Il rientro delle meritate ferie per il personale sanitario e amministrativo delle aziende sanitarie e delle Regioni coincide con l’inizio di un percorso di trasformazione della Sanità che, mai come prima d’ora, sarà serrato nei tempi e impegnativo per la complessità e il numero di progetti da realizzare.
A dettare i tempi e indicare la strada è il PNRR che, nella missione 6, definisce l’agenda degli interventi che l’Italia si è impegnata, anche nei confronti dell’Unione Europea, a svolgere. Vediamo quali sono.
PNRR, perché dare priorità alle riforme
Alcuni interventi richiedono, per essere attuati, una riforma che fornisca il quadro normativo e regolatorio entro cui operare. La prima è la riforma dell’assistenza sanitaria di prossimità con cui si vuole perseguire una nuova strategia sanitaria, sostenuta dalla definizione di un adeguato assetto istituzionale e organizzativo, che consenta al Paese di conseguire standard qualitativi di cura adeguati. La riforma prevede due attività principali:
- La definizione di standard strutturali, organizzativi e tecnologici omogenei per l’assistenza territoriale e l’identificazione delle strutture a essa deputate da adottarsi entro il 2021 con l’approvazione di uno specifico decreto ministeriale;
- la definizione entro la metà del 2022, a seguito della presentazione di un disegno di legge alle Camere, di un nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in ambito sanitario, ambientale e climatico, in linea con l’approccio “One-Health”.
Per quanto riguarda il primo punto esiste una bozza preparata da Agenas insieme a esperti delle regioni e al Ministero della Salute che, partendo da una classificazione della stratificazione del rischio in funzione dei bisogni di salute, definisce gli standard strutturali e organizzativi per i distretti e per le strutture previste dal PNRR, ossia le Case della Comunità (CdC), le Centrali Operative Territoriali (COT) e gli Ospedali di Comunità (OdC).
Il documento è dettagliato e illustra i servizi che devono essere assicurati e fornisce indicazioni sul personale. Rispetto al PNRR ci sono alcune novità e incongruenze. Tra le prime possiamo citare la divisione delle Case di Comunità tra hub e spoke e le centrali operative 116117 (che non rappresentano una novità in assoluto ma che fanno parte integrante della riforma).
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Qualche incongruenza c’è riguardo i numeri. Il documento prevede 1 CdC hub e almeno 3 CdC spoke per distretto. Se consideriamo che in Italia ci sono circa 600 distretti si ottiene un numero di 2.400 CdC, ben maggiore di quello fissato nel PNRR che è di 1.282 unità. Un’altra riforma da realizzare con un decreto legislativo entro la fine del 2022 riguarda la revisione e l’aggiornamento dell’assetto regolamentare e del regime giuridico degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) e delle politiche di ricerca del Ministero della salute, con l’obiettivo di rafforzare il rapporto fra ricerca, innovazione e cure sanitarie.
Sanità, gli interventi previsti e le tecnologie digitali da acquisire
Le tecnologie digitali hanno un ruolo importante nella realizzazione degli interventi previsti dal PNRR. Per ciò che riguarda il potenziamento dell’assistenza sanitaria e della rete sanitaria territoriale ci sono da realizzare le infrastrutture per la connettività e l’interoperabilità delle strutture da realizzare (CdC, COT, OdC) con i presidi territoriali già presenti e la rete ospedaliera. Bisogna poi dotare le nuove strutture di sistemi informativi per consentire a queste di svolgere le attività che gli saranno affidate. In alcuni casi si tratterà di estendere le soluzioni già in uso, per altre funzioni di acquisire ex-novo dei sistemi applicativi (ad esempio per il care management dei pazienti, il loro telemonitoraggio, la gestione delle centrali operative).
