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Didattica digitale integrata (DDI), come farla bene

Presidi e genitori sono molto preoccupati a fronte del rischio contagi nelle scuole, a cui il Governo sta rispondendo con didattica a distanza e regole per isolamento, quarantena. La soluzione che stiamo sottovalutando è una buona didattica digitale integrata

Pubblicato il 10 Gen 2022

Mauro Ozenda

consulente informatico

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La didattica digitale integrata può salvare la scuola, anche in caso di covid-19.

L’anno scolastico 2021-2022 è iniziato già con la preoccupazione circa le possibili conseguenze derivanti dall’aumento dei casi di covid in Italia. All’interno della scuola tutto il personale, con la regia e il coordinamento dei dirigenti scolastici, ha fatto l’impossibile per cercare di mantenere sicuro il luogo nel quale i nostri ragazzi frequentano le lezioni. Oggi però, al rientro dalle vacanze natalizie, i numeri in crescita dei casi positivi in Italia non consentono di fatto un rientro a scuola sereno e gestibile in sicurezza, così come si è invece riuscito a fare nei primi mesi di attività.

In Francia le lezioni sono riprese il 3 gennaio e le autorità scolastiche sono già alle prese con una marea di classi in quarantena, docenti positivi e alunni contagiati. In Italia questo potrebbe essere evitato prendendosi il tempo necessario per riuscire ad organizzarsi al meglio, per reagire nel migliore dei modi. Sarebbe necessario essere proattivi per ripartire nel migliore dei modi possibili, evitando che la curva dei contagi cresca a tal punto da impedire di fatto di tornare in presenza in tempi accettabili.

Scenario attuale prima del rientro dalle vacanze natalizie

Questa di autore sconosciuto è concesso in licenza da CC BY-NC-ND

Recentemente, un folto gruppo di dirigenti scolastici ha lanciato un appello al Governo chiedendo a gran voce, il posticipo di due settimane della riapertura delle scuole (l’elenco dei firmatari può essere visualizzato al seguente indirizzo clicca qui).

La motivazione di questa richiesta è dettata dall’elevato numero dei contagi di questi ultimi giorni e dunque come forma di prevenzione, onde evitare una chiusura gestita in malo modo e magari con una durata maggiore. L’aumento dei contagi dovuti alla variante Omicron e l’incremento di assenze tra il personale della scuola preoccupano fortemente molti dirigenti scolastici, i quali temono di non riuscire a gestire una situazione che pare fortemente compromessa. A conferma di questo, la considerazione fatta da Alberto Villani, responsabile del reparto di Pediatria dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma: “Dal punto di vista sanitario mi complimento con il mondo della scuola e a chi ci lavora. Grazie alla dedizione e all’impegno, la scuola resta un luogo sicuro, perché a scuola si rispettano le regole. Purtroppo, però è solo un momento della giornata la scuola e appena si esce i problemi diventano importanti“ “La Dad sicuramente è una grande risorsa ma non è equamente distribuita“, ha aggiunto Villani.“ Si approfitti della pandemia per investire nella scuola. Sono state già stanziate risorse ma ne servono molte di più. Sempre“, ha concluso il professor Villani.

Le norme su scuola, contagi, quarantena e dad

Nel decreto annunciato entrato in vigore l’8 gennaio, il governo ha approvato nuove regole per limitare i contagi all’interno delle scuole con differenze a seconda del grado di istruzione tra studenti vaccinati e non vaccinati contro il coronavirus (vedi anche: Comunicato Stampa MIUR del 05.01.2022).

  • Nelle scuole per l’infanzia e negli asili nido la sospensione dell’attività didattica inizierà al primo caso di contagio e durerà 10 giorni.
  • Per la scuola primaria invece, con la presenza in classe di un unico caso positivo, l’attività proseguirà in presenza ma gli altri studenti dovranno fare il giorno stesso un test antigenico rapido o molecolare che dovranno ripetere dopo 5 giorni. In presenza di due o più positivi è prevista per tutta la classe DAD per dieci giorni.
  • Per la scuola secondaria di primo e di secondo grado sono previste ulteriori differenze, a seconda che gli studenti siano o meno vaccinati. Il motivo di questa distinzione è che buona parte degli studenti nella fascia di età tra 12 e 19 anni ha già completato il ciclo primario di vaccinazione, cioè ha ricevuto due dosi di vaccino.

