sanità digitale

Ricetta elettronica, il promemoria cartaceo la sta uccidendo: ecco perché

Sopravvive il tabù della carta. Eppure la ricetta dematerializzata darebbe molti vantaggi ai medici, ai pazienti ai farmacisti. Si sta perdendo una grande occasione per colpa di un sistema che non riesce a cambiare

Pubblicato il 09 Ott 2017

Paolo Misericordia

responsabile dell’Area ICT della FIMMG

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Da un paio di anni (un po’ più in alcune regioni, un po’ meno in altre) è in atto la dematerializzazione della ricetta SSN. Attualmente, ad eccezione di qualche piccola zona del Paese, tutti i medici di Medicina Generale (MMG) hanno adottato questa modalità prescrittiva. Anche se la normativa riguarda tutti i medici prescrittori, di fatto solo i MMG sono coinvolti poiché le quote dei medici specialisti ed ospedalieri che “ricettano SSN” sono da sempre irrilevanti.

Il progetto è stato normato e varato sulla base di un DM del novembre 2011 che, come noto, prevede l’invio, in tempo reale, di un pacchetto di dati elettronici al MEF, attraverso SOGEI, relativi all’evento “prescrizione”. Il farmacista, avendo davanti il paziente dotato di tessera SSN, è in grado di risalire online alla prescrizione del medico e di provvedere alla consegna del farmaco avendo cura di spuntare elettronicamente l’avvenuta erogazione.

Il progetto, così come viene raccontato, appare lineare e, seppur gravato da alcune sbavature che potranno essere comunque corrette, efficace negli obiettivi che si propone di raggiungere: il “sistema” dispone in tempo reale delle prescrizioni a carico del SSN, lo studio del medico non viene più frequentato da persone che arrivano per ritirare mazzi di ricette approfittando spesso per parlare comunque con il medico, il farmacista è in grado di accedere online alla ricetta, il paziente, soprattutto, può recarsi direttamente nella farmacia di sua scelta a ritirare un farmaco prescritto elettronicamente. Sembrerebbero evidenti i vantaggi per tutti.

Purtroppo non è così!

Su tutto il percorso grava il peso del “promemoria cartaceo”. Si tratta di un foglietto di carta semplice (formato “ricetta”) dove devono essere stampati tutti i dati relativi alla prescrizione elettronica: in altre parole, insieme all’invio online del dato deve essere stampato anche un corrispettivo cartaceo, che deve essere consegnato dal medico al paziente, che a sua volta, per poter ottenere il farmaco, deve consegnarlo al farmacista. La ricetta, apparentemente uscita dalla porta, rientra quindi dalla finestra.

Nello stesso DM del 2 novembre 2011, la dignità ad esistere del promemoria cartaceo era attribuita alla tutela dell’intero sistema (e del paziente in primis) rispetto a possibili iniziali defaillance informatiche che avrebbero potuto impedire l’erogazione del farmaco. C’era il timore che un processo ancora non rodato potesse andare incontro a qualche intoppo in questa filiera comunicativa: bisognava quindi garantire che il farmacista fosse in grado, sempre, di consegnare il farmaco prescritto. Il pezzo di carta aveva, appunto, questo ruolo. Un pezzo di carta, tra l’altro, che non viene firmato dal medico, che viene stampato su un normale foglio formato A5, il cui intrinseco valore documentale è sostanzialmente nullo: presentato comunque come “ciambella di salvataggio”, poteva avere un senso.

La “ricetta dematerializzata” sta andando avanti, come detto, da diversi anni. Il sistema è oramai a regime e il percorso informatico procede in modo sostanzialmente fluido e senza difficoltà. Il promemoria è stato superato solamente nella Provincia autonoma di Trento. Altrove non si riesce a rimuoverlo. Tra l’altro, laddove, per più motivi, vi fosse una impossibilità ad inoltrare la prescrizione dematerializzata (per esempio, durante una visita domiciliare, o in corso di blackout elettrico) è correttamente previsto che il medico proceda alla redazione (e alla firma …) della solita ricetta “rossa” che, per queste ragioni, non potrà completamente essere superata.

