Quando si introducono le tecnologie digitali in una classe, la caratteristica che risulta evidente a tutti è l’innalzamento immediato del grado di partecipazione e pro-attività degli studenti: l’interazione classica (con il quaderno e il libro) è sicuramente meno motivante di quella che si verifica quando gli studenti toccano la conoscenza che si materializza multimediale sulla LIM, quando gli studenti navigano e interrogano internet, quando gli studenti lavorano sul tablet con le applicazioni colorate e luminose.
Vediamo allora quali devono essere le competenze del docente nella classe interattiva, in questa seconda tappa (qui la prima) del nostro viaggio per raggiungere la piena competenza digitale in ambito Scuola prendendo come riferimento il Syllabus della Certificazione Pedagogica Europea sulle Tecnologia Digitali (EPICT ).
La figura 1 – che rappresenta graficamente il “piano del viaggio” – riporta i titoli dei Moduli della Certificazione EPICT che si incontrano lungo il cammino verso ogni tappa. Con sfondo azzurro sono indicati i Moduli relativi alle competenze attuabili per prime, nella maggior parte delle classi e per i docenti di ogni disciplina; i moduli con sfondo giallo descrivono competenze specifiche o trasversali a tutte le competenze del docente innovativo. Gli altri moduli descrivono quelle competenze da mettere in campo in base alle caratteristiche specifiche dei contesti e alle capacità/esigenze/interessi specifici dei docenti.
Figura 1 – Seconda tappa: Classe interattiva
TAPPA #2: Classe interattiva
L’elemento pedagogico forte che caratterizza la seconda tappa, è quello legato alla competenza del docente di guidare e “governare” quella partecipazione con l’obiettivo non solo di mantenere una corretta “disciplina” in classe (ma bisogna arrendersi che le classi interattive sono più rumorose di quelle in cui l’insegnate parla dalla cattedra e richiama all’ordine con l’imperativo urlo: “Silenzio!”), ma soprattutto di guidare gli studenti a governare loro stessi le loro capacità e potenzialità espressive e relazionali. Le tecnologie in classe inducono e sostengono l’interazione e costituiscono uno strumento ideale per esercitare le cosiddette “competenze trasversali”, competenze che in una classe dove si mantiene il “silenzio!” non potranno mai essere adeguatamente formate.
Classe Interattiva – LIM e superfici interattive
Il docente nella classe che ha a disposizione una lavagna o proiettore interattivo recupera il suo ruolo di “condottiero” (dux, ducis….reminiscenze liceali….): la conoscenza è la fortezza da espugnare e sta lì, sulla LIM, pronta per essere conquistata a colpi di click, guardata dalle tante prospettive che la multimedialità concede. Sulla LIM si visualizzano molteplici materiali didattici, multimediali e ipermediali, interattivi, trovati nel web, o realizzati dai docenti. E la lavagna diventa anche lo strumento per esercitare gli studenti a toccare la conoscenza e a mostrare a un pubblico il risultato delle proprie ricerche, il risultato della propria creatività.
Sono le competenze descritte dal Modulo EPICT Insegnare e Interagire nella classe digitale [LIM].
Progettare e gestire lezioni interattive
Il docente competente nell’uso della LIM si rivolge alla classe e con i gesti delle sue braccia e del suo corpo cattura l’attenzione e conduce verso la comprensione: il docente tocca e rende attivi gli “oggetti di conoscenza” ed è proprio il touch il vero plus della LIM e dei proiettori interattivi rispetto a “computer e proiettore” o al televisore collegati in rete. Gli strumenti propri della LIM permettono poi al docente di guidare l’attenzione degli studenti mentre si legge un testo o (penne e pennarelli digitali per sottolineare) o focalizzando in successione solo parti della lavagna (occhio di bue, tendine,…).
Il docente dovrà definire il setting e la “sceneggiatura” ideale per coinvolgere gli studenti, dovrà scegliere gli strumenti più adatti per creare interattività con la classe: dalla disposizione dei banchi, alla pianificazione delle attività in modo da permettere agli studenti (magari in gruppo) di usare a turno la lavagna interattiva.
Progettare e realizzare materiali didattici per la lezione interattiva
Il docente competente nell’uso della LIM propone alla classe una pluralità di materiali didattici multimediali e interattivi; sa scegliere l’applicazione web giusta per il particolare momento didattico (“muri digitali”, linee del tempo, giochi interattivi, i sistemi di votazione on line,..). Il docente sa diventare anche anchorman durante la gestione di video-conferenze con esperti o studenti di altre classi.
