medicina e territori

Servizi sanitari nelle aree interne: il modello delle “Botteghe di Comunità”



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Le aree interne affrontano sfide legate alla distanza dai servizi essenziali. Il modello delle Botteghe della Comunità adottato nel Cilento punta a rafforzare l’assistenza sociosanitaria, migliorando l’accesso ai servizi attraverso soluzioni integrate e una rete territoriale più efficiente.

Pubblicato il 4 apr 2025

Gennaro Sosto

Dg Asl Salerno e vicepresidente vicario Federsanità

Anna Paola Voto

Direttore Ifel Campania



sanità sul territorio

Il nodo centrale della rete dei servizi territoriali, oggi, è rappresentato dalla connessione tra gli attori che compongono la comunità. Infatti, se si è presenti ma non connessi si è soli.

Il grado di connessione e il concetto di comunità

Il concetto stesso di comunità – o di community building alla base dei provvedimenti normativi come il DM 77/2022 o della Legge Delega 33 – è la costruzione di un sistema di welfare sociosanitario e socioassistenziale che si occupa della persona nella sua totalità.

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Il “grado di connessione” è quello che caratterizza la garanzia di risposta di un sistema complesso ai bisogni delle comunità che corrispondono anche al grado di partecipazione della stessa al modello di welfare messo in atto. Più aumenta la connessione, tanto più i servizi vengono utilizzati in maniera appropriata e veloce.

Le sfide tecnologiche delle aree interne

Vi sono poi posti dove connettere i servizi è più complesso rispetto ai centri urbani dove la tecnologia e la rete di offerta è sicuramente favorita. Sono le aree interne del Paese dove, effettivamente, si combatte la sfida della realizzazione di un modello che vede nella casa, il proprio domicilio, il primo luogo di cura e di sviluppo dell’integrazione sociosanitaria. Seppur dal punto di vista tecnologico il gap sia difficile da ridurre, dal punto di vista della comunità è sicuramente più facile integrare le attività delle Istituzioni e del volontariato rispetto agli obiettivi comuni della socialità e del vivere comune.

La necessità di una programmazione socio-sanitaria per la vivibilità delle aree interne

Partendo quindi dalle loro specificità, da considerarsi come risorsa e non come svantaggio, si dovrà valorizzare il ruolo delle aree interne come territori con uno specifico grado di potenzialità rispetto alle politiche di sviluppo economico e coesione sociale. Una vera, grande e inequivocabile questione che deve veder impegnata la politica nella programmazione socio-sanitaria affinché si realizzino modelli che garantiscano l’equità della salute e una migliore vivibilità per i cittadini, ricostruendo, laddove occorra invece potenziando, i sistemi di sanità di prossimità, utili a garantire i livelli di assistenza di base in territori dove lo spopolamento e la desertificazione la fanno da padrona.

Le aree interne del Paese, infatti, segnano uno spopolamento che in termini percentuali è più del doppio rispetto alla media nazionale (- 2% per l’Italia, – 5 % per le aree interne). Il dato ancor più allarmante è per quelli che Istat classifica come territori periferici: questi, negli ultimi 10 anni hanno fatto registrare un calo del – 7.7% della popolazione residente, declino demografico ancor più accentuato nelle aree interne, montane e nei piccoli comuni.

Territori con marcate difficoltà demografiche, orografiche e di accesso ai servizi dove Livelli essenziali di assistenza (LEA) e Livelli essenziali delle prestazioni (LEP) faticano ad essere garantiti per ragioni storiche e di volumi prestazionali, che però resistono stoicamente nella loro funzione policentrica e con un diffuso patrimonio storico-territoriale. Paesi dove le relazioni sociali, i valori condivisi, oltre che le norme di cooperazione tra i cittadini spesso over65 rafforzano la definizione di obiettivi di sviluppo locale e comune.

Si tratta di terreno fertile per la connessione, un vero e proprio campo di prova per proposte e sperimentazioni condivise tra Comuni, Medicina di Base, Farmacie dei Servizi, ASL e Terzo Settore tali da superare il concetto di aree svantaggiate geograficamente, economicamente e socialmente a favore di una nuova visione di servizi connessi.

La salute come driver di programmazione

La salute è dunque il driver indispensabile per la programmazione, tale da impostare proposte programmatorie di servizi sociosanitari e assistenziali, favorite dal protagonismo amministrativo-gestionale delle piccole Amministrazioni.

Le dinamiche dell’invecchiamento e l’evoluzione dei bisogni di salute dati dalla inesorabile quanto crescente frequenza di patologie croniche sono fenomeni che riguardano direttamente questi territori con forte spopolamento e che richiedono, soprattutto nelle aree interne, un ripensamento dei servizi sociosanitari sempre più orientati verso la presa in cura della persona.

Sanità nelle aree interne: le sperimentazioni di Asl e Comuni

Negli ultimi anni sono tante sono le sperimentazioni che vedono coinvolte le Aziende Sanitarie e i Comuni nella realizzazione di un percorso di assistenza e cura per i cittadini delle Aree Interne. Sperimentazioni che si realizzano con risorse “spot” e con la condivisione di forti energie non strutturali che fanno leva sul sentimento di appartenenza e sulla voglia di resistere.

Il tratto innovativo e moderno si ritrova anche nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale, che insieme alla tecnologia diffusa dovrebbe essere il volano dello sviluppo di proposte innovative e realizzabili.

