Nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la Missione 6, dedicata alla salute, impegna circa 20 miliardi di euro a sostegno del sistema sanitario italiano, distribuendoli quasi equamente tra due componenti, che già dai titoli mostrano quanto i temi legati alla digitalizzazione siano il centro delle priorità:
- Componente 1: Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza territoriale
- Componente 2: Innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale
Gli investimenti che richiedono un maggiore coinvolgimento delle Regioni
Sebbene l’attuazione del Piano sia formalmente di responsabilità del livello centrale, alcuni investimenti richiedono un maggiore coinvolgimento delle Regioni. Occorre sempre ricordare che il Servizio Sanitario Nazionale e il sistema salute più in generale sono fortemente regionalizzati: sono le Regioni nella loro autonomia a decidere come erogare l’assistenza sanitaria, pur nel rispetto di determinati standard di servizio (leggasi Livelli Essenziali di Assistenza e Nuovo Sistema di Garanzia).
Nell’ambito della prima componente, le scelte rispetto ai modelli di servizio delle Case di Comunità e degli Ospedali di Comunità, la loro organizzazione e la collocazione geografica sono interamente demandate alle Regioni. Anche per quanto riguarda la telemedicina, su cui il PNRR investe 4 miliardi di euro, il ruolo delle Regioni è più ampio di quanto ci si potrebbe aspettare. Se i documenti istituzionali forniscono linee guida e standard, infatti, saranno i policy maker locali a dover prendere scelte puntuali sulla configurazione e sul funzionamento dei servizi.
Per quanto riguarda la seconda componente, sono le Aziende locali, sede dei 40 DEA, a decidere, con un coordinamento regionale, quali sistemi tecnologici e digitali necessitino di ammodernamenti. Le Regioni perseguono anche il rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica, la formazione del personale e la ricerca scientifica.
In questo scenario, dunque, una Regione come la Lombardia, la più grande e dunque la più finanziata in termini assoluti, ha una gestione diretta di circa 1,2 miliardi su 1,3 a lei destinati nell’ambito della Missione Salute – M6.
Digitalizzazione e territorio in Regione Lombardia
Sul portale dedicato all’innovazione la Regione afferma che una delle componenti chiave del PNRR è il “superamento della concezione di strutture per passare a un modello basato su “reti” che permetta l’interazione continua tra diverse realtà, in modo tale da facilitare e velocizzare l’interscambio di informazioni”.
L’interpretazione regionale del ruolo del digitale non è quella di un utile addendum ai servizi esistenti, quanto piuttosto, per quanto riguarda l’assistenza territoriale, di un fattore abilitante per l’esistenza stessa e la riuscita efficace dei nuovi servizi territoriali. Si pensi che Regione Lombardia aggiungerà o riconvertirà dalla propria rete, 199 Case di Comunità, 66 Ospedali di Comunità, 101 Centrali Operative Territoriali.
Abbiamo già sottolineato quali debbano essere le componenti fondamentali per un sistema di assistenza territoriale. Quel framework per la digitalizzazione delle cure territoriali ricostruisce i macro-processi amministrativi, erogativi, di back e di front-office, nella consapevolezza che soltanto un sistema digitale strutturato e integrato possa permettere di conseguire l’unitarietà descritta.
Il sistema in questione, modellato sul framework descritto, nell’ambito di Regione Lombardia, è in via di sviluppo da parte di ARIA, l’Agenzia Regionale per l’Innovazione e gli Acquisti di Regione Lombardia, in partnership con un’impresa privata impegnata nei servizi di trasformazione digitale.
Il ruolo della digitalizzazione nell’interconnessione tra attori del sistema
Il sistema, denominato Sistema di Gestione Digitale del Territorio (SGDT), è pensato per essere innanzitutto unitario.
La prima forma di unitarietà è quella garantita dall’interconnessione, tramite il sistema, di tutti gli attori coinvolti nell’assistenza sanitaria territoriale. A tendere, infatti, il sistema potrebbe essere esteso a tutti i setting territoriali (nuovi, come le Case di Comunità, o pre-esistenti, come i Dipartimenti di Prevenzione o di Salute Mentale). Si era già sottolineato nel nostro precedente contributo, il ruolo che la digitalizzazione potrebbe avere nell’interconnessione tra attori del sistema. Procedure che in passato, o nel presente, richiedono contatti telefonici, immissioni manuali di dati o interazioni de-strutturate, in futuro potrebbero essere demandate interamente al sistema, rendendole più rapide ed efficaci.
La seconda forma di unitarietà è quella relativa ai destinatari: il sistema vorrebbe essere il punto di riferimenti per tutti i target dell’assistenza territoriale. Le funzionalità sono pensate per essere particolarmente utili per la popolazione affetta da patologie croniche non trasmissibili (ad esempio il diabete o l’ipertensione) ma anche per coloro che vivono condizioni di fragilità, ovvero la presenza di problemi di natura sanitaria insieme a criticità di natura sociale. In questo, il SGDT prefigura già una sempre più profonda integrazione tra sistema sanitario, socio-sanitario e sociale.
Il terzo elemento di unitarietà è determinato dall’estensione del SGDT a tutto il territorio regionale, riducendo le oggi amplissime differenze esistenti tra i territori (specialmente tra aziende sanitarie e agenzie territoriali differenti). Ad oggi, infatti, i software adottati nei diversi contesti e lo stesso livello di digitalizzazione dei servizi territoriali sono molto variegati. Infine, il quarto elemento di unitarietà riguarda il ruolo di SGDT come piattaforma di interoperabilità, che dopo aver fatto sintesi della varietà di soluzioni esistenti a livello locale, ne renda possibile, laddove opportuno, anche l’integrazione.
Le funzionalità del Sistema di Gestione Digitale del Territorio
Il sistema, che è sviluppato per moduli e in maniera da garantire successivi rilasci sempre più sofisticati, al momento include diverse funzionalità:
- Registrazione degli accessi;
- Assessment preliminare, tramite cui è possibile scegliere tra numerose scale di valutazione per valutare il paziente;
- Definizione del Piano di Assistenza Individuale (PAI) e suo monitoraggio;
- Diario clinico;
- Organizzazione interna, per facilitare i processi di back-office rispetto alla logistica e alle agende.
A questo sistema, poi, va aggiunto l’impegno regionale sulla nuova piattaforma regionale di telemedicina e un sistema di raccolta e condivisione dei dati sanitari e socio-sanitari.