Dopo le prime settimane in cui tutti gli sforzi sono stati concentrati nella prevenzione del contagio e nella cura dei pazienti covid, è adesso sempre più rilevante la necessità di assicurare l’assistenza ai pazienti ordinari, che hanno subito la sospensione delle attività ambulatoriali e continueranno ad incontrare difficoltà per le misure di contingentamento e di precauzione definite nella “Fase-2”.
Come anche formalizzato dalle recenti delibere di alcune Regioni (Toscana, Veneto e Lombardia) la strategia per venire incontro a questa esigenza può solo essere trovata nell’adozione di soluzioni di telemedicina che permettano di seguire a distanza i pazienti specialmente se fragili, cronici ed affetti da patologie di lunga durata.
Nell’ “Instant Report COVID-19 n. 8” pubblicato dall’ALTEMS il 21 maggio, sono state censite quasi 140 soluzioni di telemedicina, avviate dalla singole aziende a partire dall’inizio di marzo, oltre i due terzi delle quali dedicate all’assistenza dei pazienti “non covid”
Circa tre quarti delle soluzioni implementate per i pazienti “non covid” si basano sull’utilizzo del telefono o di piattaforme di comunicazione disponibili sul web.
A prescindere dalla fondamentale esigenza di integrazione, sia nei confronti dei sistemi informatici che delle molte e diverse cartelle cliniche esistenti, va infatti considerato che l’impianto e l’utilizzo sicuro di un qualsiasi sistema informatico nell’ambito del processo clinico-organizzativo richiede in ogni caso tempi, impegni (e costi) non trascurabili, non solo per il processo di acquisizione, ma anche -soprattutto- nella fase implementativa dal punto di vista organizzativo e tecnico e della formazione.
Come usare in modo sicuro le piattaforme libere e diffuse
La strategia migliore per dare risposte rapide, funzionali ed economiche si può senz’altro identificare nell’utilizzo di strumenti di uso comune, gratuiti, già disponibili e già conosciuti anche dai pazienti.
È necessario però che l’utilizzo di questi strumenti sia strutturata in un quadro organico all’interno dell’azienda che permetta:
- l’integrazione nei processi clinico-assistenziali esistenti, senza richiedere variazioni organizzative;
- l’utilizzo dei sistemi informatici esistenti e già in uso, senza determinare ulteriori frammentazioni dei dati necessari alla cura del paziente, fra archivi e cloud distinti, proprietari e non connessi
- la protezione dei dati personali secondo quanto previsto dal GDPR, sia sotto il profilo tecnologico che organizzativo;
- la registrazione e la tracciabilità delle attività effettuate, sia nell’ottica della sicurezza del paziente che della rendicontazione amministrativa.
Con questo obiettivo, un team multidisciplinare organizzato dal “Laboratorio sui sistemi informativi sanitari” dell’ALTEMS , ha progettato una metodologia secondo cui le singole aziende possano, anche autonomamente, definire “manuali operativi” dettagliati ed usabili (non generiche linee guida) per l’implementazione di soluzioni di telemedicina nell’ambito dei processi clinico-assistenziali all’interno della loro struttura. La metodologia è riassumibile in tre passi principali:
- Analisi del processo clinico-organizzativo usuale, basato sull’erogazione delle prestazioni in presenza.
- Definizione dello stesso processo gestendo l’interazione con il paziente con strumenti telematici di uso comune che presentino le necessarie garanzie di sicurezza, dettagliando le modalità d’uso, le eventuali criticità e le relative soluzioni
- Definizione degli adempimenti necessari ai fini della rispondenza, dal punto di vista organizzativo e tecnologico, a quanto prescritto dal Regolamento UE 2016/619 (GDPR).
Seguendo questa metodologia, nell’ambito di collaborazioni volontarie con varie aziende sanitarie, è stato definito un insieme di manuali, con una struttura comune, come evidenziato in figura.
Conformemente allo spirito di collaborazione, di pubblicità dei risultati e di indipendenza da fornitori, i manuali sono liberamente disponibili sul sito dati-sanita.it.
L’esperienza sul campo
Dalla seconda metà di aprile, le varie aziende hanno iniziato ad erogare prestazioni secondo le procedure definite nei manuali, anche a seguito di formali delibere, come da parte della ASL di Foggia.
Nell’ambito della collaborazione, viene anche condotto uno studio finalizzato a valutare e misurare con criteri scientifici la validità e l’efficacia dei protocolli definiti, nei diversi setting assistenziali, nelle diverse patologie e nei diversi contesti organizzativi, anche nell’ottica di possibili specializzazioni e/o evoluzioni verso l’utilizzo di altri strumenti tecnologici.
A questo scopo, per ogni prestazione erogata, tutti i partecipanti raccolgono un insieme di indicatori, ovviamente anonimi relativamente al paziente.
I grafici nel seguito evidenziano le risultanze di 774 prestazioni erogate in telemedicina da parte di vari centri sul territorio della ASL di Foggia, per le televisite e le telesedute di sostegno psicologico a pazienti oncologici, per la teleassistenza domiciliare anche nella medicazione di ulcere e piaghe, per l’erogazione di prestazioni nell’ambito del servizio di neuropsichiatria infantile.
Le comunicazioni con i pazienti si sono basate in massima parte su collegamenti telefonici in aree non urbane. Anche in questo contesto, la qualità della interazione è stata valutata “bassa” solo nel 2% dei casi.
Grazie alle prestazioni della Neuropsichiatria infantile, e dell’Assistenza domiciliare, l’età dei pazienti è molto diversificata, da meno di 10 anni, ad oltre gli 80. Tutti hanno espresso il loro gradimento per la prestazione erogata in telemedicina, in massima parte dichiarato come “molto elevato”, con percentuali inferiori nell’ambito della assistenza domiciliare, ragionevolmente dovute condizioni più fragili ed alla maggiore età dei pazienti, spesso assistiti da un badante.
Per valutare anche l’applicabilità dell’interazione a distanza con la piattaforma selezionata, i professionisti sanitari, per ogni prestazione erogata, hanno anche indicato la “difficoltà di interazione” riscontrata. Per l’età dei pazienti e per la natura stessa delle prestazioni, le maggiori criticità si riscontrano ragionevolmente nelle sedute di logopedia, di psicomotricità e di educazione.
*Co-autori, partecipanti al gruppo di lavoro
Albacenzina Borelli, Antonello Bellomo, Ilaria Pizzolorusso – Dipartimento di salute mentale ASL Foggia
Francesca Colafelice, Filomena Lavanga – Servizio ADI Distretto 60 ASL Foggia
Massimo Lombardi, Lucia Moraca – Centro di orientamento oncologico San Severo – ASL Foggia
Sergio Pillon – AO San Camillo-Forlanini, CNR-ICAR
Silvia Stefanelli – Studio legale Stefanelli & Stefanelli