Il pensiero di chi lavora dentro le istituzioni scolastiche

Questa foto di autore sconosciuto è concesso in licenza da CC BY-SA-NC

Fra i vari appelli del mondo scolastico alle forze politiche, riporto quelli che mi sono parsi più giustamente motivati.

Vedi l’appello di 1500 dirigenti scolastici: “A pochi giorni dall’inizio delle lezioni dopo la pausa natalizia, durante la quale non ci siamo mai fermati, stiamo assistendo con preoccupazione crescente all’escalation di assenze. Abbiamo personale sospeso perché non in regola con la vaccinazione obbligatoria e, ogni giorno di più, personale positivo al Covid, che non potrà prestare servizio e nemmeno potrà avere, nell’immediato, un sostituto”.

“Si parla di numeri altissimi, mai visti prima. Ci rendiamo conto che sottovalutare la prevedibile ed enorme mancanza di personale determinerà insolubili problemi. In un momento nel quale è necessaria almeno la minima sorveglianza delle classi (per non parlare della didattica, che risulterà in molti casi interrotta), non sapremo, privi di personale, come accogliere e vigilare su bambini e ragazzi. Altrettanta preoccupazione grava sulle probabili assenze del personale ATA. Ci troveremo nell’impossibilità di aprire i piccoli plessi e garantire la sicurezza e la vigilanza”.

Decisamente apprezzabile il parere di una docente di un istituto comprensivo lombardo, animatrice digitale, maestra Sabrina Righetti:

“Personalmente, ritengo la scuola in presenza insostituibile soprattutto per i bambini più piccoli, infanzia e primaria, ma anche per i ragazzi più grandi. Io, insegnante di scuola primaria, non rinuncerei mai a stare in mezzo ai miei alunni, alla relazione con loro. Nell’attuale situazione, però, vedo nell’utilizzo della Dad al rientro dalle vacanze uno strumento necessario e una opportunità da utilizzare. La situazione è in peggioramento, il numero di contagi sta diventando molto elevato e la salvaguardia della salute è prioritaria. In questo momento, il rientro in presenza sarebbe costellato di assenti, non solo tra gli alunni ma anche tra docenti e personale ATA e c’è ancora caos su tamponi e modalità di azione. Il rientro in presenza renderebbe quindi la gestione degli istituti molto difficoltosa e il “servizio” a rischio. Pensiamo anche solo ai trasporti, che già hanno dichiarato la presenza di meno corse poiché sotto organico visto il contagio dei dipendenti. Proprio per questi principali motivi sarebbero necessarie, secondo me, una/due settimane di Dad, un periodo limitato, intanto che si normalizza la situazione, intanto che si continuano le vaccinazioni, intanto che si familiarizza con la nuova normativa…per poi tornare con più tranquillità (e lo speriamo tutti!) alla didattica in presenza.”

Didattica Digitale Integrata: quale la situazione, suggerimenti

Questa foto di autore sconosciuto è concesso in licenza da CC BY-NC-ND.

Mai, come dall’inizio di questa pandemia, ci siamo resi conto della rilevanza e importanza che riveste internet, il Web, come supporto della vita di ciascuno di noi, nel quotidiano. Grazie all’interconnessione mediante piattaforme configurate per svolgere formazione a distanza attualmente in essere (ricordiamo fra le principali Google G-Suite for Workspace Education, Microsoft Office 365 Education) la scuola ha potuto tamponare e gestire una situazione d’emergenza vera e propria evitando interruzioni che avrebbero avuto la naturale conseguenza di dover ripetere l’anno scolastico. Il sistema didattico tradizionale, dunque, ha dovuto integrarsi in qualche modo alle enormi potenzialità che il sistema digitale ha messo e mette a disposizione del sistema scolastico. Grazie alla possibilità di fare didattica a distanza, io stesso nel mio piccolo, ho avuto modo di toccarne con mano gli enormi benefici. Mi è Capitato di incontrare classi in cui alcuni ragazzi erano ammalati oppure assenti in quanto positivi e si riusciva a gestire benissimo l’incontro collegati in videoconferenza con i ragazzi a casa che venivano comunque chiamati a interagire via Meet su LIM come se fossero di fatto presenti.

