scuola e digitale

Apprendimento cooperativo online: metodi e tecnologie per crescere insieme



Indirizzo copiato

Alla base delle metodologie innovative c’è la cooperazione per piccoli gruppi, che sostengono gli individui e creano interdipendenza positiva. Una panoramica sulle metodologie più efficaci e sul ruolo del digitale

Pubblicato il 10 ott 2023

Maria Cristina Bevilacqua

Ambasciatrce eTwinning. Aggiornatrice-Formatrice.Traduttrice della Padagogy Wheel



L’Oms riconosce ufficialmente la dipendenza da videogiochi: quali sono i rischi

Tutte le scuole effettuano la rilevazione dei bisogni formativi degli insegnanti, che spesso richiedono corsi di aggiornamento sulle metodologie innovative, richiesta diventata ancor più pressante a seguito dell’attuazione del Piano Scuola 4.0 che sta realizzando classi innovative e laboratori per le occupazioni del futuro negli Istituti italiani. In realtà le metodologie richieste non sono innovative di per sé, ma il loro effetto è potenziato dal digitale che riduce, quando non elimina, i vincoli del tempo e dello spazio, consentendo, ad esempio, di lavorare in gruppo anche a persone distanti.

Diamo il via, con questo articolo, ad un appuntamento periodico che cercherà di illustrare sinteticamente le metodologie che si mostrano più efficaci nel coinvolgere gli alunni, nel potenziare o scoprire talenti e disposizioni, nel colmare lacune e divari, nel rafforzare l’autostima e il senso di autoefficacia, nel costruire un senso di appartenenza al gruppo: in poche parole nel mettere veramente al centro del processo educativo l’alunno, così come dichiarato nei documenti programmatici di tutte le scuole d’Italia.

Apprendimento Cooperativo: una base comune

Ci sono diverse modalità di attuare l’apprendimento cooperativo. Questo articolo si basa, con qualche libertà, sul Learning Together di David e Robert Johnson che, nel 1975 proposero una modalità di gestione della classe utilizzabile sia per la lezione singola che per l’organizzazione dei lavori di gruppo.

Caratteristiche di questa modalità di lavoro sono l’interdipendenza positiva, che vincola i singoli al raggiungimento di uno scopo comune, l’Interazione diretta costruttiva che sviluppa un buon uso delle abilità sociali, favorendo la comunicazione, anche attraverso l’assunzione del ruolo di guida e incentivando la ricerca di strategie di soluzione costruttiva dei problemi. Grazie a questo modo condiviso di affrontare un compito, il gruppo non sostituisce l’individuo, ma lo spinge a migliorare, per un vantaggio che diventa anche collettivo. Miglioramento individuale grazie anche all’azione collettiva, costruzione di relazioni positive, condivisione del carico cognitivo sono, tra gli altri, i punti di forza dell’apprendimento cooperativo.

La maggior parte delle metodologie innovative si basa su un approccio collaborativo, prevedendo che il compito sia affrontato magari prima a coppie, poi per piccoli gruppi strutturati, in modo che, oltre alle conoscenze, gli alunni conquistino competenze di tipo relazionale, organizzativo, procedurale, digitale e metacognitivo. L’apprendimento cooperativo, dunque, come la panacea per tutte le difficoltà e i problemi che, nella pratica didattica si creano in classe? Sicuramente no, anzi. L’adozione dell’apprendimento cooperativo aiuta a scoprire cosa manca e cosa va migliorato nelle dinamiche quotidiane: se le competenze comunicative e sociali sono assenti e carenti, vanno sicuramente insegnate (e, a “piccole dosi” questa pratica può aiutare); l’eterogeneità nei gruppi, da rischio deve essere trasformata in opportunità di crescita; la presenza di situazioni conflittuali deve essere spunto per imparare a gestirli ed evitare di ignorarli; le carenze nell’impegno individuale possono essere risolte grazie all’assunzione di compiti e ruoli ben definiti, che aiutano a stabilire chi deve fare cosa e quando. In questo ultimo caso, il gruppo non è più il capo espiatorio a cui attribuire, ad esempio, il fallimento nel raggiungimento dell’obiettivo, perché le responsabilità individuali sono comunque evidenti.

