La salute del futuro non può essere trattata con paradigmi del passato. È questa convinzione che ha mosso Ilaria Capua, Senior Fellow of Global Health alla Johns Hopkins University, ad elaborare il concetto di salute circolare, una versione evoluta e multidisciplinare di One Health. Ne ha parlato Capua in un’intervista pubblicata in seno al 3° Rapporto sulla salute e sul sistema sanitario di Eurispes-Enpam.
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Da One Health a salute circolare
Il concetto di One Health nasce negli anni Sessanta, quando le interazioni tra salute umana e animale iniziarono a essere studiate in modo sistematico, soprattutto da veterinari.
Tuttavia, l’epoca digitale e le nuove emergenze globali, come il cambiamento climatico e la pandemia di Covid-19, hanno dimostrato che One Health non era più sufficiente a spiegare la complessità della salute globale.
“Dopo la pandemia, One Health è diventata la parola chiave per affrontare tutti i problemi del mondo, ma mancava di elementi essenziali per comprendere l’epoca dell’Intelligenza Artificiale e della crisi climatica”, ha spiegato la professoressa Ilaria Capua nell’intervista rilasciata ad Eurispes.
Nel 2016, lavorando negli Stati Uniti, ha iniziato a sviluppare un modello più inclusivo – quello appunto di salute circolare – capace di integrare la salute umana, animale e ambientale in un unico sistema chiuso, dove ogni elemento interagisce con gli altri.
Ilaria Capua: la metafora del terrario chiuso per spiegare la salute circolare
Per spiegare la salute circolare, Capua utilizza una metafora potente: un terrario chiuso. “Viviamo su un pianeta senza un tappo da aprire per eliminare i rifiuti negli oceani o le emissioni in atmosfera. La terra è un sistema chiuso, dove ogni azione ha conseguenze dirette sulla salute dell’uomo e dell’ecosistema”.
Si tratta di una prospettiva molto efficace che lega elementi apparentemente separati: dall’antibiotico-resistenza, aggravata dall’abuso di antibiotici negli allevamenti e dall’inquinamento delle acque, alla crisi climatica, che modifica gli ecosistemi e favorisce la diffusione di malattie trasmesse da vettori come la Dengue.
Per rendere accessibile il concetto di salute circolare anche a chi non ha un background scientifico, Capua utilizza un approccio basato sui quattro elementi: terra, acqua, aria e fuoco.
La terra
Il suolo ospita l’80% della nostra alimentazione e un microbioma essenziale per la fertilità. Tuttavia, l’abuso di antibiotici in agricoltura altera il microbioma del suolo e favorisce batteri resistenti.
Anche la distruzione degli habitat naturali favorisce il contatto con nuovi patogeni, aumentando il rischio di zoonosi.
L’acqua
Il mare e le risorse idriche sono sempre più inquinate da microplastiche, sostanze tossiche e farmaci. Le plastiche assorbono sostanze chimiche pericolose, che entrano nella catena alimentare.
L’aria
La qualità dell’aria influisce direttamente sulla salute umana. Durante la pandemia di Covid-19, le zone con maggior inquinamento hanno registrato tassi di mortalità più elevati.
L’inquinamento atmosferico indebolisce il sistema immunitario.
Il fuoco
Il cambiamento climatico è un fattore chiave nella trasformazione degli ecosistemi. Le temperature elevate stanno alterando la biodiversità, come dimostra il caso delle tartarughe marine in Florida, dove nascono quasi solo esemplari femmine a causa delle alte temperature di incubazione. Gli incendi, sempre più frequenti, rilasciano sostanze tossiche nell’aria e distruggono interi ecosistemi.
Il ruolo di Big Data e AI nella salute circolare
Un elemento distintivo di salute circolare è l’integrazione di tecnologie avanzate come Big Data e AI. “Oggi misuriamo tutto: temperatura, umidità, parametri biologici. Queste informazioni ci permettono di sviluppare modelli predittivi sulla diffusione delle malattie e sugli effetti del cambiamento climatico sulla salute”, afferma Capua nell’intervista contenuta dnel terzo Rapporto di Eurispes-Enpam.
Un caso emblematico è l’antibiotico-resistenza, identificata dall’OMS come una delle principali cause di morte entro il 2050.
Gli algoritmi di AI permettono di accelerare la drug discovery, analizzando milioni di molecole per individuare quelle con minori effetti collaterali e ridurre i costi di sviluppo di nuovi antibiotici.
Salute circolare è un paradigma culturale che richiede un coinvolgimento attivo della società. “Non possiamo affrontare problemi complessi solo con le politiche sanitarie. Serve un cambiamento culturale, che coinvolga agricoltura, educazione, urbanistica e gestione ambientale – sottolinea la professoressa Capua – se continuiamo a restare confinati nei nostri ambiti disciplinari, non riusciremo a risolvere i problemi globali. La cross-fertilizzazione delle conoscenze è essenziale”.
Una visione che porta a un’idea di salute nuova e contemporanea, fondata sulla collaborazione tra saperi e sull’integrazione di scienza, tecnologia e cultura.