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Sanità digitale nel 2021: cosa ci aspettiamo, cosa vorremmo, cosa speriamo

Fascicolo sanitario 2.0, evoluzione della telemedicina nelle sue cinque declinazioni – televisita, teleconsulto, telemonitoraggio, teleriabilitazione e teleassistenza – introduzione delle terapie digitali a pieno titolo nel Sistema Sanitario nazionale: sono questi gli obiettivi a cui la sanità digitale deve puntare nel 2021

Pubblicato il 13 Gen 2021

Sergio Pillon

Vicepresidente e responsabile relazioni istituzionali AiSDeT, Associazione italiana Sanità Digitale e Telemedicina

L’esperienza della rete oncologica campana per la difesa della salute della donna

Tre sono i temi che, in ambito sanitario, sono emersi prepotentemente e che si affermeranno a mio parere nel 2021, con un processo quasi “darwinistico”, non controllabile se non parzialmente da parte dei governi che potranno solo rallentarli o accelerarli. Avremo una evoluzione verso un nuovo fascicolo sanitario elettronico, un fascicolo 2.0, quello che avremmo voluto sin dall’inizio e che sarebbe stato uno strumento decisivo per il contrasto alla pandemia, una crescita prepotente delle terapie digitali e una messa a punto operativa della telemedicina.

Fin qui tutto facile: come al solito a vedere i problemi ci vuole poco, ma indicare il percorso verso le soluzioni il tema è un po’ più complesso.

Il fascicolo sanitario elettronico 2021: curare con i dati

Iniziamo dal fascicolo sanitario elettronico, FSE per gli amici. La mancanza di un vero e proprio fascicolo operativo nazionale, alimentato automaticamente e facilmente consultabile, aggiornabile ed interoperabile ha reso di fatto il tracciamento dei casi un processo lento, manuale, approssimativo, scollegato dal SSN, ha reso la televisita, reclamata dei cittadini a gran voce un atto empirico, quasi come le visite fatte al ristorante, quando una commensale di chiede “lei che tipo di dottore è?” e io rispondo “un angiologo”. Arriva subito la domanda “dottore, io dalla gravidanza ho delle venuzze sulle gambe lei che dice?” e prima di poterla fermare si scopre il ginocchio e pretende che tu da sotto il tavolo, con tutte le calze, sapendo di lei solo che è la moglie di un conoscente, faccia una diagnosi e dia una indicazione terapeutica.

Oggi si cura con i dati, la medicina personalizzata, la medicina di precisione. La medicina che tutti vorremmo si basa sui dati, non solo i referti degli esami precedenti ma sui servizi che integrino questi dati. Conoscere l’andamento dell’esame emocromocitometrico ha permesso al SSN israeliano e a quello inglese di predire il rischio di neoplasia del colon retto con precisione doppia rispetto all’esame del sangue occulto nelle feci, e senza fare alcun esame aggiuntivo, proporre una colonscopia risultato positiva per poliposi o altro nel 70% dei casi. Con il solo sangue occulto la positività arriva al massimo al 40%, vuol dire un 60% di esami fastidiosi, costosi ed inutili. Non basta avere un “cassetto del comodino” elettronico, dove finiscono come in un grande secchio, tutti i referti degli esami fatti, servono servizi che “leggano” questi dati e che rendano questi dati utili e utilizzabili. Prima però debbono essere “normalizzati” resi “computabili” utilizzabili da algoritmi di intelligenza artificiale, che possano aiutare il medico nel suo lavoro ed il paziente nelle modifiche del suo stile di vita. Con i dati del FSE 2.0 diventiamo tutti persone, non più “multicronici”

La telemedicina nel 2021

Il FSE 2.0 è al centro del sistema anche nel consolidare l’evoluzione della telemedicina, il secondo punto chiave. I cittadini hanno chiesto a gran voce almeno la televisita e il telemonitoraggio domiciliare nei casi Covid domiciliati; pazienti con patologie croniche hanno visto ridotta l’assistenza e hanno quasi implorato le televisite; abbiamo visto un aumento di decessi non Covid, probabilmente a causa dell’assistenza negata. Le regioni si sono mosse e le televisite stanno diventando servizi del SSN ma per ora rimangono poco più di una telefonata con il video in aggiunta: i documenti che il medico vuole vedere debbono essere scambiati per mail, oppure facendo complesse procedure durante la videochiamata, inviati per SMS o, peggio, via whatsapp.

