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Competenze digitali dei docenti, un gap da colmare: strumenti e risorse utili



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L’ICT spicca tra i temi su cui gli insegnanti italiani vorrebbero avere più formazione: solo il 36% si sente preparato, contro il 43% della media OCSE. Tra le iniziative, il progetto “Presente Digitale”, realizzato in collaborazione con l’Istituto per le Tecnologie didattiche del Cnr, offre agli insegnanti una formazione di base gratuita sui temi di…

Pubblicato il 6 giu 2023

Anna Vaccarelli

Dirigente Tecnologo IIT CNR



Scuola digitale

È urgente un’azione culturale verso gli insegnanti, per l’apprendimento di strumenti e tecnologie nell’uso quotidiano del digitale. È auspicabile che parte delle risorse del PNRR dedicate alla scuola siano destinate allo sviluppo della cultura digitale degli studenti, ma anche degli insegnanti e il tema del digitale diventi pervasivo nei programmi scolastici.

Cultura digitale: la situazione in Italia

La cultura digitale è, oggi, un’urgenza sentita da cittadini, lavoratori, studenti, politici, ognuno con le proprie esigenze e peculiarità. Secondo Vincent Miller (2020) la cultura digitale è un concetto ampio che esprime l’idea che la tecnologia e Internet influenzano in modo significativo il modo in cui interagiamo, ci comportiamo, pensiamo e comunichiamo.

Il rapporto DESI 2022 fa una fotografia delle competenze digitali disponibili nei Paesi europei (vedi fig.1) e l’Italia occupa purtroppo uno degli ultimi posti. Oggi, però, le competenze digitali sono necessarie per quasi qualsiasi lavoro e sono cruciali anche per trovarne uno e, inoltre, il mercato del lavoro spesso richiede anche le cosiddette soft skills (competenze trasversali). È quindi indispensabile creare la cultura e le competenze digitali per raggiungere la consapevolezza necessaria a utilizzare correttamente e con vantaggio gli strumenti digitali oggi disponibili e colmare questo gap.

Fig.1 Indice DESI 2022 relativo alle competenze digitali

Competenze digitali, gli investimenti del PNRR

Il PNRR prevede investimenti per accrescere la cultura digitale dei cittadini e sforzi specifici sono previsti anche per la scuola. L’investimento sugli studenti è doveroso: sono gli adulti di domani e dobbiamo fare in modo che siano cittadini digitali consapevoli e che si presentino sul mercato del lavoro con le competenze giuste. Inoltre, attivare iniziative direttamente attraverso la scuola consente di intercettare facilmente il target dei ragazzi.

Le competenze digitali sono individuate dalla Commissione Europea nel DigComp e creano opportunità per nuove carriere, definite anche nella norma UNI 11506:2017. In Italia, AGID (Agenzia per l’Italia Digitale) ha sviluppato linee guida per la qualità delle competenze digitali nelle professioni ICT (ispirate ai documenti europei) individuando 6 diverse aree di competenza e 23 nuovi profili professionali. Abbiamo tutte le indicazioni per poter offrire agli studenti italiani queste opportunità per aiutarli ad entrare nel mercato del lavoro.

Il Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD), afferma che “è tempo di investire in un progetto di innovazione organica nelle scuole italiane, con programmi e azioni coerenti che includano accesso, ambienti di apprendimento, dispositivi, piattaforme, amministrazione digitale, ricerca, formazione e naturalmente didattica, metodologia e competenze”.

Anche l’ACN (Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale) tra gli obiettivi della sua strategia ha la formazione nelle scuole, in particolare sui temi della cybersecurity.

I corsi online per gli insegnanti

Un punto debole di questo processo è la scarsa cultura digitale della maggior parte degli insegnanti, che faticano a tenere il passo con il cambiamento. Pertanto, il primo passo per favorire la diffusione della cultura digitale nelle scuole è quello di fornire agli insegnanti adeguate conoscenze e aiutarli a trasferire le nuove competenze acquisite nell’insegnamento, fornendo loro formazione sui temi della cultura digitale.

Secondo dati raccolti nel rapporto Eurydice “Insegnanti in Europa: Carriera, sviluppo professionale e benessere” la richiesta di formazione dei docenti a livello europeo nel settore ICT è al quinto posto tra i temi oggetto di attenzione da parte degli insegnanti. La formazione degli insegnanti su questi temi non può essere occasionale, ma è indispensabile per consentire loro di svolgere il proprio ruolo di educatori nei confronti dei ragazzi, anche nel “mondo” digitale, accompagnandoli e guidandoli con la propria esperienza.

La formazione rivolta ai docenti è, oggi, per la maggior parte offerta online, modalità che si è diffusa soprattutto durante la pandemia di Coronavirus: molti soggetti forniscono corsi di qualità, generalmente a pagamento, su vari argomenti. Un’eccezione degna di nota è rappresentata dall’Irlanda, che ha lanciato un sito web dedicato alla formazione degli insegnanti, il cui claim è “Promuovere e sostenere l’integrazione dell’ICT nell’istruzione”. Questo portale offre corsi di formazione online su ICT, spiegazioni sull’uso della tecnologia e percorsi educativi mirati e pubblica le migliori pratiche.

