innovazione

Salute e sicurezza sul lavoro, le promesse della tecnologia

La tecnologia può rendere il lavoro più agile, migliorare la salute dei lavoratori e la produttività. E’ il caso degli esoscheletri industriali, già utilizzati da Ford e Boeing e presto anche da FCA a Melfi e che nei prossimi anni si mescoleranno a big data e AI. Ecco con quali conseguenze

Pubblicato il 04 Set 2018

Rachele Sessa

Fondazione Ergo

esoscheletri industriali

E’ possibile riprogettare gli ambienti di lavoro con l’aiuto della tecnologia per renderlo più salutare e sicuro. Su questo anche in Italia stiamo facendo promettenti passi avanti, ma è il futuro che potrebbe riservare le migliori sorprese: a forza di big data e intelligenza artificiale.

Anche su queste frontiere sono riposte le speranze per contrastare il problema: le malattie muscoloscheletriche rappresentano circa il 45% del totale delle malattie denunciate all’Inail in Italia, nel periodo 2011-2017, relativamente al settore dell’Industria e Servizi. Nel 2017 sono state presentate 20.109 denunce, il 5% in meno rispetto al 2016, ma ben il 20% in più rispetto al 2011.

Le prime 5 malattie più diffuse nel manifatturiero

Questo ha impatti sia sulla qualità della vita lavorativa, ma anche della produttività dell’azienda.

Da una recente indagine condotta sull’evoluzione delle malattie muscoloscheletriche (“Le malattie Professionali: una breve analisi economica” – Centro Studi Fondazione Ergo) con focus sul settore manifatturiero, emerge che le prime cinque malattie più diffuse (anno 2016) in Italia, sono: al primo posto la sindrome del tunnel carpale, al secondo posto la tendinite del sovraspinoso (o tendinite cuffia rotatori) con 1.147 denunce, in aumento del 16,6% rispetto al 2011; al terzo l’ernia discale lombare; seguite da epicondilite e spondilodiscopatia del tratto lombare.

Gli arti più colpiti sono spalla (29%), polso e mani (30%), rachide (23%), gomito (11%) e arti inferiori (7%).

L’OSHA (Occupational Safety and Health Administration) afferma che i lavori che prevedono “sollevamento di oggetti pesanti, i piegamenti, lo spingere e tirare carichi, lavorare in posizioni corporee scomode ed eseguire ripetutamente le stesse attività o simili” aumentano il rischio di incorrere in disturbi di questo tipo, appunto definiti muscoloscheletrici.

Gli ostacoli alla prevenzione

E’ possibile prevenire le malattie professionali? Quali sono gli ostacoli alla prevenzione? Solitamente, il costo, la mancanza di formazione e di motivazione al cambiamento delle abitudini.

Nel mercato moderno, sempre più dinamico e competitivo, tutte le aziende, soprattutto quelle di grandi dimensioni, caratterizzate da processi manuali ripetitivi (come ad esempio il settore manifatturiero, il settore automobilistico, degli elettrodomestici e elettromeccanico), sono spinte ad affrontare il tema del controllo preventivo del carico biomeccanico dalla necessità di essere competitive nel mercato globale, raggiungendo e mantenendo livelli di eccellenza operativa, in cui ogni dettaglio legato all’organizzazione del lavoro e alla sicurezza dei lavoratori è estremamente curato e studiato.

Azzerare la fatica

Ci stiamo quindi chiedendo: si può aumentare la produttività industriale facendo fare un salto di qualità al lavoro e azzerando la fatica? Sì, si può. In Italia occorre diffondere la cultura di un modello organizzativo che integri tecnologie, processi, organizzazione e la partecipazione attiva dei lavoratori.

Il lavoro ideale è basato sulla progettazione integrata prodotto-processo per la buona produttività in cui si fondono produttività sostenibile e sicurezza per il lavoratore.

