La digitalizzazione della Sanità è uno degli obiettivi inseriti dal Governo nel Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa approvato dal Consiglio dei Ministri.
La lettura del piano, a caldo, suscita però diversi dubbi e interrogativi sulle scelte, il calcolo del fabbisogno, le priorità individuate e anche la descrizione di alcuni interventi.
Vediamo nel dettaglio.
Salute, gli interventi del PNRR
Complessivamente, per tutti gli obiettivi sulla sanità, il piano prevede investimenti per 19,72 miliardi di euro. Il piano per la salute si articola in due ambiti principali: l’assistenza di prossimità e telemedicina (7,9 miliardi); l’innovazione, la ricerca e la digitalizzazione dell’assistenza sanitaria (11,82).
Si intende da un lato “dare impulso alla sanità digitale, disporre di soluzioni digitali per piani di presa in carico multidisciplinari e multiprofessionali in grado di integrare processi di cura ed assistenza, nonché di supportare la vicinanza e la comunicazione alle persone”, e dall’altro realizzare “ospedali sicuri, tecnologici, digitali e sostenibili, con azioni miranti all’ammodernamento tecnologico delle strutture ospedaliere con particolare riferimento alle attrezzature di alta tecnologia e ad altri interventi orientati alla digitalizzazione delle strutture sanitari”.
Nella premessa alla descrizione puntuale degli interventi previsti, il documento riconosce che, per supportare lo sviluppo dell’assistenza territoriale e per fronteggiare il futuro fabbisogno di cure, la sanità digitale riveste un ruolo cruciale e trasversale, evidenziando come solo l’1,2% della spesa sanitaria pubblica è destinato a tecnologie digitali 4.0. In termini assoluti, la spesa in sanità digitale in Italia si assesta su 22 euro pro capite, contro i 70 euro della Danimarca, il paese più virtuoso a livello europeo, mentre il “DESI Index” – Indice di digitalizzazione dell’economia e della società ci vede posizionati al 25° posto in Europa nel 2020.
Assistenza di prossimità e telemedicina
Il primo ambito – assistenza di prossimità e telemedicina – è a sua volta diviso in due linee:
- Potenziamento dell’assistenza sanitaria e della rete territoriale;
- Sistema Nazionale Prevenzione Salute-Ambiente-Clima.
Vediamo in dettaglio gli interventi previsti nella prima.
Le case della comunità
Il progetto prevede la realizzazione di “Case della comunità”, punti di prossimità per l’accoglienza e l’erogazione di servizi di assistenza primaria di natura sanitaria, socio-sanitaria e sociale per i cittadini, attraverso l’integrazione di équipe multiprofessionali e interdisciplinari. L’intervento prevede un atto regolamentare preliminare e un action plan entro il 2022, per poi realizzare entro il 2026 una “Casa della Comunità” ogni 24.500 abitanti, puntando a realizzare 2.564 nuove Case della comunità con l’obiettivo di prendere in carico 8 milioni circa di pazienti cronici mono-patologici e 5 milioni circa di pazienti cronici multi-patologici. Le risorse previste ammontano a 4 miliardi di euro.
Assistenza Domiciliare Digitale
Una seconda linea di intervento è finalizzata alla promozione e al rafforzamento dell’assistenza domiciliare, così da incrementarne la diffusione e la qualità dell’offerta su tutto il territorio nazionale attraverso la riorganizzazione della gestione dei servizi di cure domiciliari integrate e lo sviluppo e implementazione locale di un modello digitale dell’ADI, che renda fruibile soluzioni e strumenti di telemedicina e connected care, fondamentali per la presa in carico al domicilio, il monitoraggio e la diagnosi a distanza dei pazienti.
L’obiettivo è quello di definire a livello nazionale delle indicazioni per l’erogazione di prestazioni in telemedicina entro il 2022 e di implementare e mettere a regime un nuovo modello di ADI entro il 2026, con 575 Centrali di coordinamento attivate, 51.750 tra medici e altri professionisti, per un totale di 282.425 pazienti con kit di telemonitoraggio attivi, circa 500.000 nuovi pazienti over 65 Presi in Carico (PIC). Per questa linea di intervento è previsto un miliardo di euro.
Ospedali di comunità
Il terzo intervento è rivolto allo sviluppo delle cure intermedie, attraverso la realizzazione di presidi sanitari a degenza breve (Ospedali di comunità) che, interconnessi con il sistema dei servizi sanitari e sociali, svolgano una funzione “intermedia” tra il domicilio e il ricovero ospedaliero al fine di sgravare l’ospedale da prestazioni di bassa complessità che non necessitano di un elevato carico assistenziale, contribuendo in modo sostanziale alla riduzione degli accessi impropri alle strutture di ricovero e ai pronto soccorso.
Gli Ospedali di comunità saranno, pertanto, strutture che si porranno ad un livello intermedio tra l’assistenza territoriale e l’assistenza ospedaliera, per fornire assistenza a tutti i soggetti che non hanno necessità di ricovero ma di un’assistenza e sorveglianza sanitaria che non potrebbero ricevere a domicilio. Dal punto di vista operativo il progetto prevede di definire entro il 2022 il piano d’azione per realizzare/adeguare le strutture a ospedale di comunità, secondo uno standard uniforme su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo è quello di realizzare e/o adeguare un ospedale di comunità ogni 80.000 abitanti, circa 753 ospedali entro il 2026. Per questo intervento sono previsti due miliardi di euro.
Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria
Nell’ambito dell’innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria, sono previste anche qui due linee di intervento:
- l’ammodernamento tecnologico e digitale degli ospedali, per il quale sono stati previsti 10,01 miliardi di euro;
- ricerca, trasferimento tecnologico e formazione al quale vanno 1,81 miliardi di euro.
Ammodernamento tecnologico degli ospedali
Il progetto è finalizzato all’ammodernamento tecnologico delle attrezzature di alta tecnologia e alla digitalizzazione delle strutture sanitarie (sia in termini di processi che di infrastruttura tecnologica e asset informatici). In particolare, l’intervento è orientato a:
- ammodernare gli asset tecnologici in dotazione presso le strutture ospedaliere, sostituendo tutto il parco delle grandi apparecchiature sanitarie vetuste (anzianità maggiore di 5 anni);
- digitalizzare tutti i processi clinico-assistenziali ospedalieri delle strutture sede di DEA di II livello, con particolare riferimento ai sistemi di blocco operatorio, Laboratory Information System, risonanze, servizi di farmacia, pronto soccorso, sistemi di accettazione/dimissione/trasferimento, prescrizione e somministrazione farmaci, diagnostica per immagini, repository e order entry.
Entro marzo 2021 è prevista la produzione di report con la rilevazione del fabbisogno delle grandi apparecchiature; sarà adottato entro il 2023 un action plan per la progettazione e pianificazione degli interventi sulle grandi apparecchiature, ivi ricomprendendo la definizione delle procedure di appalto, la stipula contratti con i fornitori del servizio e la realizzazione degli interventi.
L’obiettivo è acquistare e collaudare 2.648 grandi apparecchiature sanitarie e digitalizzare 184 strutture sanitarie sede di DEA. Per questo interventi sono stati previsti 3,41 miliardi di euro.
Fascicolo Sanitario Elettronico e raccolta, elaborazione e analisi dati a livello centrale
La terza linea di intervento è destinata a interventi regionali per l’evoluzione, il completamento e la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), anche ampliandone gli strumenti (es. IoT, app) che abilitino la raccolta di nuove informazioni su base volontaria da parte del cittadino (es. abitudini e stili di vita).
Il progetto intende inoltre potenziare e ampliare a livello centrale il Sistema Informativo Sanitario nazionale, in termini di evoluzione e ammodernamento dell’infrastruttura, dei sistemi di costruzione, raccolta e analisi delle informazioni sanitarie e non sanitarie, con particolare riferimento al completamento del percorso in atto di costruzione di strumenti simulativi e predittivi del fabbisogno di salute della popolazione.
Il progetto prevede entro il 2021 la predisposizione di piani regionali e della pubblica amministrazione centrale per il rafforzamento del FSE ed entro il 2022 il completamento di studi di fattibilità per la realizzazione dei nuovi flussi a livello nazionale e regionale. Entro il 2026 si prevede 1 miliardo di documenti digitalizzati.
L’obiettivo è anche quello di implementare entro il 2024 due nuovi flussi informativi a livello nazionale e regionale, di implementare entro il 2026 l’infrastruttura tecnologica e applicativa del Ministero della salute e di attivare la piattaforma e il portale Open Data. Il progetto prevede inoltre di realizzare ed integrare, sempre entro il 2026, un modello predittivo su dati di real world. Per questa linea di intervento è stato previsto un miliardo di euro.
Riflessioni a caldo
L’eterogeneità degli interventi previsti per la digitalizzazione della sanità indica chiaramente la mancanza di una strategia nazionale sulla sanità digitale. Manca una visione d’insieme e, cosa ancora più grave, un approccio che, riconoscendo le propedeuticità degli interventi necessari, definisca un percorso logico e ordinato di sviluppo della sanità digitale.
Ad esempio si vuole investire nella digitalizzazione degli ospedali sedi di DEA (senza però prevedere la cartella clinica elettronica) ma, assistenza domiciliare a parte, non si affronta il problema dei sistemi informativi territoriali e di quelli delle cure primarie.
I fondi stanziati non sono poi sufficienti a colmare il gap che il progetto dichiara di voler colmare. Per raggiungere la spesa della Danimarca sarebbero necessari, ogni anno, 3 miliardi di euro per la sola digitalizzazione.
Per l’assistenza domiciliare si prevede una spesa di un miliardo per 575 centrali di coordinamento, cioè 1,7 milioni di euro per centrale, pari a 3.540 euro per paziente in telemonitoraggio (senza considerare quelli in carico senza kit a casa), per tutto il periodo (cinque anni?). Se invece proviamo a dividere il miliardo per i professionisti previsti, otteniamo 19.700 euro (sempre per tutto il periodo).
C’è da augurarsi che, nella definizione dei piani operativi, sia possibile migliorare il progetto per renderlo più efficace e utile, magari coinvolgendo un ampio numero di esperti e portatori di interesse.