La maggior parte dei corsi online disponibili riguardano materie didattiche curriculari, con spunti di approfondimento e di didattica non tradizionale; altri trattano argomenti più trasversali legati ai metodi di insegnamento, anche quelli più innovativi che fanno uso della tecnologia; raramente affrontano il tema del digitale in sé e per sé.

Erickson offre un master sulla didattica innovativa e inclusiva. La piattaforma di apprendimento online Coursera propone corsi MOOC (Massive Open Online Courses) su varie materie, tra cui anche quelli di apprendimento a distanza, Ict, Cybersecurity, Informatica ecc.

La piattaforma docenti.it, propone diversi corsi di formazione sulle tecnologie didattiche per l’insegnamento, sull’uso di tablet e Lim. Alcune istituzioni offrono corsi verticali su Internet e sull’informatica, come per esempio Deascuola sul coding, sul cyberbullismo e su IoT.

Anche all’estero l’offerta di corsi per docenti è molto ampia, ma mantiene le stesse caratteristiche di quella italiana rispetto agli argomenti. Esistono corsi verticali di scienze e Internet, ma a livello (quasi) universitario: ad esempio Future Learn offre corsi di net-working, crittografia e sistemi informatici. Tra le esperienze estere, interessante anche il portale Merlot, che raccoglie una grande comunità internazionale di utenti che condividono corsi online gratuiti.

La fotografia dell’Italia

Secondo il rapporto OCSE-Talis 2018, che ha coinvolto docenti provenienti da 48 Paesi e singole regioni, l’ICT spicca tra i temi su cui gli insegnanti italiani vorrebbero avere più formazione: solo il 36% si sente preparato, contro il 43% della media OCSE, nonostante il 47% degli insegnanti utilizzi computer e software in classe (ma siamo comunque al di sotto della media OCSE, pari al 53%) (Fig. 2).

Fig.2 Rapporto OCSE-TALIS 2018

Se analizziamo il tipo di attività svolte a scuola con tecnologie digitali (Fig. 3), notiamo che queste tecnologie sono utilizzate principalmente per la consultazione di fonti e contenuti (la maggior parte degli insegnanti lo fa nel 47,3% delle scuole) o sono utilizzate per presentazioni per la didattica (29,3%) o come strumento di valutazione (28,9%).

Fig. 3 Attività svolte a scuola con le tecnologie digitali (fonte AGCOM su dati del ministero).

Secondo l’AGCOM “queste evidenze suggeriscono che la propensione del corpo docente all’utilizzo del digitale risulta troppo spesso circoscritto all’interno di ciascuna classe, lasciando poco spazio all’utilizzo di tecnologie innovative finalizzate all’apertura delle classi, allo scambio e alla collaborazione trasversale tra i docenti e tra gli studenti, sia fra classi dello stesso istituto sia fra classi di istituti diversi”.

L’Osservatorio Scuola Digitale di Skuola.net considera questi dati piuttosto allarmanti, soprattutto se contestualizzati con l’identikit dei bambini che frequentano le scuole di oggi, la cosiddetta Generazione Z. Questi studenti sono nati nell’era digitale, hanno una buona conoscenza di pc e smartphone, ma non grazie alla scuola: il 47% degli studenti non ha imparato quasi nulla sulle nuove tecnologie a scuola. Questo anche perché, in 2 casi su 3, la scuola non si è mai preoccupata di organizzare corsi specifici volti a migliorare le conoscenze degli studenti su, ad esempio, il coding, i programmi, i sistemi operativi, la rete internet, ecc. Né sulla sicurezza e sui comportamenti adeguati online, visto che il 40% (48% nel Mezzogiorno) non ha mai avuto modo di prendere lezioni sui rischi della Rete.

Sembra, quindi, esserci una lacuna nella preparazione degli insegnanti in relazione al digitale: la mancanza di conoscenza e familiarità con le tecnologie, la scarsa esperienza di navigazione in Internet e, quindi, l’incapacità di interpretare le relazioni e i comportamenti che vi si instaurano, può spingere gli insegnanti a sfuggire l’argomento, sottrarsi alla discussione ed evitare, se non vietare, l’uso dei dispositivi digitali anche per la didattica. Inoltre, rischiano di perdere autorevolezza in questi settori e di abdicare al ruolo di educatori, visto che non sono in grado di guidare i loro studenti e fornire loro il supporto educativo e culturale di cui hanno bisogno per utilizzare Internet in modo informato e sicuro.

Questa carenza porta alcune scuole virtuose e dirigenti illuminati a cercare di fornire comunque ai propri studenti gli strumenti adatti a muoversi con disinvoltura e sicurezza nell’ambiente digitale, ricorrendo a progetti ad hoc, gratuiti o finanziati da qualche iniziativa locale o nazionale, svolti da soggetti esterni, spesso di ottima qualità.