Tutto quello che accade sulla LIM può essere registrato creando dei “tutoriali live” e poi salvato: quanto di importante e significativo “accade sulla LIM” si può storicizzare, non c’è la necessità di cancellare per far spazio a nuovi concetti. E una volta salvato, può essere condiviso con gli studenti (sul registro elettronico, nel portale e-learning della classe, per email,…) per una visione ulteriore a casa, o durante i ripassi o come “materiale a supporto della prestazione” durante lo svolgimento dei compiti. L’output di una lezione, diventa input della successiva aiutando gli studenti (e il docente!) a non perdere “il filo del discorso”.
La superficie attiva come strumento per interrogare e valutare
Il docente competente nell’uso della LIM usa la superficie attiva anche per valutare: insegna agli studenti come porsi davanti alla classe per esporre o durante le interrogazioni che saranno corredate dai materiali che gli studenti stesi hanno prodotto. Il docente lascia il campo agli studenti che oltre a dimostrare le proprie conoscenze e abilità, esercitano anche la capacità di comunicare al pubblico dei compagni imparando ad essere interessanti e coinvolgenti, cioè a “credere” in quanto stanno facendo e quindi esercitando le capacità trasversali di comunicazione, di promozione di sé, spirito di iniziativa, consapevolezza ed espressione culturale (usando gli indicatori di competenza al termine del primo ciclo – DM 742/2017).
Imparare con Internet – La ricerca in rete
L’enciclopedia universale realizzata dal World Wide Web è la fonte principale di conoscenza ormai per tutti. Ed è la Scuola che insegna ad usare le fonti di conoscenza: prima erano i libri, oggi è (anche) Internet. Il docente per sé cerca risorse per la sua crescita professionale (materiali di studio, corsi di formazione, ..) e risorse da usare in classe per la didattica. Con i propri studenti i docenti usano Internet per educarli alla cosiddetta “Digital Literacy”, cioè la capacità di cercare e trovare informazioni in rete, valutarne la qualità, archiviare quella conoscenza creando proprie librerie digitali: i cosiddetti bookmarks. E’ così che si esercita nel web la capacità di Imparare a imparare.
Sono le competenze descritte dal Modulo EPICT Imparare in Internet [Ricerca in rete]
Ricercare
Il docente competente si muove con sicurezza nelle pagine web e fra le pagine web: usa diversi browser a seconda dell’azione che compie, usa diversi motori di ricerca o motori di ricerca specifici (per immagini, all’interno di repository specializzati…) per diversificare e massimizzare i risultati. Apre nuove finestre o schede per cambiare velocemente prospettiva sulla conoscenza, usa vocabolari on line, servizi di traduzione, sistemi di conversione. Guida gli studenti a imparare a concettualizzare la ricerca, individuando parole chiave e mostra come nei motori di ricerca quelle parole chiave possono essere combinate fra loro usando la punteggiatura o gli operatori booleani per restringere e specificare la ricerca.
Valutare
Stimolare lo spirito critico degli studenti è l’obiettivo di ogni insegnante: questo ci porta al processo di valutazione delle risorse rintracciate in rete. Il docente quando mostra alla classe contenuti rintracciati nel web esplicita i criteri che determinano il perché li ha scelti: spiega come determinare l’autorevolezza di un autore, come determinare se le informazioni sono corrette, dice della necessità individuare i diritti di riuso associati alle risorse web. Non si può fare “copia-incolla” brutale non solo perché dal punto di vista dell’apprendimento è una pratica che dimostra l’incapacità di rielaborazione (e quindi di far proprio un contenuto), ma anche perché diventa pratica illegale quando il contenuto “copia-incollato” viene pubblicato sul sito della Scuola a nome di uno studente, o viene utilizzato in sede d’esame come contributo originale dello studente.
Archiviare
Un tempo i maestri e i genitori insegnavano a disporre i libri sugli scaffali in verticale e non impilati in orizzontale (per poterli prendere facilmente!), ordinati per ordine alfabetico o per macro-categorie. Oggi il docente competente insegna ad archiviare le risorse digitali trovate e valutate di qualità nei “preferiti del browser” o con altri sistemi di memorizzazione. Forse fra le competenze di “digital literacy” questa è la più disattesa, ma pensando alla formazione dei cittadini del domani, ogni docente dovrebbe lavorare con attenzione anche su questo tema. Quali consegne e attività didattiche proporre per far entrare nel “DNA” dei nativi digitali, la capacità di archivio intelligente? E anche questa attività diventa motivo di riflessione pedagogica: tutte le foto che si scattano con il proprio telefonino vengono opportunamente archiviate? Vale la pena impiegare molto tempo della propria giornata ad archiviare elementi che non si riuseranno? Oppure, come taggare (e qui torna il concetto di parola chiave e quindi ci capacità di concettualizzare) in modo intelligente le risorse in modo da reperirle con facilità quando necessarie? Quando/come fare le “pulizie di primavera” nei propri preferiti?….
