La ripresa delle attività didattiche nel Liceo Gioia di Piacenza si è svolta all’insegna della Didattica digitale integrata. Nel corso dell’estate, un’approfondita analisi degli spazi d’aula ha infatti rivelato l’impossibilità di accogliere tutti gli studenti in contemporanea. La Didattica Digitale Integrata è quindi stata il naturale esito di uno scenario scolastico che contempla quota degli studenti in classe e quota collegati online.
Le linee guida per la realizzazione della DDI possono essere così riassunte:
- didattica in presenza per i due terzi della classe e connessione web su piattaforma tecnologica per il restante terzo con rotazione dei gruppi su un ciclo trisettimanale: ogni studente frequenta le lezioni in presenza per due settimane e segue a distanza la terza
- la presenza del gruppo classe al 100% potrà essere eccezionalmente garantita solo per l’effettuazione di poche/selezionate verifiche scritte non altrimenti effettuabili, in spazi adibiti di particolare ampiezza (aule più grandi, corridoi) e dietro prenotazione, nei pomeriggi da lunedì a venerdì liberi da lezioni o il sabato mattino
- predisposizione tecnologica di tutti i locali d’aula per l’ottimizzazione della DDI con installazione di webcam e audio integrato in zona cattedra per ripresa diretta audiovideo della lezione su piattaforma tecnologica
Il Collegio dei Docenti è attualmente impegnato in una riflessione sulla DDI che sfocerà nella proposta di soluzioni efficaci e condivise alle problematiche ad essa collegate. Le metodologie didattiche interattive e inclusive, la programmazione disciplinare per competenze e contenuti, le modalità di svolgimento delle verifiche scritte e orali e gli strumenti di valutazione dovranno essere oggetto di un ripensamento alla luce del nuovo scenario scolastico. Tutto ciò non sarebbe possibile senza una seria analisi di quello che è successo nel liceo durante il lockdown. Pertanto, di seguito, dopo una sintetica presentazione della scuola, si darà conto di quanto successo nei mesi di sospensione delle attività didattiche. Quell’esperienza, infatti, è stata fondamentale per gettare le basi di questa nuova sfida che l’istituto ha raccolto per garantire la massima qualità dell’offerta formativa anche in condizioni del tutte inedite.
Le peculiarità del Liceo Gioia di Piacenza
Il Liceo Ginnasio Statale “Melchiorre Gioia” di Piacenza entra di diritto nel novero dei licei pluricentenari d’Italia. Nasce come “Regio Liceo” nel 1860 dal preesistente “Collegio Piacentino” istituito dai Gesuiti alla fine del ‘500 presso la Chiesa di S. Pietro. L’intestazione a Melchiorre Gioia, celebre economista e pensatore piacentino che alla fine del Settecento fu tra i primi e più autorevoli sostenitori dell’unità nazionale italiana, è attestata per la prima volta nel 1866. Fino agli ultimi decenni del ‘900, il Gioia è un liceo classico. Negli anni 80 del secolo scorso si aggiunge un indirizzo linguistico, riconfluito poi nella sperimentazione Brocca, e nell’anno scolastico 1997/98, l’istituto entra nel gruppo delle 20 scuole che partecipano al “Progetto Autonomia” voluto dal ministro Berlinguer e incardinato su 3 indirizzi: Classico, Scientifico e Linguistico. Oggi il Liceo ospita circa 1600 studenti.
Scuola di tradizione, il Gioia, a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso, si è caratterizzato per una forte propensione all’innovazione didattica. È dei primi anni del nuovo millennio l’introduzione delle prime sezioni di Liceo Linguistico internazionale tedesco e francese, nonché delle sezioni con lingua veicolare inglese sui tre indirizzi. Risale al 2013/14 l’avvio di una sperimentazione di “Flipped classroom” che vale al Liceo Gioia l’inclusione nella rete delle Avanguardie Educative di INDIRE. Negli ultimi anni scolastici sono avviate curvature didattiche di tipo diverso: Bioscienze sullo scientifico, New Media sul classico e il corso di lingua veicolare spagnola sul linguistico. Nell’a.s. 2018/19 prende avvio una sezione di Liceo linguistico quadriennale. Nell’a.s. 2019/20 amplia l’offerta formativa del Liceo Gioia il Percorso di Potenziamento-Orientamento “Biologia con Curvatura Biomedica”, rivolto a studenti delle terze classico e scientifico.
