Le linee guida miur

Didattica Digitale Integrata: aspetti tecnologici, metodologici e didattici

La DDI sarà la prima concreta occasione di allenamento su larga scala a vivere in una nuova società: non più quella della “comunicazione e dell’informazione” ma in una società multidimensionale. Vediamo quali sono gli aspetti principali delle Linee Guida Miur e le sfide da affrontare per il nuovo anno scolastico

Pubblicato il 14 Set 2020

Angela Maria Sugliano

EPICT Italia, ELKM-DIBRIS, DISFOR Università di Genova

didattica a distanza

Tutte le esperienze di didattica innovativa degli ultimi 20 anni, dall’e-learning alla formazione blended, a quella nei mondi virtuali (la mia Ghossamermoon Kips è ancora là in qualche isola di Second Life con il suo corredo di vestiti e accessori per la formazione nel metaverso), alla Didattica a Distanza di questa primavera, si arricchiscono oggi di qualcosa di potenzialmente davvero nuovo grazie alla Didattica Digitale Integrata.

Ancora prima di leggere le Linee guida per la Didattica Digitale Integrata uscite da poco dal Miur, io come altri abbiamo iniziato a immaginare come poteva essere la didattica in classi in presenza ma dimezzate più che a causa di disposizioni ufficiali, a causa dei timori dei genitori che potrebbero decidere di tenere a casa i propri figli (soprattutto i piccoli) se a Scuola si presentassero situazioni (anche poco) rischiose. La Didattica Digitale Integrata diverrà forse una modalità standard di fare scuola e non solo per le scuole superiori come indicato nelle Linee Guida o in emergenza lockdown.

Le linee guida miur sulla didattica digitale integrata

Ed ecco la visione su cui abbiamo iniziato a lavorare e che è diventata la base per un laboratorio che verrà proposto nell’ambito di un corso di una scuola, e proposto a chi interessato dall’Associazione EPICT Italia in collaborazione con il DIBIRS – Università di Genova che gestisce la Certificazione EPICT (European Pedagogical ICT Licence) in Italia.

“Il docente entra in classe, accende la telecamera 360, il computer o il suo tablet, lo schermo (LIM, televisore, proiettore su muro,…); attiva la piattaforma e-learning, indossa le cuffie con asticella e inizia a far lezione: per chi è in aula, per chi è a casa.

La lezione è progettata per essere fruita indifferentemente dal luogo fisico in cui gli studenti si trovano; il docente spiega, parla agli studenti in classe e a casa, propone le attività didattiche che vengono realizzate individualmente o in gruppo indipendentemente dall’essere fianco a fianco o distanti”.

Visualizzando questo scenario mi sono accorta della portata culturale di quanto la DDI ci sta proponendo di affrontare: questa sarà la prima concreta occasione di allenamento su larga scala (e non solo nelle realtà super-innovative dei centri di ricerca, aziende high-tech) a vivere in una nuova società: non più quella della “comunicazione e dell’informazione” ma in una società caratterizzata dalla multi-dimensionalità, quella che solo nella fantascienza abbiamo conosciuto: la commistione di reale e virtuale dei primi libri del cyberpunk (Neuromante di Gibbson fra tutti), il continuo sconfinamento fra reale e virtuale di film come Matrix.

Gli studenti si troveranno ad apprendere in uno spazio che non sapranno neppure loro come definire: parleranno alla telecamera o fra loro a bassa voce (o con gli auricolari) distanziati o a distanza condividendo risorse sui loro tablet; il docente parlerà alla classe integrata suddividendosi fra i banchi e nelle stanze di videoconferenza con i singoli o i gruppi.

Come definire questo spazio nuovo di vita e di apprendimento? Le Linee guida ministeriali del 7 agosto scorso dicono che: “La DDI, di fatto, rappresenta lo “spostamento” in modalità virtuale dell’ambiente di apprendimento e, per così dire, dell’ambiente giuridico in presenza”.

E cercando una parola per definire la nuova esperienza di didattica, si fa largo un concetto che a oggi solo i filosofi e i fisici potevano comprendere e che invece sta diventando a tutti noi: il multiverso come possibilità di co-esistenza di spazi con diverse coordinate spazio-temporali. Fra la presenza e la distanza con le attività integrate che le Linee guida ministeriali suggeriscono, si crea una interdimensionalità speciale… forse davvero possiamo definirla multiverso.

Proviamo a leggere le Linee guida emanate dal Ministero, e vediamo come queste indichino la strada verso questa nuova realtà: non più un uso delle tecnologie digitali da parte di pochi docenti pionieri o un uso “di emergenza”, ma come “normalità” didattica e quindi sostenibile, sicura, attenta ai bisogni di tutti.

Aspetti tecnologici della DDI

Il bagaglio digitale necessario è già nelle mani dei docenti e degli studenti come eredità della cugina DaD.

