Il triste bollettino di guerra dei morti e dei contagiati del covid-19 ogni giorno riporta i casi di medici e di infermieri che si ammalano e spesso muoiono. Sono più di centoquaranta in Italia i medici deceduti, mentre in Spagna si calcola che siano migliaia gli infermieri che si sono infettati durante questa pandemia.
L’utilizzo di robot “infermieri” potrebbe alleviare il carico di lavoro del personale sanitario e limitare i contagi. A patto però che si tengano sempre ben presenti i limiti insiti nella tecnologia.
Il contagio del personale sanitario
Il contagio del personale sanitario assume un valore più grave perché accanto al danno di una infezione aggiuntiva e del rischio di perdere una vita umana, va considerata la diminuzione della capacità di intervento del sistema sanitario in una fase critica in cui tutti gli operatori sono costretti a lavorare molto al di sopra di quelli che sono gli standard normali di lavoro. I sanitari hanno sempre pagato un prezzo alto in tutte le epidemie, a cominciare da quelle antiche, in cui erano tra i primi ad infettarsi, fino alle più recenti epidemie di Ebola e di Sars.
Non dimentichiamo che ad un medico italiano, Carlo Urbani, va attribuito il merito di aver capito in tempo la pericolosità della Sars e di aver posto le basi per sconfiggerla, cadendo però sul campo vittima di questa stessa malattia. In Cina uno dei primi medici ad aver capito la pericolosità del covid-19 e ad aver lanciato l’allarme, Li Wenliang, dichiarato in seguito eroe nazionale, è morto per le complicazioni della malattia, non prima di essere anche messo sotto inchiesta dal governo cinese per aver diffuso notizie false.
Senza dimenticare la questione della diffusione del contagio nelle RSA e nelle strutture di lungodegenza. Questi ambiti costituiscono un terreno ideale per la diffusione del virus che trova nutrimento nella situazione di convivenza ravvicinata di molte persone in condizione di fragilità e che viene generalmente in contatto con gli ospiti della struttura per mezzo delle visite, o anche quando queste vengono cancellate, attraverso il personale sanitario. Un solo infetto in queste situazioni può generare molte decine di contagi.
L’utilizzo di robot al posto del personale sanitario
Queste considerazioni ci portano a dedurre che un’arma tecnologica molto efficace nel contrasto al virus e alle epidemie è l’utilizzo di robot opportunamente programmati ed addestrati per compiere alcune delle operazioni fondamentali svolte dal personale sanitario. Il vantaggio in questo caso è duplice, non solo si riduce il carico di lavoro del personale sanitario che dovendo operare con protezione anticontaminazione ha estrema difficoltà a fare anche delle operazioni semplici e di routine come per esempio misurare la temperatura e i parametri vitali dei pazienti, ma riduce anche il rischio di infezione del personale sanitario, cosa che abbassa la capacità di trasmissione della malattia e preserva il personale sanitario, permettendo a tutto il reparto di avere maggiori risorse umane a disposizione.
I robot infermieri sono stati ampiamente usati a Wuhan nel nuovo ospedale costruito a tempo di record e sono oggi uno strumento molto utile nella gestione delle malattie, in particolare quelle contagiose. Molte delle mansioni tipiche degli infermieri e del personale sanitario possono validamente essere sostituite dai robot. Portare il cibo è una delle mansioni più semplici, ma anche somministrare alcuni tipi le terapie è una funzione che il robot infermiere può portare a temine con un grado di efficienza comparabile con quella dell’infermiere umano. Nelle RSA questa funzione può essere estremamente utile. Fare prelievi e monitorare i parametri vitali e un altro esempio di utilizzo del robot in corsia.
Il monitoraggio di alcuni parametri medici fatto da robot può essere anche lo strumento da utilizzare negli aeroporti, nelle stazioni e nelle metropolitane per individuare e limitare l’accesso a persone potenzialmente contagiose, lo stesso meccanismo può anche esser messo in pratica nei luoghi di lavoro estendendo i compiti di controllo del robot anche al rispetto del distanziamento sociale sui luoghi di lavoro. Un robot infermiere potrebbe monitorare anche i soggetti in quarantena, svolgendo il duplice compito di monitoraggio medico e di controllo fisico sul soggetto in quarantena, garantendo sia una maggiore qualità del controllo sanitario, ma anche evitando che il soggetto violi mettendo a rischio l’incolumità di altre persone.
Il robot, dopo una semplice sanificazione, è in grado di essere utilizzato senza interruzione nell’intero arco della giornata e anche su più pazienti e per funzioni diverse.
Diversi tipi di robot per differenti mansioni
La tecnologia oggi ci mette poi a disposizione diversi tipi di robot. Si parte dal robot comandato a distanza che sostituisce sul campo l’operatore, ma che non può prescindere da esso. È l’operatore che lo muove e gli fa fare tutte le operazioni. è utile perché in situazione di pericolo elimina il rischio per l’operatore, ma non è in grado di sostituirlo.
Abbiamo, poi, i robot che sono programmati per compiere operazioni semplici. Portare il cibo ai malati o misurare i loro parametri vitali e inviarli al personale sanitario sono delle funzioni che permettono di ridurre il carico di lavoro e in queste semplici operazioni il robot sostituisce completamente il personale.
Vi sono poi delle operazioni che possono essere svolte dal robot supervisionato a distanza. In questo caso il robot non viene comandato a distanza, ma le sue azioni vengono seguite da personale medico che è in grado di intervenire modificando le azioni del robot. I prelievi di campioni, la visita approfondita a distanza del paziente, la somministrazione di determinate terapie, sono delle azioni che possono essere validamente sostenute da un robot supervisionato. In questo caso il vantaggio è quello della riduzione del carico di lavoro del medico che può supervisionare contemporaneamente più robot eliminando anche i tempi morti degli interventi ed evitando di dover operare con le stancanti tute di biocontenimento, se si tratta di pazienti contagiosi.
L’ultima tipologia di robot è quello dotato di intelligenza artificiale e in grado di compiere azioni autonome. Questa tipologia di robot è ancora in fase sperimentale e non presenta ancora standard di sicurezza e di efficacia che ne possono consigliare l’uso in forma estesa. È probabile che in un futuro non molto lontano robot medici intelligenti possano essere utilizzati per fare delle diagnosi e per ottimizzare le terapie, ma ancora la strada da percorrere è tanta.
I pochi usi di robot in grado di decisioni autonome non sono molto incoraggianti. Un robot, utilizzato in un reparto di terapia intensiva in Giappone comunicava ai pazienti di prepararsi perché stavano per morire, cosa che è difficilmente accettabile sia dal punto di vista umano che dal punto di vista etico. Come in tutte le innovazioni tecnologiche anche quella del robot infermiere può migliorare le condizioni di lavoro degli ospedali, a patto però di individuare le operazioni che il robot può compiere, stando attenti a non perdere la dimensione umana del rapporto fra sanitario e paziente che è fondamentale nel processo di cura.
In una pandemia l’utilizzo di questo strumento tecnologico può esser ampliato, ma avendo come limite il mantenimento di un minimo di dimensione umana nel rapporto fra sanitario e paziente, dimensione che in nessun caso può essere sostituita da un robot.