Forte è stato l’impegno dell’istituto nel processo di infrastrutturazione delle tre sedi in cui si articola. Tutte le aule sono state dotate di LIM, proiettore e computer. La connessione è a banda larga e soddisfa efficacemente le robuste esigenze di connettività legate all’operatività quotidiana della scuola. Negli ultimi anni, grazie ad un costante lavoro di formazione, il personale docente è stato abilitato all’uso delle nuove tecnologie nella didattica, che sono diventate di uso comune in tutte le classi e in tutti gli indirizzi della scuola.
Piacenza è stata coinvolta nell’emergenza coronavirus fin dagli esordi dell’epidemia. Le scuole della città sono state chiuse già nella giornata del 22 febbraio e da quel momento non hanno più riaperto i battenti. Diversi docenti dell’istituto, a partire da lunedì 24 febbraio, hanno iniziato a proporre ai loro studenti le prime attività di didattica a distanza. Nel giro di pochi giorni, tutti i docenti e tutte le classi hanno seguito questo esempio.
Se nei primi giorni le attività di didattica a distanza sono state realizzate in modo piuttosto spontaneo e libero, già nella seconda settimana hanno conosciuto una strutturazione più controllata, tanto che il collegio docenti ha avvertito l’esigenza di condividere un importante documento di programmazione intitolato “Linee Guida per la didattica a distanza”. Nel giro di pochi giorni, il testo è diventato il punto di riferimento fondamentale per tutti i consigli di classe e, di seguito, se ne riportano gli elementi essenziali.
L’incipit del documento è dedicato agli strumenti di informazione/comunicazione che hanno svolto un compito molto rilevante nelle settimane dell’emergenza: il registro elettronico, dove sono stati caricati i materiali didattici per gli studenti e le comunicazioni del dirigente scolastico; la posta elettronica, canale di scambio di comunicazioni fra docenti-dirigente-famiglie-studenti- personale ATA; la sezione News del sito istituzionale, le pagine Facebook e Instagram, nonché i gruppi di messaggistica istantanea, che hanno consentito di riportare notizie aggiornate sulla vita scolastica e articoli di interesse per gli studenti, nonché di favorire scambi di comunicazioni veloci fra docenti e gruppo classe.
L’organizzazione delle attività didattiche a distanza
Naturalmente, la questione più rilevante affrontata dalla scuola è stata l’organizzazione delle attività didattiche a distanza. Le Linee Guida hanno consentito a ogni docente di utilizzare svariati strumenti per creare, condividere, verificare e valutare percorsi di apprendimento riferiti alla specifica classe e alla propria specifica disciplina. Nello stesso tempo, ogni studente è stato sollecitato a partecipare alle attività presentate negli ambienti di lavoro utilizzati.
Di fondamentale importanza si è rivelata l’esperienza maturata dalla scuola nell’impiego della piattaforma “Office 365” e dei suoi innumerevoli strumenti: grazie a “One drive” è stato possibile condividere materiali didattici, restituire lavori svolti dagli studenti e valutare i compiti corretti, condividendo poi la correzione con l’intero gruppo classe; tramite “Forms”, sono stati proposti compiti in formato quiz per una valutazione di tipo formativo e per fornire una guida all’attività di studio dei ragazzi; con “Teams” sono state realizzate lezioni sincrone destinate all’intero gruppo classe, videoconferenze per attività destinate a singoli alunni o a piccoli gruppi, riunioni a distanza del personale docente (collegio docenti, consigli di classe, riunioni di dipartimento ecc.); con le funzionalità del registro elettronico, sono state organizzate e tracciate le attività didattiche svolte, nonché gestite le relazioni scuola-famiglia.
Grazie, dunque, al combinato disposto registro elettronico/suite “Office 365”, è stato possibile proporre agli studenti un mix di attività didattiche sincrone e asincrone che hanno sostanzialmente coperto l’intero spettro delle discipline scolastiche e favorito un’efficace programmazione del palinsesto settimanale. Ribadiamo in proposito l’importanza della condivisione delle Linee Guida che hanno costituito a monte un solido quadro di riferimento generale per l’azione di ciascun team docente. In effetti, ogni consiglio di classe ha interpretato quel quadro alla luce della situazione particolare del proprio contesto, adattando sia il dispositivo organizzativo che i contenuti della didattica a distanza alle esigenze del gruppo classe. Così come fondamentale è stato il contributo dei coordinatori di classe che hanno svolto un prezioso lavoro di connessione all’interno del team e nella relazione tra docenti e ragazzi.