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All’interno di questi interventi il PNRR prevede inoltre il finanziamento di progetti di telemedicina proposti dalle Regioni sulla base delle priorità e delle linee guida definite dal Ministero della Salute. Per quanto riguarda l’aggiornamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero c’è da acquistare 3.133 nuove grandi apparecchiature ad alto contenuto tecnologico (TAC, risonanze magnetiche, Acceleratori Lineari, Sistema Radiologico Fisso, Angiografi, Gamma Camera, Gamma Camera/TAC, Mammografi, Ecotomografi) e da potenziare il livello di digitalizzazione di 280 strutture sanitarie sede di Dipartimenti di emergenza e accettazione (DEA) di I e II livello. Quest’ultimo intervento si traduce nell’aggiornamento dei sistemi già in essere e nell’acquisizione di nuovi sistemi informativi.
Il nodo del Fascicolo sanitario elettronico
C’è poi da completare e potenziare il Fascicolo sanitario elettronico, attività che riguarda le regioni e le aziende sanitarie che devono alimentarlo e tre ministeri (salute, economia e transizione digitale) che saranno congiuntamente responsabili della gestione complessiva del progetto. C’è infine il potenziamento dell’infrastruttura tecnologica e applicativa del Ministero della Salute e il miglioramento della raccolta, del processo e della produzione di dati NSIS a livello locale, nonché lo sviluppo di strumenti di analisi avanzata per studiare fenomeni complessi e scenari predittivi. È anche prevista la creazione di una piattaforma nazionale dove domanda ed offerta di servizi di telemedicina forniti da soggetti accreditati possa incontrarsi.
Procurement sanitario: come eseguire così tanti acquisti
La mole di acquisti da svolgere rappresenta una forte criticità per aziende sanitarie e regioni. I provveditorati sono già in condizioni normali sotto pressione per far fronte agli acquisiti ordinari ed è facile prevedere che possano diventare un collo di bottiglia per l’attuazione degli interventi previsti dal PNRR. Un aiuto può arrivare dalle gare che Consip sta svolgendo. Per quanto riguarda i sistemi applicativi è in corso una gara da 600 milioni di euro per i sistemi clinici, diagnostica e la telemedicina, cui dovrebbe seguire a settembre un’altra per interoperabilità, FSE e CUP.
Queste gare semplificano e accelerano tutto l’iter amministrativo ma non sollevano la pubblica amministrazione dalla responsabilità di governare e monitorare i progetti. Prima ancora però è necessario definire i fabbisogni, operazione che richiede un’analisi dell’esistente e un progetto di evoluzione. Anche in questo ambito le risorse delle aziende sanitarie sono piuttosto limitate.
Non c’è solo il PNRR: le altre urgenze
Il PNRR non racchiude, da solo, tutte le attività che aziende sanitarie e regioni sono chiamate a svolgere nei prossimi mesi. Il tema della sicurezza è diventato prioritario dopo gli attacchi alla Regione Lazio e ad alcune aziende sanitarie in tutto il mondo. Bisogna rivedere e rafforzare rapidamente le difese e, al contempo, lavorare per dotare tutti i data center di business continuity, così da essere resilienti non soltanto in caso di attacchi ma anche di guasti e malfunzionamenti, come accaduto ad esempio alla Regione Lombardia (dove un guasto all’impianto di condizionamento di un data center ha provocato il blocco di diversi servizi, tra cui il FSE e la ricetta dematerializzata).
C’è poi l’esigenza di proseguire nel cammino di digitalizzazione dei servizi per i cittadini che, anche grazie alla pandemia del Covid-19, hanno apprezzato e utilizzato quei servizi che hanno loro evitato spostamenti inutili e perdite di tempo (download referti, pagamenti, prescrizioni elettroniche e così via).
Conclusione
Grazie al PNRR, le risorse finanziarie per realizzare gli interventi previsti non rappresentano un problema. A chi si lamenta facendo notare che, rispetto ad altri paesi, la pesa pro capite dell’Italia, malgrado il PNRR, è tra le più basse, faccio notare che già così sarà molto difficile riuscire a spendere tutti i finanziamenti disponibili. Aumentare i finanziamenti è una condizione necessaria ma non sufficiente; servono competenze, esperienza, professionalità che è vero si possono comprare ma che non è facile trovare, anche perché non si improvvisano. Il rischio di spendere male queste risorse è molto concreto.