Il ruolo dell’insegnante

Il ruolo dell’insegnante, in questo contesto, è sicuramente fondamentale nella preparazione del setting di aula e nella predisposizione dei materiali e delle risorse, nella definizione degli obiettivi, nell’organizzazione dei gruppi e nell’assegnazione dei ruoli, nella spiegazione chiara e accurata del compito. Il suo intervento diretto nella gestione del gruppo, inizialmente più decisivo e attento, deve poi lasciare spazio progressivamente all’autogestione organizzata da parte degli alunni, che saranno invitati anche ad intervenite nella valutazione e autovalutazione di prodotti e processi con gli strumenti più idonei, anche autoprodotti. L’introduzione in classe dell’apprendimento cooperativo, a seconda dell’età degli alunni, infatti, potrà essere progressivo e anche il peso dell’insegnante sul gruppo andrà sempre più attenuandosi, man mano che la pratica diventerà una consuetudine di lavoro per gli studenti.

Apprendimento cooperativo e lavoro di gruppo

Alcuni insegnanti sono convinti che la loro classe stia già attuando l’apprendimento cooperativo, che confondono con il lavoro di gruppo, nel quale la condivisione e la collaborazione sono minime, il lavoro è di solito un patchwork che vede assemblare lavori individuali per affiancamento o giustapposizione, senza che sia avvenuta una vera e propria interazione; la valutazione del lavoro può essere individuale o di gruppo, ma si basa principalmente sul prodotto e non sui processi; a volte può esserci uno squilibrio nella mole del lavoro assegnato, o per precisa decisione degli alunni o per l’indolenza e la scarsa volontà di alcuni di loro.

L’apprendimento cooperativo, invece, sviluppando non solo le abilità cognitive, ma anche quelle sociali, assegnando ruoli e compiti precidi e definiti, incoraggiando l’interdipendenza positiva e non la competizione, crea le premesse per un lavoro in cui l’apprendimento è potenziato dallo scambio, dall’aiuto reciproco, dal sostegno tra pari, che migliorano l’autostima e la gratificazione personale.

I ruoli nei gruppi

Compito dell’insegnante è la suddivisione della classe in piccoli gruppi – da tre a sei, ma quattro alunni per gruppo sarebbe l’ideale – e forte può essere la tentazione di mantenere gli stessi componenti per ogni compito da assegnare, se questi hanno dimostrato di lavorare in armonia, per evitare l’insorgere di conflitti che potrebbero inficiare l’efficacia del lavoro. In realtà lo squilibrio cognitivo presente in gruppi disomogenei deve essere inteso come un’opportunità di crescita ulteriore, perché portatore di una molteplicità di visioni, conoscenze, approcci, interessi che non faranno altro che arricchire tutti i componenti. Le iniziali difficoltà nelle relazioni, aiuteranno gli alunni ad affrontare e gestire i conflitti, in situazioni simili a quelle che si troveranno ad affrontare anche nella vita reale. La turnazione nei gruppi è, perciò, fondamentale, per aiutare gli alunni ad imparare a lavorare con tutti e a contribuire in tutte le situazioni.

I ruoli proposti agli alunni li aiutano a chiarire cosa aspettarsi dagli altri e cosa ci si aspetti da loro, inoltre li abituano ad un’organizzazione del lavoro precisa, non improvvisata, funzionale all’obiettivo da raggiungere e al compito da portare a termine.

Oltre a ruotare nei gruppi, gli alunni dovranno progressivamente imparare ad assumere, a turno, tutti i ruoli. Con alunni più piccoli i vari compiti verranno introdotti progressivamente, mentre con alunni più grandi si potranno proporre tutti insieme fin dall’inizio.

  • Gestione del gruppo: chi assumerà questo ruolo dovrà preoccuparsi di aspetti che potrebbero sembrare secondari, e che invece possono essere il primo passo verso la gestione dei conflitti; in particolare dovrà controllare che il tono di voce dei compagni sia comprensibile, senza disturbare gli altri gruppi, che vengano evitati i rumori, che vengano rispettati i turni di parola senza ingerenze, sovrapposizioni, eccessivo uso del tempo da parte degli stessi alunni; in pratica saranno i garanti del rispetto reciproco all’interno del team. Questo potrebbe essere il ruolo inizialmente assegnato agli alunni più deboli, perché indispensabile all’efficacia del lavoro e quindi, pur non essendo particolarmente impegnativo concettualmente, come gli altri, rinsalda l’autostima e il senso di autoefficacia.
  • Funzionamento del gruppo: il ruolo, che ha il compito di sollecitare, incoraggiare, sostenere il lavoro dei compagni, prevede la registrazione delle decisioni, per una documentazione dei processi (attività a cui i ragazzi sono di solito scarsamente abituati), il richiamo alle istruzioni e all’uso del tempo, ma anche la riesposizione, il chiarimento e la spiegazione di passaggi che potrebbero risultare difficili per qualche componente del gruppo.
  • Apprendimento: chi ha questo ruolo, ricapitola, fa il punto della situazione, chiarisce lo stato dell’arte, precisa, integra quanto discusso e verifica la comprensione da parte di compagni, rielabora quanto prodotto, approfondisce aspetti e relazioni.
  • Stimolo: potremmo definirlo l’avvocato del diavolo, la coscienza critica del gruppo, la persona che, tra le altre cose, chiede motivazioni e chiarimenti, sintetizza, verifica la comprensione ed effettua una prima valutazione del lavoro di gruppo.

