Esperienze internazionali, sia in Europa che negli Stati Uniti, hanno dimostrato che il modello value-based healthcare ha garantito minori perdite rispetto ai servizi ai fee-for-service oltre ad offrire migliori servizi e risultati: la diffusione di questi nuovi modelli può rappresentare una risposta ai cambiamenti portati dal contesto pandemico.
Di fondo, questo modello consente a tutti gli stakeholder (pazienti e strutture sanitarie) di raggiungere il medesimo obiettivo: migliorare gli esiti di salute nel modo più efficiente possibile.
Sanità in crisi: come migliorarla con le comunità digitali e la cultura data driven
L’impatto della pandemia sui sistemi sanitari
Negli ultimi anni il settore sanitario e i servizi annessi si sono allontanati dagli ormai sorpassati sistemi fee-for-service ed evoluti verso innovativi modelli basati su una nuova catena del valore, abilitata in maniera importante dall’utilizzo dei dati.
La pandemia ha fatto emergere con chiarezza le lacune degli attuali sistemi sanitari, spingendo l’idea che serva una trasformazione radicale nel settore della sanità. Secondo la Medical Group Management Association, negli USA a fine aprile 2020, il 97% dei medical practices ha subito un impatto finanziario negativo direttamente o indirettamente in relazione al COVID-19 (riduzione del 60% del volume di pazienti e del 55% nei ricavi).
L’emergenza sanitaria ha però reso più evidenti delle criticità già rilevate da tempo: l’aumento dei costi e un’economia stagnante, che in sanità si riflettono nella difficoltà a pianificare in modo efficace i bilanci di spesa e in possibili tagli di fondi, con conseguenze negative sulla qualità dei servizi offerti.
Un altro elemento di grande cambiamento, abilitato anch’esso dai dati, è il ruolo del paziente che evolve da periferico a centrale, dove il valore delle cure – inteso come il rapporto tra il benessere reale delle persone e i costi sostenuti sull’intero ciclo di cura – è il driver di differenziazione del futuro.
Value-based healthcare: quali sono i dati utili alla sanità
Nel modello sanitario basato sul valore trasferito in primo luogo al paziente, il dato assume un’enorme rilevanza, poiché, grazie alla sua misurazione e valutazione, si possono creare dei percorsi di cura efficienti, in grado di ridurre non solo i costi delle terapie ma anche le possibili variazioni di esiti a favore del benessere del paziente stesso.
I dati sanitari si possono raggruppare in:
- dati relativi alla storia clinica e decorso delle malattie/patologie;
- registri di annotazione cure/farmaci assunti;
- velocità di guarigione dopo interventi;
- reazione all’assunzione di antibiotici;
- parametri restituiti da dispositivi in uso al paziente.
Inoltre, il dato sanitario può essere integrato anche da dati di tipo non sanitario, come ad esempio le abitudini legate allo stile di vita, ritenuti coerenti e determinanti per le diagnosi e assistenza da parte degli operatori sanitari.
Gli interventi nella missione 6 “Salute” del PNRR
Nel contesto italiano, nello specifico, l’implementazione di questi modelli si è dovuta scontrare con ostacoli strutturali e con la scarsità di risorse.
Ostacoli che potrebbero essere superati, almeno in parte, grazie all’impulso innovatore e agli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che, attraverso la Missione 6 “Salute” (M6), prevede una modernizzazione dell’intero Sistema Sanitario Nazionale (SSN):
- favorendo la costruzione e rigenerazione delle strutture in ottica digitale ed inclusiva;
- garantendo equità di accesso alle cure;
- rafforzando la prevenzione e i servizi sul territorio;
- promuovendo la ricerca.
All’interno della M6 vi sono in particolare due interventi volti alla creazione di nuovi modelli di cura enfatizzando la raccolta e l’interoperabilità dei dati sanitari:
- l’intervento C1, 1.2 “Casa come primo luogo di cura, assistenza domiciliare e telemedicina”
- l’intervento C2 1.3.1 “Fascicolo Sanitario Elettronico”.
Come funzionano le migliori esperienze di telemedicina
La telemedicina è uno degli esempi più concreti nell’evoluzione del modello di cura verso servizi digitalizzati come il teleconsulto, televisite e telemonitoraggio. Questi servizi, se resi sistemici perseguendo gli obiettivi indirizzati dal PNRR, possono incrementare la catena del valore portando ad una maggiore efficacia nella cura del paziente e al contempo all’efficientamento di risorse e tempi.
