Il periodo pandemico di cui il mondo è stato e continua a essere vittima, ha visto e vede, come costante “protagonista”, l’innovazione tecnologica, portatrice di risoluzioni nel comparto sanitario mondiale mediante il progressivo sviluppo della telemedicina.
Evoluzione questa da cui anche l’Africa si è beneficiata; in modo particolarmente significativo, date le sue caratteristiche.
Se la pandemia è leva per l’innovazione: il caso dell’Africa
Covid-19 e il riscatto della telemedicina
Prima della pandemia (in Africa come nel resto del mondo), la telemedicina sarebbe apparsa una modalità operativa oltre che impersonale quasi impossibile, ma ad oggi le opinioni sono del tutto diverse, soprattutto per i cambiamenti infausti derivanti dal Covid-19. I numerosi scandali riguardanti l’ICT e l’utilizzo di internet nel continente (la censura di Internet, la divulgazione non autorizzata di informazioni personali per scopi politici e la mancanza di leggi sufficienti sulla protezione dei dati) hanno segnato notevolmente le realtà africane, ma l’avvento del Covid-19 ha costretto a ripensare i vari paradigmi.
I vari lockdown e le quarantene obbligatorie vissute hanno creato la necessità di rendere al pubblico servizi sanitari accessibili anche a distanza, problematica questa che ha trovato pronta risoluzione nella telemedicina.
Un rapporto del 2020 di Lancet ha definito l’Africa subsahariana il “nuovo terreno fertile per la salute digitale globale”. La telemedicina, inoltre, da molti è stata considerata come la chiave vincente per attuare una riduzione dell’onere (schiacciante) dei sistemi sanitari africani.
L’emergenza della telemedicina in Africa
Nonostante la telemedicina esista da ben prima del Covid-19, l’utilizzo della stessa risultava essere particolarmente problematico (soprattutto per l’Africa) in ragione delle limitazioni concernenti la pronta reperibilità e accessibilità dei servizi sanitari. La principale problematicità del sistema sanitario africano, durante l’attuale periodo pandemico, è l’indisponibilità degli operatori sanitari coinvolti in via prioritaria nella lotta crescente dei casi di Coronavirus. Per avere un quadro della realtà pandemica vissuta dall’Africa, 31 dei 54 paesi africani hanno un rapporto medico-paziente di circa 1: 10.000 rispetto al rapporto favorevole nei paesi sviluppati come la Germania (1: 417) e l’Italia (1: 270).
Il livello dei contagi, che appare inferiore a quello di altre regioni del mondo, ma comunque sensibilmente elevato (a febbraio 2021 si calcolavano 100.000 morti e 3,7 milioni di contagiati – fonte John Hopkins University), impedisce alle persone sane di recarsi in ospedali e cliniche (gremite di contagiati), onde non contrarre il virus. All’inizio dell’epidemia, alcuni paesi africani come Mali, Botswana, Uganda, Senegal, Sud Africa e Ghana hanno consigliato ai propri cittadini di cercare assistenza medica online piuttosto che consulti fisici, incoraggiando così l’uso del servizio di telemedicina.
La sanità occupa un posto significativo nella performance di un’economia, attraverso la protezione del capitale umano. “Il vuoto sanitario” già esistente, con l’avvento del Coronavirus doveva essere colmato, e con urgenza. Da qui l’emergere di piattaforme di telemedicina in Africa.
Storicamente, il primo utilizzo della telemedicina è stato nel 1984, con la diagnosi della sindrome di Crouzon tramite un collegamento satellitare, utilizzando la trasmissione televisiva a scansione lenta tra Swaziland e Londra. Oggi, la telemedicina è ampiamente disponibile in Africa su piattaforme come Ilara (in Kenya), OuiCare (in Camerun) e RedBird (in Ghana). Sebbene queste siano le piattaforme popolari in ogni paese africano, ci sono anche piattaforme di telemedicina più piccole che collaborano con “le principali” al fine di rendere accessibili servizi secondari, come la consegna di farmaci.
Telemedicina, com’è nata e si evolve
La telemedicina, altrimenti nota come eHealth e Telehealth, è un termine coniato per la prima volta negli anni ’70 con il significato di “guarigione a distanza”. Oggi l’Organizzazione Mondiale della Sanità la definisce come:
“L’erogazione di servizi sanitari, dove la distanza è un fattore critico, da parte di tutti gli operatori sanitari che utilizzano tecnologie dell’informazione e della comunicazione per lo scambio di informazioni valide per la diagnosi, il trattamento e la prevenzione di malattie e lesioni, ricerca e valutazione e per la formazione continua dei fornitori di assistenza sanitaria, tutto nell’interesse del progresso della salute degli individui e delle loro comunità”.
