Ogni innovazione è sempre accompagnata da detrattori e sostenitori.
Il quadro che qui descrivo ha come obiettivo quello di individuare un percorso di riflessione, di indicare alcuni elementi di continuità e di frattura rispetto alle normative precedenti e di offrire spunti di riflessione sulle novità introdotte dall’attuale formulazione dell’insegnamento di Educazione civica (ed Educazione civica digitale) così come descritto dalla recentissima Legge 92/2019.
Ogni normativa si innesta sulle precedenti e tiene necessariamente conto delle direttrici di sviluppo e implementazione indicate a livello più generale dalle istituzioni europee.
Come spesso accade, ogni innovazione per essere resa viva necessita degli agiti e dell’impegno di tutti: dirigenti, docenti, personale ATA, studenti, famiglie, stakeholders ma anche di congrue risorse finanziarie, di ambienti di apprendimento appropriati, di opportune politiche di sostegno.
L’ora di cittadinanza digitale: che dicono le norme
La Legge 92/2019 sancisce il “ritorno” dell’Educazione Civica dal 1 settembre 2019 come materia obbligatoria, con voto in pagella, una prova d’esame e la formazione del corpo docente.
La finalità[40] è quella di educare alla cittadinanza attiva, al rispetto delle regole, all’accoglienza e all’inclusione -valori alla base di ogni democrazia- di formare cittadini responsabili e attivi e di promuovere partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità.
Contenuti dell’insegnamento da sviluppare con gradualità: conoscenza e valorizzazione dei principi della Costituzione e delle istituzioni europee, storia della bandiera, studio dell’inno nazionale, delle identità territoriali, delle regole della convivenza civile, dell’educazione stradale, dell’educazione alla legalità, dell’educazione alla Cittadinanza Digitale (a cui è dedicato: l’art.5)[41], studio degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, delle produzioni e delle eccellenze agroalimentari, dell’educazione alimentare, della promozione della salute, della sicurezza e del benessere sul lavoro, contrasto delle mafie, al bullismo e al cyberbullismo e tutela del patrimonio culturale.
In particolare, obiettivi per l’Educazione alla Cittadinanza Digitale sono:
- selezione e affidabilità di fonti, dati, informazioni e contenuti
- competenze nell’uso di tecnologie digitali e varie forme di comunicazione
- utilizzo servizi digitali pubblici e privati
- partecipazione e cittadinanza attiva
- netiquette (regole di comportamento nel mondo digitale)
- strategie di comunicazione
- rispetto delle diversità
- gestione e protezione di dati personali e della propria identità digitale (conoscenza di normative e tutele)
- benessere psicofisico, individuazione di dipendenze o abusi (cyber bullismo- bullismo)[42]
L’insegnamento dell’Educazione Civica è trasversale ed è affidato, in contitolarità, a docenti dell’area storico-geografica nelle scuole primarie e secondarie di primo grado e a docenti dell’area economico-giuridica nelle scuole secondarie di secondo grado.
Sono previste attività extrascolastiche, anche pluriennali, in rete con altri soggetti istituzionali, il mondo del Volontariato, del Terzo Settore e i Comuni[43] .
Viene rafforzata la collaborazione educativa con le famiglie estendendo anche alla scuola primaria il Patto Educativo di Corresponsabilità[44] : documento che deve essere firmato da genitori contestualmente all’iscrizione e che enuclea i principi e i comportamenti che scuola, famiglia e alunni condividono e si impegnano a rispettare. È lo strumento base dell’interazione scuola-famiglia.
Presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca -MIUR – viene istituita una Consulta dei diritti e dei doveri del bambino e dell’adolescente digitale con compiti di monitoraggio, verifica e diffusione.
Viene istituito un Albo delle buone pratiche di Educazione Civica e un premio per l’Educazione Civica, conferito dal MIUR alle esperienze migliori in materia di Educazione Civica per ogni ordine e grado di istruzione [45] finalizzato alla disseminazione di buone prassi.
Vengono confermate le valutazioni periodiche e finali attualmente previste dai vigenti D.Lgs 62/17 e D.P.R. 122/2009.
