Se c’è un’eredità positiva che nasce da questi lunghi mesi di chiusura forzata delle scuole e dal lavoro che stiamo facendo per riportare in classe studentesse e studenti, personale, docenti, è la rinnovata consapevolezza, da parte di tutto il Paese, dell’importanza cruciale della scuola.
Senza le aule aperte, senza quelle mattinate e pomeriggi fatti di scambi, confronto, apprendimento, non c’è sviluppo, non c’è crescita.
Quest’energia non va dispersa. E non la disperderemo.
L’emergenza che abbiamo affrontato e che ci ha costretto a prendere decisioni drastiche come quella, appunto, di chiudere gli istituti scolastici per salvare migliaia di vite, ci offre ora, come ogni crisi, la possibilità di fare passi in avanti, di apportare miglioramenti. E di guardare al futuro. Anche sotto un profilo decisivo per l’efficientamento della macchina amministrativa e per il miglioramento della didattica, quella transizione al digitale, sempre annunciata, ma costantemente in ritardo.
Siamo davanti a un’occasione storica. Non possiamo perderla.
Azzolina, Scuola digitale: “Non tutto è stato perfetto, ma la scuola ha reagito”
Durante le settimane di lezioni e lavoro a distanza abbiamo corso.
Siamo partiti in molti casi da zero. Avevamo scuole che erano punte avanzate, che avevano sfruttato, negli anni, risorse europee e fondi nazionali per formare il personale, per connessioni efficienti e per innovare la didattica, anche sfruttando le tecnologie. E scuole rimaste più indietro. Le abbiamo gemellate. Con tante scuole del Sud che hanno fatto lezioni e fatto da traino a Istituti del Nord. Storie di cui forse si è parlato poco, ma che dimostrano che anche nel Meridione abbiamo punte di eccellenza di cui spesso, forse, non siamo abbastanza consapevoli. Anche questa è una eredità positiva che ci portiamo dietro da questi mesi.
Nelle settimane di chiusura la didattica a distanza è partita. Il Paese non aveva mai dovuto adottarla in modo così massiccio. Normalmente è una prassi solo per chi, purtroppo, per motivi di salute, studia in una sezione ospedaliera. Abbiamo dato vita, tutti insieme, come scuola, a un grande esperimento di innovazione nazionale. Non tutto è stato perfetto, ma la scuola ha reagito e, grazie alle tecnologie, abbiamo salvato l’anno scolastico e garantito la continuità di contatto fra studenti e docenti.
Come Governo abbiamo subito preso anche una decisione che rivendico: investire per dare tablet e pc ai ragazzi e alle famiglie in difficoltà. Abbiamo stanziato oltre 180 milioni fra risorse nazionali e fondi europei del PON. Abbiamo aiutato ragazzi e genitori e agevolato investimenti che restano alle scuole: ora quei device fanno parte delle attrezzature di laboratorio e potranno essere usati anche in classe per la didattica in presenza.
La “macchina” scuola non si è mai fermata, grazie al digitale
Nemmeno la macchina amministrativa si è mai fermata. Il personale, lavorando a distanza, in smart working, ha portato avanti tutte le procedure.
Con il digitale, durante il lockdown, abbiamo garantito la mobilità degli insegnanti: nonostante qualche Cassandra che ne aveva vaticinato il fallimento, si è svolta regolarmente. Abbiamo aperto anche una funzione nuova nel sistema di trasmissione online delle domande, una funzione di ‘delega’ che ha consentito a diversi docenti di farsi sostenere nella compilazione della richiesta. Nessuno si è mosso da casa: erano mesi in cui non era possibile spostarsi. Eppure, grazie al digitale, abbiamo consentito l’invio di oltre 108 mila domande; il 55% sono state soddisfatte per spostamenti fra scuole, province, regioni. Oltre 8 mila docenti hanno potuto andare in un’altra regione e riavvicinarsi a casa. La stessa procedura è stata possibile per il personale Ata, dai collaboratori scolastici agli amministrativi. Con il digitale abbiamo garantito un diritto, quello di poter chiedere il trasferimento, come avveniva ogni anno.
E per la prima volta, quest’anno, abbiamo digitalizzato le graduatorie dei supplenti. L’ultima volta la domanda era cartacea: milioni di fogli stampati portati nelle segreterie delle scuole. Quest’anno tutti coloro che volevano iscriversi nelle liste dei supplenti, per la prima volta, hanno potuto farlo da casa. Anche qui, qualcuno aveva vaticinato il fallimento della procedura: abbiamo avuto oltre 753 mila domande. Il 39% degli accessi al sistema è avvenuto via mobile. Ora abbiamo elenchi digitali da cui chiamare gli insegnanti. Cosa vuol dire: che le chiamate saranno più efficienti e trasparenti. È una vera rivoluzione. Un’eredità che lasciamo alla scuola. E che libererà le segreterie delle scuole di tante incombenze.
Fra pochi giorni faremo le chiamate per le assunzioni in ruolo, quelle a tempo indeterminato. Vi ricordate le file negli ex Provveditorati? I docenti costretti a passare la settimana di Ferragosto in grandi stanzoni in attesa di sapere la sede di destinazione? Tutto questo finirà: digitalizziamo anche questa procedura da quest’anno. Perché un sistema più efficiente è un sistema più rispettoso dei lavoratori. E fa funzionare meglio la scuola, lasciandole più spazio per occuparsi non della burocrazia, ma di coloro che ne sono il vero centro, le studentesse e gli studenti.
Azzolina: “Formazione per oltre 240 mila insegnanti e 90 mila fra ATA e dirigenti”
Per farlo servono docenti sempre più formati. Anche sul digitale. Siamo già ripartiti con la formazione lo scorso 21 luglio. Faremo corsi per oltre 240 mila insegnanti e 90 mila fra ATA e dirigenti sulle metodologie didattiche innovative, sull’utilizzo delle tecnologie nella didattica e nella gestione delle attività amministrative.
L’Educazione alla cittadinanza digitale sarà uno dei tre pilastri, insieme allo studio della Costituzione e allo Sviluppo sostenibile della nuova Educazione Civica. A studentesse e studenti saranno dati gli strumenti per utilizzare consapevolmente e responsabilmente i nuovi mezzi di comunicazione e gli strumenti digitali affinché possano sviluppare il pensiero critico, essere sensibilizzati rispetto ai possibili rischi connessi all’uso dei social media e alla navigazione in Rete, perché siano sentinelle attive nel contrasto del linguaggio dell’odio. L’educazione alla Cittadinanza digitale riguarderà tutti, partiremo fin dalla scuola dell’infanzia.
Per loro, per le nostre studentesse e i nostri studenti. Abbiamo previsto che ogni scuola si doti, finalmente, di un Piano per la didattica digitale integrata. Perché, in caso di nuove chiusure, nessuno si trovi più impreparato. Perché il digitale non deve fare paura. Anzi, deve essere un supporto. Va vissuto con complicità, non con estraneità, come ho già avuto modo di dire in questi mesi.
E da ultimo, ma non meno importante, anzi, porteremo la banda ultralarga nelle scuole. Abbiamo raddoppiato i fondi: 400 milioni invece dei 200 milioni stanziati in passato. Ora si parte davvero.
Non sono più ammissibili ritardi. In pochi mesi abbiamo fatto uno scatto avanti importante. Non lo disperderemo. Abbiamo bisogno di una scuola innovativa ed efficiente. E la stiamo costruendo. Tutti insieme. Non ci saranno passi indietro.