Il modello delle Botteghe della Comunità nel Cilento interno

In questo senso, nell’Azienda Sanitaria Locale della provincia di Salerno si è pensato e realizzato un modello sperimentale, la Bottega della Comunità, integrando il DM/77 nella rete territoriale di assistenza delle Case e degli Ospedali di Comunità, per portare i servizi sanitari e socio-sanitari nelle aree del Cilento interno.

Un nuovo tassello che “connette” e rafforza la costruzione di un modello organizzativo, che sistematizza le energie del territorio e abbina diverse fonti di finanziamento.

Come già evidenziato, metà dell’Italia oggi è area interna: un Comune su due dove vive un quarto della popolazione nazionale (13,6 milioni di persone) è a una rilevante distanza dai principali “centri di offerta di servizi”.

Il modello delle Botteghe della Comunità è per questo una sperimentazione gestionale unica nel suo genere che ha attivato le energie di tanti partner istituzionali e privati, oltre al volontariato, che hanno rafforzato la struttura del framework. Lavoriamo anche sulla connessione tra i cittadini e dei servizi, per portare l’assistenza e la cura direttamente a casa della persona, per realizzare la completa “presa in cura” anche in territori con marcate difficoltà demografiche, orografiche e di accesso ai servizi.

Un modello pubblico sperimentale in cui gli operatori sanitari e sociosanitari, volontariato e Istituzioni locali rappresentano il collegamento fra i residenti e i Servizi all’interno di una proposta condivisa con l’Amministrazione regionale e con i Sindaci del territorio, con la ASL Salerno capofila, per combattere lo spopolamento, aumentare il grado di equità del sistema sociosanitario e contrastare le fragilità sociali.

Gli obiettivi delle Botteghe di Comunità

27 Botteghe connesse tra loro e che connettono la cittadinanza, partendo dai 216 abitanti del paese più piccolo del Cilento interno. Lo scopo è quello di potenziare i servizi di assistenza territoriale nei Comuni ricompresi nell’area interna del Cilento, con l’intento di offrire alla popolazione percorsi multidisciplinari e integrati, basati sulla collaborazione di differenti figure specialistiche che, integrandosi, possano offrire alla persona un percorso di salute duraturo e ben collaudato. A questa nuova sperimentazione di servizi sul territorio hanno partecipato e partecipano tanti partner istituzionali (Federsanità, Regione Campania, Agenas, ANCI, Università, SNAI, Servizio Civile Universale, City Competent, Ambiti Territoriali Sociali, Comunità Montane ed Ente Parco).

Nell’integrazione delle risorse e delle progettualità, è poi entrata nell’ecosistema delle Botteghe della Comunità anche la Misura 1.7.2 del PNRR, calata dalla ASL Salerno sulle aree interne, e che prevede lo sviluppo di una “rete dei servizi di facilitazione digitale”, con l’obiettivo di incrementare la percentuale di popolazione in possesso di competenze digitali di base così da contribuire al raggiungimento dell’obiettivo del 70% della popolazione in possesso delle competenze di base.

Inaugurati i primi a gennaio scorso, saranno complessivamente circa 40 quelli attivati su tutto il territorio con l’obiettivo di promuovere l’inclusione digitale e sviluppare competenze di base indispensabili per il lavoro, la crescita personale e la cittadinanza attiva.

Cosa avviane nei punti di facilitazione digitali

Ma cosa avviane nei punti di facilitazione digitali? I cittadini vengono aiutati ad utilizzare il servizi digitali resi disponibili dalla Regione tramite l’accesso al Portale Salute del Cittadino: Spid, Fascicolo Sanitario elettronico, Scelta e revoca del medico, CUP prenotazioni on line, pagamento ticket sanitari, ecc. Il servizio non si limita ai cittadini meno esperti con la tecnologia – i cosiddetti “non nativi digitali” – ma si rivolge anche al personale dell’ASL, fornendo formazione e assistenza per migliorare l’efficienza interna e l’accesso ai servizi regionali.

Il ruolo dei ruolo dei facilitatori digitali

I facilitatori digitali rientrano nel più ampio progetto nazionale PNRR, attraverso cui la Regione Campania ha stipulato con IFEL Campania un accordo interistituzionale per l’attuazione della Misura, conferendo alla Fondazione IFEL Campania il ruolo di soggetto sub-attuatore. L’ASL Salerno, partner per la realizzazione, ha inteso rafforzare la connessione dei cittadini delle aree interne attraverso un appropriato uso della tecnologia. I facilitatori digitali contribuiscono infatti ad animare la Botteghe, insieme agli altri attori del volontariato come i city competent, e contribuiscono ad accrescere il livello di preparazione e sviluppare maggiori competenze digitali da parte dei cittadini delle aree interne, in modo che possano raggiungere il livello di base definito secondo il modello europeo DigComp.

Un un approccio consapevole alla realtà digitale

Il fine ultimo è quello di consentire un approccio consapevole alla realtà digitale e all’equa fruizione dei servizi online offerti dalle amministrazioni pubbliche, e più nello specifico dai servizi sanitari digitali della ASL Salerno e del portale regionale SINFONIA.

Direttamente dalla Bottega, i cittadini vengono accompagnati e formati al progressivo utilizzo autonomo e consapevole di internet e delle tecnologie digitali dei principali servizi digitali pubblici, compresi quelli relativi all’identità digitale, al cambio medico, al CUP, fino alla telemedicina e al Fascicolo Sanitario Elettronico.

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