La permanenza del promemoria cartaceo vanifica, sostanzialmente, i possibili vantaggi che si sarebbero dovuti concretizzare per tutti gli utenti. Costringe il paziente a recarsi ancora presso lo studio del medico anche per le prescrizioni dei farmaci assunti cronicamente, con notevoli perdite di tempo, disagi e rischi che derivano da spostamenti di persone spesso anche molto anziane. Il medico continua ad avere un ambulatorio pieno di pazienti affetti da malattie croniche, che con i loro mille disturbi (che non avrebbero motivato altrimenti una visita) approfittano della presenza in studio per sottoporsi a controlli privi di vere necessità, creando ingorghi alla sua attività e a quella del suo personale di studio. La stampa del promemoria cartaceo è onerosa in termini di consumi (milioni di inutili fogli di carta stampati ogni giorno) e di organizzazione. Il settaggio delle stampanti di uno studio complesso come quello di una medicina di gruppo con personale di segreteria, costituisce una vera impresa informatica che i medici, normalmente, hanno dovuto affidare a personale tecnico. Personale che viene spesso richiamato ad intervenire per i frequenti guasti delle stampanti o anomalie dell’intero circolo di stampa. Le variabili previste nel processo di stampa sono molteplici: i farmaci in “distribuzione per conto” vanno stampati ancora su ricetta rossa, gli altri sul promemoria. Molte farmacie ospedaliere non recepiscono ancora promemoria cartacei: su ricetta rossa devono essere stampati anche i farmaci distribuiti dalle farmacie ASL e, spesso, anche quelli destinati a pazienti in assistenza domiciliare integrata. Un confusione infinita …

Il risultato è che sia i medici che i pazienti non hanno affatto percepito l’evoluzione del sistema; non hanno fruito di alcun evidente vantaggio (per i medici si è trattato di un ulteriore carico burocratico ed economico). Si sta perdendo insomma una grande occasione per fare apprezzare a tutti un cambiamento, per far vedere come la tecnologia possa produrre evidenti vantaggi nella vita reale di tutti i giorni.

Qualche medico ha provato ad utilizzare l’invio del promemoria al paziente, su sua richiesta, per email, considerando che molti software di cartella lo permettono. Anche se questa non rappresenta una via completamente ortodossa ai fini della sicurezza della comunicazione, i medici si orientano a questa scelta poiché lo stesso INPS consente l’invio della copia del certificato di malattia al paziente (con tanto di diagnosi) sempre attraverso l’email. Non è intuitivo comprendere perché, quando una così rilevante istituzione nazionale prevede e permette una certa cosa, un’altra la dovrebbe poi vietare. Di fatto però molte Regioni e Aziende Sanitarie si sono pronunciate precludendo l’inoltro del promemoria cartaceo via WEB al paziente (anche attraverso portali protetti), precisando che deve avvenire la consegna diretta dal medico al paziente di questo documento. Viene sancita, cioè, la permanenza dell’elemento cartaceo nella filiera prescrittiva, alla faccia di una vera dematerializzazione.

Ma perché c’è tutta questa resistenza a superare il promemoria?

In un recente questionario i cui risultati sono stati presentati a maggio al Convegno organizzato dall’Osservatorio sulla Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, i MMG, oltre ad auspicare il superamento del promemoria (in più dell’85% delle risposte), attribuiscono un maggiore interesse a mantenere la copia cartacea del promemoria al farmacista (43% delle risposte), alle istituzioni sanitarie (30%), al paziente (23%) e allo stesso medico (4%).

Certamente il mondo delle farmacie è quello che manifesta meno rammarico rispetto alla permanenza del promemoria; sembrerebbe che i farmacisti desiderino che il promemoria rimanga al fine di mantenere un adeguato supporto per l’affissione delle fustelle. C’è difficoltà a credere che questa possa essere considerata una ragione veramente valida, per privare tutti di tanti vantaggi.

Se così fosse, speriamo che la logica prevalga e che, prima o poi, venga accettato che le inquietudini di pochi non debbano più condizionare i benefici di molti.

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