I problemi emersi durante il periodo di DDI (Didattica Digitale Integrata) lo scorso anno scolastico sono principalmente dovuti agli scarsi investimenti sul digitale fatti in questi ultimi anni da parte del Governo, ma non solo.

Di seguito alcuni suggerimenti per consentire a ciascuna realtà scolastica di arrivare realmente a ottenere una didattica digitale integrata realmente efficace e performante:

  • lavorare per ridurre al massimo il digital divide tecnologico, in particolare:
    • facendo in modo di fornire in comodato d’uso un device opportunamente configurato ai ragazzi appartenenti a famiglie disagiate (molti ragazzi ancora oggi si collegano con smartphone anziché un tablet o ancor meglio laptop per poter operare al meglio nella didattica a distanza).
    • arrivando con la banda larga laddove ancora nelle zone svantaggiate in Italia non arriva.
    • raggiungere un allineamento nazionale di conoscenze basiche sul digitale (alfabetizzazione digitale) su tutto il corpo docente e personale ata.
    • predisporre un piano concreto che permetta a ogni scuola di essere realmente conforme alle misure minime di sicurezza previste dal rgdp (regolamento generale per la protezione dei dati) per evitare che durante le attività in remoto o in presenza tramite i dispositivi a disposizione (personali o in dotazione presso la scuola) qualcuno posso entrarne in possesso abusivamente facendone poi magari in futuro un utilizzo improprio. da questo punto di vista il governo dovrebbe concedere maggiori risorse in modo che, oltre alla figura del dpo, sia presente una persona che specificatamente si occupi di cybersecurity e gestione della console di amministrazione piattaforma/e utilizzate (referente tecnico interno oppure in outsourcing).
    • programmare a cadenza annuale un aggiornamento formativo costante rivolto a docenti/genitori e ragazzi circa l’educazione alla cittadinanza digitale che inglobi anche temi fondamentali quali cybersecurity e tutela della privacy, generando quella consapevolezza digitale che ancora oggi manca in gran parte dei cittadini onlife.
    • prevedere un team digitale all’interno di ciascuna realtà scolastica con insegnanti maggiormente competenti e disponibili sul tema del digitale per pianificare/programmare le attività in piena sinergia con la dirigenza. fra i compiti del team quello di rivedere a cadenza annuale in sinergia con la figura del rdp (responsabile protezione dati) i regolamenti/policy riguardanti il sistema informativo scolastico.
    • vista la reale situazione attuale su tutto il territorio nazionale, una decisione saggia e di buon senso da parte del presidente del consiglio e del suo staff sarebbe quella di concedere due settimane di tempo al management scolastico per verificare il da farsi e potersi riorganizzare al meglio per una riapertura in presenza maggiormente sicura e rispettosa della salute di tutti, in primis degli/lle studenti/studentesse.

Alcuni suggerimenti per consentire un utilizzo maggiormente sicuro e rispettoso della privacy durante la didattica a distanza li trovate qui:

Didattica online a prova di hacker, vademecum per insegnanti e studenti

La formazione per un uso consapevole comincia a scuola

Conclusioni

Svolgo formazione da molti anni all’interno della scuola italiana su tematiche legate all’educazione digitale e posso confermare che una soluzione ibrida ddi (didattica digitale integrata, dad+presenza) è quella maggiormente efficace nel mondo scolastico attuale, se attuata nel giusto modo e con le necessarie competenze.

Le problematiche emerse durante l’utilizzo della didattica a distanza in questi due anni scolastici hanno evidenziato la mancanza di conoscenze basiche nell’ambito informatico da parte di buona parte del corpo docente e dei genitori (i quali hanno un ruolo fondamentale in particolare nell’affiancamento bambini infanzia e primaria in dad).

Laddove i dirigenti scolastici hanno deciso di investire maggiormente in questi ultimi due anni in formazione, sul personale docente e sui genitori, circa l’utilizzo delle principali piattaforme didattiche digitali, le cose cominciano a funzionare bene. va fatto uno sforzo ulteriore con investimenti da parte dello stato che non siano assegnati una tantum, bensì siano previsti e accantonati per una formazione continua e annuale.

In questo momento siamo chiamati a mettere in atto ogni strategia possibile per assicurare un processo di insegnamento-apprendimento che metta al centro il benessere psico-fisico dei nostri ragazzi ma anche il nostro (docenti/genitori).

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