Che sia per far fronte alle pandemie, al rapido invecchiamento delle popolazioni, o alle conseguenze del cambiamento climatico o dell’AMR, il coordinamento tra governi, organizzazioni internazionali, ma anche il settore privato e numerose ONG, è più che mai centrale nelle sfide sanitarie del presente e del futuro.
In vista del G7 Salute che si terrà ad Ancona dal 9 all’11 ottobre, l’Istituto per la Competitività (I-Com) ha realizzato un decalogo di proposte elaborato con società scientifiche e associazioni di pazienti per provare a far sì che da questo appuntamento internazionale così importante si esca con impegni concreti e attuabili.
Indice degli argomenti
Verso il G7 Salute: quale ruolo per l’Italia?
A seguito della recente crisi pandemica, il tema della cooperazione globale in ambito salute è tornato ad essere fondamentale nei lavori del G7, il forum intergovernativo composto da Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d’America, che quest’anno è ospitato dall’Italia.
Il calendario dei lavori
Rispetto ai G7 Salute degli ultimi anni, in cui il focus era stato quasi unicamente il Covid, il calendario dei lavori di questa edizione prevede una prospettiva più ampia, incentrata sulle nuove tendenze e le nuove priorità della salute del presente e dei prossimi anni. Tra i vari appuntamenti organizzati nel corso dell’anno si sono tenuti diversi incontri preparatori tra dicasteri, per arrivare al summit tra i Ministri della Salute dei sette paesi ad Ancona con alcune direttrici di lavoro. Tra questi, di particolare rilevanza è stata la Prima Riunione dei Ministri della Salute dei Paesi G7, tenutasi il 28 febbraio, dalla quale è scaturita la prima dichiarazione congiunta dei Ministri in vista dell’appuntamento di ottobre, e nella quale sono state stilate alcune tematiche prioritarie, evidenziandone le specificità ma al contempo l’inevitabile interconnessione.
Le tre priorità che guideranno i lavori
In particolare, sono state individuate tre priorità che guideranno i lavori dell’appuntamento di Ancona:
- rafforzamento della prevenzione lungo tutto l’arco della vita per un invecchiamento sano e attivo;
- rafforzamento dell’architettura sanitaria globale per promuovere la preparazione e la risposta alle future pandemie;
- promozione dell’approccio One Health per la tutela della salute umana, animale e ambientale.
Priorità alla prevenzione
Come si evince dalle tre direttrici del G7 Salute Italia, centrale nei lavori di ottobre è la prevenzione, un ambito sul quale le novità degli ultimi anni hanno imposto un ragionamento più ampio di ciò che veniva identificato in passato. Nell’ambito della medicina preventiva, che non può prescindere da una programmazione life-course, è oggi necessario considerare che il profilo di rischio di ogni individuo è strettamente correlato a fattori quali l’età, il genere, il patrimonio genetico, lo stile di vita e l’ambiente fisico e sociale all’interno del quale vive.
Un fondamentale compito della prevenzione nella sua accezione più ampia è quindi, come specificato dall’OMS, anche quello di ripristinare l’equità in termini di determinanti dei fattori di rischio, che a loro volta porterebbero a una maggiore equità nei livelli di salute individuali. Lo scopo della prevenzione in campo globale è difatti da una parte quello di formulare strategie di intervento rivolte a gruppi specifici di individui particolarmente esposti a determinati fattori di rischio o inclini a comportamenti pericolosi per la loro salute, e dall’altra quello di cogliere le potenzialità di campagne internazionali per l’eradicazione di mali e rischi vecchi e nuovi. In tal senso, come dimostra la storia delle campagne sanitarie globali ultimi decenni, oltre che la letteratura scientifica, la prevenzione rappresenta lo strumento più efficace nella redistribuzione di salute e di longevità, oltre che in termini di sostenibilità finanziaria dei vari sistemi di salute pubblica.
L’importanza di uno sforzo globale per la sanità
L’importanza di uno sforzo globale per la sanità non è infatti una novità, e sono numerosi gli esempi nella storia recente in cui tali interventi hanno dimostrato un’efficacia che mai sarebbe stata raggiungibile con interventi limitati a singoli stati, facendo risparmiare vite e ingenti fondi che sarebbe altrimenti stati spesi in cure e crisi sanitarie.