L’insegnamento dell’Educazione Civica si realizzerà in 33 ore annue specificamente dedicate, senza ulteriori oneri per lo Stato: le Istituzioni Scolastiche dovranno attingere risorse umane, finanziarie e strumentali da quanto già loro assegnato, anche in rete o mediante accordi con ambiti territoriali.
Vengono destinati fondi, già previsti dalla L. 107/2015, per la formazione dei docenti su tematiche afferenti all’insegnamento trasversale dell’Educazione Civica.
E in questo senso è stato aggiornato anche il Piano Nazionale della Formazione dei Docenti.
Il rinvio a settembre 2020
Il Decreto in cui sarebbero dovute essere definite le Linee Guida per l’insegnamento dell’Educazione Civica contenenti l’individuazione di specifici traguardi per lo sviluppo delle competenze e di obiettivi specifici di apprendimento, in coerenza con le Indicazioni Nazionali per il curricolo delle Scuole dell’Infanzia e del Primo Ciclo di istruzione, nonché con le Indicazioni Nazionali e nuovi scenari, le Indicazioni Nazionali per i licei e le Linee Guida per gli Istituti Tecnici e Professionali non ha però mai visto la luce: il cambio di Governo ha nuovamente messo in discussione la materia.
Si parla ora di settembre 2020: il parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI), obbligatorio ma non vincolante ha convinto il nuovo Ministro Fioramonti a valutare con calma gli impatti dell’introduzione cosi codificata dell’Educazione civica nelle scuole.
Diversi sono gli ostacoli da superare: dalla definizione maggiormente dettagliata della scansione oraria e di quali modalità debbano essere utilizzate per l’organizzazione didattica, al superamento della dizione “sperimentazione” al reperimento di fondi necessari a remunerare i docenti interessati per superare il costrutto del “senza oneri per lo Stato”.
In particolare la dizione “sperimentazione” è quanto mai foriera di possibili controversie: la sperimentazione è espressione di libertà di insegnamento del singolo docente (art. 33 Costituzione) ed è espressione di autonomia delle Istituzioni Scolastiche, singolarmente o tra loro associate, così come definito sia dal D.P.R. 275/99 che dalla Riforma del Titolo V della Costituzione (Legge 3/2001): una sperimentazione obbligatoria non è attualmente possibilità contemplata dall’ordinamento.
Sicuramente, nella formulazione delle Linee Guida sarà necessario tenere conto di questi imprescindibili aspetti normativi e a tal fine il Ministero costituirà a breve un Comitato Tecnico Scientifico, previa consultazione degli stakeholders al fine di avviare le opportune attività di accompagnamento per le scuole.
Educazione civica a scuola, come siamo arrivati qui
Per contestualizzare le novità introdotte dal decreto, ripercorriamo brevemente la “storia” dell’educazione civica nel nostro Paese e il quadro europeo e internazionale di riferimento.
Introdotta come insegnamento integrato con l’insegnamento di storia nel 1958 dal Ministro Aldo Moro[1], l’Educazione Civica venne pensata come insegnamento trasversale a tutte le materie della scuola secondaria ma non ebbe mai un ruolo vero e proprio nel curricolo perché non venne mai inserita in una vera e propria riforma ordinamentale[2].
L’insegnamento prevedeva due ore al mese obbligatorie, senza voto e senza verifica.
Per il suo insegnamento venne individuato il docente di storia.
Negli anni 70 l’introduzione dei Decreti Delegati [3] permise una diffusa partecipazione della società alle attività scolastiche anche mediante assemblee studentesche e consigli partecipati con l’esercizio concreto del diritto di assemblea, della libertà di insegnamento, delle libertà sindacali per tutto il personale della scuola e per gli studenti delle scuole superiori.
Nella vita della scuola italiana vennero istituiti gli Organi Collegiali, i Distretti Scolastici, i nuovi enti per l’aggiornamento e la valutazione[4] che hanno reso quotidiano l’esercizio della democrazia nella vita scolastica ad ogni livello.
