Il lockdown imposto dall’emergenza sanitaria ha posto grandissime sfide al Sistema Sanitario Nazionale: basti pensare che in circa tre mesi sono stati sospesi 12,5 milioni di esami diagnostici, 20,4 milioni di analisi del sangue, 13,9 visite specialistiche e oltre un milione di ricoveri programmati; inoltre, a causa delle nuove norme anti-assembramento, il recupero delle liste di attesa si è ulteriormente rallentato, nonostante le operazioni straordinarie messe in atto dalle Regioni, moltissime delle quali chiamano in causa proprio soluzioni di telemedicina, come la televisita.
Ma il lockdown ha generato anche nuove opportunità. Ha spinto l’intero Paese a porre nuovamente attenzione sull’argomento telemedicina, già introdotta dal Ministero della Sanità nelle linee di indirizzo nazionali del 2014, ma che di fatto ha mostrato alcuni segnali concreti solamente durante la lotta al Covid-19, con iniziative a supporto di medici e pazienti, nella maggior parte dei casi nate dalle start up di digital health.
Telemedicina, regole omogenee per visite e diagnosi via web
A far decollare ufficialmente l’era della Sanità Digitale potrebbe essere il documento elaborato di recente dalla Commissione salute delle Regioni e le Provincie Autonome di Trento e Bolzano (ora in revisione da parte dell’Ordine dei Medici), con il quale viene presentato tutto quello che si può fare con la telemedicina a livello di visite specialistiche ambulatoriali a distanza.
Lo scopo è quello di stabilire delle regole omogenee a livello nazionale per potenziare le visite e le diagnosi via web, e in questo modo smaltire il problema delle liste di attesa, oltre che, naturalmente, garantire la salute e la sicurezza di tutti i cittadini anche da remoto.
I servizi innovativi di telemedicina regolamentati nelle nuove linee guida Stato-Regioni riguardano soprattutto l’uso della Televisita, ed in particolare, parliamo di:
- prestazioni ambulatoriali erogabili attraverso un collegamento audio/video in tempo reale (ed eventuale cargiver), suggerite dal medico in tutte quelle situazioni dove un primo contatto col paziente di persona c’è già stato. Tali condizioni riguardano, ad esempio, soggetti inseriti in percorsi di follow up da patologia nota, oppure di aggiustamento del piano terapeutico, ma anche per la prescrizione e il commento di esami diagnostici;
- ma anche di monitoraggio da remoto di alcuni parametri vitali, in modo da tenere sotto controllo i pazienti classificati a rischio o già affetti da patologie, e ridurre l’insorgenza di possibili complicazioni.
Ai sensi della normativa vigente, la televisita può essere considerata una prestazione sanitaria a tutti gli effetti se garantisce gli stessi requisiti di quella erogata in presenza, presso strutture sanitarie. Ovviamente, se ne esclude l’applicabilità ai casi acuti e di urgenza, e in tutti i casi in cui non può essere considerata sostitutiva.
Viene da sé che l’attivazione di un servizio come la televisita – come proposto dalla Commissione salute Stato-Regioni – richiede l’adesione preventiva del paziente, al fine di confermare la sua disponibilità ad un contatto telematico con lo specialista, nel rispetto delle normative vigenti in materia di privacy e sicurezza.
Tale adesione deve essere preceduta da una adeguata e puntuale informativa che deve consentire al paziente di conoscere:
- in cosa consiste la prestazione, qual è il suo obiettivo e i suoi vantaggi, oltre che gli eventuali rischi;
- come verrà gestita e mantenuta l’informazione e chi avrà accesso ai suoi dati personali e clinici;
- quali strutture e professionisti saranno coinvolti, i loro compiti e responsabilità;
- il titolare del trattamento dei dati personali e i diritti dell’assistito.
Nel documento, poi, non viene tralasciata nemmeno l’importanza della tele-cooperazione tra i professionisti sanitari, regolamentando anche l’assistenza fornita da un medico o da un operatore sanitario a un collega mentre compie un atto sanitario.
La telemedicina che sta cambiando il SSN
L’accelerazione verso la digitalizzazione dei servizi a supporto di cittadini e imprese è storia recente in Italia. Infatti, le norme di distanziamento sociale adottate a seguito della pandemia hanno spinto medici e pazienti a utilizzare maggiormente i canali digitali e, proprio in tale contesto, Paginemediche – piattaforma di salute digitale – ha erogato servizi di telemedicina a supporto della classe medica per contrastare la pandemia da coronavirus (oltre 200.000 pazienti gestiti).
Paginemediche ha avviato una serie di progetti pilota a livello regionale per supportare il SSN nell’utlizzo di strumenti di telemedicina, focalizzati su:
- Medici di famiglia per televisita e telemonitaraggio su propri assistiti;
- Medici specialisti ambulatoriali e ospedalieri per televisite specialistiche;
- Medici USCA e specialisti per tele-cooperazione con medico di medina generale.
Responsabilità professionale a garanzia della prestazione telematica
Anche alle attività sanitarie in telemedicina si applicano tutte le norme legislative e deontologiche proprie delle professioni sanitarie, tenendo conto non solo della corretta gestione delle limitazioni dovute alla distanza fisica ma soprattutto del rispetto delle norme sul trattamento dei dati.
Infatti resta la responsabilità del medico per la valutazione della prestazione erogata a distanza che, nel caso di insufficienza dei risultati, programmerà i dovuti approfondimenti.
Il digitale e gli strumenti di telemedicina sono un potenziamento del rapporto medico paziente e quindi possono dare un grande slancio alle pratiche clinico assistenziali a distanza anche per il SSN.
Questo è quello che serve all’Italia per la costruzione di un sistema di cure predittivo, partecipativo e maggiormente incentrato sul paziente.