Come già detto, inizialmente gli alunni verranno invitati ad assumere ruoli molto semplici, con pochi compiti, che verranno di volta in volta accresciuti, fino ad aggiungere funzioni più complesse, mano a mano che la metodologia viene utilizzata.

Spazi e strumenti

Ovviamente gli spazi e gli strumenti devono essere concepiti per agevolare il lavoro in piccoli gruppi; quindi, favorire lo scambio tra gli alunni, senza disturbare eccessivamente i compagni; consentire l’uso degli strumenti e accogliere ergonomicamente gli studenti, per evitare che posizioni scorrette distraggano dal lavoro da svolgere; devono contribuire a creare una positiva atmosfera di classe, mantenendo nello stesso tempo l’attenzione focalizzata sul compito. Gli strumenti per lo svolgimento dei lavori devono agevolare gli stessi ed essere a disposizione degli alunni, per il lavoro autonomo, anche se inizialmente la guida dell’insegnante può essere maggiore. Sicuramente l’organizzazione delle classi secondo il Piano scuola 4.0 agevolerà enormemente l’apprendimento cooperativo, se l’uso degli strumenti non diventerà il fine, invece che il mezzo, come dovrebbe essere.

Apprendimento cooperativo e strumenti digitali

Che ruolo ha il digitale nell’apprendimento cooperativo? Dovrebbe avercelo insegnato la Pandemia: il digitale annulla le distanze, ed il lavoro iniziato in classe può continuare a casa senza richiedere necessariamente di essere nella stessa stanza con i compagni. Per obiettivi di lavoro diversi, nello stesso compito cooperativo, il digitale può aiutare:

  • alla costruzione dell’identità del gruppo, grazie alle classi virtuali, alle lavagne e alle bacheche virtuali (Linoit, Padlet), che consentono di fissare le idee di un brainstorming o le tappe del percorso, alle app che aiutano ad effettuare sondaggi o chiedere pareri (Mentimeter, Tricider), a dare motivazioni o votare le idee altrui;
  • all’organizzazione e all’acquisizione delle conoscenze, con app per creare quiz e giochi (Kahoot, Panquiz, Quizziz, Learningapps, Wordwall), per organizzare le risorse (Wakelet) ed effettuare simulazioni, per visitare virtualmente luoghi ed entrare in contatto con le persone e gli artefatti (grazie alla realtà virtuale), con strumenti per valutare prodotti e processi (Rubistar) e per strutturare il lavoro da fare (Piktochart);
  • alla condivisione delle informazioni e alla comunicazione (PowerPoint, Google Slides, Canva, Genially)

Ovviamente le app indicate sono solo parziali suggerimenti, assolutamente non esaustivi, ma utili per un primo orientamento.

Conclusioni

Per concludere, l’apprendimento cooperativo, metodologia trasversale utile a tutte le discipline, è anche alla base di tutte le altre cosiddette metodologie innovative, poiché tiene conto della necessità di accogliere come ricchezza le differenze, perché aiuta ad esercitarsi all’ascolto attivo e alla turnazione di ruoli e di parola, perché sviluppa le capacità di Team Building e stimola al sostegno reciproco e alla pratica del Peer tutoring, perché, nella specificità dei singoli, armonizza il gruppo nel conseguimento di obiettivi comuni a cui tutti, secondo le proprie capacità, contribuiscono, anche grazie alla scoperta di talenti e disposizioni inattese e nascoste, scoperte grazie alle sfide che il lavoro di gruppo permette di affrontare con il sostegno degli altri.

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 3