Il progetto “La piattaforma della Rete oncologica campana (ROC) come strumento per favorire l’accesso delle donne con i tumori” dell’Istituto dei Tumori di Napoli è stato insignito a fine novembre 2023 del premio Agenas-Sics come “Applicazione della eHealth orientata verso la salute della donna”.
Questi riconoscimenti sono stati assegnati da Agenas alle strutture che, “mediante
l’ausilio delle nuove tecnologie, hanno saputo migliorare l’accesso ai servizi sanitari e la qualità dell’assistenza, garantendo ai cittadini cure sempre più personalizzate ed efficaci”.
Ecco come l’esperienza virtuosa della piattaforma ROC offre l’occasione per riflettere sull’impiego delle piattaforme di eHealth basate sul contributo di più specialisti per garantire l’appropriatezza della cura e il monitoraggio dei risultati di test e cure, ma anche per realizzare una campagna di prevenzione più efficace ed efficiente.
Il progetto
Nell’accettare il premio, il manager dell’IRCSS partenopeo Attilio Bianchi e il responsabile scientifico della ROC, l’oncologo Sandro Pignata, avevano sottolineato come il principale obiettivo del progetto fosse l’utilizzo della piattaforma della rete oncologica campana come strumento per garantire, in primo luogo, “l’equità nella possibilità di accesso delle donne della regione affette da carcinoma dell’ovaio e della mammella allo screening per i tumori ereditari”.
In secondo luogo, hanno ricordato come il progetto fosse servito anche a sostenere “un diffuso accesso alla prescrizione del test oncogenomici a tutte le donne affette da tumore della mammella operate e a rischio intermedio”. Inoltre è servito ad assicurare “l’appropriatezza prescrittiva dei test genetici ed oncogenomici e consentire una rendicontazione periodica”.
Diverse altre informazioni di tipo numerico sul progetto sia sull’aspetto preventivo, che terapeutico e più prettamente economico, sono presenti nel Quaderno ROC “Riconoscimento: Applicazione della eHealth orientata verso la salute della donna” pubblicati nel sito di ROC Campania.
La Rete oncologica campana e i gruppi oncologici multidisciplinari
La Rete oncologica campana è stata istituita dalla Regione Campania nel settembre 2016 [1] e si sviluppa su tutto il territorio regionale. Coinvolge infatti le sette ASL e i dieci centri oncologici principali tra i principali ospedali campani, coordinati dal 2017 dall’Istituto Nazionale Tumori Fondazione G. Pascale di Napoli.
Alla base di questa iniziativa c’è stata l’osservazione riguardo al fatto che, a fronte di un dato sul numero di malati oncologici in linea con la media nazionale, si era invece riscontrato un tasso di mortalità superiore rispetto alla media nazionale per la maggior parte delle neoplasie a parità di stadio, comprese le patologie neoplastiche che possono beneficiare di prevenzione secondaria mediante screening (come mammella, cervice uterina e colon-retto).
Dunque, da una analisi più approfondita dei dati ci si era resi conto che in Campania si osservava, non solo una relativamente scarsa performance dei programmi di screening, ma anche una serie di problemi strutturali e di ritardi che non consentivano di rispondere completamente ed efficientemente alla domanda di salute per garantire un efficiente ed efficace utilizzo delle risorse economiche a disposizione.
Le tre criticità
La ROC aveva individuato almeno tre criticità. In primo luogo, la difficoltà d’accesso alle strutture sanitarie per diagnosi e cura per le fasce più deboli e a rischio della popolazione, con la conseguenza di un elevato tasso di migrazione sanitaria, che comporta a sua volta un elevato rischio di ritardo diagnostico.
In secondo luogo, un eccessivo frazionamento dei percorsi sanitari e un’assenza di centri di riferimento codificati per la cura. Infine, l’osservazione della scarsa connessione della medicina generale e del territorio con gli ospedali che ancora una volta va a discapito della cura dei malati oncologici e della prevenzione.
L’infrastruttura Rete oncologica Ccmpana [2] è quindi il risultato delle attività di network dei centri deputati per i propri ambiti di competenza ad intervenire nella prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione del cancro.
