Rapporto OASI 2024

Sanità digitale: i medici di famiglia anticipano il cambiamento



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La fotografia del CERGAS SDA Bocconi di un cambiamento strutturale nella modalità di erogazione dell’assistenza primaria in Italia

Pubblicato il 21 feb 2025

Giulia Broccolo

Knowledge Analyst – SDA Bocconi

Francesca Guerra

Government, Health and Non Profit Division CERGAS, SDA Bocconi

Francesco Longo

ricercatore del CERGAS Bocconi (Centro di ricerca sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale)

Angela Zazzera

Lecturer di Healthcare Management presso la SDA Bocconi School of Management nella divisione Government, Health e Not For Profit (GHNP)



Payback dei dispositivi medici: norma da rivedere

Negli ultimi anni, i Medici di Medicina Generale (MMG) stanno affrontando una trasformazione senza precedenti nel modello di servizio, dovuta all’aumento dei bisogni dei pazienti, sempre più cronici e sempre più anziani e alla riduzione del numero di professionisti disponibili.

La multicanalità e la gestione del mix di canali in presenza e da remoto, sincroni e asincroni, stanno ridefinendo le modalità di accesso e di interazione con l’assistenza primaria. Il capitolo 12 del Rapporto OASI 2024 del CERGAS (Centro per la ricerca sulla gestione sanitaria e sociale) – SDA Bocconi fornisce una panoramica dettagliata di questi cambiamenti, basandosi su dati raccolti in tre regioni italiane: Lombardia, Emilia-Romagna e Campania.

Il calo del numero di Medici di Medicina Generale e il conseguente sovraccarico di lavoro

Negli ultimi 15 anni, il numero di MMG in servizio è diminuito drasticamente, passando da oltre 46.000 nel 2009 a meno di 40.000 nel 2022. Questo calo ha determinato un incremento del numero di assistiti per medico, che oggi si attesta su una media di 1.324 pazienti per MMG, contro i 1.129 del 2009. La situazione varia a livello regionale, con picchi superiori a 1.500 pazienti per medico in alcune aree, aggravando il sovraccarico lavorativo e la difficoltà di garantire un servizio efficiente.

Il progressivo pensionamento di un’ampia quota di MMG porterà nei prossimi anni a una riduzione ulteriore della disponibilità di medici, con una carenza stimata di oltre 3.600 unità entro il 2025. Regioni come Lazio, Sicilia e Campania saranno tra le più colpite, con effetti sulla continuità assistenziale e sulla capacità del Servizio Sanitario Nazionale di rispondere adeguatamente ai bisogni della popolazione.

Oltre al calo numerico dei MMG – passati da oltre 46.000 nel 2009 a meno di 40.000 nel 2022 – si è registrato un incremento della complessità assistenziale, con un numero sempre maggiore di assistiti affetti da malattie croniche. Attualmente, circa il 40% dei pazienti iscritti a un MMG presenta almeno una patologia cronica, una quota destinata a crescere nei prossimi anni con l’invecchiamento della popolazione. Questo cambiamento ha determinato un fabbisogno assistenziale più elevato e continuativo, aumentando il carico di lavoro dei medici di famiglia e rendendo necessaria una riorganizzazione delle modalità di accesso alle cure.

L’adozione di canali di accesso digitali

Per rispondere a queste sfide, si è affermato progressivamente un modello multicanale di accesso ai MMG, che affianca ai tradizionali incontri in studio una serie di strumenti remoti, sia sincroni (telefonate, videochiamate) sia asincroni (e-mail, messaggi su piattaforme dedicate). Questo approccio ha permesso di continuare a raggiungere i pazienti, seppur con modalità differenti.

Strumenti come e-mail, piattaforme online e sistemi di messaggistica (WhatsApp, SMS) sono ormai parte integrante della pratica clinica quotidiana. L’adozione di questi canali ha avuto un’accelerazione significativa negli ultimi anni, consentendo ai MMG di mantenere un livello di servizio adeguato nonostante la crescente pressione assistenziale. Le visite in presenza rimangono essenziali per specifiche necessità cliniche, ma vengono sempre più integrate con modalità di contatto remoto, che permettono di gestire con maggiore rapidità richieste ripetitive come rinnovi di prescrizioni, monitoraggio di patologie croniche e risposte a quesiti clinici non urgenti. Questo sistema ha mostrato un alto grado di adattabilità, consentendo di mantenere l’accessibilità per i pazienti senza aumentare in modo insostenibile il carico sulle strutture fisiche degli ambulatori.