Pur nelle differenti declinazioni in cui si è articolata l’offerta formativa, le attività di didattica a distanza sono state predisposte secondo una struttura concordata a livello di collegio docenti. I docenti hanno prioritariamente selezionato i contenuti teorici sulla base della propria progettazione didattica (ad esempio, dando riferimenti precisi a paragrafi del libro di testo, indicando videolezioni attendibili o producendone in proprio, fornendo presentazioni o altro materiale, aggiungendo commenti, audio, ecc.). Attraverso documenti condivisi, quiz, chat, videolezioni, i docenti hanno controllato l’avvenuta comprensione dei materiali proposti. Hanno poi assegnato compiti da svolgere in autonomia con scadenze ben precise per la consegna. Quindi hanno controllato e corretto i compiti e ne hanno discusso aspetti o risultati sia a livello collettivo che individuale. La valutazione, eminentemente di carattere formativo, ha reso conto dell’intero processo con l’obiettivo di integrare lo sviluppo delle competenze disciplinari con quelle di tipo trasversale.
Quanto ai tempi, si è cercato di rispettare il quadro orario settimanale, soprattutto per evitare difficoltà di carattere organizzativo e il rischio di creare sovrapposizioni tra le varie proposte disciplinari. Nello stesso tempo, sono state prese le opportune misure per calibrare l’offerta formativa e le richieste rivolte agli studenti.
Tenuto conto delle differenti competenze digitali e delle differenti dotazioni tecnologiche dei docenti, nonché della varietà degli strumenti sopra descritti, la programmazione delle attività, almeno nella fase iniziale dell’emergenza ha previsto due livelli di intervento:
- un livello base di proposta didattica, che ha fatto ricorso ad ambienti e strumenti di più largo e consolidato uso e familiari alla totalità dei docenti, per predisporre materiali (ad es. Power Point) da caricare sul cloud di classe; si è trattato del livello minimo di programmazione didattica, atteso da ogni docente e capace di garantire comunque un’efficace mediazione e schematizzazione dei materiali disciplinari in vista del lavoro domestico dello studente;
- un livello avanzato, che ha fatto ricorso agli strumenti più evoluti di interazione sincronica con i gruppi classe, da svolgere in corrispondenza delle rispettive ore di lezione previste dal planning settimanale.
Libertà di insegnamento e legittimità di processi di verifica e valutazione
Naturalmente, questo schema, variamente interpretato dai diversi consigli di classe, non si occupa del contenuto didattico del dispositivo organizzativo. Su questo il collegio del Gioia ha sviluppato una riflessione che può essere sintetizzata così: innanzitutto, la situazione contingente ha definitivamente reso obsoleta l’espressione “finire il programma”. Anzi è la parola stessa programma ad avere perso la centralità che ha avuto per decenni nell’immaginario dei docenti (parliamo di immaginario, perché il concetto di programma è uscito dagli ordinamenti scolastici italiani da un bel pezzo). Questo significa che di fronte al docente si apre una prateria sterminata nella quale sperimentare soluzioni formative nuove e finalmente libere dal dovere di “finire qualcosa”. Si può dunque fare quello che si faceva prima? Sicuramente sì, se si ritiene che ciò sia possibile e produttivo. Ma si può fare anche qualcosa di diverso, che magari nasce sul campo, dentro una modalità di mediazione didattica totalmente nuova. In sintesi, oggi è davvero possibile esercitare la “libertà d’insegnamento” costituzionalmente garantita, decidendo se continuare a lavorare come prima oppure battendo strade nuove.
Lo stesso può dirsi a proposito della valutazione. Su questo tema è intervenuta la Nota 279 del Miur per rilasciare un implicito riconoscimento della legittimità di processi di verifica e valutazione realizzati a distanza. Il documento si sofferma sulla “varietà di strumenti a disposizione” per valutare offerti dalle “piattaforme utilizzate” e ricorda “che la normativa vigente lascia la dimensione docimologica ai docenti, senza istruire particolari protocolli che sono più fonte di tradizione che normativa”. In sostanza la Nota, legittimando l’attività di valutazione telematica degli apprendimenti, ha rimesso in toto la questione alla professionalità del docente e alla sua capacità di definire gli strumenti e i criteri più adeguati alla definizione di una valutazione meditata, attendibile e pubblicabile, infine, su registro elettronico.