I gruppi oncologici multidisciplinari (GOM) aziendali e interaziendali sono stati creati fra gli ospedali, le ASL e, dopo il DGRC n.477 del 04/11/2021, le case di cura accreditate. Nei GOM avviene l’effettiva presa in carico dei pazienti oncologici e la definizione del percorso assistenziale più adeguato, garantendo le tempistiche stabilite da ciascun PDTA patologia-specifico.
La multidisciplinarietà
La ROC considera la multidisciplinarietà come uno dei principi cardine per consentire una maggiore efficacia delle cure ed una ottimizzazione dei percorsi. Inoltre, come anticipato in precedenza, gli obiettivi principali della ROC consistono nel garantire a tutti i pazienti non solo l’equità di accesso alle cure per ricevere la migliore assistenza possibile indipendentemente dal luogo di residenza, ma anche l’interconnessione e la comunicazione fra i vari setting di cura coinvolti nel percorso del paziente oncologico.
La tecnologia della Rete oncologica campana
Dal punto di vista tecnologico, la ROC utilizza una piattaforma web modulare per regolare e gestire il percorso dei pazienti nel sistema sanitario regionale e monitorarne l’avvenuta presa in carico da parte dei GOM.
Tale piattaforma permette, con cadenza bimestrale, di estrapolare le informazioni sulle attività della Rete così da garantirne il monitoraggio costante.
Alcuni risultati della ROC e dei GOM monitorati
Il report della ROC di gennaio 2024 annovera oltre 2.000 nuovi pazienti registrati in piattaforma ogni mese e discussi dai GOM (circa il 70% dei casi di tumore in Campania) e circa 1.000 medici di medicina generale (MMG) arruolati nella ROC che inviano direttamente ai GOM i propri assistiti così da contribuire a ridurre il ritardo diagnostico.
L’ultima rilevazione ha mostrato che 114 pazienti sono stati direttamente segnalati ai GOM dai propri MMG. La piattaforma ROC, infatti, non permette solo la presa in carico da parte del GOM, ma anche l’erogazione di servizi necessari al completamento del percorso assistenziale a cominciare dalla richiesta di continuità territoriale inviata direttamente al distretto dell’ASL di residenza del paziente.
L’equità di accesso perseguita dalla ROC riguarda anche alcune importanti innovazioni, come i test molecolari necessari nell’oncologia di precisione e incorporati nella valutazione multidisciplinare.
Infatti, la rete e la piattaforma sono pensate per migliorare anche l’accesso ai test molecolari per le donne affette da tumore della mammella e tumore dell’ovaio e per permettere l’esecuzione di test genetici sia in ambito preventivo che terapeutico. In effetti, in ambito preventivo, la letteratura sostiene che l’identificazione di varianti genetiche ereditarie dei geni BRCA1 e BRCA2 permette di individuare il 5-10% dei tumori al seno e il 20% dei tumori ovarici trasmessi ereditariamente. Tale attività consente anche di identificare soggetti sani appartenenti a queste famiglie a rischio di
sviluppare cancro per la presenza della mutazione.
Vantaggi in campo terapeutico
In ambito terapeutico invece, per i tumori della mammella, i test di profilazione genomica, effettuati nelle donne operate al seno a rischio intermedio, possono consentire di evitare la chemioterapia adiuvante post-operatoria in una significativa proporzione delle pazienti. In effetti, i medici di medicina generale e gli specialisti
GOM, con credenziali di accesso alla piattaforma ROC, possono segnalare i casi di sospetto tumore ereditario per avviare un percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale specifico per i tumori eredo-familiari da parte dei sei centri con GOM eredo-familiare identificati nella Regione, o l’esecuzione dei test oncogenomici per tumore mammella dai centri autorizzati.
Nell’ambito della prevenzione dei tumori ereditari, dal 19 maggio 2021 al 18 ottobre 2023 si sono inviati ai GOM tumori eredo-familiari 2951 soggetti. Di questi 1256 con sospetta ereditarietà per tumore alla mammella e 300 per sospetto ereditarietà tumore all’ovaio. E grazie alla prescrizione dei test è stato possibile “evitare” la chemioterapia in 329 pazienti. Questo comporta anche dei potenziali risparmi in termini economici, secondo le stime pari a circa 104.000 euro di “chemioterapie inutili”.
