sanità digitale

Telechirurgia, le operazioni “a distanza” saranno la norma? Ostacoli e prospettive

L’ipotesi che la telechirurgia possa diventare una prassi comune nel prossimo futuro non è al momento così remota: la tecnologia fa passi da gigante e i vantaggi per medici e pazienti sono molti. Ma ci sono ancora delle barriere da superare

Pubblicato il 01 Set 2021

Francesco Calimeri

Università della Calabria

Aldo Marzullo

Università della Calabria

chirurghi

Telechirurgia, prossima frontiera. Ridurre al minimo i traumi post-operatori è uno degli obiettivi primari che hanno caratterizzato il progresso medico degli ultimi secoli. Tale avanzamento, ha portato allo sviluppo di tecniche mini invasive che oramai costituiscono lo standard per diverse procedure chirurgiche, in particolare urologiche, addominali e ginecologiche. Negli ultimi anni, i sistemi robotici sono diventati parte essenziale di questo processo. Migliore precisione nel controllo degli strumenti, ospedalizzazioni più brevi e procedure più sicure sono solo alcuni dei vantaggi apportati da questi sistemi, che oramai costituiscono una pratica sempre più frequente per le sale operatorie di tutto il mondo.

Così i robot aiutano i chirurghi a operare meglio: progressi e prospettive della tecnologia

I robot in questione non sono autonomi. Tipicamente, il chirurgo ne controlla completamente i movimenti attraverso una console, eseguendo dei gesti che vengono riflessi dagli strumenti di alta precisione posti sulla macchina e inseriti all’interno del paziente tramite piccole incisioni. Il chirurgo controlla anche l’endoscopio montato su un ulteriore braccio robotico e che permette di acquisire immagini in alta qualità dell’interno del paziente.

La console è posta nella sala operatoria, dove risiede anche il robot. Qui nasce una delle nuove sfide in questo settore: aumentare la distanza fra il chirurgo e il robot, consentendo così diagnosi e controllo da remoto, con la partecipazione in diretta di specialisti operanti da diverse zone del mondo e superando o mitigando così i problemi dovuti alla necessità di spostamento delle persone.

Telechirurgia, i principali ostacoli

Le barriere che si frappongono fra la tecnologia corrente e il raggiungimento degli obiettivi indicati sono molteplici. Da un lato, occorre una connessione stabile, ultraveloce e in grado di trasportare grandi quantità di dati. Oltre alle immagini in alta qualità catturate dall’endoscopio, che necessitano di essere monitorate costantemente e senza ritardi, al fine di prevenire complicazioni nell’intervento, è necessario inoltre inviare tutti i dati relativi al controllo dei bracci robotici, che devono essere quanto più precisi possibili per riflettere al meglio i minuziosi comandi inviati dal chirurgo. Dall’altro lato, è necessario investigare soluzioni economiche, ergonomiche e poco ingombranti, da mettere a disposizione del chirurgo operante dalla postazione remota, in sostituzione della classica console.

Le possibili soluzioni

La tecnologia attuale sta facendo passi da gigante in questo senso. I moderni sistemi di trasferimento dati (come, ad esempio, la tecnologia 5G) sono già in grado di gestire il carico richiesto. Per citare uno degli ultimi esempi, qualche mese fa è avvenuto con successo il primo intervento europeo di telementoring in cardiochirurgia robotica all’Humanitas Gavazzeni, dove due equipe italiane e francesi hanno collaborato in diretta per la riuscita dello stesso. Diverse soluzioni sono in fase di sperimentazione per quanto riguarda un apparato alternativo alla tradizionale console di controllo. Un recente sistema sviluppato dal Politecnico di Milano, in collaborazione con l’Università della Calabria, ha investigato la possibilità di utilizzare un sistema commerciale composto da un visore 3D e due joystick per il controllo del famoso robot “Da Vinci” che oggi è già in uso negli ospedali di tutto il mondo.

Quali sono le implicazioni pratica di questa tecnologia

Uno dei principali vantaggi è sicuramente un onere minore per il paziente. Un sistema di telechirurgia perfettamente funzionante consentirebbe di rendere praticamente inutili gli spostamenti verso centri specializzati, consentendo ai pazienti di accedere a prestazioni specialistiche allo stato dell’arte riducendo significativamente i costi e generando risparmi in termini economici, energetici e sociali, oltre che abbattendo l’impatto ambientale. Questa ambizione diventa ancora più significativa se proiettata in contesti più estremi o futuristici, come missioni in territori non facilmente raggiungibili (territori impervi, zone colpite da catastrofi naturali) o lontani milioni di km (si pensi ad esempio alle missioni spaziali). D’altro canto, è utile anche citare un vantaggio dal punto di vista del chirurgo, il quale otterrebbe gli stessi vantaggi in termini di spostamento, guadagnando la possibilità di seguire i propri pazienti con la stessa, se non maggiore, costanza e attenzione.

Conclusioni

L’ipotesi che la telechirurgia possa diventare una prassi comune nel prossimo futuro non è al momento così remota. L’obiettivo è intrigante sia dal punto di vista della ricerca che dal punto di vista dello sviluppo, e offre ampio spazio per l’investigazione di soluzioni sempre più innovative ed efficaci. Non a caso, sono previsti 9 miliardi di euro dalla bozza del Recovery Plan da investire nel comparto Salute con una esplicita menzione alla sanità digitale e sulla telemedicina, in particolare.

Fonti:

Lanfranco, A. R., Castellanos, A. E., Desai, J. P., & Meyers, W. C. (2004). Robotic surgery: a current perspective. Annals of surgery, 239(1), 14.

Mendez, I., Hill, R., Clarke, D., Kolyvas, G., & Walling, S. (2005). Robotic long-distance telementoring in neurosurgery. Neurosurgery, 56(3), 434-440.

Gomez Ruiz, M., Lainez Escribano, M., Cagigas Fernandez, C., Cristobal Poch, L., & Santarrufina Martinez, S. (2020). Robotic surgery for colorectal cancer. Annals of Gastroenterological Surgery, 4(6), 646-651.

Mohan, A., Wara, U. U., Shaikh, M. T. A., Rahman, R. M., & Zaidi, Z. A. (2021). Telesurgery and Robotics: An Improved and Efficient Era. Cureus, 13(3).

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