Apprendere in mobilità – Tablet e BYOD
Se le competenze descritte in precedenza possono essere definite “competenze di base”, la capacità di integrare nella propria didattica l’uso di tablet e altri dispositivi mobili, magari personali, è da considerarsi più avanzata: ogni studente con il proprio dispositivo fra le mani deve essere opportunamente guidato a fruire dei contenuti di formazione, guidato a realizzare con le app attività di approfondimento e di creazione di contenuti non solo in classe ma anche in mobilità. Nel caso dell’uso dei dispositivi è necessario un contesto scolastico adeguato a garantire la sicurezza e comportamenti disciplinati da opportuni “patti formativi” (PUA – Politiche di Uso Accettabile del Computer).
Sono le competenze descritte dal Modulo EPICT Apprendere in mobilità [Tablet e BYOD]
Progettare e condurre lezioni interattive
Tutti sappiamo quante app esistono e con quale velocità nascono, muoiono, vengono aggiornate… La prima competenza dei docenti che decidono di usare dispositivi mobili per la didattica, è quella di decidere quali app usare e di “obbligarsi” ad usarle per un lungo periodo: gli studenti devono acquisire abilità specifiche che gli consentiranno di usare quegli strumenti in modo naturale e quindi concentrarsi completamente sugli aspetti di apprendimento. Il docente è competente a usare lui stesso il tablet per presentare i contenuti: si muove per la classe (creando una inclusione di se stesso nel gruppo che apprende) e con i sistemi di mirroring visualizza i contenuti del suo tablet sullo schermo interattivo o direttamente sugli schermi degli studenti; il docente guida l’alternarsi della partecipazione degli studenti che condividono con gli altri compagni (alla LIM o sugli schermi) quanto loro stessi stanno svolgendo sul loro dispositivo.
Progettare e supportare attività di apprendimento con il tablet
Terminato il momento espositivo (breve per forza: se gli studenti devono fare qualcosa con il tablet e le ore di lezione sono sempre le stesse, bisogna accorciare il momento espositivo!) i ragazzi iniziano a lavorare: la competenza richiesta al docente in questo momento è duplice. Da un lato progettare l’attività di apprendimento giusta per la classe, dall’altro mettere in campo la competenza del mentor, del facilitatore che passa fra i banchi spiega, supporta.
La competenza di personalizzazione delle attività di apprendimento è fondamentale per la didattica mobile e ubiqua: ma oltre a conoscere le diverse attività da proporre, bisogna essere in grado di gestirle per evitare che la classe diventi invece che fucina di conoscenza, una circo dove ogni studente fa cose diverse difficilmente riconducibili a un concetto guida.
Progettare lezioni in mobilità
La competenza richiesta al docente per progettare attività didattiche che avvengono in mobilità è quella della definizione dei materiali didattici da fruire in mobilità: realizzerà audio o video fruibili nei brevi tragitti e testi lungi da leggere a casa. Il docente è in grado di progettare anche le attività di apprendimento in base agli strumenti a disposizione degli studenti e definendo con precisione i tempi e le modalità di interazione e condivisione.
Riferimento ai Framework Internazionali
Per completare e concludere, mappiamo le competenze descritte nel presente articolo sul Framework DigCompEdu.
Le competenze del docente capace di gestire la classe interattiva afferiscono in qualche modo a tutte le macro-aree del framework DigCompEdu:
- Professional Engagement, se si considerano le risorse nel web per l’aggiornamento professionale dei docenti
- Digital Resources, se si considera la produzione e gestione di contenuti didattici digitali: quelli rintracciati in rete o prodotti con gli strumenti autore della LIM o le app utilizzabile dal e con il tablet.
- Teaching & Learning, se si considera la competenza di scelta degli strumenti e delle strategie più adeguate per la gestione della classe interattiva
- Assessment, se si considerano le forme di valutazione attiva che si possono realizzare con l’uso della LIM o con del tablet
- Empowering Learners, se si considera la capacità del docente di catturare l’attenzione degli studenti di stimolare la loro creatività e capacità di esporre e comunicare con la classe.
- Facilitating Learners’Digital Competence, se si considerano le abilità specifiche che acquisiscono gli studenti imparando a ricercare in rete, a usare la LIM e il tablet come strumento di comunicazione.
Livelli di competenza: livello A1 raggiunto! Se consideriamo la progressione di competenza suggerita dal Framework DigCompEdu (figura 2) , potremmo azzardare a dire che la lettura di questi articoli può condurre al livello di competenza A1. I livelli successivi sono raggiungibili con il personale approfondimento e formazioni mirate.
Ma il cammino è iniziato!
Figura 2 – Livelli di competenza digitale secondo il Framework DigCompEdu