Tra questi, le campagne vaccinali contro la polio e il vaiolo, o la campagna globale Global Fund per sostenere il contrasto all’AIDS, alla tubercolosi e alla malaria, o l’Alleanza GAVI per i vaccini, e, più di recente, la campagna coordinata dall’OMS per far fronte alla pandemia da Covid-19. Nonostante alcuni perduranti limiti nella loro azione, questi progetti hanno infatti consentito negli anni di ampliare l’accesso alla salute a livello globale, rafforzando trasversalmente le condizioni di benessere fisico e psicologico, accelerando i processi di transizione dei cosiddetti paesi a basso e medio reddito, favorendo investimenti, e mettendo a sistema contributi finanziari e priorità sanitarie globali. Tutti elementi, questi ultimi, che dovrebbero generare ottimismo circa le possibilità che potrebbero scaturire da un rinnovato ed effettivo coordinamento internazionale intorno ad alcune sfide centrali per il futuro del pianeta e in discussione ad Ancona.
Un decalogo di proposte per passare all’azione
Dall’analisi e dalla comprensione di questi aspetti, è nato negli ultimi mesi un tavolo di lavoro promosso da I-Com con sette tra società scientifiche e associazioni di pazienti con l’obiettivo di individuare priorità e linee guida da portare all’attenzione del G7 (aderiscono, in ordine alfabetico, Amici Obesi, Cittadinanzattiva, Diabete Italia, Italia Longeva, Società Italiana di Pediatria – SIP, Società Italiana di Terapia Antinfettiva – SITA, Società Italiana di Igiene – SItI).
È infatti condivisa l’esigenza che da questo G7 Salute, tenuto in patria e incentrato su temi così cruciali, siano colte tutte le potenzialità e che vi seguano azioni, nazionali ma soprattutto internazionali, dalla rapida ed efficace concretizzazione.
Un rinnovato impegno nel campo dell’immunizzazione delle popolazioni
In particolare, si rilancia l’esigenza di un rinnovato impegno nel campo dell’immunizzazione delle popolazioni, una delle storiche sfide dell’OMS e che, come citato nei precedenti paragrafi, nei decenni ha portato ad alcune delle maggiori conquiste sanitarie a livello globale salvando milioni di vite ogni anno, aiutando le persone di tutte le età a vivere più a lungo e in modo più sano, e contribuendo a rendere l’azione e l’organizzazione dei sistemi sanitari più sostenibile ed efficiente.
Grazie all’avanzamento scientifico e innovativo, l’immunizzazione ci consente infatti di poter prevenire già oggi più di 20 malattie letali, evitando così – secondo i dati dell’OMS – da 3,5 a 5 milioni di morti ogni anno per mali come difterite, tetano, pertosse e morbillo. Inoltre, i vaccini hanno svolto, e svolgono tutt’ora, un ruolo fondamentale nel contenere e contrastare le cicliche influenze, ma anche le infezioni da herpes zoster negli adulti e le malattie pneumococciche e meningococciche nei bambini, e recentemente anche da virus RSV grazie agli anticorpi monoclonali.
Numerosi sono i vantaggi che l’immunizzazione comporta anche nella prevenzione nell’ambito dell’antimicrobico resistenza (AMR). La possibilità di intervenire alla radice della causa dell’AMR, contrastando la nascita e lo sviluppo di tali agenti patogeni resistenti, può infatti essere fortemente rilevante per questa che è considerata la principale piaga del presente, con oltre 35.000 decessi per registrati nella sola UE ogni anno, di cui circa un terzo in Italia, con previsioni di raggiungere 10 milioni di decessi l’anno a livello mondiale entro il 2050.
È davanti a tali evidenze che si sottolinea l’esigenza di un intervento internazionale, nonché dei singoli Stati, che argini il grave rallentamento nei tassi di vaccinazione che si sta registrando in tutto il mondo, in particolare per quel che riguarda la vaccinazione degli adulti. Quest’ultima, ancora poco considerata tanto dalla popolazione quanto in alcuni casi anche dagli operatori medici, è difatti fondamentale e imprescindibile davanti alle tendenze demografiche e in un’ottica di prevenzione lungo tutto l’arco della vita.