L’insegnamento specifico dell’Educazione Civica come materia di insegnamento non aveva una dignità palese ma veniva realizzato nella prassi quotidiana in modo trasversale con attività didattiche più o meno codificate.
I Governi che si succedettero negli anni ’80 e ’90, nel tentativo di offrire una risposta ad altrettante emergenze sociali, introdussero nella scuola altre “educazioni”: alla salute, alla sessualità, allo sviluppo, alla legalità.
In particolare, con l’approvazione dei Nuovi Programmi per la scuola primaria[5], l’Educazione Morale e Civile[6] assunse la nuova denominazione di Educazione alla Convivenza Democratica a decorrere dall’a.s. 1987/1988.
Nel 1998 con l’introduzione dello Statuto delle Studentesse e degli Studenti[7] la scuola venne definita come
“comunità di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni. In essa ognuno, con pari dignità e nella diversità dei ruoli, opera per garantire la formazione alla cittadinanza“.
Nel 2003[8] nuove normative declinarono l’insegnamento di “Educazione alla convivenza civile” in sei perimetri di riferimento: educazione alla cittadinanza, stradale, ambientale, alla salute, alimentare e all’affettività.
L’insegnamento di tale disciplina venne pensato come attività didattica integrata e trasversale a tutti gli altri insegnamenti, ugualmente concorrenti alla creazione di un “Portfolio di Competenze” in un’ottica dell’insegnamento personalizzata e con forte valenza orientativa.
Il Portfolio delle Competenze venne immaginato come un documento che accompagnasse l’intera vita scolastica del cittadino, dalla Scuola dell’Infanzia all’Università, come strumento descrittivo permanente delle potenzialità espresse e inespresse di ogni studente e come raccordo tra i passaggi dei vari gradi scolastici.
Nel 2005[9]un nuovo Decreto Legislativo stabilì che l’Educazione alla Convivenza Civile, la crescita educativa, culturale e professionale dei giovani si realizzassero attraverso il sapere, il saper essere, il saper fare, l’agire e la riflessione critica e che queste competenze contribuissero a migliorare l’autonoma capacità di giudizio e l’esercizio della responsabilità personale e sociale.
Qualche anno dopo, il Ministro Gelmini, nel 2008, con alcune leggi di riforma del sistema scolastico italiano[10]reintrodusse lo studio dell’Educazione Civica sia nella scuola primaria che in quelle secondarie nelle aree storico-geografica e storico-sociale, con la nuova denominazione di “Cittadinanza e Costituzione” con il fine di promuovere la conoscenza del pluralismo istituzionale e lo studio degli statuti regionali delle regioni ad autonomia ordinaria e speciale. Con l’occasione, venne anche concessa agli insegnanti una speciale deroga per l’adozione di libri di testo che contenessero le dispense integrative necessarie all’ampliamento della materia oggetto di studio[11].
Dopo un periodo di due anni scolastici di sperimentazione, 2008/2009 e 2009/2010, detto insegnamento venne inserito in tutti gli Istituti di ogni ordine e grado come obiettivo di sviluppo di competenza trasversale a tutti gli insegnamenti: un’ora settimanale all’interno delle materie di storia e geografia.
In particolare, un decreto ad hoc [12]inserì l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione nell’area disciplinare storico-geografica nella scuola secondaria di primo grado mentre per la scuola primaria non venne definito uno specifico quadro orario.
L’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione comprendeva cinque argomenti: educazione ambientale, educazione stradale (Codice della Strada), educazione sanitaria (elementi di pronto soccorso), educazione alimentare e Costituzione italiana. Obiettivi irrinunciabili: costruzione del senso di legalità e di un’etica della responsabilità.
Con la nota 2079 del 4 marzo 2009 il MIUR[13] avviò una sperimentazione stilando il “Documento di indirizzo per la sperimentazione dell’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”.
In questo documento venne descritta la storia degli insegnamenti di Educazione Civica[14], di Educazione alla convivenza democratica[15] e di tutte le altre varie forme di insegnamento su temi analoghi[16].
Sempre del 2009, è il Documento di Indirizzo del MIUR “Educare alla Cittadinanza secondo Costituzione, in contesti multiculturali”.