L’ergonomia preventiva al centro della progettazione

Un modello di organizzazione del lavoro evoluto in cui l’ergonomia preventiva sia al centro e consenta di prevedere e rimuovere i possibili ostacoli a una buona e corretta esecuzione del lavoro direttamente durante la fase di progettazione, quando il costo delle modifiche è contenuto e le opportunità di cambiamento sono ancora elevate

La fase di progettazione del prodotto assume, pertanto, un ruolo chiave nella definizione e realizzazione di un processo produttivo. Per questo, alla definizione dei tasselli che costruiscono i nuovi processi industriali, serve la partecipazione di una molteplicità di competenze, una cooperazione interdisciplinare tra i dipendenti, dirigenti, medici aziendali e ingegneri industriali. Si assisterà ad una disintegrazione delle figure specifiche per lasciare spazio a team di lavoratori che possiedono competenze di diverso tipo utili per anticipare o risolvere possibili problematiche.

Ogni azienda, grande e piccola dovrebbe quindi individuare sistemi sempre più moderni e sofisticati per progettare il lavoro e bilanciare le proprie linee produttive con l’obiettivo di essere efficienti, produttivi, con il fine di ridurre le perdite, gli sprechi e le inefficienze.

Tuttavia, nei casi in cui il prodotto e/o il processo sia già definiti, l’approccio da seguire per ridurre il rischio può essere più costoso e meno efficace (ergonomia correttiva), poiché gli interventi di riprogettazione postuma risentono in generale di limitazioni dovute agli investimenti necessari per effettuare le necessarie modifiche su processi già consolidati.

Progettazione di ambienti di lavoro sicuri e produttivi

Un punto saldo della fabbrica 4.0 deve quindi essere la progettazione di un ambiente di lavoro sicuro, e produttivo. Questo oltre a garantire benessere offrirebbe la possibilità di valutare attentamente gli operatori da assegnare alle differenti postazioni di lavoro supportando ad esempio il reinserimento di lavoratori con ridotte capacità lavorative o il generale invecchiamento della popolazione lavorativa.

Alle soluzioni organizzative e di processo, oggi la nuova rivoluzione 4.0 affianca anche soluzioni tecnologiche a supporto di attività manuali e ripetitive.

Gli esoscheletri industriali

Molte grandi aziende, da Ford a Boeing hanno già introdotto esoscheletri industriali come una tra le risposte al miglioramento di problemi di carico del lavoro. Da Ford, ad esempio, fanno sapere, che grazie alla progressiva introduzione di tecnologie a supporto del miglioramento ergonomico nei propri impianti, si è ottenuto “una diminuzione del 90% delle problematiche legate all’ergonomia, dovute a movimenti eccessivi o alle attività su componenti difficili da installare”.

Così sta facendo anche FCA in Italia, a Melfi, che i giorni scorsi è stata tanto chiacchierata dalla stampa in merito all’introduzione in fase sperimentale di alcuni esososcheletri.

Nella trasmissione Report, qualche settimana fa, Landini aveva espresso le sue perplessità sulle motivazioni che spingono un’azienda ad introdurre gli esoscheletri e Marco Bentivogli (segretario generale FIM-CISL) di tutta risposta aveva sottolineato sul suo account Twitter che, di solito, l’esoscheletro “coincide con meno fatica e più sicurezza” utilizzando l’hashtag #dovenascepopulismo.

Rendere il lavoro umano più agile

Ci chiediamo perché, ancora una volta, ci si appassiona ad alimentare questo clima di ansia e paura verso nuove tecnologie che vengono introdotte tra l’altro prevedendo investimenti importanti, studi, fasi di sperimentazione, con l’obiettivo di rendere il lavoro umano più agile, leggero e facile; per migliorare la salute del lavoratore e anche, si, la produttività dell’azienda.

Questo fa emergere di nuovo l’esigenza di disseminare consapevolezza intorno alle tecnologie di questa trasformazione del lavoro che stiamo vivendo.

Esoscheletri, big data e AI

Nei prossimi anni vedremo sempre più mescolarsi le tecnologie come gli esoscheletri con i big data e l’intelligenza artificiale, il monitoraggio della salute e la realtà aumentata.

La tecnologia può essere davvero nociva? Perché è di questo che parliamo: migliorare la salute del lavoratore.

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