Sulla digitalizzazione della sanità spesso si discute per slogan, senza tenere conto della reale situazione del sistema sanitario nazionale e delle difficoltà di medici e operatori sanitari.
Questi ultimi sono spesso costretti, loro malgrado, ad avere a che fare non con una digitalizzazione ragionata ed efficace dei processi, ma con una digitalizzazione che parte dai processi cartacei. Subiscono così percorsi informatizzati della carta, che non hanno nessuno dei vantaggi possibili del sistema digitale ma hanno invece tutti gli svantaggi del dover usare una tastiera ed un mouse…oltre ad una connessione Internet non sempre affidabile nelle aziende del SSN.
Digitalizzare fa bene alla salute?
Bisogna vedere la realtà, quindi, per andare oltre gli slogan che circondano la sanità digitale, molti di questi con poco significato operativo clinico o persino logico: mHealth, IoT sanitario, APP sanitarie, rivoluzione digitale nella salute, sanità digitale. Praticamente il significato è sempre lo stesso: passare dagli strumenti tradizionali di interazione tra il personale sanitario ed il paziente all’interno dal processo di diagnosi e cura a strumenti che utilizzano le tecnologie “cosiddette” ICT, Information and Communication Technologies.
Purtroppo, nell’esperienza di tutti i giorni ICT nel SSN non vuol dire solo rose e fiori, anzi spesso le spine sono molte più dei fiori. Moltissimi medici ospedalieri vivono la ricetta elettronica ed il certificato telematico di malattia come una disgrazia.
“Come faccio a stampare sul ricettario regionale se le stampanti sono stampanti di rete e appena vado ad inserire il foglio del mio ricettario qualcuno mi ci stampa un referto sopra? Come faccio se ho un computer con un collegamento alla rete lento ed instabile nei pochi minuti che ho a disposizione per una dimissione dal pronto soccorso a compilare una serie di richieste di esami strumentali, di prescrizioni terapeutiche e il certificato telematico di malattia?”
Se il digitale complica le cose semplici
E qualcuno di voi ha idea di quanto tempo ci vuole a fare un piano terapeutico ed inserirlo nel sistema regionale? Conosco strutture sanitarie che richiedono, nel caso sia necessaria la redazione di un piano terapeutico, che il tempo previsto per la visita venga raddoppiato, considerando quindi di “due visite” lo spazio allocato negli appuntamenti.
Il processo inizia dal portale web dell’agenzia del farmaco, nazionale, dove dopo il login ti si chiede “sei sicuro di appartenere a d un centro autorizzato a prescrivere quel farmaco? ” e ovviamente parlando con il monitor rispondi “se non lo sai TU se sono autorizzato lo devo sapere io?”.
Poi si deve inserire il codice fiscale del paziente e poi tutti i dati già contenuti nel codice fiscale, data di nascita, regione, provincia, comune di nascita ed molto altro da menu a tendina, dati di residenza, asl di residenza, asl del medico di medicina generale, nome e cognome del medico di medicina generale, dati che spesso il paziente non conosce, per cui la maggior parte dei pazienti sono assistiti da NN, oppure da pippo, pluto e paperino che, per fortuna, in sistema accetta senza discutere (sic!).
Finito un elenco di segni e sintomi con alcune domande appositamente messe al contrario, dopo qualche NO devi rispondere un SI, infine dopo vari menù si genera il piano terapeutico. Ma il piano va inserito nel sistema regionale e, almeno nel Lazio, i sistemi non dialogano.
Ed eccoci di nuovo ad inserire in menù completamente diversi le stesse informazioni, inclusa la posologia del farmaco, il numero di volte che lo si deve prendere, però il numero del piano terapeutico nazionale va inserito, ed allora? Non era possibile prendere tutti i dati dal sistema nazionale? Quante sono le possibilità di errore nel dover digitare due volte il nome ed il cognome di un paziente, magari straniero?
Per continuare con gli esempi, la gestione elettronica degli appuntamenti SSN richiede un addestramento del personale infermieristico e generalmente se non viene usato con regolarità l’operatore dimentica i passaggi.
Mi si dice spesso che la colpa è del personale sanitario che non vuole crescere nelle competenze informatiche, che basta fare un corso, io rispondo che se fosse stato necessario fare un corso per usare Amazon o Facebook questi sarebbero falliti ancora prima di iniziare.
Le difficoltà nell’uso di Spid
L’ultimo esempio di informatizzazione complicante le cose semplici arriva da un tentativo, per fortuna rimasto tale, di sostituire l’accesso al sistema dell’Agenzia del farmaco dalle credenziali (username e password) a SPID. Non so quanti di voi hanno familiarità con SPID ma sappiate che le credenziali ci sono state rilasciate dopo validazione della direzione sanitaria dell’azienda sanitaria di cui facciamo parte mentre ovviamente SPID è una identificazione personale, che richiede l’uso di uno smartphone personale, connesso alla rete telefonica se deve riceve un sms ed alla rete dati per inviare la conferma.
Orbene, molti ambulatori sono sotterranei, con coperture di rete cellulare e wireless approssimativa, inoltre molti di noi spengono lo smartphone quando visitano, per non essere sommersi di telefonate; e tu agenzia del farmaco mi vuoi far usare lo smartphone per accedere al sistema per ogni piano terapeutico da compilare, rinnovare e o controllare?
Fortunatamente la cosa è rientrata e siamo stati informati che l’accesso con credenziali rimaneva valido. Ma amici del mondo del farmaco mi hanno “sussurrato” che questa esigenza nasce dal fatto che verificando gli orari di compilazione dei piani terapeutici questi vengono fatti in orari difficilmente compatibili con una attività ambulatoriale.
In molti casi, anche per me, viste le difficoltà a farli dall’ospedale li facciamo alla sera da casa, o in orari di minore affollamento del sito e della rete, ma per come è impostato il sistema, teoricamente ci potrebbero essere medici che, vista la difficoltà e la lentezza del sistema, hanno dato le loro credenziali ad altri che fanno i piani terapeutici al loro posto, non immaginando neppure la gravità del reato che stanno compiendo
Informatizzazione che è una mera digitalizzazione della carta? No grazie, noi pazienti ed operatori sanitari preferiamo la carta, digitalizzare male la salute la fa perdere, se non ai pazienti sicuramente la perdono gli operatori del SSN che magari vorranno vedere riconosciuto lo “stress professionale digitale”.
Sarà benvenuta la riprogettazione digitale del SSN, noi, pazienti ed operatori siamo pronti a dare il nostro contributo.