Il primo esempio nazionale di centrale per la telemedicina è stato istituito da Aress e dal Policlinico di Bari. La struttura, anche nota come COReHealth, dà la possibilità ai pazienti di auto-gestire la malattia cronica presso il proprio domicilio, riducendo le ospedalizzazioni e le visite presso gli ambulatori.
La centrale mette a disposizione del team di cura (medici e infermieri) una piattaforma cloud per la gestione telematica dei propri pazienti offrendo servizi di teleassistenza, televisita, teleconsulto e telecooperazione sanitari: servizi digitalizzati per la presa in carico, la personalizzazione e gestione dei piani di cura.
Inoltre, tramite la distribuzione ai pazienti di un kit, formato da specifici dispositivi medici, vengono rilevati e monitorare in tempo reale i parametri più significativi. Ai pazienti viene data, inoltre, la possibilità di accedere all’applicazione COReHealth connessa a un sistema automatico per la gestione di allarmi e rendere possibile il monitoraggio di dati anche non sanitari legati al proprio stile di vita, che possono incidere particolarmente sugli esiti delle terapie.
Secondo il Direttore generale dell’Agenzia regionale strategica per la salute e il sociale (AReSS) i finanziamenti del PNRR saranno l’impulso che serve a COReHealth per aumentarne la possibilità di offrire i propri servizi a una scala più ampia di pazienti. Fino ad ora, la Centrale ha supportato principalmente malati cronici a domicilio e pazienti in RSA; adesso il prossimo traguardo è l’applicazione del sistema digitale per la presa in carico di pazienti con malattie oncologiche e malattie rare.
Il PNRR ha dato modo a molte realtà territoriali di implementare modelli di telemedicina riducendo il divario geografico. Uno tra questi è l’ASP di Ragusa, che ha messo a disposizione due applicazioni per il monitoraggio dei pazienti: la prima, denominata “CURACUORE”, per il monitoraggio di pazienti con scompenso cardiaco in grado di offrire un piano di cura personalizzato basato sui dati del paziente e i farmaci somministrati; la seconda, “MAMMARRIVO”, è rivolta alle donne incinte con lo scopo di tenersi in contatto con il personale sanitario di riferimento (ginecologo o ostetrico), che potrà monitorare, dalla prima visita al parto, l’andamento della gravidanza attraverso le informazioni inserite sulla piattaforma dalla paziente.
L’impatto sui flussi informativi digitali
Obiettivo degli investimenti del PNRR C2, 1.3.1 “Fascicolo Sanitario Elettronico” e C2, 1.3.2 “Adozione da parte delle Regioni di 4 nuovi flussi informativi nazionali” sono volte a supportare questi nuovi modelli di cura sviluppando sistemi interoperabili per una più efficace raccolta e condivisione dei dati sanitari.
Nello specifico, il primo intervento si pone l’obiettivo di stimolare l’adozione e l’utilizzo del FSE da parte dei medici di base (target fine 2025 è l’utilizzo da parte dell’85% dei medici), mentre il secondo è volto a creare quattro nuovi Sistemi Informativi Sanitari (SIS).
Congiuntamente, si crea una rete di dati e documenti utilizzabili non solo per una migliore assistenza al paziente ovunque si trovi, ma anche per efficientare la programmazione dei servizi offerti, mantenendoli in linea con i bisogni collettivi e i trend epidemiologici. Inoltre, la grandezza e la varietà della mole di informazioni recuperabili danno la possibilità di misurare e dare un valore alle cure in modo più preciso.
In Italia si sono registrate iniziativa molto innovative in questo ambito, come il Digital Information Hub di ARIA (Azienda Regionale per l’Innovazione e gli Acquisti della Regione Lombardia). Si tratta di un’unità specializzata di data governance e data analytics per assicurare la messa a disposizione dei dati (non solo sanitari), garantendone la sicurezza e la fruibilità da parte enti di ricerca, università italiane e internazionali e degli enti del sistema regionale. Il fine ultimo è di supportare la programmazione e l’indirizzo delle politiche della Regione Lombardia, migliorando il sistema degli acquisti, potenziando il sistema decisionale e ottimizzando la spesa pubblica.