Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) si trova oggi a fronteggiare uno scenario complesso caratterizzato da profondi mutamenti demografici, epidemiologici e socioeconomici. L’insieme di tali fattori richiede una profonda modifica dello scenario di cura, che deve essere necessariamente sempre più focalizzato sulla gestione del cittadino che avrà una maggiore possibilità di vivere con una patologia nelle diverse età della sua vita (cronicizzazione) e quindi la misura sarà quella sulla capacità di prendere in carico l’individuo nel lungo termine, oltre che sulla sistematica messa in atto di modelli diagnostico-terapeutici innovativi. Farmaci innovativi o diagnosi precoci cambiano la storia della malattia così come era conosciuta fino a pochi anni fa.
L’aspettativa di vita in Italia, 82.8 anni nel 2013, è la quarta più alta nell’area OCSE. Tuttavia gli indicatori di salute all’età di 65 anni sono peggiori di quelli in altri paesi OCSE e l’aspettativa di vita in buona salute all’età di 65 anni in Italia è tra le più basse nei paesi OCSE, con 7 anni senza disabilità per le donne e circa 8 anni per gli uomini. Al contempo, l’offerta di assistenza di lungo termine agli anziani è inferiore rispetto alla maggior parte dei paesi OCSE. Inoltre la quantificazione delle risorse utilizzate risulta difficile non essendo prevista una rilevazione apposita. Pertanto il calcolo posiziona l’Italia a media classifica pur investendo molto in questo periodo della vita dei cittadini.
La percentuale media a livello nazionale di ultrasessantacinquenni è del 22%, con punte del 28,2% nella Regione Liguria. A tale assetto demografico corrisponde, ovviamente, l’aumento delle patologie croniche.
Cosa fare per “governare” questo tsunami? Dematerializzare le procedure per consentire la presa in carico del cittadino sul territorio in modo efficiente, efficace ed economicamente sostenibile mettendo a disposizione “dati” strutturati e non strutturati che consentano una previsione di dove si va e come ci si va.
Le tecnologie digitali possono pertanto svolgere un ruolo fondamentale nel trasformare la sanità in un sistema più efficiente e focalizzato sul paziente, in cui le persone e i sanitari abilitati possano avere accesso istantaneo alle informazioni cliniche e a validi strumenti di supporto alle decisioni cliniche che permettano percorsi di cura partecipati e condotti in una rapporto medico paziente sempre più integrato.
In sostanza le tecnologie sanitarie fanno recuperare efficienza ma anche, e soprattutto, abilitare nuovi modelli di cura che vedano coinvolti tutti gli attori del sistema sanitario e inevitabilmente sociale.
La vera sfida sarà quella che consentirà l’equità di accesso non lasciando soli i cittadini e solamente l’inclusione del territorio come parte omogenea del SSN potrà soddisfare questa aspirazione.
Inoltre la sanità digitale può incrementare la domanda di soluzioni applicative e di servizi professionali, incentivando investimenti, occupazione e sviluppo del mercato di riferimento. Crescita economica ed occupazionale da un lato, e miglioramento della qualità e della sostenibilità del SSN dall’altro, sono i due assi portanti, tra loro sinergici, della sanità digitale.
Altro elemento da non sottovalutare è il rapporto di condizionamento reciproco tra le tecnologie e i comportamenti sanitari degli individui. I cittadini si affidano a fonti non attendibili e discutono, spesso contestando, le decisioni delle autorità sanitarie. In sostanza le persone si influenzano reciprocamente assumendo atteggiamenti o convinzioni pericolose ma anche affidandosi a tecnologie improprie. In sostanza la parte pubblica ha perso parte della sua credibilità non riuscendo a far presa, e con questo aumentare, la cultura generale della popolazione. Questo credo sia il compito più importante per un amministratore pubblico: far crescere nella consapevolezza i propri concittadini.
