L’Osservatorio Netics ha pubblicato i risultati della rilevazione 2017 per l’Healthcare Digital Transformation Index a livello regionale (HDTI-R).
HDTI-R rappresenta l’evoluzione del “Ranking di e-Health Readiness delle Regioni italiane” che Netics rileva a partire dal 2012: a partire da quest’anno, oltre a prendere in considerazione l’abituale set di indicatori (piattaforme regionali, servizi online per i cittadini/assistiti/pazienti a livello regionale e di singola ASL e/o Azienda Ospedaliera) sono stati introdotti nuovi criteri e parametri di rilevazione, quali ad esempio una serie di KPI relativi alla governance dell’innovazione in sanità e all’effettiva presenza online di tutte le strutture afferenti ai rispettivi sistemi sanitari regionali.
Come d’abitudine, Netics rende disponibile a tutte le amministrazioni regionali un documento esplicativo dei criteri di valutazione adottati, dei pesi assegnati ai singoli KPI per il calcolo definitivo dell’HDTI-R e delle modalità di rilevazione dei dati (con particolare riferimento alle amministrazioni che non hanno fornito direttamente le informazioni richieste dall’Osservatorio).
Si ricorda che il ranking prevede un punteggio massimo teoricamente raggiungibile pari a 1.
In verde sono rappresentate le Regioni e Province Autonome che hanno riportato variazioni di segno positivo rispetto al ranking 2016; in rosso quelle con variazioni negative; in giallo le situazioni immutate.
Veniamo ai risultati, partendo dalla testa della classifica: tutto invariato rispetto al 2016, per quanto riguarda le prime tre Regioni. Lombardia, Provincia Autonoma di Trento ed Emilia Romagna si confermano sul “podio virtuale” della leadership nazionale.
In coda, esattamente come per l’anno scorso, Campania, Molise, Sicilia e Calabria.
Una chiave di lettura interessante la si ottiene rappresentando la situazione in termini di incremento delle performances rispetto al 2016, come da tabella seguente.
La tabella evidenzia le quattro “piacevoli sorprese”: l’Abruzzo conquista più di tre decimi di punto, e il Friuli Venezia Giulia più di due. Lazio e Sardegna crescono di poco più di un decimo di punto. Sono queste le quattro Regioni che più di tutte le altre stanno recuperando terreno, e lo fanno soprattutto grazie a iniziative fortemente volute e governate dai rispettivi Assessorati alla Salute. Nel caso del FVG, alla spinta regionale si affianca una altrettanto significativa spinta data dalla società in-house Insiel, grazie soprattutto all’azione innovatrice del suo Presidente Simone Puksic.
Spiace vedere due importanti Regioni del Nord – Piemonte e Liguria – barcamenarsi a metà classifica, soprattutto per ragioni riconducibili alla mancanza di omogeneità: alcune ASL e aziende ospedaliere fanno significativi passi in avanti, ma altre “rimangono al palo”.
Un commento lo merita anche l’Umbria, regione che vanta un servizio sanitario di ottima qualità ma che probabilmente fatica a trovare un modello di governance coeso e focalizzato sui reali bisogni delle aziende sanitarie e ospedaliere.
Va detto che Umbria e Liguria fanno parte del gruppo di Regioni (7 in tutto) che non hanno compilato il questionario di rilevazione proposto dall’Osservatorio Netics: in assenza di dati “ufficiali”, abbiamo dovuto reperire informazioni ricorrendo a ricerche di documenti e dati in rete e ad interviste telefoniche con dirigenti e funzionari di aziende sanitarie e ospedaliere che si sono resi disponibili.
Per inciso, per tutte le 21 Regioni e Province Autonome, come di consueto Netics ha effettuato una Web survey finalizzata a censire i servizi online disponibili per i cittadini (fascicolo, prenotazioni, ticket, referti, scelta e revoca del medico) in modo da poter rappresentare correttamente la situazione al netto dalle informazioni autocertificate dalle amministrazioni interpellate.
In generale, con la sola eccezione della Lombardia e – ovviamente – delle Regioni con Azienda Sanitaria “unica” (Valle d’Aosta, Trento, Bolzano, Marche, Molise), emerge una rilevante disomogeneità, non necessariamente correlata con le dimensioni delle aziende sanitarie e ospedaliere. Segno inequivocabile del fatto che il successo lungo la strada della trasformazione digitale del SSN passa ancora molto più che abbondantemente dal reale commitment delle Direzioni Strategiche di ASL e AO.
E questo, nel 2017, non è un gran bel segnale.