ministero dell’innovazione per la strategia comunicativa opaca che ha scelto su Immuni. Apprezzo il successivo, sebbene parziale, dietro front. Adesso il principale limite dell’app però è un altro e si riferisce a una mancata strategia complessiva di governo, nazionale e locale.

Di qui l’assenza della promessa campagna di comunicazione e la mancata integrazione dell’app con il sistema sanitario regionali in una strategia unitaria. Sono problemi fuori dal campo del ministero dell’innovazione. Ma nonostante questi problemi o forse proprio alla luce di questi credo ora importante fare il proprio installando l’app e facendola conoscere.

Seguitemi nel ragionamento.

Perché avere un’app come Immuni è un bene

Sappiamo che ora l’app è uno strumento di efficacia limitatissima, per i pochi download (4 milioni; probabilmente sono meno quelli che ancora ce l’hanno installata) e la scarsa integrazione con il sistema sanitario. Problema, quest’ultimo, che può portare anche a pericolosi falsi positivi, come abbiamo raccontato.

Tuttavia l’app non è una soluzione di pronto intervento, un cerotto buono da mettere ora e ora soltanto. Va vista come un tassello del nostro primo sistema tecnologico di alert e contenimento di una epidemia. Ci servirà di più in autunno, forse (speriamo di no). Ci potrebbe quasi sicuramente servire nei prossimi anni, dato che tutti gli esperti concordano nel ritenere inevitabile una nuova epidemia nell’arco delle nostre vite.

Se lo vorremo, ci sarà quindi tempo per fare crescere l’app, sia nei numeri di download sia nell’integrazione con il sistema sanitario. E nel frattempo giova che gli tra gli effetti collaterali dell’app – sull’altro piatto della bilancia, insomma – non ci sia il rischio di creare un sistema di sorveglianza di massa, date le scelte privacy compiute con l’app dall’Italia (in modo tempestivo rispetto agli altri Paesi).

Se l’app sarà adottata da molti, inoltre, questi molti saranno pressione perché il sistema sanitario si adegui e la integri, superando resistenze che, in alcune Regioni, sembrano soprattutto dettate da motivi politici di ostilità al Governo. Resistenze per altro comuni, nella Sanità e non solo, a qualsiasi progetto pubblico riguardante la digitalizzazione e che può causare un qualche spostamento di potere o responsabilità.

Trovo paradossale la posizione di chi, come l’esperto governativo Walter Ricciardi, discrediti l’app con la motivazione che è poco utile al sistema sanitario per il fatto che non è centralizzata. Ora, ammesso e non concesso si possa seguire un modello centralizzato – fallito quasi ovunque si sia cercato di seguirlo – adesso il solo cavallo disponibile per cui fare il tifo è Immuni: farla crescere, in download e integrazione con il sistema sanitario, è proprio la via migliore per quell’utilità sanitaria invocata da Ricciardi.

Il dilemma della scelta, perché installare Immuni

Alla fine dei conti è il classico dilemma della scelta, noto in filosofia. Di solito lo scenario in cui operiamo le nostre scelte non è chiaro, bianco o nero. Installare l’app Immuni ora non ha alcuna evidenza scientifica di efficacia – dicono altri ricercatori internazionali – e ha qualche potenziale effetto collaterale. Ma l’alternativa, non installarla, condannarla a morte, mi sembra abbia conseguenze peggiori, per i motivi di cui sopra.

Alla luce della possibilità futura di integrarla con il sistema sanitario. E soprattutto perché anche se efficacia limitata equivale a una sola vita salvata – come sembrano suggerire alcuni ricercatori di Oxford, tra gli altri – ebbene sarà valsa la pena aver creato e, per quanto ci riguarda noi tutti, scegliere di installare un’app come Immuni.

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