Con l’aggiornamento delle “Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo” il Miur ha posto un altro importante tassello per il completamento degli strumenti necessari all’attuazione della recente legge sul cyberbullismo. Ribadendo, innanzitutto, l’importanza di procedere in modo organico sui due fronti principali di intervento rispetto ad un fenomeno certamente esteso (dai dati del 2016 di una ricerca Doxa per Telefono Azzurro si situava al 30% la percentuale di adolescenti che dichiarava di essere stata vittima di episodi di bullismo o cyberbullismo): l’educazione digitale e la cultura di assunzione delle responsabilità, la repressione (sotto forma, ad esempio, della definizione dello strumento dell’ammonimento).
Educazione digitale e assunzione delle responsabilità
Come viene riportato nelle “Linee di orientamento” su citate, “Le studentesse e gli studenti devono essere sensibilizzati ad un uso responsabile della Rete e resi capaci di gestire le relazioni digitali in agorà non protette. Ed è per questo che diventa indispensabile la maturazione della consapevolezza che Internet può diventare, se non usata in maniera opportuna, una pericolosa forma di dipendenza. Compito della Scuola è anche quello di favorire l’acquisizione delle competenze necessarie all’esercizio di una cittadinanza digitale consapevole.“
Si va sempre più affermando, così, una convinzione che spesso non coincide con “l’opinione comune” e men che meno quella divulgata dai media, e cioè che sia falso che l’immersione tecnologica vissuta già da bambini possa consentire ai giovani la consapevolezza digitale necessaria. In altri termini, che i nativi digitali siano maturi digitalmente.
Anzi, come si sottolinea nel recente eBook di Telefono Azzurro “Il nostro Post(o) nella Rete”, è vero il contrario, cioè che l’immersione digitale porta ad un abbassamento delle difese: “spesso i cyberbulli non sono per nulla consapevoli delle conseguenze dei propri comportamenti online, a differenza di quanto accade nelle prevaricazioni de visu. Il dato deve far riflettere: questo significa che i nativi digitali non sono così consapevoli di ciò che fanno online, come saremmo invece da adulti naturalmente portati a pensare considerando il fatto che questi ragazzi sono cresciuti immersi nei social e negli strumenti digitali. Su questa linea interpretativa che ha implicazioni importanti nella revisione del tipo di affiancamento che dedichiamo ai nostri ragazzi durante la navigazione online, alcuni autori parlano di una «insospettabile ingenuità dei nativi digitali». Abituati a muoversi nelle nuove tecnologie come pesci nell’acqua, spesso pensiamo che siano i più smaliziati e astuti nel percepire i tranelli della Rete, ma non è così.” Non è detto però che sia presente una consapevolezza di questa limitazione. L’approccio didattico-educativo ne deve tener conto, massimizzando un orientamento esplorativo, basato sul gioco e sul “learning by doing”, con i docenti in campo con il ruolo di facilitatori.
Un esempio recente in questo senso è senz’altro quello del progetto “SUN – Smart Use of Network”i, che ha coinvolto più di 250 studenti nella realizzazione di una piattaforma interattiva che raccoglie esperienze, consigli, informazioni e contatti, su un uso corretto dei social network. Una App realizzata con i ragazzi e dai ragazzi, con informazioni pratiche su come comportarsi e, nell’ottica di formazione peer-to-peer, anche strumento di riconoscimento di regole, e supporto per l’assunzione di responsabilità nei comportamenti nella Rete.
Ma, evidentemente, non solo in Rete, spesso “solo” ambiente di amplificazione e persistenza di comportamenti di prevaricazione spesso iniziati “offline”.
Repressione e assunzione delle responsabilità
Sul fronte della repressione è naturalmente fondamentale la segnalazione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo. A questo scopo è fondamentale la disponibilità di strumenti familiari, facili da usare, e che diano la possibilità di segnalare conservando l’anonimato (proprio perché la vittima di violenza teme prima di tutto le ritorsioni da parte di chi viene segnalato).
In questa direzione va la recente applicazione YouPol rilasciata dal Ministro dell’Interno ancora in forma sperimentale e quindi al momento operativa solo nelle città di Roma, Milano e Catania.
YouPol, a disposizione di tutti i cittadini può essere usata sia attraverso una registrazione che in forma anonima. Ma è indubbio che un passo decisivo per contrastare è proprio quello di rafforzare il senso di responsabilità e quindi, nella parole del capo della Polizia Franco Gabrielli: “[..] auspichiamo che la forma della registrazione prenda sempre più piede e ciò comporterà un duplice vantaggio: da una parte certificare la comunicazione e dall’altra introdurre un meccanismo di consapevolezza e assunzione della responsabilità che nel nostro Paese deve essere coltivato nelle giovani generazioni”.
La necessità di rendere organica l’educazione digitale
In attesa che si completino gli atti necessari per l’avvio della governance prevista dalla legge 71/2017: “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, credo sia importante rilevare come sempre più necessario che i percorsi di formazione all’uso consapevole digitale diventino per gli studenti parte integrante del percorso formativo scolastico. Il superamento dell’aspetto solamente progettuale permette di raggiungere due obiettivi essenziali:
- la diffusione omogenea tra le scuole e nelle scuole, sulla base di indicazioni valide per tutti;
- la possibilità di una formazione diffusa e permanente per i docenti, posti così nelle condizioni non solo di acquisire essi stessi l’adeguata consapevolezza digitale, ma anche di conoscere gli strumenti e le strategie didattiche più opportune per superare diffidenze e barriere che possono essere poste dagli studenti a causa di un inevitabile gap di familiarità digitale rispetto ai docenti.
Come avevo scritto su questa stessa testata, un approccio strutturale e sistemico per evitare che l’applicazione di questa legge possa essere vista da parte delle scuole soltanto come un adempimento che si “somma” agli altri già in essere, ed essere considerata invece una spinta ulteriore a considerare il tema della consapevolezza digitale e della legalità in rete come fondamentale per contrastare fenomeni come il cyberbullismo e, insieme, per favorire la crescita di cittadini con adeguata consapevolezza digitale.