i casi

Scuola nel covid: storie di resilienza dalla comunità educante

Anche se, nel mondo, a causa dell’emergenza sanitaria, metà degli studenti non ha più potuto sedersi tra i banchi a seguire le lezioni, la scuola non si è fermata. Le testimonianze arrivate dalla comunità educante mettono in luce esperienze positive e criticità di quanti hanno usato il digitale come strumento di connessioni

Pubblicato il 27 Lug 2020

Mirta Michilli

direttrice generale della Fondazione Mondo Digitale

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Seppur con poche risorse a disposizione e competenze inadeguate, nessuno nel mondo della scuola è rimasto immobile ad aspettare la fine dell’emergenza sanitaria e del lockdown.

A dare la spinta e la forza ai tanti insegnanti che, in poco tempo, si sono messi in moto per non fermare la didattica è stata la consapevolezza dell’importanza del ruolo ricoperto dalla scuola. Un luogo senza confini fatto di condivisione, confronto ed emozioni, che mette al centro i rapporti umani per contribuire allo sviluppo e alla crescita individuale e comunitaria. Non solo garantire il proseguimento dell’offerta formativa ma impedire alle relazioni e al senso di appartenenza alla stessa comunità di essere indeboliti, resi più fragili.

Gli strumenti digitali in soccorso alla scuola

Sono stati gli strumenti digitali, in un momento difficile come questo, a venire in nostro soccorso, a permetterci di rimanere vicini, seppure distanti, e di ripetere con convinzione che #andràtuttobene, come ci ha rassicurato l’hashtag virale sui social. E così, nei mesi del lockdown, l’impegno nell’uso delle nuove tecnologie è stato davvero forte. La trasformazione digitale della didattica, le competenze necessarie per renderla possibile e l’implementazione di nuovi ambienti digitali per le scuole hanno avuto una forte accelerazione.

Con l’intento di rimanere accanto agli insegnati in difficoltà la Fondazione Mondo Digitale ha attivato sistemi di apprendimento a distanza, webinar e appuntamenti in Rete che sono parte di un ampio canale di formazione. Da sempre crediamo nel diritto allo studio nonostante tutto, per questo ci occupiamo anche di formazione a distanza e in situazioni di emergenza. Mettiamo a disposizione dell’intera comunità educante la nostra esperienza offrendo corsi risorse online, uno sportello digitale di supporto, accessibile anche con i canali di messaggistica, e un blog per condividere informazioni, storie, idee per la scuola a distanza e la famiglia in smart working. Racconti di insegnanti e dirigenti scolastici che si impegnano per non lasciare indietro nessuno.

Le testimonianze dalla comunità educante

Sono numerose le testimonianze che ci sono arrivate dalla comunità educante, storie che mettono in luce esperienze positive e criticità di quanti hanno usato il digitale come strumento di connessione. Catia Santini, animatrice digitale dell’IIS Giordano Bruno di Torino, ha contribuito a dare vita a protocollo e linee guide di didattica online in pochissimo tempo. Un’avventura coraggiosa che ha permesso alla scuola di superare i muri delle aule chiuse. Gli istituti coinvolti sono stati sei e gli insegnanti che hanno svolto attività di supporto alla formazione ben 192. Attraverso appuntamenti online, Catia ha proposto soluzioni pratiche per fare scuola in emergenza, dalle strategie per contenere la dispersione alle estensioni solidali di giga per navigare. Anche lei animatrice digitale, Simona Michelon insegna all’Istituto Superiore Carlo Dell’Acqua di Legnano: non solo ha spostato online l’offerta formativa, ma ha anche ideato un progetto per trasformare l’emergenza sanitaria in un’opportunità di crescita. In pochi giorni sono passati dalla paura delle tecnologie al primo vademecum della scuola, fino all’iniziativa Digital Virus, per tenere impegnati gli studenti a casa.

Anche per il progetto OpenSpace, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, ci sono giunte le testimonianze dei principali attori. La dirigente dell’Istituto comprensivo Sperone-Pertini di Palermo, Antonella Di Bartolo, ha spiegato come scuole meno tecnologiche e con pochi strumenti digitali a disposizione abbiamo comunque colto l’opportunità di percorrere nuove strade. Siamo nei quartieri Sperone e Brancaccio, qui non tutti gli alunni dispongono di uguali dispositivi e possibilità di connessione. Non lasciare indietro qualcuno è stato praticamente impossibile. A combattere la sfida cruciale di una scuola a distanza inclusiva e di qualità sono state quindi anche le numerose figure che fanno rete sul territorio, come Eleonora Scrivo e Silvana Lodico, entrambe focal point per OpenSpace nelle periferie di Reggio Calabria e Palermo.

Ci hanno confessato che è in momenti di difficoltà come questo che emerge l’enorme valore della scuola come presidio di comunità, spesso l’unico nei contesti più fragili. Portare la scuola online, però, non è stato un processo immediato e dal successo scontato. Non tutte le famiglie hanno a disposizione più di un device e sono in molte a non possedere neppure un computer e una connessione. Così il percorso educativo ha incontrato ostacoli ed è diventato faticoso, soprattutto quando ha coinvolto studenti con bisogni speciali o socialmente più svantaggiati. Spesso è avvenuta una sorta di “selezione innaturale” a cui si è contrapposta inaspettatamente la resilienza di alcuni genitori che, con la loro capacità di reagire e adeguarsi, sono riusciti a smussare le criticità.

Le scuole che vanno dritte al cuore

E poi ci sono le storie che colpiscono dritto al cuore, quelle dei più giovani, maker e formatori del nostro team che condividono con la collettività le proprie competenze. Filippo, Gaia, Cristian e Carlos, per esempio, hanno ideato “Momento”, per coinvolgere giovani innovatori in una challenge a sostegno delle aziende che rappresentano il made in Italy. Samuele, invece, è un appassionato programmatore di 22 anni che ha lanciato “Quarantine Game Jam”, una competizione da remoto per sviluppare un videogioco scacciapaura da coronavirus. Marco, con l’associazione Ambrosia, ha risposto alla call for makers del Fab Lab Brescia e ha realizzato connettori stampati in 3D per trasformare le maschere da snorkeling in respiratori di emergenza per i malati. Davide, 24 anni, campione di robotica e studente di intelligenza artificiale, realizza e distribuisce gratuitamente mascherine protettive stampate in 3D dotate di filtri sostituibili. Nomi che hanno un volto e storie per noi che li conosciamo. Ma sono certa che in giro per il mondo ce ne sono molti altri che stanno aiutando la propria comunità, con e senza strumenti digitali.

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