Dagli ambienti accademici nordamericani arriva e si diffonde in tutto il mondo il timore per gli effetti ancora sconosciuti di ChatGPT: come contromisura, molte università stanno ristrutturando alcuni corsi e adottando misure preventive.
Le notizie sulle strette degli atenei si susseguono, da New York alla Florida, passando dalla California. La preoccupazione che il software desta nei docenti continua a salire: il timore è che gli studenti usino le straordinarie capacità elaborazione delle informazioni e scrittura del bot per svolgere le prove d’esame.
E così anche le otto università australiane più importanti (riunite in un gruppo chiamato Go8[1]) hanno stabilito che gli esami potranno essere sostenuti solo scrivendo con carta e penna.
Il parere dei docenti su ChatGPT e le contromisure
Kalley Huang, che si occupa di giovani e tecnologia per il New York Times da San Francisco, ha intervistato più di 30 professori, studenti e amministratori universitari.
Mentre valutava i saggi per il suo corso di religioni mondiali il mese scorso, Antony Aumann, professore di filosofia alla Northern Michigan University, ha raccontato di aver letto quello che, a suo dire, era “il miglior saggio del corso”. Aumann ha affrontato il suo studente per sapere se avesse scritto lui stesso il saggio e lui ha confessato di aver utilizzato ChatGPT che gli ha fornito informazioni, spiegato i concetti e ha generato idee in frasi semplici.
Da qui la decisione di Aumann di trasformare la scrittura dei saggi per i suoi corsi di questo semestre. L’idea è quella di chiedere agli studenti di scrivere le prime bozze in classe, utilizzando browser che monitorano e limitano l’attività del computer. Nelle bozze successive, gli studenti dovranno spiegare ogni revisione. Aumann prevede anche di inserire ChatGPT nelle lezioni, chiedendo agli studenti di valutare le risposte del chatbot.
Quella di Auman non è una posizione isolata, infatti negli Stati Uniti, professori universitari, presidenti di dipartimento e amministratori stanno iniziando a rivedere le aule in risposta al crescente successo di ChatGPT, provocando un cambiamento potenzialmente enorme nell’insegnamento e nell’apprendimento.
Alcuni professori stanno riprogettando interamente i loro corsi, apportando modifiche che includono più esami orali, lavoro di gruppo e valutazioni scritte a mano al posto di quelle dattiloscritte.
In ambito accademico, i college e le università sono stati riluttanti a vietare lo strumento dell’AI perché gli amministratori dubitano che la mossa sarebbe efficace e non vogliono violare la libertà accademica.
“Cerchiamo di adottare politiche generali che sostengano l’autorità del membro della facoltà di gestire una classe”, invece di prendere di mira metodi specifici di imbroglio, ha dichiarato Joe Glover, rettore dell’Università della Florida. “Questa non sarà l’ultima innovazione con cui dovremo confrontarci”.
L’adattamento delle Università alla tecnologia
In molte università, ChatGPT è salito in cima all’agenda delle preoccupazioni e delle risoluzioni da prendere. Gli amministratori stanno creando task force e organizzando discussioni a livello universitario per rispondere a questo strumento, e la maggior parte delle indicazioni riguarda l’adattamento alla tecnologia.
Alla George Washington University di Washington, D.C., alla Rutgers University di New Brunswick, N.J., e alla Appalachian State University di Boone, N.C., i professori stanno eliminando gradualmente i compiti a casa e a libro aperto, che sono diventati un metodo di valutazione dominante durante la pandemia ma che ora sembrano vulnerabili ai chatbot. Stanno invece optando per compiti in classe, documenti scritti a mano, lavori di gruppo ed esami orali.
Frederick Luis Aldama, titolare della cattedra di materie umanistiche all’Università del Texas di Austin, ha detto che intende insegnare testi più recenti o di nicchia su cui ChatGPT potrebbe avere meno informazioni.
Standard di valutazione più severi e corsa ai rilevatori antiplagio
Nel caso in cui i cambiamenti non riuscissero a prevenire il plagio, Aldama e altri professori hanno dichiarato di voler stabilire standard più severi per quanto riguarda le aspettative degli studenti e le modalità di valutazione. Per esempio, non è più sufficiente che un saggio abbia solo una tesi, un’introduzione, paragrafi di supporto e una conclusione.
La University di Buffalo nello Stato di New York e la Furman University di Greenville, South Carolina, hanno dichiarato di voler inserire una discussione sugli strumenti di AI nei corsi obbligatori che insegnano agli studenti in entrata o alle matricole concetti come l’integrità accademica. “Dobbiamo aggiungere uno scenario al riguardo, in modo che gli studenti possano vedere un esempio concreto”, ha detto Kelly Ahuna, che è il direttore del nuovo Ufficio per l’integrità accademica della State University of New York a Buffalo.