Alcune ulteriori riflessioni su punti di forza e di debolezza
Come hanno evidenziato gli stessi dirigenti e come si evince dalla documentazione e rendicontazione pubblicata online, la piattaforma ROC è nata per garantire equità ed appropriatezza nel trattamento e nell’accesso ai test a tutte le pazienti indipendentemente dalla loro residenza in Regione.
Permette inoltre di monitorare tali attività, l’appropriatezza, la qualità e di rendicontarne i costi. Inoltre, la logica di multidisciplinarietà e multi-professionalità adottati nella ROC sembra coadiuvare la comunicazione fattiva tra professionisti della salute: oncologi, specialisti di diversi altri ambiti medici, infermieri, nonché medici di medicina generale. Da non tralasciare nemmeno la semplificazione della relazione tra paziente, o potenziale paziente, e professionisti della salute.
Dunque, i risultati positivi sembrano riguardare in aggiunta la riduzione del ritardo diagnostico. Ma cala anche la diminuzione della percentuale di migrazione verso altre regioni per ottenere cure di qualità.
Anticipando la diagnosi e velocizzando la cura si possono dunque ottenere dei vantaggi in termini di salute e sociali per pazienti e famiglie. Altri benefici si misurano in termini di costi, di gestione più efficiente delle risorse, una valutazione accurata dei risultati clinici e una trasparenza nella rendicontazione delle spese.
Le prospettive future della Rete oncologica campana
Le sfide aperte riguardano quindi in primo luogo il mantenimento in azione a pieno ritmo della piattaforma che ha richiesto importanti investimenti da fondi sia regionali che nazionali. Finanziamenti necessari per la sua implementazione, e il continuo aggiornamento dei database su cui l’attività della piattaforma si fonda.
Queste sfide riguardano anche la formazione e aggiornamento del personale di tutte le
professioni mediche e non, coinvolte nella ROC. In secondo luogo, provare ad allargare questa esperienza ad altri territori sul territorio nazionale. Con i dovuti adattamenti, si potrebbe ampliare ad altre patologie in cui la prevenzione e/o l’approccio multidisciplinare siano critici.
Altra sfida è coinvolgere in modo più proattivo pazienti e le relative famiglie e comunità di riferimento. L’obiettivo è quello di fare della salute e del benessere delle persone un valore da condividere e costruire insieme.
Un altro elemento da monitorare e alimentare infine è la volontà di collaborazione e di confronto tra professionisti della salute che operano a diversi livelli e con diversi ruoli e priorità nel sistema salute locale.
Bibliografia
[1] DCA Regione Campania n. 98, del 20/09/2016.
[2] Gli organi costitutivi della Rete oncologica campana sono i Centri Oncologici di Riferimento Polispecialistici (CORP) con funzioni diagnostico-stadiative, terapeutiche e di follow-up oncologico, i Centri Oncologici di Riferimento Polispecialistici Universitari o a carattere Scientifico (CORPUS) , i centri oncologici presso le ASL e le strutture per le
cure palliative.
Nei CORP e CORPUS si sono creati i gruppi multidisciplinari (GOM) che sono i centri interdisciplinari in cui avviene la presa in carico della persona affetta da tumore e la definizione del percorso assistenziale più adeguato.
I GOM si distinguono in aziendali e interaziendali, con questi ultimi che includono insieme ai CORP/CORPUS i centri oncologici delle ASL e il privato accreditato. La gestione integrata della domanda oncologica avviene attraverso l’operatività dei Gruppi Oncologici Multidisciplinari (GOM) patologia-specifici che applicano i percorsi definiti dai PDTA regionali che vengono rieditati annualmente.
La rete ha analizzato in dettaglio i volumi di attività chirurgica e per 18 dei PDTA decretati in regione ha definito dei cut-off minimi per la cura delle specifiche patologie e richiedendo la appartenenza ad un GOM.