Anitec-Assinform ha pubblicato un report sul mercato dell’Ict e sulle tecnologie emergenti in sanità, da cui emerge che il settore ha archiviato il 2023 registrando 2,2 miliardi di euro in volume, con un incremento previsto fino a 2,3 miliardi di euro quest’anno, per poi superare quota 2,8 miliardi di euro nel 2026.
Soltanto il cloud supera la soglia dei 200 milioni di euro e le soluzioni di intelligenza artificiale (AI) mettono a segno una crescita del 35% in un anno.
“La sanità è un settore data intensive e con un altissimo livello di ricerca e sviluppo”, commenta Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform, “per questo motivo la frontiera tecnologica si sposta ogni giorno più avanti”. Ecco le priorità e le innovazioni nella sanità digitale italiana delineate nel whitepaper dell’associazione, intitolato “Una visione di futuro per la sanità digitale”.
Le tecnologie emergenti nella sanità digitale
La trasformazione digitale della sanità scommette sulla telemedicina che il 72% delle strutture sanitarie considera priorità. Altro pilastro sono le cartelle cliniche elettroniche (CCE) la cui introduzione o ampliamento rappresenta un obiettivo per il 60%.
Invece l’80% delle regioni si sta focalizzando sulla data strategy, con priorità in ambito integrazione dei dati e strategie più avanzate.
“È molto positivo”, sottolinea Marco Gay, “che ben l’80% delle regioni siano impegnate nell’integrazione dei dati sanitari e data strategy. È con questi dati che si apre una nuova era per la sanità, quella di gestione amministrativa e servizi clinico-assistenziali data-driven“.
“Nel nostro paper”, prosegue Marco Gay, “abbiamo dato un’attenzione speciale a Clinical Decision Support Systems e Personal Digital Twin, ma chiaramente il ventaglio di soluzioni emergenti è molto ampio e va dall’AI al quantum computing”.
Infatti, in occasione dell’evento “Innovazione digitale e salute. Le proposte dell’industria Ict per una sanità digitale inclusiva”, le aziende, fra cui Engineering, Ibm, Oracle, Exprivia, Kelyon, Reply e Project Farm, hanno presentato numerosi business case che spaziano dall’innovazione in ambito terapeutico alla gestione dei sistemi informativi, fino alle tecnologie evolute come quantum computing e digital twin.
“Più in generale la sfida di oggi riguarda l’attuazione del PNRR“, avverte Marco Gay: La nostra esperienza ci mostra che alcuni ritardi nell’esecuzione progetti dovuti, per lo più, allo stato di maturità digitale delle strutture sanitarie che fanno fatica – nonostante le risorse e la massima collaborazione dell’industria ICT – a rispondere positivamente alle ambizioni giuste e auspicabili del piano”.
Gli ostacoli al piano di attuazione del PNRR in sanità
Su questo punto “vale la pena menzionare due fattori che rischiano di ostacolare la rapida esecuzione del piano per la sanità digitale. Penso alla permanenza di sistemi legacy obsoleti, poco efficienti, poco sicuri e che rallentano l’interoperabilità oppure alla limitata presenza di management adeguato ad affrontare le sfide poste dall’innovazione”, spiega il presidente di Anitec-Assinform.
“In questo momento non possiamo limitare, ma ciò non significa che non dobbiamo
rimanere vigili sugli effetti che ritardi o allocazioni non ottimali possono avere sul mercato, sulle imprese e – non da ultimo – sulla fiducia a investire”, mette in guardia Marco Gay.
Anche per questo, “invece di limitare il dibattito esclusivamente alla rendicontazione, ci
pare più utile rafforzare il dialogo con l’industria e continuare a lavorare con un orizzonte che vada oltre al 2026 – e quindi affronti anche le sfide del domani – per far sì che la sanità italiana diventi realmente digitale“.
Le proposte per una sanità inclusiva
Le aziende Ict ritengono che la trasformazione digitale della sanità italiana potrebbe fare leva su una strategia nazionale, puntando sul potenziamento delle competenze digitali, sull’evoluzione tecnologica, sull’agevolazione dei finanziamenti, su progressi nell’interoperabilità dei dati e maggiore chiarezza e trasparenza in ambito privacy.
“Nella nostra visione, evidenzia Marco Gay, “il digitale è un potenziale fattore di inclusività in sanità, perché riduce il peso delle distanze“.
Per accorciare le distanze la risposta è la telemedicina. “Il primo esempio da fare, in questo senso”, continua Marco Gay, “riguarda infatti la telemedicina, che incide sui divari logistici e di localizzazione o sui tempi di attesa, con effetti positivi sulla qualità della vita di persone affette da cronicità o con condizioni di mobilità ridotte”.
Anche il completamento del Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, “con la piena interoperabilità dei dati sanitari tra regione e regione, contribuirà a ridurre le distanze e
migliorare l’accesso ai servizi sanitari. La dematerializzazione del dato sanitario e la sua accessibilità per il paziente e per qualsiasi medico curante consentiranno una gestione più efficiente e integrata delle informazioni mediche, migliorando la continuità delle cure e agevolando la collaborazione tra professionisti sanitari”, sottolinea Marco Gay.
Conclusioni
Per rendere la sanità digitale più efficiente bisogna scommettere sull’inclusività, rispondendo alle problematiche di carenza di personale e divari fra regioni. “Digitale ‘inclusivo’ in sanità, vuol dire, infine, anche migliorare la capacità dei medici e
dei professionisti della salute di poter svolgere la propria attività di cura e di
prevenzione“, spiega Marco Gay, “sono infatti tante le aree svantaggiate in Italia che già oggi soffrono per la carenza di personale. Con le soluzioni sviluppate dall’industria ICT, possiamo rendere più veloce, capillare e accessibile il lavoro clinico e più efficiente quello amministrativo così da creare un valore profondo e tangibile per l’intera collettività”.
Tuttavia, non bastano la telemedicina e le tecnologie per rendere la sanità digitale e inclusiva. “Abbiamo bisogno di scalare sugli eccellenti progetti già realizzati”, conclude Marco Gay: “Serve più collaborazione pubblico privato e una politica di ampio respiro. Noi abbiamo proposto delle linee guida per una strategia di sanità digitale, puntiamo su: rafforzamento delle competenze digitali, per professionisti e cittadini; ammodernamento tecnologico e facilitazione dell’accesso ai finanziamenti, miglioramento dell’interoperabilità dei dati e, da ultimo, chiarimenti sulla
disciplina della privacy“.