Il documento sottolineava l’urgenza, in una società complessa e messa sotto pressione dai processi di globalizzazione e dai consistenti flussi migratori, di impegnarsi nella realizzazione di comunità di vita e di lavoro, di dare un senso all’esistenza e alla convivenza, in un processo fluido e dialettico di costruzione di identità, di solidarietà, di libertà e responsabilità, di integrazione della dualità competizione/cooperazione, di risoluzione non violenta dei conflitti, di superamento di ostacoli e resistenze.
Lo studio della Costituzione venne definito “germe vitale” per capire, accettare e trasformare la realtà, instaurando relazioni, creando nuove regole condivise, rendendo vivo e attuale l’ordinamento democratico in nuovi comportamenti coerenti e in nuovi modelli di vita.
I docenti di ogni area disciplinare avevano il compito di tradurre i principi di cittadinanza, democrazia e legalità – utilizzando metodologie, forme di valutazione e relazione: veniva sollecitata un’evoluzione da disciplina di studio e patrimonio culturale a consapevolezza vissuta di essere parte di una comunità che accoglie, sa apprendere, crea e mette in atto regole condivise.
Si tentava così di porre un freno al fanatismo, al particolarismo, alla delinquenza organizzata: lo studio di diverse lingue, culture, religioni avrebbe dovuto permettere un aperto confronto tra l’imprescindibile tutela dei fattori identitari e la necessità di protezione dei diritti di ciascuno, contro ogni forma di discriminazione e prevaricazione, in una costruttiva dialettica fra dimensioni etica e giuridica, a livello locale e globale.
Una visione ideale in cui ciascuno potesse percepirsi come cittadino del mondo, capace di esprimere sentimenti ed emozioni, di gestire conflittualità e incertezza, di operare scelte, di assumere decisioni responsabili, di tutelare il bene comune, di migliorare gli ambienti di vita, di proteggere i beni artistici, culturali e ambientali.
In questa prospettiva tutti gli ambiti disciplinari potevano apportare un proficuo contributo alle riflessioni sull’evoluzione storico-geografica dei concetti di persona, rispetto, diritto, comunità, legge e sulle implicazioni religiose, culturali, etiche e giuridiche finalizzate alla civile convivenza ed al benessere comune.
Il Documento di Indirizzo definisce il carattere educativo e culturale dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione: carattere qualificante di ogni insegnamento disciplinare e di ogni educazione interpersonale, testimoniato dai docenti con l’esempio e con la “curvatura” dell’insegnamento delle loro discipline nell’esperienza scolastica.
Ogni insegnamento venne definito “culturale” poiché, attraverso la cultura di cui è espressione, concorre a far maturare le potenzialità di ogni studente, mediante l’interiorizzazione di principi, l’adozione di comportamenti personali e sociali corretti, la costruzione di una “mappa valoriale”: una vera e propria bussola per la definizione della propria identità personale, umana e nazionale, per un impegno personale responsabile e consapevole nella cittadinanza attiva.
Nel 2010[17]un altro Decreto, contenente le Indicazioni Nazionali per i Licei, sottolineò come le competenze relative all’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione avessero un’alta valenza educativa.
Lo studio del Diritto e delle relazioni fra Diritto ed Economia[18] venne identificato come nucleo fondante della disciplina di Cittadinanza e Costituzione poiché il percorso di apprendimento ne era globalmente e trasversalmente permeato. Venne inoltre sottolineato come la stessa vita quotidiana, consapevolmente esperita nell’ambiente scolastico, costituisse il “luogo” privilegiato in cui esercitare l’abitudine ai diritti e ai doveri di cittadinanza, sviluppando un vero e proprio stile di vita.
Nel 2012 le Indicazioni Nazionali per il curricolo della Scuola dell’Infanzia e del Primo Ciclo[19] nel capitolo “Cultura, scuola, persona” sottolinearono, inoltre, la necessità di superare la frammentazione (e il carattere che, fin lì, era stato episodico) di un insegnamento sul “saper stare al mondo”[20].
