Il sistema educativo italiano è sospeso per i prossimi 10 giorni!
Per Decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri sono sospesi i servizi educativi per l’infanzia e le attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché la frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, comprese le Università.
Ho tagliato gli incisi dell’articolo 1, comma 1, lettera d) del DPCM 4 marzo 2020 per agevolarne la lettura d’un fiato, in tutta la sua sconcertante, semplicissima gravità: è vietato andare a scuola! È una delle misure estreme che il Governo ha dovuto adottare per far fronte all’emergenza COVID-19 e ne dà, per l’appunto, la misura. In molte zone, come la mia, il provvedimento estende quelli già adottati da dieci giorni. Fino a dieci giorni fa non avrei mai pensato che potessero crearsi circostanze che costringessero un governo democratico a chiudere scuole e università.
Forse non serviva un virus sconosciuto per darci consapevolezza dell’importanza del sistema scolastico e universitario, ma solo la sua sospensione forzata permette di percepirne la centralità pervasiva, che va ben oltre la funzione educativa e formativa. I nostri figli non sono preparati a rinunciare alla sana consuetudine di trascorrere mezza giornata a scuola con compagni e insegnanti, le nostre case non sono fatte per ospitare i nostri figli in orario scolastico, noi non siamo preparati a dare un senso alle loro giornate, il nostro lavoro non è pronto a dividerci con loro, le città e i musei non possono fare a meno dei nostri figli in gita, l’economia, ancor prima della cultura, non può fare a meno dei nostri figli all’università.
Umanità e comunicazione
Ma la scuola non è fatta di muri, è fatta di persone, che da che mondo è mondo escogitano ogni mezzo per tenersi in contatto e comunicare. Proprio un anno fa annunciavo l’apertura del corso online UMANO DIGITALE, che ci avrebbe portati a riconoscere, con l’aiuto di tanti esperti, che la nostra umanità è legata soprattutto alla capacità di comunicare. Le nostre capacità di astrazione e di rappresentazione simbolica ci hanno consentito, nel corso dei millenni, di sviluppare il linguaggio, la scrittura, i sistemi di numerazione, la stampa e, oggi, quelle che chiamiamo tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Sono tutte tecnologie digitali, che hanno sempre richiesto agli individui uno sforzo di adattamento, ripagato dalla possibilità di custodire, trasmettere, condividere ed espandere la cultura e il senso stesso di umanità.
Prima che il COVID-19 assorbisse tutta la nostra capacità di interesse mediatico, si parlava di trasformazione digitale. Nella scuola questa trasformazione era in atto. Troppo velocemente, secondo alcuni, troppo lentamente, secondo altri; opportunamente, secondo alcuni, inopportunamente, secondo altri. Sicuramente a macchia di leopardo e nel rispetto dell’autonomia e della libertà di insegnamento. Oggi il senso di quella trasformazione è espresso da uno degli incisi del Decreto: “…ferma in ogni caso la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza.” Già, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, che fino a ieri minacciavano di trasportarci in luoghi virtuali alieni all’umanità, oggi sono quelle che consentono di fare Scuola mettendo al centro le persone, in un momento in cui le scuole non sono più edifici.
La chiusura delle scuole, misura della gravità della situazione
Sono padre di due ragazze con scuole e università chiuse e riconosco quanto sia importante per loro il contatto con i propri insegnanti. Sono un professore universitario con l’università chiusa e provo sollievo a sapere di poter fare didattica a distanza, nel pieno rispetto degli orari di lezione programmati, grazie alle piattaforme didattiche che abbiamo adottato da anni. Sono in contatto con migliaia di insegnanti e vedo quello che stanno facendo per raggiungere virtualmente i propri alunni, senza far caso agli orari, ai contratti, agli incentivi o alle rivendicazioni sindacali.
Nell’attesa che le scuole e le università tornino ad essere anche luoghi fisici in cui incontrarsi quotidianamente e stringersi la mano, ho due considerazioni da fare.
La prima è che la sospensione delle attività scolastiche e formative in presenza è una misura talmente grave che ci impone di guardare con altrettanta serietà tutte le misure disposte dallo stesso Decreto. Non dobbiamo sentirci ridicoli se ci teniamo a distanza da chi incontriamo per strada e non dobbiamo cedere alla tentazione di minimizzare le precauzioni che siamo chiamati a adottare in questo periodo, per noi e per gli altri. Tanto più riteniamo grave la chiusura delle scuole, tanto più dobbiamo osservare le regole a corredo, perché la loro trasgressione rischia di vanificare il sacrificio enorme della sospensione didattica e formativa esponendoci al rischio di una pandemia.
Il valore insostituibile degli insegnanti
La seconda è che la buona scuola la fanno i buoni insegnanti, coadiuvati da buoni dirigenti scolastici. Se in tempi di pace ci potevamo permettere di disquisire sull’uso dei dispositivi elettronici in aula, in tempo di guerra contro Covid-19 dobbiamo prendere atto del fatto che le tecnologie digitali stanno consentendo a tanti insegnanti di fare la differenza, facendo scuola malgrado tutto. Provo profonda ammirazione e gratitudine nei confronti di quei dirigenti e di quegli insegnanti che sono arrivati preparati a questo inatteso appuntamento con la storia, a forza di corsi di formazione, riunioni, progetti, condivisioni, battaglie e notti insonni. Ma provo ancora più ammirazione e gratitudine nei confronti dei tanti che oggi si riconoscono impreparati e si mettono in gioco con ogni mezzo per far fronte all’emergenza. Gli uni e gli altri stanno dando ai propri alunni una straordinaria lezione di cittadinanza e senso civico.
La drammatica situazione che stiamo vivendo a livello planetario rende evidenti le potenzialità dell’applicazione delle tecnologie digitali alla didattica. Ma ancora più evidente in questa situazione è la centralità del ruolo sociale degli insegnanti, ai quali le tecnologie si limitano ad offrire gli strumenti necessari ad essere in prima linea, al fianco dei propri alunni e delle loro famiglie.