Molti formatori che, da esterni, svolgono percorsi e progetti di formazione con gli studenti su questi temi, si trovano spesso di fronte insegnanti che non hanno la capacità di seguire le loro lezioni e laboratori e tanto meno di prolungare il lavoro didattico ed esperienziale, una volta terminati gli interventi, che diventano così uno “spot” breve e isolato durante l’anno. Per altro formalmente, la scuola dispone solo di 4 ore all’anno di cittadinanza digitale all’interno delle 33 ore obbligatorie di educazione civica.

La formazione per gli insegnanti in Italia

In Italia, i docenti di ruolo sono obbligati a frequentare corsi di aggiornamento per ottenere almeno 40 crediti formativi annuali e hanno a disposizione un piccolo budget dal Ministero dell’Istruzione e del Merito (anche) per pagare questi corsi. Per questo motivo, quasi tutti i corsi offerti sono a pagamento e devono essere registrati presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito, che li raccoglie nel portale SOFIA (Sistema Operativo per la Formazione e le Iniziative di Aggiornamento del personale della scuola). I moltissimi corsi disponibili coprono tutti gli argomenti, ma, relativamente ai temi del digitale, sono disponibili corsi mirati soprattutto a integrare l’uso di dispositivi digitali nella scuola, non sull’uso della rete, delle app e degli strumenti correlati, cioè non legati alla formazione di una vera e propria cultura digitale. Per esempio, molti corsi si concentrano su come gestire la didattica supportata dalla tecnologia e spesso riguardano l’uso di tablet o lavagne interattive nelle aule, ma non si concentrano sul funzionamento della rete e sulle modalità con cui questi strumenti possono funzionare in quanto collegati alla rete, né sull’educazione digitale.

Il progetto Presente Digitale

Nell’ottica di contribuire a colmare questa lacuna, il Registro .it, l’anagrafe dei nomi della rete che terminano con “.it”, gestito all’Istituto di Informatica e Telematica del Cnr, nel 2021 ha realizzato il progetto “Presente Digitale” per offrire agli insegnanti una formazione di base sui temi di Internet attraverso corsi riconosciuti dal Ministero, totalmente gratuiti. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con l’Istituto per le Tecnologie didattiche del Cnr.

L’offerta formativa proposta da Presente Digitale spazia su vari argomenti di interesse legati a Internet, alla sua storia, alla sua sicurezza, agli aspetti di networking, al coding e così via. Tutti i temi sono affrontati con il presupposto che i contenuti siano diretti agli insegnanti, ma che loro stessi possano sfruttare tali materiali per trasmettere conoscenze ai loro studenti.

Il materiale è disponibile sotto la licenza Open Educational Resources e il percorso formativo offre spunti per sviluppare riflessioni guidate sui temi del web e della cultura digitale in aula, coniugando la grande confidenza degli studenti con la tecnologia con l’esperienza e la mediazione culturale del docente.

L’obiettivo finale è quello di consentire agli insegnanti di utilizzare le competenze acquisite nel loro rapporto quotidiano con gli studenti, trasmettendo consapevolezza e padronanza del digitale alle nuove generazioni, rendendole in grado di rispondere alle sfide di un mondo in rapida evoluzione, che richiede sempre più agilità mentale, competenze trasversali e un ruolo attivo per i giovani.

L’esigenza di acquisire competenze digitali è trasversale a qualunque altra materia didattica e quindi può riguardare ogni insegnante, non solo quelli coinvolti nelle STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), ma è anche trasversale a tutti i livelli scolastici, dalla scuola primaria alla secondaria di primo e secondo grado, dato anche i bambini hanno grande familiarità con Internet e la tecnologia.

Nei due anni scolastici 2021/22 e 2022/23 la piattaforma conta circa 2000 insegnanti registrati.

Conclusioni

Bisogna anche che gli insegnanti siano in grado di utilizzare le competenze acquisite nel loro rapporto quotidiano con gli studenti, trasmettendo loro consapevolezza e padronanza nell’uso del digitale, rendendoli capaci di rispondere alle sfide di un mondo in rapida evoluzione, che richiede sempre più agilità mentale, competenze trasversali.

Il trasferimento degli elementi della Cultura Digitale agli studenti non passa (solo) attraverso percorsi educativi standard ma attraverso riflessioni sulla vita su Internet, che per i millennials è tanto ovvia quanto quella reale, una riflessione che deve essere guidata dal docente e incorporando la cultura digitale nei contenuti educativi.

Per colmare l’attuale lacuna si potrebbe far leva sull’obbligo di formazione del personale docente vincolando una parte delle ore disponibili a corsi sul digitale, sul tipo di quelli citati come esempio nel progetto “Presente Digitale”, ottenendo una base “minima” comune a tutti.

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