Nel 2015 la vigente legge 107, meglio nota come la Buona Scuola[21] elenca fra gli obiettivi per il potenziamento dell’offerta formativa: lo sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica, la valorizzazione dell’educazione interculturale e alla pace, il rispetto delle differenze, l’assunzione di responsabilità, la solidarietà, la cura dei beni comuni e la consapevolezza dei propri diritti e doveri.
Anche le famiglie degli studenti e delle studentesse sono attivamente coinvolte nelle modalità organizzative della vita scolastica e ne viene sottolineata la corresponsabilità educativa con la firma del Patto Educativo di Corresponsabilità[22] .
Tale documento sancisce il rispetto dei ruoli, delle competenze, dei compiti e delle libertà da parte della scuola e delle famiglie: i nuovi modelli didattico-educativi hanno permesso alla scuola di reinterpretare le modalità di attuazione del dettato costituzionale in merito al rapporto scuola/famiglia ma resta determinante e insostituibile il ruolo dei genitori nell’educazione dei figli, nella partecipazione alla vita scolastica, negli Organi Collegiali, nell’autentica cooperazione alla progettualità e ai processi formativi.
La Buona Scuola ha anche introdotto alcune modificazioni nell’Alternanza Scuola-Lavoro- ASL[23]– con obiettivo di implementare le opportunità lavorative degli studenti e di orientarli verso i propri traguardi di studio o lavorativi: tutti gli studenti del triennio superiore sono tenuti a svolgerla e a rapportarsi con il mondo del lavoro, mettendo in pratica quanto appreso fino a quel momento, inclusi i principi di Cittadinanza e Costituzione.
Lo studente accetta di rispettare l’insieme delle norme vigenti nello specifico luogo di lavoro, scelto per l’attività di Alternanza Scuola Lavoro, firmando un Patto Formativo, consapevole di quanto sancito dalla Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza[24], documento che descrive tutti i diritti dello studente lavoratore e che lo tutela a livello amministrativo, in merito alla sicurezza sui luoghi di lavoro e nei rapporti con le aziende (conoscenza di diritti e doveri e del significato legale della stipula di un contratto).
All’Alternanza Scuola Lavoro, nel 2018[25], sono state apportate modifiche sostanziali a cominciare dalla nuova denominazione in “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO)” con l’obiettivo di far apprendere agli studenti come affrontare in autonomia esperienze legate al mondo del lavoro e all’orientamento accademico-universitario, di far sperimentare buone prassi europee declinate con le specificità del territorio e del contesto socioculturale italiano.
Anche il Piano Nazionale per la Scuola Digitale PNSD[26], documento stilato per guidare il percorso di innovazione e digitalizzazione previsto dalla Buona Scuola, interviene sulla questione dell’educazione alla Cittadinanza e Costituzione e si arricchisce di significati declinati in chiave digitale: per essere cittadini in grado di agire in modo consapevole e proattivo è necessario sapersi orientare nel mondo digitale, conoscerne i rischi, le opportunità e le regole di comportamento.
Così come indicato da numerosi Quadri di Riferimento DigComp della Commissione Europea[27] nell’ottica dell’apprendimento permanente lungo tutto l’arco della vita[28].
Nel 2017 un Decreto attuativo della Legge sulla Buona Scuola[29] indica come oggetto di valutazione le attività svolte nell’ambito di Cittadinanza e Costituzione e sottolinea come debbano essere valutate, anche le conoscenze e le competenze maturate dagli studenti nell’ambito delle attività relative a Cittadinanza e Costituzione, nel colloquio conclusivo del secondo ciclo durante l’Esame di Stato, a partire dall’a.s. 2017-2018.
In pratica, l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione viene attualmente impartito in modo trasversale come disciplina, applicato nella prassi delle relazioni quotidiane tra pari e con i rappresentanti dell’istituzione scolastica e praticato anche in tutti gli ampliamenti possibili interessati dall’offerta formativa proposta da ciascuna Istituzione Scolastica nel proprio piano Triennale dell’Offerta Formativa PTOF[30] (inclusi i “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO)”, gli Erasmus +, le collaborazioni con enti locali, enti di ricerca e aziende del territorio, e molto molto altro).