La Washington University di St. Louis e l’Università del Vermont di Burlington stanno elaborando delle revisioni alle loro politiche di integrità accademica in modo che le loro definizioni di plagio includano l’A.I. generativa.
John Dyer, vicepresidente per i servizi di iscrizione e le tecnologie didattiche del Dallas Theological Seminary, ha detto che il linguaggio del codice d’onore del suo seminario sembra “un po’ arcaico”. Ha intenzione di aggiornare la definizione di plagio per includere: “l’utilizzo di un testo scritto da un sistema di generazione come proprio (ad esempio, inserendo un prompt in uno strumento di intelligenza artificiale e utilizzando il risultato in un documento)”.
Alcuni professori e università hanno dichiarato di voler utilizzare dei rilevatori per sradicare questa attività. Il servizio di rilevamento del plagio Turnitin ha dichiarato che quest’anno incorporerà ulteriori funzioni per l’identificazione di AI, tra cui ChatGPT.
Più di 6.000 insegnanti dell’Università di Harvard, dell’Università di Yale, dell’Università di Rhode Island e di altri hanno firmato per utilizzare GPTZero[2], un programma che promette di individuare rapidamente il testo generato dall’AI, creato da ha Edward Tian, studente senior dell’Università di Princeton.
Le tre misure dell’Università della Svizzera italiana
L’Università della Svizzera italiana – USI ha adottato tre misure per prevenire possibili frodi durante gli esami, attuate mediante l’intelligenza artificiale (AI). L’USI ha quindi deciso di vietare questo strumento in tutti i lavori di valutazione, di rendere obbligatorio un corso sull’integrità accademica e di creare un gruppo di lavoro dedicato proprio al riconoscimento di eventuali frodi.
L’USI, come logico attendersi, non è l’unico ateneo svizzero che sta ragionando su come fronteggiare questo nuovo strumento basato sull’AI. L’ha confermato alla RSI anche la Conferenza dei rettori delle scuole universitarie Swiss Universities.
ChatGPT è in grado di fare di tutto, addirittura elaborati universitari, come hanno dimostrato 14 studenti di Lione, poi però scoperti. Un campanello d’allarme per gli atenei. “Ci stiamo preparando”, dice Lorenzo Cantoni, prorettore vicario USI, da tempo adottiamo dei sistemi di controllo in caso di copiature, ad esempio sistemi automatici che verificano se in una tesi sono stati copiati dei testi senza la citazione corretta”.
Ethan Mollick, professore alla Wharton School dell’Università della Pennsylvania, vede un grande potenziale come “compagno di apprendimento”. Ha raccontato di aver usato ChatGPT per aiutare a sviluppare un programma, una lezione, un compito e una griglia di valutazione per gli studenti MBA, commentando l’esito con queste parole “È questo moltiplicatore di capacità, che credo non ci sia ancora chiaro, che è assolutamente sbalorditivo”.
La situazione in Italia
Nel nostro Paese, per il momento il mondo accademico nazionale si sta interrogando, monitorando quello che sta accadendo oltre Oceano. Ricordiamoci, lo dice la normativa, che in Italia vige ancora la legge n°425 del 1925 che si applica, ad esempio, a chi copia la tesi di laurea. Si tratta di un reato che prevede la reclusione da tre mesi a un anno. Saranno pertanto necessari in tempi brevi passi da gigante su quanto potrà avvenire o è già in corso, per la scrittura di saggi o tesi. A preoccuparsi dell’onda generata dall’A.I. sembrano in questo momento essere più le scuole, che le università, che però stimolate da quelle statunitensi non tarderanno a manifestare prese di posizione.
Il parere degli studenti universitari nordamericani
Alcuni studenti considerano il valore di abbracciare gli strumenti dell’intelligenza artificiale per imparare. Lizzie Shackney, 27 anni, studentessa della facoltà di legge e della scuola di design dell’Università della Pennsylvania, ha iniziato a usare ChatGPT per fare brainstorming per i lavori e per risolvere i problemi di codifica.
Altri studenti non si fanno scrupoli, condividendo su forum come Reddit[3] di aver consegnato compiti scritti e risolti da ChatGPT – e talvolta di averlo fatto anche per altri studenti. Su TikTok, l’hashtag #chatgpt ha più di 578 milioni di visualizzazioni, con persone che condividono video dello strumento che scrive compiti e risolve problemi di codifica.
Note
- Il Gruppo degli Otto (Go8) comprende le principali università australiane ad alta intensità di ricerca: l’Università di Melbourne, l’Australian National University, l’Università di Sydney, l’Università del Queensland, l’Università dell’Australia Occidentale, l’Università di Adelaide, la Monash University e l’UNSW Sydney. ↑
- GPTZero sfrutta le stesse tecnologie utilizzate per costruire ChatGPT per rilevare l’A.I., utilizza variabili come la perplessità per rilevare il coinvolgimento dell’A.I. ↑