La settimana scorsa abbiamo finalmente pubblicato l’ultimo di dieci bandi PON sulle competenze degli studenti. Riguarda l’educazione al patrimonio culturale.
Un bando a cui teniamo molto, perché parla in modo diretto e senza fronzoli al passato e al futuro del nostro Paese.
Non si tratta della prima chiamata all’innovazione del patrimonio culturale italiano. Negli ultimi anni, gli sforzi del Governo e del Ministero per i Beni Culturali hanno prodotto risultati importanti, ben rappresentati dai successi crescenti di luoghi iconici come la Reggia di Caserta.
Ma si tratta della prima chiamata veramente strutturale al sistema educativo.
Chiederemo a scuole e studenti, in partenariato con organizzazioni pubbliche e private, enti locali e innovatori culturali, di suggerire chiavi di lettura innovative per valorizzare il patrimonio del proprio territorio, e poi svilupparle.
Potranno usare tutte le armi della scuola, o potranno andare oltre. Adottare spazi e luoghi, lavorare in ottica di rigenerazione urbana, sviluppare progetti di comunicazione o di promozione turistica e territoriale, magari in lingua straniera, digitalizzando parte del patrimonio o producendo soluzioni digitali, o semplicemente arricchendolo con produzioni culturali ad hoc.
Tenuta ferma la libertà nei modi, la richiesta del bando è molto semplice: lavorare con gli studenti “hands on” sul patrimonio culturale, artistico e paesaggistico. Fare uscire gli studenti da scuola e incontrare il patrimonio: utilizzarlo, prenderne possesso, manipolarlo, magari per migliorarne l’accesso per altri giovani.
È questo il senso della scuola, oggi. Chiudere una separazione fittizia tra scuola e società, avvicinando apprendimento e impatto. Rendere l’educazione un progetto di comunità andando dritti al punto, ovvero prendendo possesso della società, con gli studenti al centro.
Il tempo della scuola è un bene prezioso, un bene pubblico quanto il nostro patrimonio culturale: allineare educazione e patrimonio è una naturale conseguenza di questa intepretazione.
Con 80 milioni possiamo aiutare 3.000 scuole a lavorare sul patrimonio culturale. Potranno farlo anche con progetti di rete, fino a 120.000 Euro a progetto, coinvolgendo partner pubblici e privati.
Cosa succede quando 3.000 scuole e centinaia di migliaia di studenti, in partenariato con enti locali e innovatori culturali, iniziano a lavorare sistematicamente con il patrimonio culturale del Paese? Ad arricchirlo, valorizzarlo, reinterpretarlo, innovarlo farlo proprio?
Succede che cominciamo a dare un’interpretazione un po’ più ambiziosa di un’idea di Paese.
Un Paese in cui l’accesso alla cultura non deve rappresentare solo un diritto, ma una condizione strutturale dell’essere cittadini di un luogo unico nel mondo. Con più UNESCO Heritage Sites di chiunque altro sulla terra, ad esempio.
Un Paese in cui fare del rapporto tra bellezza e creazione di valore non una questione ideologica, ma al contrario una questione di creatività, innovazione, contaminazione, passione.
In cui il rapporto tra studenti e cultura si lascia alle spalle quella sacralità che non serve a nessuno e diventa più irriverente, interessante, giovane, ambizioso.
In cui l’investimento culturale diventa investimento di comunità, in densità sociale, in ricchezza, in innovazione.
Pensate a questo investimento come ad una grande azione curatoriale verso il Paese. Come ad un grande lavoro collettivo di produzione e reinterpretazione culturale.
Chiederemo ad ognuno dei 500-600 progetti di territorio che emergeranno da questo finanziamento di convertire in digitale, se non nativa, la propria proposta di valorizzazione del patrimonio. Questa produzione darà corpo ad una mappa semantica del Paese, a codice aperto, da condividere con tutti.
Un grande hackathon sulla cultura, a cui faremo seguire altri investimenti nel 2018.
Chiamiamo a raccolta i tanti innovatori, investitori e amministratori locali. Siate proattivi, aiutate le scuole con buone idee, proposte di collaborazione, di creatività. Lavorate insieme a loro.
Fate questo investimento anche vostro. Trovate tutto qui: http://www.istruzione.it/pon/avviso_patrimonio-artistico.html. Avete tempo fino al 10 luglio.
Mandiamo un segnale visibile, all’Europa e al mondo. Investire nella cultura non è solo questione di risorse. È prima di tutto una questione di riappropriazione.