Non sarebbe logico che la televisita, il telemonitoraggio, il teleconsulto, la teleriabilitazione fossero servizi regionali integrati nel FSE? Si supererebbero tutti i problemi di autenticazione, già presente nel FSE, di archiviazione, di refertazione, il certificato di malattia telematico e la ricetta elettronica sono parte del FSE.

Il paziente autorizza il medico durante la televisita ed ecco che il sistema diventa completo: strumenti e dati. Naturalmente il servizio diventa ancora più interessante nel caso di teleconsulto tra professionisti sanitari (ad esempio il MMG e uno specialista): finalmente avremmo una telemedicina che esce dal generico e diventa una serie di servizi del FSE: televisita, teleconsulto, telemonitoraggio, teleriabilitazione e teleassistenza, almeno questi cinque tele-servizi del SSN dovrebbero arrivare ad una diffusione significativa nel 2021, con un po’ di aiuto da parte del governo. I privati, le assicurazioni li stanno già attivando e per molte compagnie sono già attivi.

Per aiuto del governo non intendo i fondi, quelli probabilmente ci sono, intendo regole tecniche, chiare. Alle società scientifiche spetta il dettaglio delle regole cliniche, la definizione delle buone pratiche. Purtroppo, quello che ho visto invece nel 2020 è un accordo con le regioni caratterizzato da un pot-pourri di affermazioni di principio e di definizioni, alcune addirittura contrastanti tra di loro, senza regole tecniche precise ed applicabili sul campo. Per questo ritengo imprescindibile che la politica lasci ai professionisti della salute il “quando” ed il “perché,” e si occupi, piuttosto, di definire bene e chiaramente, con l’aiuto indispensabile degli ingegneri e delle organizzazioni tecniche come ISO ed UNI, il “come” e il “diritto” del cittadino di avere le cinque “TELE” di cui ha bisogno: televisita, teleconsulto, telemonitoraggio, teleriabilitazione e teleassistenza.

Un ultimo passo, una speranza: la ricetta bianca elettronica. Oggi solo nell’ambito SSN una visita si conclude con una ricetta elettronica, ricetta limitata per altro ai soli farmaci rimborsati dal SSN. Se serve un farmaco non rimborsato nella cosiddetta “fascia A” bisogna andare a ritirare la ricetta dal medico, se la visita è fatta da un medico in privato la ricetta può essere solo cartacea. La fattura di un privato oggi entra automaticamente nel sistema telematico, la ricetta del farmaco no: potenza dell’agenzia delle entrate!

La terapia nel 2021: le terapie digitali

Da prima dell’arrivo dl Covid si stava diffondendo nei sistemi sanitari un concetto di terapia dove il “principio attivo” non è una sostanza chimica ma un modello o modelli di comportamento rafforzati e integrati da un supporto digitale, che hanno trovato nel 2020 una piena dignità clinica con il nome terapie digitali. Se ne è parlato, anche a lungo su Agendadigitale.eu ma la mia previsione è che il 2021 sarà l’anno, anche per l’Italia dell’introduzione delle terapie digitali a pieno titolo nel SSN.

Le “vie di somministrazione” saranno le app, magari un dispositivo indossabile, un portale web ma una cosa è certa: avranno una dimostrata efficacia, dovranno essere prescritte e monitorate nell’efficacia e negli eventuali effetti collaterali dal proprio medico curante: non basta scaricare un’app per controllare al meglio i valori glicemici, così come non basta un dispositivo indossabile per mantenersi in salute, non basta che il vostro orologio legga il vostro ECG, o che il vostro smartphone vi chieda come vi sentite stamattina, qualcuno deve avere indicato che quell’app è giusta per voi e deve essere a disposizione per poter valutare i risultati ed il modello operativo. Non tutti i farmaci sono giusti per una persona e questo vale anche per le terapie digitali. Le vedremo prescrivibili e controllate

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