Il quadro europeo e internazionale di riferimento
Pietre miliari di riferimento sono la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani[31] e le Raccomandazioni del Parlamento Europeo e del Consiglio[32]relative alle Competenze Chiave per l’apprendimento permanente, documenti che hanno ispirato la stesura dei documenti ordinamentali italiani[33].
Nel 2006, tra le competenze chiave per l’apprendimento permanente -definite come un’interrelata miscela di conoscenze, abilità e attitudini – era stata sottolineata l’importanza dell’acquisizione delle “Competenze sociali e civiche”: la scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione e nella promozione di una cittadinanza attiva e proattiva, partecipante e partecipata, responsabile a livello individuale e collettivo, rispettosa della legalità.
Le Nuove Competenze Chiave ora indicate sono 8[34], di pari importanza, tra cui le competenze sociali e civiche: tutte sovrapposte, interconnesse e sinergicamente necessarie alla piena partecipazione attiva e democratica alla vita civile.
Più nello specifico, la competenza civica[35] si basa sulla conoscenza teorica ed esperita dei concetti di dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà, cittadinanza e giustizia, nella forma in cui essi sono formulati nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea[36].
La “Competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare”
“La competenza personale, sociale e la capacità di imparare a imparare consiste nella capacità di riflettere su sé stessi, di gestire efficacemente il tempo e le informazioni, di lavorare con gli altri in maniera costruttiva, di mantenersi resilienti e di gestire il proprio apprendimento e la propria carriera. Comprende la capacità di far fronte all’incertezza e alla complessità, di imparare a imparare, di favorire il proprio benessere fisico ed emotivo, di mantenere la salute fisica e mentale, nonché di essere in grado di condurre una vita attenta alla salute e orientata al futuro, di empatizzare e di gestire il conflitto in un contesto favorevole e inclusivo”
La “Competenza in materia di Cittadinanza” viene definita come partecipazione responsabile alla vita civica e sociale, ai processi decisionali democratici, nel rispetto di strutture e concetti sociali, economici, giuridici, politici, della diversità sociale e culturale, della parità di genere e della coesione sociale, di stili di vita sostenibili, della promozione di una cultura di pace e non violenza, del rispetto della privacy, dell’ambiente e della sostenibilità globale.
I contenuti da apprendere riguardano:
- la conoscenza dei principali eventi e delle tendenze nella storia anche contemporanea nazionale, europea e mondiale,
- la presa di coscienza di obiettivi, valori e di scelte politiche consapevoli,
- la conoscenza della situazione dell’integrazione europea e la consapevolezza delle diversità e delle identità culturali presenti in Europa,
- la conoscenza delle strutture, dei principali obiettivi e dei valori dell’Unione Europea,
- la promozione di equità, coesione sociale e partecipazione di cittadinanza attiva.
La visione complessiva è olistica e globale di una realtà ipercomplessa[37].
Altro documento fondamentale per definire un quadro d’insieme è l’Agenda ONU 2030[38].
Si tratta di è un documento stilato dai Capi di Stato delle Nazioni Unite durante il Summit sullo Sviluppo Sostenibile: “Trasformare il nostro mondo. L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”[39].
Gli obiettivi e gli impegni sullo sviluppo sostenibile sono sfidanti per tutti i Paesi coinvolti e sono articolati in 17 obiettivi globali e in 169 target da raggiungere entro il 2030: gli obiettivi hanno carattere universale. Vengono coinvolti sia i Paesi in via di sviluppo che i Paesi avanzati – e sono finalizzati alla elaborazione di modelli di sviluppo sostenibile per lo sradicamento della povertà in tutte le sue forme.
I diversi ambiti presi in considerazione dal documento, sono fra loro correlati nel perseguire il benessere dell’umanità e della salute dei sistemi naturali e del pianeta: dalla lotta alla fame alla rimozione delle disuguaglianze, dalla tutela delle risorse allo sviluppo sostenibile, dall’agricoltura all’introduzione di modelli di produzione e consumo sostenibili, dalla lotta ai cambiamenti climatici allo sforzo collettivo per garantire pace giustizia e istituzioni solide.