La telemedicina, in passato, veniva utilizzata quasi esclusivamente dai servizi militari e spaziali. Prima dell’avvento del nemico comune (COVID 19), scarsa era la propensione della comunità mondiale a cercare un’assistenza medica in via telematica mediante l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione o della comunicazione (ICT).
L’evoluzione della telemedicina ha posto il seguente quesito.
In che modo il medico potrebbe condurre un esame completo e fornire una diagnosi corretta senza alcun contatto personale con il paziente visitandolo solo attraverso l’utilizzo di internet?
Evoluzione della telemedicina in Africa
La telemedicina funziona in modo diverso rispetto al passato. Oggi è molto semplice consultare un medico tramite una videochiamata sulla piattaforma online di telemedicina, ottenere una diagnosi e ricevere in breve tempo una ricetta medica. I servizi di telemedicina in Africa possono essere forniti anche tramite telefonate e messaggi di testo. Esistono diverse opzioni per soddisfare le esigenze sanitarie di diversi clienti con l’unico requisito che i pazienti abbiano accesso a un tablet, un computer o semplicemente uno smartphone. La sua semplicità è sorprendente e ha protetto diversi africani dall’esposizione al Coronavirus. Soprattutto, fa risparmiare sui costi di spostamento, sul tempo trascorso in fila e rafforza ulteriormente il capitale umano africano.
La censura di Internet in Africa: come, dove e perché è praticata
Inoltre, la telemedicina non è limitata dai confini geografici. Un ottimo esempio è la diagnosi di patologie rilevanti in Egitto attraverso un progetto di teleconsulto inter-ospedaliero avviato nel 2002 tra l’Ospedale Italiano Umberto I del Cairo e l’ARNAS-Ospedale Civico di Palermo, Italia. Questa collaborazione consiste nel considerare sia le immagini biomediche che i segnali per un servizio di “una seconda opinione”, sia in tempo reale sia in modalità off-line. Un altro esempio è il progetto di telemedicina dell’Ospedale di Ngozi in Burundi, finanziato dalla Regione Veneto e dall’Università di Verona. Insieme, valutano la raccolta e l’analisi, la progettazione, l’implementazione e la distribuzione di un prototipo finalizzato a fornire ai medici locali dell’Ospedale di Ngozi le “seconde opinioni” di esperti dell’Università di Verona sull’interpretazione dei segnali ECG, ecografie e immagini radiografiche.
Con ciò, un vantaggio “imprevisto” della telemedicina è stato quello di decostruire i miti riguardanti la salute mentale. Mentre la salute mentale è vista infatti come un argomento tabù, i servizi di telemedicina hanno reso più facile cercare servizi di terapia e consulenza durante la pandemia (che purtroppo ha condotto anche a un aumento delle malattie mentali). Hauwa Ojeifo, fondatrice della piattaforma incentrata sulla salute mentale, She Writes Woman, ha affermato che il traffico verso la sua helpline è aumentato di oltre il 60% da quando la pandemia ha iniziato a colpire i paesi africani e l’80% delle richieste riguardava come affrontare l’incertezza, la paura e l’ansia.
I governi africani hanno iniziato a vedere l’importanza di avere modelli di business della telemedicina e sembrano lavorare per rendere i servizi più accessibili anche a coloro che vivono nelle aree rurali. L’intento è quello di aumentare la connettività dei servizi Internet in Africa, in modo da consentire agli operatori sanitari di telemedicina di raggiungere un “mercato non sfruttato” della loro realtà. Società private come Facebook stanno contribuendo ulteriormente a questo obiettivo creando una rete Internet sottomarina via cavo in Africa in collaborazione con partner di telecomunicazioni come MTN e Orange. Il costo per le consultazioni virtuali è attualmente accessibile solo per gli africani di classe media e alta, i costi variano tra 6 e 26 dollari per sessione in Nigeria.
Un nuovo paradigma per il futuro
Anche con l’allentamento delle misure di blocco africane, è probabile che la popolazione sia riluttante a cercare servizi medici ordinari negli ospedali a meno che non sia strettamente necessario, soprattutto in virtù della presenza di fattori abilitanti come maggiore innovazione tecnologica, maggiore partecipazione dei giovani alla telemedicina, sostegno della governance sotto forma di politica, investimenti esteri e migliori standard di funzionamento. La crescita della telemedicina in Africa sembra essere promettente, soprattutto con progetti dell’Africa subsahariana, come Fundamental of Modern Telemedicine for Africa (FOMTA), il progetto e-network panafricano e il Réseau en Afrique Francophone pour la Télémédecine ( ZATTERA).