Nel periodo di rilevazione del CERGAS sono stati documentati complessivamente 22.738 interazioni fra medici e pazienti nei tre contesti regionali esaminati, con 9.778 registrazioni a Lecco, 6.328 in Romagna e 6.632 a Napoli[1]. Nonostante alcune lievi variazioni, il numero medio di contatti giornalieri risulta complessivamente simile tra le aree analizzate: Lecco ha riportato una media di 49 contatti al giorno, seguita dalla Romagna con 45 e Napoli con 41.

I dati raccolti indicano che, in media, il 65% delle interazioni tra MMG e pazienti avviene da remoto, con alcune differenze regionali:

  • Lecco: il 69% delle interazioni avviene in modalità remota.
  • Romagna: il 66% dei contatti è gestito a distanza.
  • Napoli: il 57% delle richieste viene trattato tramite canali digitali.

Il telefono e l’e-mail restano i canali più utilizzati, seguiti da WhatsApp e piattaforme online per la gestione delle prenotazioni. La pandemia ha sicuramente avuto un ruolo nell’accelerare l’adozione di questi strumenti, abbattendo alcune “barriere” nell’interazione medico-paziente.

Dall’analisi dei dati emerge che la tendenza a privilegiare canali remoti per l’accesso alle cure non varia in base alla regione o alle caratteristiche specifiche dei medici e dei pazienti. Indipendentemente dall’età del medico, dal numero di assistiti o dal contesto territoriale, il ricorso ai canali remoti appare ormai consolidato.

  • Gli assistiti over 55 rappresentano il 60-65% delle interazioni, confermando che anche le fasce più anziane si sono adattate a queste nuove modalità di contatto.
  • Il 40% delle richieste riguarda prescrizioni di farmaci e rinnovi, seguite da consulti per patologie croniche e prenotazioni.
  • Il modello multicanale è ormai utilizzato in tutte le aree geografiche analizzate, indipendentemente dal livello di infrastruttura o dalle differenze organizzative.

Questa tendenza sembra essersi sviluppata in modo spontaneo, senza un piano strategico centralizzato, come risposta diretta al bisogno di gestire un carico di lavoro crescente. Il suo carattere trasversale suggerisce che non si tratta di una fase transitoria, ma di un cambiamento strutturale nella modalità di erogazione dell’assistenza primaria.

Discussione e prospettive future

I dati raccolti mostrano chiaramente che i MMG gestiscono volumi di lavoro molto elevati: in media 40-50 contatti al giorno, pari a circa 1.000 contatti al mese su un totale medio di 1.300 assistiti. Questo dato porta a tre considerazioni fondamentali:

  1. Conferma dell’elevato carico di lavoro dei MMG: superando narrazioni aneddotiche, i dati quantitativi dimostrano che la medicina generale è un settore ad alta intensità lavorativa, con un impegno quotidiano significativo.
  2. Necessità del modello multicanale: per sostenere questi ritmi, i MMG hanno adottato in modo spontaneo modalità di accesso remoto, che consentono una gestione più efficiente del tempo e una riduzione degli accessi fisici in studio, ormai insostenibili con i volumi attuali.
  3. Ruolo centrale dei MMG nel reclutamento dei pazienti cronici: i dati dimostrano che la maggior parte dei pazienti cronici ha contatti frequenti con il proprio medico di famiglia. Questo potrebbe ridimensionare il problema del mancato accesso dei cronici alle cure, purché i MMG siano supportati con strumenti organizzativi adeguati.