L’obiettivo numero 4, in particolare, fa riferimento all’Istruzione di qualità e sembrerebbe interessare maggiormente la scuola e il mondo dell’istruzione e formazione in generale.
In realtà ciascuno di questi obiettivi prevede un proattivo contributo della scuola e una sinergica declinazione di ogni aspetto in chiave ologrammatica da parte dei docenti di tutte le discipline in ogni ordine e grado dei sistemi di istruzione.
È sotteso inoltre un approccio trasversale ad ogni obiettivo mediante l’Educazione Civica (ex Educazione alla Cittadinanza): i nuclei tematici presi in esame sono Dignità e Diritti, Dialogo Interculturale, Sostenibilità, Democrazia e Legalità.
Ogni normativa si innesta sulle precedenti e tiene necessariamente conto delle direttrici di sviluppo e implementazione indicate a livello più generale dalle istituzioni europee.
Come spesso accade, ogni innovazione per essere resa viva necessita degli agiti e dell’impegno di tutti: dirigenti, docenti, personale ATA, studenti, famiglie, stakeholders ma anche di congrue risorse finanziarie, di ambienti di apprendimento appropriati, di opportune politiche di sostegno.
BIBLIOGRAFIA
Bibliografia di riferimento:
- Cittadinanza e costituzione sito MIUR
- Linee di Indirizzo per Cittadinanza e Costituzione, USR Lombardia, a.s. 2013-2014
- Eurydice in breve. Educazione alla cittadinanza. A scuola in Europa 2017
- Fascicolo Iter DDL S. 1264
- Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica
Dossier n° 81/1 – Elementi per l’esame in Assemblea 24 aprile 2019
- Strategia italiana per l’Educazione alla cittadinanza globale
- Educazione alla Cittadinanza Globale UNESCO 2018
- F. DA RE, “Orientamenti per un curricolo di Cittadinanza e Costituzione”, USR VENETO
- F. M. REIMERS, G. BARZANO’, L. FISICHELLA, M. LISSONI, Cittadinanza globale e sviluppo sostenibile. 60 lezioni per un curriculum verticale, Pearson Academy Quaderni
- L. BIANCATO traduzione italiana “DigComp.2.1”,AGID, 2016
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- Nel D.P.R. 503/1955, recante i programmi per la scuola primaria si era già fatto riferimento all’Educazione morale e civile ↑
- D.P.R. 416, 417,418,419 e 420 del 1974 ↑
- oggi Istituto nazionale per la valutazione del sistema dell’istruzione e l’ex ANSAS – dal 1 settembre 2012 ad oggi nuovamente INDIRE come stabilito dall’art.19 del Dl. 98/2011 convertito con modificazioni dalla Legge 111/2011 ↑
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- L. 133/2008 e L. 169/2008 (legge di conversione del DL 137/2008) ↑
- in precedenza, le adozioni dei libri di testo erano state vincolate per cinque anni per limitare le spese a carico delle famiglie permettendo l’acquisto di vecchie edizioni e di testi usati ↑
- D.P.R. 89/2009 ↑
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- D.P.R. 585/1958; DM 9/2/1979 Programmi della Scuola Media ↑
- D.P.R. 104/1985 Programmi della Scuola Elementare ↑
- Direttiva 59/1996; D.P.R. 249/98 (integrato e modificato con il D.P.R. 235/2007) ↑
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- L. 107/2015 ↑
- D.P.R. n. 249/1998 (novellato dal D.P.R. 235/2007) ↑
- L’Alternanza Scuola Lavoro è stata introdotta dalla L 53/2003, definita “metodologia didattica” con il Dlgs77/2005, ha ricevuto un nuovo impulso con i D.P.R. 87 e 88 del 2010, è stata ancora modificata dalla L 107/2015 e nuovamente rivista dalla recente Legge di Bilancio 2019 ↑
- D.I. 195/2017 ↑
- introdotta dalla legge 107/2015 Buona Scuola, è stata da successivamente modificata dalla L.145/2018 (Legge di Bilancio 2019) e dalla Circolare Ministeriale 123/2019 ↑
