Secondo le ultime indicazioni ufficiali, provenienti dalla Circolare ministeriale del 21 luglio, a firma del Direttore Generale della prevenzione sanitaria, Giovanni Rezza, i guariti dal Covid-19 che siano stati sintomatici o asintomatici possono sottoporsi a una sola dose di vaccino, con l’accortezza che la vaccinazione venga eseguita meglio se nei 6 mesi o comunque non oltre l’anno dall’avvenuta guarigione.
Trascorsi i 12 mesi chi decide di vaccinarsi deve sottoporsi a un ciclo vaccinale completo.
Green pass obbligatorio in Italia, dal 6 agosto: novità sul filo della costituzione
Il Ministero raccomanda quindi ai guariti da Covid ma “immunodepressi” (soggetti con condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici) invece “…di proseguire con la schedula vaccinale completa prevista”.
In pratica, consiglia caldamente a costoro, soggetti vulnerabili, di sottoporsi alle due dosi di vaccino.
Ma le raccomandazioni non sono finite.
Test sierologici pre-vaccino, meglio evitarli
Prima di sottoporsi alla dose di vaccino non è raccomandata l’esecuzione di test anticorpali. Di questo tenore sono le indicazioni ancora contenute nella Circolare. Si legge al fondo della stessa che sulla base delle indicazioni dell’OMS non è raccomandata “…l’esecuzione di test sierologici, volti a individuare la risposta anticorpale nei confronti del virus […] ai fini del processo decisionale vaccinale”.
Le precedenti regole
Prima della Circolare ministeriale del 21 luglio, anche per i guariti dal Covid si indicava (caldamente consigliava) la somministrazione ordinaria delle due dosi di vaccino.
Pertanto, ne conseguiva che la certificazione verde o green pass per i guariti dal Covid nei 6 mesi dal primo tampone positivo, arrivava automaticamente, grazie all’inserimento da parte del medico di base del certificato di guarigione. In alternativa, la si poteva ottenere dopo la prima somministrazione di vaccino.
Trascorsi i 180 giorni dall’acclarata infezione occorreva sottoporsi anche alla seconda dose per ottenere il green pass.
Le difficoltà a ottenere il Green Pass
Crescenti sono i dubbi tra i guariti, a maggior ragione in seguito all’annuncio dell’obbligo del green pass, attivo in Italia a tutti gli effetti di legge dal 6 agosto, per poter svolgere diversi tipi di attività, in forza del D.L. 23.07.2021 n. 150.
Ma le incertezze aumentano perché tanti tra i guariti o credono di non aver diritto al Green Pass, e altrettanti tra coloro che ne hanno fatto regolare domanda non lo stanno ricevendo per “problemi di comunicazione tra il sistema informatico del medico di base e quello regionale nonché tra il sistema regionale e quello nazionale”, perché magari in alcune regioni la dose è stata somministrata dopo i 6 mesi previsti. Con la conseguenza che la piattaforma del sistema non riconoscendo l’unica dose come l’output di un completo ciclo vaccinale, lo classifica come incompleto. Problema che riguarda, giusto per capirci, qualche migliaio di persone, riferiscono le Istituzioni interpellate.
I problemi del sistema
Come se non bastassero i dubbi e le incertezze, parrebbero registrarsi anche dei disguidi sul rilascio del Green Pass anche per chi ha fatto le due dosi vaccinali.
Si tratta di problema generalizzato, a macchia di leopardo, che vede coinvolti tutti, in più di una regione, con la previsione di non pochi problemi, specie dal 6 agosto.
Sembrerebbero non solo bug di sistema, ma anche errori nell’inserimento dei dati.
Il tutto si complica ulteriormente perché alcune regioni nell’autonomia locale che compete loro, hanno previsto disposizioni ulteriori rispetto a quelle ministeriali, prevedendo comunque una doppia dose per i guariti entro i 6 mesi.
Il Green Pass a tempo
A complicare ulteriormente, è la scadenza del Green Pass (48h, 6 o 9 mesi) a seconda delle circostanze, e se scade sono guai dal momento che in qualche modo viene limitata la libertà di movimento delle persone, le quali senza questo “lasciapassare” non potranno più fare nulla, forse nemmeno recarsi al lavoro. Ma lo vedremo più avanti.
In breve: un’esigenza burocratica unita a una questione ben più importante come quella legata alla tutela della salute, con un rischio di nuovo in crescita di infezione/ripresa della malattia, ed una copertura vaccinale sensibilmente più debole.
Conclusioni
Se le tempistiche cambieranno non si sa. Ma un dato è certo: verrebbe da dire che dall’aggiornamento delle tempistiche per l’iter vaccinale ad hoc per i guariti (sani) per una dose fino a un anno dalla guarigione da Covid-19, farebbe pensare anche a un cambiamento sui criteri per ottenere il Green Pass.
Con uno sforzo di pensiero, si potrebbe arrivare a pensare/sostenere che possa giungere anche un’estensione del certificato di guarigione da sei mesi a un anno. Ma questo è ancora tutto da dimostrare.