La preferenza per l’accesso remoto è invariante rispetto alle caratteristiche di medici e pazienti, confermando che si tratta di un fenomeno universale e consolidato. Sorprende la convergenza dei dati tra contesti molto diversi, come Scampia e la Lombardia, suggerendo che si tratta di un trend strutturale e non legato a specifiche condizioni locali. Con l’aumento della familiarità con strumenti di comunicazione remota, è prevedibile che anche gli accessi fisici residui, legati principalmente al controllo di esami, si sposteranno progressivamente verso canali telematici.

Procedendo in questa direzione, occorre però prestare attenzione ad alcune dinamiche. Per preservare l’equità di accesso, e necessario utilizzare il canale più appropriato a seconda delle caratteristiche del paziente e della tipologia di richiesta. Non tutti i pazienti hanno la stessa familiarità con gli strumenti remoti e non tutte le problematiche possono essere affrontate con modalità asincrone. Il successo del modello multicanale dipende quindi dalla capacità di indirizzare i pazienti verso il canale più adeguato, massimizzando l’efficienza e la qualità della cura.

Inoltre, i MMG che hanno mostrato una maggiore disponibilità e accessibilità sono anche quelli che si sono trovati più esposti al rischio di sovraccarico lavorativo. L’assenza di regolamentazione chiara e di limiti nell’uso di strumenti sincroni come WhatsApp e telefonate ha portato alcuni medici a un carico di lavoro eccessivo, spesso distribuendolo su orari non convenzionali, inclusi i fine settimana e le ore serali. Questo ha generato un effetto paradossale: i medici più disponibili hanno sperimentato le maggiori difficoltà, mentre quelli che hanno scelto strumenti asincroni come l’e-mail hanno mantenuto un migliore equilibrio tra domanda e offerta di assistenza. Questo dato suggerisce la necessità di una strategia condivisa per guidare i pazienti nell’uso ottimale dei diversi canali e per proteggere i MMG dal rischio di burnout.

La trasformazione descritta nel capitolo 12 del Rapporto OASI è avvenuta senza alcun coordinamento da parte delle politiche sanitarie nazionali. Il passaggio ai servizi da remoto è stato una risposta spontanea alla crescente domanda di assistenza e alla riduzione del numero di MMG. Questo solleva interrogativi sulla capacità del SSN di pianificare e gestire il cambiamento, dato che politiche pubbliche come la telemedicina sono state concepite senza tenere conto delle dinamiche già in atto negli studi dei MMG.

Dal punto di vista manageriale, emergono diverse aree di intervento:

  • Ottimizzazione dei canali di accesso: I MMG devono essere supportati nella scelta di strumenti che bilancino efficienza operativa e sostenibilità lavorativa.
  • Medicina di iniziativa: Passare da un modello reattivo a uno proattivo, con pacchetti di prestazioni predefiniti per i pazienti cronici.
  • Integrazione con il Fascicolo Sanitario Elettronico: Strutturare un accesso digitale che non solo faciliti la comunicazione medico-paziente, ma migliori anche l’aderenza terapeutica.
  • Uso di Clinical Decision Support System (CDSS): Strumenti di supporto alle decisioni cliniche possono migliorare l’efficacia prescrittiva e ridurre la discrezionalità nelle cure.

In sintesi, la medicina generale ha già compiuto gran parte del percorso di digitalizzazione e transizione verso modelli di assistenza remota. Ora il SSN deve cogliere questa evoluzione per strutturare interventi mirati che ottimizzino il modello di servizio e ne valorizzino i benefici per pazienti e operatori sanitari.

Note


[1] Il periodo di raccolta dei dati è stato: 12-16 Febbraio 2024 in Lombardia; 15-19 Luglio 2024, 22-26 Luglio 2024, 2-6 Settembre 2024 e 9-13 Settembre 2024 in Romagna; 9-13 Settembre 2024 in Campania. Occorre sottolineare che i diversi momenti dell’anno in cui sono state effettuate le rilevazioni (determinati dalla disponibilità dei MMG partecipanti) rendono i dati sul volume di attività non pienamente confrontabili fra i diversi contesti territoriali. Tuttavia, è interessante notare che i risultati mostrano un andamento omogeno del volume dei contatti nei diversi periodi dell’anno in cui è stata svolta la rilevazione.

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