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Coding al buio: la robotica educativa inclusiva supera le barriere visive



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Il progetto “Coding al buio” trasforma la robotica educativa in un’esperienza inclusiva per bambini con disabilità visiva, utilizzando feedback sonori e tattili per programmare robot senza interfacce visive

Pubblicato il 25 apr 2025

Ludovica Curti

Laboratorio di simulazione del comportamento e robotica educativa – Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione – Università di Torino



robotica educativa inclusiva

Immaginiamo di voler imparare a programmare piccoli robot, ma senza poter vedere lo schermo del computer o il robot stesso. Questo è l’elemento innovativo del progetto “Coding al buio“, un’attività che sfida le tradizionali metodologie di robotica educativa, rendendole totalmente inclusive per bambini con disabilità visiva.

La sfida della robotica educativa inclusiva per bambini non vedenti

L’approccio non si limita a insegnare la programmazione, ma offre un’esperienza immersiva e sensoriale che permette a chi non vede di esplorare in prima persona il mondo della tecnologia.

Il progetto si distingue per l’uso di un linguaggio di programmazione accessibile e la modifica di piccoli robot in modo che possano essere guidati esclusivamente tramite feedback sonori e tattili.

I bambini non vedenti, in questo modo, hanno la possibilità di interagire con la tecnologia in modo autonomo, superando le barriere che spesso li separano dal mondo digitale. Ma non è solo una questione di accessibilità: “Coding al buio” vuole anche sensibilizzare i partecipanti a comprendere, attraverso l’esperienza diretta, che cosa significhi affrontare il mondo senza la vista.

Non è solo una metodologia educativa, ma un vero e proprio strumento di cambiamento culturale, capace di abbattere pregiudizi e stimolare nuove forme di apprendimento e partecipazione. In un contesto dove la disabilità visiva è spesso percepita come un ostacolo insormontabile, “Coding al buio” dimostra che, con la giusta inclusività, ogni bambino può accedere alle stesse opportunità.  

Il progetto “Coding al buio”

Troppo spesso si dà per scontato che, se una tecnologia è definita accessibile o inclusiva, allora lo sia per tutti. La realtà è ben diversa: molte soluzioni didattiche, in particolare nel campo della robotica educativa, non sono pensate per rispondere alle esigenze di tutti i bambini o per tutti i tipi di disabilità. È qui che entra in campo “Coding al buio”; si tratta di un progetto che non si limita a rendere la robotica accessibile, ma rivoluziona completamente il concetto di inclusività.

Questa attività permette a bambini non vedenti di esplorare la programmazione e interagire con la tecnologia in modo autentico ed autonomo, abbattendo le barriere sensoriali e trasformando un’esperienza educativa in un viaggio immersivo e realmente accessibile per tutti.

Chi si intende di robotica sa che fino ad ora la programmazione di robot si è sempre concentrata su linguaggi visuali e interfacce grafiche che, sebbene intuitivi per la maggior parte degli utenti, risultano difficilmente accessibili per chi non può usufruire della vista. Per questo motivo, il progetto “Coding al buio” ha voluto ripensare l’approccio educativo, modificando un piccolo robot, ovvero Codey Rocky e sviluppando un sistema che potesse utilizzare feedback sonori e tattili al posto delle tradizionali interfacce grafiche.

Innovazioni sensoriali nella robotica educativa inclusiva

Il fulcro dell’innovazione risiede nell’adattamento del linguaggio di programmazione sulla piattaforma MBlock, che è stato modificato per rendere la programmazione totalmente sensoriale. I bambini, infatti, non devono utilizzare alcuno schermo, ma affidarsi esclusivamente al senso del tatto per programmare e controllare il robot. La trasformazione dei comandi visivi in segnali tattili e sonori consente ai bambini di orientarsi attraverso una serie di feedback uditivi. Ogni direzione di movimento del robot è associata a un suono distinto e a un materiale tattile differente, che consente di “sentire” il movimento del robot e comprenderne le azioni in tempo reale.

La doppia valenza della robotica educativa inclusiva

Una caratteristica fondamentale di “Coding al buio” è che, pur essendo progettato per rispondere alle esigenze di bambini con disabilità visiva, non si limita a questo; il progetto ha una valenza educativa inclusiva, poiché coinvolge anche bambini senza disabilità visiva, che vengono messi nella condizione di comprendere e vivere in prima persona le difficoltà legate all’assenza di vista. L’obiettivo, infatti, non è solo quello di abbattere le barriere per i bambini non vedenti, ma anche di sensibilizzare gli altri partecipanti, affinché possano comprendere meglio le sfide che questi affrontano ogni giorno attraverso un’esperienza diretta. Quale miglior modo di mettersi nei panni altrui, se non l’essere chiamati a sperimentare in prima persona che cosa significhi vivere in un mondo che non è stato pensato per chi non può vedere, per questo i partecipanti sono bendati per tutta la durata dell’attività; perdendo così i punti di riferimento visuali, ricostruendoli in modo tattile e visivo.

