“Occorre galvanizzare le nuove generazioni sulle sfide del futuro. Per farlo serve una narrativa che porti a guardare al futuro per affrontare i problemi del XXI secolo ma non come se fossero del XX”. Si apre così un’interessante intervista al filosofo Luciano Floridi, pubblicata sul quotidiano Avvenire[1].
Penso che l’affermazione sia una buona sintesi della sfida che deve affrontare oggi la scuola e il principale ostacolo che deve superare, cioè strumenti e visione del ventesimo secolo. Nonostante negli ultimi anni la scuola abbia sicuramente accelerato il processo di trasformazione, anche digitale, spinta soprattutto dalle necessità della pandemia, non c’è ancora una vera apertura alle sfide delle tecnologie abilitanti. Questioni, queste, che rimangono ancora marginali.
“Gli insegnanti degli alunni ‘connessi’ di oggi devono anche affrontare le sfide emerse dalla digitalizzazione, che vanno dal surplus informativo al plagio, dalla protezione dei minori da rischi online, come le truffe, le violazioni della privacy o il bullismo su Internet, all’impostazione di un’adeguata dieta mediatica, adatta ai propri studenti”, ci ricorda Andreas Schleicher, direttore del settore “education and skills” all’Ocse.
Preparare la scuola al futuro? Il momento è ora: le direttrici da seguire
I progetti per preparare i docenti alle sfide digitali
E in questa direzione si sta già lavorando, non solo noi che, come Fondazione Mondo Digitale, da tempo collaboriamo con le grandi corporation tecnologiche per formare i docenti (tra i progetti, Vivi Internet al meglio, Social Hosting Hub, Vagone FMD ecc), ma anche cordate trasversali come Generazioni connesse. Ma non è ancora abbastanza. C’è più attenzione, maggiore consapevolezza, più disponibilità a mettersi in gioco, ma è ancora una rincorsa, un tentativo di riallinearsi, di recuperare il tempo perduto, di capire il presente. Non c’è ancora visione di futuro.
Le sfide
Del resto, in tempo di infodemia, aiutare docenti, studenti e genitori a familiarizzare con i diversi strumenti e i vari canali di comunicazione non è per niente facile. È un processo complesso, molto complicato e impegnativo, che richiede competenze specifiche e una consolidata esperienza sul campo.
Abbiamo chiesto aiuto agli esperti di Pagella Politica e di Facta News e stiamo rendendo la formazione alla cittadinanza digitale sempre più ricca e coinvolgente. Ora siamo stati chiamati a partecipare al Tavolo di lavoro sulla cittadinanza digitale, voluto dalla sottosegretaria Barbara Floridia. Un altro passo importante per creare sinergie e accelerare la trasformazione della scuola, aprendo nuovi scenari e fornendo nello stesso tempo strumenti adeguati per comprenderli e adeguarli. Ed è importante che anche le grandi tech company siedano allo stesso tavolo per ragionare insieme su una responsabilità condivisa che porti le stesse risorse a tutti.
L’insegnamento dell’educazione civica
Da quasi due anni anche l’Italia ha reintrodotto l’insegnamento obbligatorio dell’educazione civica come disciplina trasversale per tutti i gradi di istruzione con un minimo di 33 ore annuali. Dal punto di vista dei contenuti la cittadinanza digitale è uno dei tre assi portanti, insieme a “Costituzione” e “Sviluppo sostenibile”.
Mentre l’articolo 5 della legge 92/2019, dedicato all’Educazione civica digitale, è più articolato e comprende altri temi cruciali oltre alla comunicazione, come gli ambienti, l’identità, i servizi, le forme di partecipazione. Al contrario, le linee guida diffuse alle scuole dal Miur si concentrano su una competenza specifica: “Per “Cittadinanza digitale” deve intendersi “la capacità di un individuo di avvalersi consapevolmente e responsabilmente dei mezzi di comunicazione virtuali”. Questa credo sia una pericolosa riduzione, è un esempio di quella visione ancorata al passato su cui ci mette in guardia Floridi. Ed è fuorviante anche l’uso dell’aggettivo “virtuali” perché non è sinonimo di “digitali”.
Tutte le dimensioni della trasformazione digitale
La trasformazione digitale non è solo una dimensione della comunicazione, è ormai diffusa in tutti gli ambienti in cui viviamo. Abitiamo uno spazio digitale, un vero e proprio nuovo habitat, e agiamo con una continua interazione tra reale e virtuale, tra online e offline, tra digitale e analogico. Dobbiamo essere capaci di riscrivere le linee guida sulla legge 92/2019 per portare per lo meno l’intero articolo 5 a scuola, perché solo così possiamo aiutare docenti, studenti e famiglie a capire il vero impatto del digitale sulle nostre vite. Non è solo un problema di uso dei social o di disinformazione. Mi auguro che anche il Tavolo di lavoro sulla cittadinanza digitale proceda in questa direzione, mettendo a punto nuovi strumenti per comprendere cos’è una “disruptive innovation” e come cambia il nostro modo di essere cittadini del mondo.
Cosa può fare ancora la scuola
Credo che la scuola possa fare ancora di più, cominciando a metabolizzare anche i temi della politica del digitale, le scelte etiche, le sfide della governance, per capire come e perché sta cambiando tutto. Dobbiamo preparare le nuove generazioni su questi temi, dalle applicazioni dell’intelligenza artificiale alle criticità della sovranità digitale, per una costruzione responsabile del futuro.
La cittadinanza digitale è “Il complesso dei diritti e dei doveri dei cittadini formulati in adattamento allo sviluppo dell’e-government e della fruizione dei servizi in rete. In estensione rispetto alla cittadinanza tradizionale e in modo non distinto per funzioni, la cittadinanza digitale dà luogo a uno spazio giuridico in cui i diritti e doveri di cittadinanza possono essere esercitati sia nel contesto fisico reale sia in quello virtuale del web” [Treccani, Lessico del XXI secolo].
Se ripartiamo da questa definizione, capiamo subito che il fact checking non basta per formare i nuovi cittadini. Continuiamo a guardare al futuro con strumenti e visione del secolo passato. Invece è urgente capire le regole, tra diritti e doveri, per abitare il nuovo spazio. Dobbiamo portare i temi della cittadinanza digitale globale in tutte le scuole, un’istruzione universale di qualità per tutti, non solo per offrire un futuro a milioni di studenti che non ce l’hanno, ma per progettare un futuro, più equo, responsabile e sostenibile, insieme alle nuove generazioni.