Si possono mettere i voti sul registro? Naturalmente sì, anche perché continua a rimanere in vigore il regolamento sulla valutazione che impone di utilizzare una scala numerica da 1 a 10 per quotare gli esiti degli studenti. Ma nello stesso tempo, una valutazione di tipo sommativo non può oggi prescindere dall’aspetto formativo. Secondo questa prospettiva, bisogna costantemente chiedersi come gli studenti recepiscono la didattica nella nuova modalità e aggiustare di volta in volta il tiro, adeguando l’azione formativa alle diverse situazioni e riprogettando gli interventi sulla base dell’analisi condotta. Nello stesso tempo la valutazione dovrà tener conto degli aspetti evolutivi, dei progressi fatti e del percorso seguito per ottenere il risultato.
È così che la valutazione praticata dai docenti del Gioia ha perseguito fin dall’inizio l’obiettivo di coniugare le competenze disciplinari e quelle trasversali. La didattica a distanza e le modalità particolarissime in cui si esprime hanno capovolto in modo spettacolare le priorità. Se prima del coronavirus, pochi docenti avevano dubbi sulla centralità delle competenze disciplinari nei processi valutativi delle singole materie, per cui le verifiche erano strutturate per far emergere prioritariamente le conoscenze e le abilità disciplinari, nella situazione attuale è diventato difficile non assegnare il primato valutativo all’osservazione sistematica delle abilità trasversali, che fino a poco tempo fa erano generalmente considerate materiale adatto per i corsi di formazione sulle soft skills, ma tutto sommato poco più che un punto di riferimento per attribuire il voto di comportamento.
Al contrario, competenze quali “imparare a d imparare”, “collaborare e partecipare”, “competenze digitali” oggi hanno acquistato una nuova e poderosa centralità. E che dire di concetti quali resilienza, creatività, originalità, tenacia, pazienza, empatia, capacità di fare squadra, solidarietà, impegno per il bene comune e così via?
L’ambizione del collegio del Gioia è stata e lo sarà anche in futuro quella di evitare di considerare questi elementi come sganciati dalla valutazione delle competenze disciplinari e quindi da confinare nel solo voto di comportamento. La strada intrapresa è quella dell’integrazione di tali elementi con gli esiti disciplinari per giungere ad una valutazione più complessiva che realizzi finalmente le indicazioni contenute nelle raccomandazioni europee sulle competenze chiave di cittadinanza.
Conclusioni
La prima delle due riflessioni conclusive riguarda il tema del digitale. L’epidemia Covid19 ha fatto definitivamente piazza pulita di certe querelle che da anni contrapponevano chi osannava le meraviglie delle nuove tecnologie e chi le considerava strumenti diabolici. Il coronavirus in pochi giorni ci ha fatto capire due cose: la prima è che, senza il digitale, molte delle cose che abbiamo potuto fare per mantenere un minimo di normalità in questo drammatico periodo non sarebbero state possibili. La seconda è che la tecnologia è solo un mezzo che non sostituisce la centralità delle relazioni interpersonali (si pensi alla struggente nostalgia, soprattutto dei giovani, per le relazioni reali e “fisiche” rese impossibili dalle misure di contenimento dell’epidemia) e che il valore probabilmente più alto della didattica a distanza è il senso di vicinanza che i ragazzi hanno avvertito rispetto ad una scuola che si sta prendendo cura di loro (illuminante a questo proposito il commento di un docente che è rimasto letteralmente sbalordito dal sentire i propri studenti dire “grazie” alla fine di una lezione on line).
La seconda riguarda il tema dell’intermediazione didattica. Difficile immaginare che la scuola del dopo coronavirus sia la stessa di quella che c’era prima. Le modalità con cui si è presentata agli studenti, il pensiero didattico che l’ha sostenuta, il ribaltamento delle priorità valutative costituiscono tutti insieme un’esperienza indimenticabile. Che la memoria ci sorregga per farne le fondamenta della scuola del futuro.