Prima attività: l’approccio uditivo nella robotica educativa inclusiva

Il progetto si sviluppa in tre attività principali, che coinvolgono i bambini in percorsi di apprendimento graduali ma sempre stimolanti. La prima attività (Figura 1) consiste in una serie di esercizi in cui i bambini devono memorizzare una sequenza di suoni e abbinarla ai corrispondenti materiali tattili. Ogni direzione che il robot può seguire è associata a un suono specifico e a un materiale tattile distinto, creando un’esperienza sensoriale che stimola la memoria uditiva e la capacità di riconoscere schemi mnemonici. L’obiettivo di questa attività è permettere ai bambini di imparare a “sentire” il percorso, riconoscendo le informazioni tramite i suoni.

Figura 1 – Attività Udito: si hanno a disposizione la scatoletta sensoriale, dei contenitori all’interno dei quali sono inserite delle frecce direzionali dei medesimi materiali presenti sui tasti della scatoletta e una striscia di velcro sulla quale applicare il percorso ascoltato in modo lineare.

Seconda attività: navigazione tattile nella robotica educativa inclusiva

La seconda attività (Figura 2) si concentra sulla navigazione di un percorso tridimensionale; qui, i bambini devono programmare il movimento del robot lungo un percorso tattile, utilizzando una scatoletta sensoriale dotata di tre pulsanti che rappresentano le tre direzioni di movimento: avanti, destra e sinistra.

Figura 2 – Attività Tatto: si hanno a disposizione un percorso tattile creato su un asse di legno dove sono applicati, sulla barriera laterale di sinistra, i materiali tattili corrispondenti ai movimenti che Codey Rocky deve compiere e la tavoletta sensoriale con la quale programmare i movimenti da eseguire per poter arrivare al traguardo

Ogni tasto, come nella precedente attività, è contrassegnato da un materiale tattile diverso, che aiuta i bambini a comprendere il percorso ed orientarsi nella programmazione dei movimenti. Codey Rocky è collegato via wireless ad un secondo robot connesso a sua volta con la scatola sensoriale, eseguirà i movimenti programmati dai bambini tramite i pulsanti presenti sulla scatola sensoriale con l’obiettivo di raggiungere il traguardo. Centrale in questo esercizio è lo sviluppo della capacità di combinare l’aspetto tattile con l’orientamento spaziale, sviluppando competenze di problem solving e di pensiero critico.

Terza attività: robotica educativa inclusiva e integrazione sensoriale

La  terza ed ultima attività (Figura 3) unisce la prima e la seconda: in questa fase, infatti, viene data a disposizione una mappa, realizzata attraverso un reticolo tattile, all’interno del quale sono inseriti piccoli elementi creati tridimensionalmente con i Lego; non si tratta di un percorso predefinito, ma che deve essere scoperto tramite l’esplorazione tattile. Inizialmente il compito consiste nel localizzare l’obiettivo, comprendere il tragitto da seguire e, successivamente, programmare i movimenti sulla scatola sensoriale.

Figura 3 – Attività Tatto e Udito: si hanno a disposizione una mappa tattile ricreata grazie all’utilizzo di Lego e pittura tridimensionale e la scatoletta sensoriale con cui programmare i movimenti

Durante la programmazione si riceve dal robot un feedback immediato di tipo uditivo, così da identificare eventuali errori e correggerli tempestivamente; finalmente grazie a questa ultima attività si arriva ad una programmazione tramite l’uso di due sensi, tatto ed udito, contemporaneamente.

L‘impatto sociale della robotica educativa inclusiva

“Coding al buio” rappresenta dunque un importante passo avanti verso un’educazione inclusiva che crea un ponte tra disabilità e tecnologia. Grazie all’innovativo utilizzo dei sensi del tatto e dell’udito, il progetto consente ai bambini non vedenti di interagire con la robotica in modo autonomo, offrendo loro un’esperienza che arricchisce non solo le loro competenze tecnologiche, ma anche la loro comprensione del mondo, evidenziando come l’uso potenziato dei sensi rimanenti consenta di vivere un’esperienza normalmente riservata a chi ha la vista. Sensibilizza inoltre i bambini vedenti a superare i pregiudizi relativi alla disabilità visiva contribuendo alla creazione di una cultura di inclusione e rispetto reciproco. Tutto ciò che serve è la giusta progettazione e un approccio sensoriale adeguato con cui ogni bambino, indipendentemente dalle sue capacità visive, può essere parte integrante del mondo della tecnologia e può portare con sé nuove prospettive e opportunità di crescita.

Bibliografia

Canavero A. (2007), L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Trent’anni di inclusione nella scuola italiana, Trento, Erickson.

Gargiulo M.L. (2005), Il bambino con deficit visivo. Comprenderlo per aiutarlo. Guida

per genitori, educatori, riabilitatori. Milano, Franco Angeli.

Grimaldi R. (2022)(a cura di), La società dei robot, Milano, Mondadori.

Mangiatordi A. (2017), Didattica senza barriere, Universal Design, tecnologie e risorse sostenibili, Pisa, ETS.

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