Digitalizzazione e raccolta di dati sanitari al servizio delle campagne di prevenzione
In un’ottica di garantire sempre più accessibilità alla prevenzione, sarebbe di considerevole importanza riattivare le piattaforme e i modelli di raccolta e governance dei dati già adottati per la campagna di vaccinazione Covid-19, estendendone l’utilizzo anche ad altre campagne vaccinali e al monitoraggio dell’erogazione di servizi essenziali e di altre campagne di prevenzione, quali gli screening. Tali piattaforme digitali si erano infatti dimostrate estremamente efficaci non solo per monitorare contagi e somministrazioni, ma anche per gestire i processi di prenotazioni e per favorire accountability, trasparenza e fiducia nei confronti della popolazione – un aspetto sempre più urgente data la perdurante presenza di fenomeni come la “diffidenza vaccinale” e la “stanchezza vaccinale”.
Auspicabile sarebbe prevedere, tramite tali piattaforme, anche sistemi di avviso e di “promemoria” per l’effettuazione di richiami lungo tutto il corso della vita – un modello che, secondo vari studi, migliorare i tassi di immunizzazione sia nei bambini che negli adulti (circa il 5-20%) e contribuisce a diminuire i tassi di mancata presentazione e mancata disdetta agli appuntamenti. La fornitura di dati aggiornati e resi interoperabili anche con il FSE e i nuovi strumenti digitali in sanità, sarebbe anche un sostegno agli Stati nei processi di policy making in materia di immunizzazione, fornendo basi ed evidenze empiriche e mappature in tempo reale dei bisogni e delle esigenze.
Vaccini, rilanciare le campagne di sensibilizzazione
Questi alcuni dei punti prioritari consegnati alle istituzioni in forma di Decalogo realizzato da I-Com e sottoscritto dalle sette associazioni di pazienti e società scientifiche.
Tra le 10 raccomandazioni si insiste anche sulla necessità di rilanciare le campagne di sensibilizzazione ma soprattutto di coinvolgimento della popolazione circa l’importanza di uno sforzo collettivo e diffuso nel campo dell’immunizzazione, nonché di aggiornamenti formativi per gli operatori del settore, i quali devono essere messi nelle condizioni non solo di conoscere le varie soluzioni vaccinali, ma anche di sapere quali tecnologie rispondono meglio alle specifiche di ciascun paziente.
Rafforzare anche le catene produttive e di approvvigionamento
Se la comunità internazionale intende favorire una sempre maggiore copertura vaccinale, appare infatti evidente la necessità di rafforzare anche le catene produttive e di approvvigionamento tanto dei vaccini già diffusi, al fine di renderli realmente accessibili, quanto dei vaccini in via di sviluppo. Il fine di questi investimenti, fondamentali tanto in termini sanitari quanto per la sostenibilità dei sistemi di salute pubblica, non sarebbe “solo” il miglioramento delle soluzioni già esistenti, ma anche lo sviluppo di nuove forme di immunizzazione come i vaccini m-RNA e DNA, gli anticorpi monoclonali di nuova generazione e di soluzioni di frontiera per contrastare alcuni dei mali più impattanti quali i tumori, la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson, l’asma allergico, l’HIV e l’AIDS e persino il diabete.
Incrementare i fondi destinati alla prevenzione
Al contempo, si sottolinea la necessità di incrementare i fondi destinati alla prevenzione, oggi gravemente insufficienti e ancora intesi come costi e non come investimenti (ignorando il grandissimo valore che, invece, hanno in chiave di ritorno – secondo l’OMS $7 per ogni dollaro investito). Gli ultimi dati del Ministero della Salute evidenziano, ad esempio, che in Italia solo circa il 5% del Fondo Sanitario Nazionale (FSN) è destinato alla prevenzione, un valore che equivale allo 0,63% del PIL (contro lo 0,65% medio UE). Un primo segnale di un cambio di passo potrebbe quindi essere un annuncio già in questo G7 sull’intenzione di destinare alla prevenzione l’1% di ciascuno dei PIL delle sette nazioni e, per quel che riguarda più da vicino l’Italia, l’innalzamento al 6% dei fondi FSN destinati alla stessa. In quest’ottica, particolarmente urgenti sono gli investimenti che consentirebbero di cogliere a pieno le potenzialità dei servizi digitali in questi campi, nonché le opportunità che potrebbero scaturire anche in ambito preventivo da raccolte dati aggiornate e interoperabili.