Terzo mondo

Sanità, tele-radiologia carta vincente nelle crisi umanitarie

I sistemi di Picture Archiving and Communication consentono la diagnosi precoce della tubercolosi, tra le 10 cause di morte più diffuse a livello mondiale. Ecco come funzionano e le strategie per diffonderne l’utilizzo nei Paesi in via di sviluppo

Pubblicato il 27 Gen 2020

Giulia Gitti

Health, Safety and Security Adviser

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La teleradiologia risulta attualmente una delle tecnologie più efficaci nella lotta alla tubercolosi, primaria causa di morte nelle popolazioni dei Paesi poveri. Grazie all’utilizzo di strumenti della Sanità digitale, le Nazioni Unite puntano a ridurre del 90% delle epidemie mondiali entro il 2030. Ecco perché i nuovi strumenti si rivelano efficaci nella riduzione di costi e tempi delle procedure diagnostiche di popolazioni migranti nei paesi in via di sviluppo.

Le migrazioni, al giorno d’oggi, si sono trasformate progressivamente in un determinante sociale della salute che ha un impatto significativo sul benessere sia delle comunità di origine, così come anche su quelle di transito e di destinazione finale. A causa delle condizioni disagiate in cui si trovano a viaggiare, vivere e lavorare, i migranti sono una delle categorie più a rischio di contrarre la tubercolosi. Il rischio è aumentato dalla difficoltà di accesso ai servizi sanitari dovuta alle barriere linguistiche, alle differenze culturali e ai complessi processi burocratici.

Ne consegue che, nonostante siano stati stabiliti dei chiari protocolli di diagnosi e trattamento, la tubercolosi rimane tra le 10 di morte cause più diffuse a livello mondiale con circa 10 milioni di infezioni nel 2018, localizzate soprattutto nell’Asia sud-orientale e in Africa.

Teleradiologia e Paesi in via di sviluppo

La Radiologia gioca da sempre un ruolo fondamentale nella diagnosi e nel trattamento di numerose patologie. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) ha stimato che circa due terzi della popolazione mondiale non ha accesso a servizi primari di diagnostica per immagini. La Radiologia ha quindi un alto potenziale per migliorare la condizione delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo, soprattutto nel campo delle malattie infettive, della pediatria e della medicina d’emergenza. Tale capacità è però stata frenata principalmente dalla mancanza di risorse, in termini sia di macchinari e tecnici radiologi, che in termini di formazione e conoscenze.

Anche se i primi tentativi riguardanti la Teleradiologia risalgono già agli anni ’60, il suo uso per raggiungere le zone più remote si è diffuso a partire dagli anni ’90 con la diffusione di internet e del Picture Archiving and Communication Systems (PACS).

IOM e il Centro Globale di Teleradiologia

Dalla sua fondazione, le attività sanitarie dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) in risposta alle emergenze, si sono evolute in base alle mutate esigenze dei migranti e delle comunità locali riceventi. L’adozione nel 2008 della risoluzione dell’Assemblea della Salute Mondiale dei migranti ha comportato un cambio significativo nella formulazione delle politiche internazionali e aumentato l’attenzione degli attori globali sulle priorità dell’agenda riguardante la salute migratoria. Infatti, i complessi flussi migratori a cui assistiamo oggigiorno su larga scala, espongono le popolazioni interessate a ingenti vulnerabilità, con serie conseguenze sulla loro salute.

In questo contesto, IOM come componente essenziale del suo mandato, ha creato nel 2012 un Centro Globale di Teleradiologia e Controllo di Qualità sito all’interno del suo quartier generale a Manila. Le radiografie al torace sono, infatti, la fonte di immagini prevalente per lo screening della tubercolosi e per il monitoraggio della risposta del paziente alle cure. Questo screening (CXR) è l’esame chiave tra quelli richiesti da tutti i maggiori Paesi riceventi preventivamente all’accoglienza dei migranti e il criterio principale per ulteriori indagini di approfondimento. Già nel 2012 IOM effettuò 217.000 screening radiologici e identificò più di 14.000 casi di tubercolosi, con un’incidenza maggiore riscontrata tra i rifugiati butanesi e birmani in Tailandia e Nepal mentre quella minore fu riscontrata in Giordania ed Irak.

Dal 2012 al 2015, IOM ha refertato radiografie toraciche per più di 1.2 milioni di migranti e rifugiati a livello globale, ma si occupa anche di fornire seconde opinioni, di supportare gli ospedali con linee guida e materiali volti alla formazione e alla ricerca e della consulenza per la creazione di unità di Radiologia e per l’acquisto e la manutenzione dei macchinari.

Immigrazione e reinserimento, la carta PACS

Il Centro, che utilizza sistemi di Teleradiologia come il PACS, specifiche app per i referti e la presenza di chat per una comunicazione in tempo reale, supporta ad oggi 49 siti diagnostici in tutto il mondo per i referti primari e 32 per il controllo di qualità, ha all’attivo (2018) più di 376.800 referti per rifugiati e migranti e ha diagnosticato 584 casi ti tubercolosi. Nel novembre 2016, per ampliare ulteriormente il suo bacino di utenza, IOM ha aperto un ulteriore Centro di Teleradiologia regionale a Nairobi che referta le immagini di 10 siti diagnostici in Africa.

Attualmente, i dipartimenti di Migration Health Informatics (MHI) e Migration Health (MHD) di IOM collaborano per applicare le tecnologie più innovative ai programmi di immigrazione e reinserimento, contribuendo a standardizzare la raccolta, ad accorciare i tempi di elaborazione dei dati e ad integrare le immagini diagnostiche all’interno della cartella sanitaria elettronica dei migranti. Nell’ultimo anno, inoltre, IOM ha stretto una partnership con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) e la Foundation for New and Innovative Diagnostics (FIND) per la creazione di uno studio che valuta l’accuratezza delle diagnosi di tubercolosi effettuate attraverso strumenti di intelligenza artificiale applicati alle radiografie toraciche (CAD4TB). I risultati positivi di questo studio aprono le porte a un’ulteriore riduzione dei costi e dei tempi delle procedure diagnostiche delle popolazioni migranti nei paesi in via di sviluppo.

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