Niente più frigoriferi, criolab, niente più confezionamenti e trasporto: la catena della produzione e della distribuzione, in Sanità, si fa sempre più corta: è l’ingegnerizzazione della medicina, con medici ed ingegneri che lavorano insieme in sala operatoria, per realizzare valvole cardiache personalizzate da impiantare real-time nel paziente.
E la fusione ed integrazione delle sale operatorie con i laboratori di elevata specializzazione è una realtà, grazie all’esperienza dei giovani ingegneri tornati da Yale alla Fondazione Gabriele Monasterio di Pisa, dipartimento di Emodinamica, l’embrione di quello che saranno le nuove sale operatorie del futuro
Per questo, se dovessi esprimere il significato dell’ultima edizione del Forum della Sanità, la terza, con una sola parola questa sarebbe “Tempo”, quello necessario per l’affermarsi di un’innovazione, come è successo, appunto, per il BiocardioLab alla Fondazione Gabriele Monasterio.
Sono ormai tre anni che il “Caos Creativo” del Forum della Salute appena concluso, come lo ha definito genialmente Gianluca Postiglione nella plenaria conclusiva di qualche giorno fa, mi travolge manifestandosi con incredibile puntualità a Firenze. Ogni anno una sfida sul tema della medicina e sul nostro sistema salute, un evento che ha una lunga gestazione, che centra argomenti nuovi, scottanti ed innovativi, capace attrarre 4.000 persone e di coinvolgere attivamente innumerevoli professionisti e manager in un tema complesso come la salute. |
Il tempo e i sogni
Tempo per comprendere che purtroppo la validazione e la penetrazione nel sistema istituzionale e regolatorio delle innovazioni è ancora troppo lenta in Italia, soffocata dalla carenza delle necessarie competenze di chi decide ed è chiamato ad esaminarle.
È proprio il Tempo nell’innovazione conta: un anno significa oggi che quella tecnologia è stata già messa a valore da qualcun altro, nazione o paese in qualche parte del mondo. Come manager del Sistema Sanitario Nazionale ho affrontato il valore del tempo consapevole della necessità di menti fresche, la cui selezione è ferma dal blocco delle assunzioni e dalla carenza di competenza digitale nella Pubblica Amministrazione la cui età media supera i 52 anni. Per questo nella sessione #Empathize, ho voluto alla guida il più giovane e promettente membro del Comitato Scientifico del Forum, Nicola Marino, che attraverso i suoi occhi e le sue parole ci ha condotto in un viaggio nella storia di chi parte, di quelle giovani e promettenti menti fuggite dall’Italia, di chi è tornato e di chi non tornerà. Di come il loro (prezioso) tempo sia stato valorizzato e di come abbiano superato il loro limite, il limen, le loro paure e abbiano realizzato i loro sogni: da Singapore all’America, dalla vicina Spagna e Svizzera hanno dimostrato con le loro idee come è possibile realizzare i propri sogni.
Ingegneria tissutale capace di realizzare un prodotto alimentare vegetale tramite la biostampa 3D, del tutto simile per consistenza e struttura alla bistecca e con questo capace di salvare il mondo dalla fame e dal consumo indiscriminato del suolo. Di come è possibile evitare oggi dolorose biopsie al fegato solo utilizzando processi di machine learning applicate all’imaging. Di come un giovane “nerd” smanettone passi alla genetica o alla blockchain e lì comprendere che il nuovo approccio alla medicina moderna è tutto digitale grazie a strumenti di analisi di intelligenza aumentata, e chi non ne ha compreso i meccanismi e le potenzialità sarà completamente ed in breve tempo spazzato via nell’obsolescenza.
Il tempo di chi soffre e spera
Ma il tempo è anche di chi soffre, di chi attende una cura quando tutti hanno perso la speranza o hanno “mollato”. Per loro il tempo ha un significato pregnante, lo vedi persino dagli occhi del tuo medico, assenti proprio quando avresti bisogno che proprio in quel momento lui sia “con te”. Ancora diverso è il tempo delle coppie che non riescono ad avere un bambino, che sentono di soffrire per una “non malattia” che li fa stare male, che vivono un “disagio” oggi per non aver considerato quel fattore a cui la nostra natura umana è ancora, nonostante le innumerevoli scoperte su terapie geniche di rigenerazione cellulare, strettamente intrecciato. La condizione umana, dissociata dalla consapevolezza della sua natura di corpo e mente, stravolta dall’impostazione materialistica soffre pur non avendo alcuna patologia.
I nostri comportamenti derivati da questo disagio e quindi dalla mancanza di quelle buone abitudini che l’OMS definisce la principale causa delle malattie croniche oggi. La vera sfida è quella di cercare “il benessere despite innovation”, questo è un pensiero veramente radicale. È questa la formula segreta del futuro della medicina?
Lo vedremo nell’edizione 2019 del Forum, sempre qui a Firenze.