Il digitale come facilita può anche deprimere e pertanto una particolare strategia dì informazione sarà sempre più necessaria e non più affidabile alle dichiarazioni assertive. Occorre convincere proponendo, con pazienza ed atteggiamento aperto, un ragionamento sostenuto da elementi oggettivi. Infatti in questo mondo digitale questi ultimi hanno sempre meno importanza in quanto il “sospetto” è emotivamente più efficace. Proprio questo deve essere intercettato da un dialogo continuo che può far “crescere” e mettere le basi per un cambiamento. Il pericolo può essere anche il contrario. Le opinioni emotivamente forti possono far decidere in modo diverso il decisore pubblico e questo, personalmente, lo ritengo astruso in quanto si deve decidere per l’interesse collettivo.
Quali sono i dati disponibili? A livello centrale sono quelli in tabella (almeno una parte).
Per far questo è stato necessario creare un sistema informatico NSIS complesso e con moltissime automatizzazioni e un numero alto di fruitori (più di 14.000). Non sempre la complessità è compresa per il semplice fatto che si ha una visione “semplicistica” dell’informatica. Per primo si raccoglie quello che si chiede e per secondo su quella base si possono fare estrapolazioni complesse che coinvolgono milioni di records e la cosa non è esattamente assimilabile al proprio telefonino o pc. A questa complessità si aggiunge la “sensibilità” dei dati che hanno la necessità e l’obbligo di essere tutelati. L’insieme di queste cose comporta spesso aspettative illusorie dettate da una erronea percezione della realtà. A titolo di esempio si riporta la complessità del sistema del Ministero della salute che non ha “verticali” ma un insieme di sistemi che collaborano tra loro ad esclusione di quelli più sensibili come i trapianti e il sangue.
La situazione attuale sulla dematerializzazione sul territorio parte dal fascicolo sanitario. Nove Regioni sono ormai adempienti, altre 9 sono in fase conclusiva altre tre hanno affidato al sistema tessera sanitaria la realizzazione secondo quanto previsto nell’ultima finanziaria. Il sistema si è messo in moto in modo irreversibile. Ovviamente non tutte le strutture territoriali sono completamente attrezzate per questa esigenza ma si dovranno adeguare in tempi ragionevoli. Passi avanti sono stati fatti in merito ad alcuni aspetti relativi al fascicolo come il reperimento del consenso all’alimentazione o ai certificati di laboratorio, Ciò nell’ottica dell’adozione di protocolli standard valevoli per tutti i soggetti e che rendano il fascicolo sanitario realmente inter operativo su tutto il territorio nazionale. La ricetta dematerializzata è ormai esecutiva su tutto il territorio nazionale come i certificati di malattia.
Altro elemento fondamentale sarà il codice unico dell’assistito dove il decreto è stato emanato ad inizio di quest’anno e l’anagrafe dell’assistito ormai alle battute conclusive. In una fase di stallo il monitoraggio della rete di assistenza. Il codice unico consentirà l’interconnessione delle diverse informazioni presenti nei differenti flussi individuali e ciò rappresenta uno straordinario passo avanti. La cabina dell’NSIS è stata ricostituita e la prima riunione è del luglio del corrente anno. Nel suo interno ha la cabina di regia per la sanità digitale che sarà uno strumento fondamentale per l’armonizzazione delle procedure e della raccolta dei dati a livello territoriale. Infatti molto è da fare sulla standardizzazione delle procedure a livello del territorio. Altro importante compito sarà quello della “certificazione” delle procedure sulla attività territoriali e di assistenza integrata dei cittadini fino al raggiungimento delle loro abitazioni così come previsto dal patto. Ma anche le interfacce delle aziende ospedaliere dovranno essere pensate per consentire una integrazione, misura e comparazione. Per questo la logica di un sistema razionale sulla logistica dovrà essere proposto.
Il futuro dell’innovazione sarà delle applicazioni in figura. Non saranno delle incredibili innovazioni ma la normalità è ciò che rende sostenibile il SSN pubblico.