- http://www.istruzione.it/scuola_digitale/allegati/Materiali/pnsd-layout-30.10-WEB.pdf ↑
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- Long Life Learning Programme ↑
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- ONU, New York, 1948. ↑
- in particolare quella del 22 maggio 2017 relativa agli European Qualifications Framework EQF e quella del 22 maggio 2018 (Nuove Competenze chiave per l’apprendimento permanente) che integrano e sostituiscono le precedenti Raccomandazioni del 2006 e del 2008. ↑
- in particolare le Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo -2007/2012 e i Regolamenti di riordino della scuola secondaria di secondo grado – 2010. ↑
- Nuove Competenze chiave per l’apprendimento permanente del 22 maggio 2018. ↑
- La Nuova Raccomandazione sostituisce due voci (5 e 6) riaggregandole in due nuove: “Competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare” e “Competenza in materia di Cittadinanza”, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32018H0604(01)&from=EN ↑
- Carta diritti fondamentali Unione Europea (CDFUE), è anche nota come Carta di Nizza. Proclamata una prima volta nel 2000 a Nizza e una seconda volta nel 2007 a Strasburgo da Parlamento, Consiglio e Commissione. ↑
- PIERO DOMINICI, “La Società Iperconnessa e Ipercomplessa e l’illusione della cittadinanza”, NOVA, IL SOLE 24ORE, 14 dicembre 2018: “In conclusione: non bastano “cittadini connessi”, servono cittadini criticamente formati e informati, educati al pensiero critico ed alla complessità, educati alla cittadinanza – che è fatta di diritti, che devono essere conosciuti, ma anche di doveri – e non alla sudditanza: e, per far questo – sia ben chiaro – occorre agire e intervenire là dove si definiscono le condizioni strutturali di questa società diseguale (scuola e università), che presenta una stratificazione sociale sempre più rigida e netta. Con la centralità posta sui processi educativi e formativi. Essere liberi comporta responsabilità significative di cui non dobbiamo avere paura. Istruzione ed educazione devono formare persone e cittadini in possesso di competenze non soltanto tecniche e/o digitali, perché il problema è culturale, e non tanto di infrastrutture. Ricordando Montaigne, abbiamo un disperato bisogno di “teste ben fatte”, che sappiano essere protagoniste del cambiamento più difficile e necessario, quello culturale”. https://pierodominici.nova100.ilsole24ore.com/2018/12/14/la-societa-iperconnessa-e-ipercomplessa-e-lillusione-della-cittadinanza/?refresh_ce=1 ↑
- Centro Regionale di Informazione sulle Nazioni Unite, https://www.unric.org/it/agenda-2030 ↑
- https://www.camera.it/temiap/documentazione/temi/pdf/1105015.pdf ↑
- Ministro Bussetti intervista a TGSky 24, 1 agosto 2019 L’educazione civica torna a scuola: legge approvata dal Senato, https://tg24.sky.it/cronaca/2019/08/01/educazione-civica-scuola-legge.html ↑
- https://www.tuttoscuola.com/educazione-civica-a-settembre-sui-banchi-di-scuola-il-testo-integrale-del-ddl/ ↑
- Quadri di Riferimento Europei DigComp 2.0., 2.1 e DigCompEdu ↑
- conoscenza del funzionamento delle amministrazioni locali e dei loro organi, conoscenza storica del territorio e fruizione stabile di spazi verdi e spazi culturali (art.8) ↑
- D.P.R.249/98 e D.P.R. 235/2007 https://www.miur.gov.it/documents/20182/50012/Linee+guida-+corresponsabilit%C3%A0+educativa.pdf/07f61a8f-1b7c-4085-9387-2ab3b3deec40?version=1.0&t=1476199024484 ↑
- ANSA, 1 agosto 2019, http://www.ansa.it/canale_legalita_scuola/notizie/2019/08/01/bussetti-bene-ritorno-educazione-civica_6e07943d-c33e-4faf-9020-2cf05efc8908.html ↑