Le Linee guida del Ministero sottolineano la necessità di considerare un uso sostenibile, sicuro e corretto delle tecnologie: la disponibilità di dispositivi personali per ogni studente anche forniti dalla Scuola, l’attenzione alla privacy, la formazione degli studenti ai comportamenti corretti in rete, la condivisione e conservazione delle lezioni registrate, dei materiali didattici proposti, delle verifiche; strumenti di videoconferenza che consentano “l’oscuramento” del background per garantire la privacy degli studenti e delle famiglie ma anche elemento funzionale all’allestimento di un adeguato setting “d’aula” virtuale evitando interferenze tra la lezione ed eventuali distrattori.

La classe fisica dovrà in qualche modo “espandersi” e fare da sfondo anche agli studenti a casa. Come? Una prima ipotesi: i sistemi di videoconferenza permettono di inserire sfondi differenti: e allora a seconda dell’attività che si svolgerà tutti avranno lo stesso sfondo: a casa e a Scuola.

Aspetti metodologici della didattica digitale integrata Miur

La DDI eredita dalla DaD la consapevolezza che gli studenti fuori dall’aula scolastica devono crearsi un nuovo schema mentale per il concetto di “aula” e di “luogo di apprendimento”: la classe tradizionale (tutti ascoltano e il docente parla) non funziona con la distanza e l’esperienza dice che anche in presenza funziona sempre meno. Le Linee guida suggeriscono metodologie quali la didattica breve, l’apprendimento cooperativo, la flipped classroom, il debate, metodologie, si dice, fondate sulla costruzione attiva e partecipata del sapere da parte degli alunni.

Lontani fra loro sostanzialmente “soli” dietro al loro schermo gli studenti devono essere accompagnati a creare il luogo cognitivo dove si realizza la formazione: concentrati sui contenuti e motivati da attività che catturano il loro interesse, dimenticano “dove sono” sperimentando quella che Steuer definisce “telepresenza”: la sensazione di essere “là” e non nello spazio fisico in cui ci si trova.

Le metodologie suggerite dal ministero hanno un elemento in comune fondamentale per la costruzione del nuovo mindset della DDI: la comunicazione. È solo attraverso la comunicazione che si crea il legame fra chi è presente e chi è distante. E la comunicazione mediata da computer ha caratteristiche che devono essere ben focalizzate da parte dei docenti per poter realizzare la comunità classe. L’anonimato visivo (non è detto che la telecamera debba essere sempre accesa), la bassa “pressione sociale” che si sperimenta a distanza a causa dell’assenza del corpo, l’intangibilità della relazione (la linea può cadere da un momento all’altro, i documenti scritti digitali possono essere persi), potrebbero portare a comportamenti disinibiti e anormativi, quelli che in alcuni casi si sono già sperimentati nella DaD.

E allora la soluzione sono brevi momenti “uno a molti” e tanta interazione “uno a uno” o in piccolo gruppo. Da realizzare con brevi momenti in cui il docente spiega di plenaria (bisogna imparare ad ascoltare anche a distanza!), materiali didattici da fruire prima della lezione (in modalità “flipped”), tanta interazione con lavori individuali e di gruppo, continui feedback su documenti condivisi e in stanze di video o audio-conferenze.

Al centro non ci sono più i contenuti, ma gli studenti che stanno sempre “al centro della scena”: la sfida sarà quella di fornire sapientemente una pluralità di stimoli che li affascinino e stimolino a mettere in gioco le proprie risorse: materiali, spirituali, sociali.

Sì, gli aspetti identitari in questa Didattica Digitale Integrata diventano una questione prioritaria. La DDI costituisce uno spazio dove l’identità personale e professionale del docente e degli studenti conoscono nuove definizioni: non stupisce che a coniare il termine multiverso sia stato lo psicologo sociale William James, nel 1895, autore che ha iniziato nella storia della psicologia la riflessione sull’identità. James dice di come solo gli uomini siano capaci di essere contemporaneamente soggetto (il sé) e oggetto di conoscenza (il me). James affermava che ognuno di noi guarda a sé stesso e si riconosce secondo tre prospettive:

– me materiale (la percezione fisica di me stesso)

– me spirituale (la percezione delle mie possibilità cognitive)

– me sociale (la percezione di me stesso con gli altri).

Nella classe della Didattica Digitale Integrata, il me materiale, il me spirituale e me sociale, implodono sullo schermo e implodendo “esplodono” sperimentando nuove possibilità di movimento, cognizione e relazione.

Aspetti didattici nelle linee guida Miur

Le metodologie auspicate si prestano a fare da presupposto e sfondo a una visione ormai chiara della “scuola delle competenze”. Le attività didattiche – dicono le Linee guida – dovranno essere interdisciplinari, concordate all’interno dei consigli di classe e costruite finalizzate alla costruzione di competenze: la didattica sarà sempre per discipline, ma i docenti sono chiamati a individuare i contenuti essenziali e i nodi interdisciplinari per costruire attorno ad essi una formazione interessante e motivante.

Le discipline offriranno strumenti e linguaggio, saranno il mezzo e non il fine: affinché la proposta didattica del singolo docente si inserisca in una cornice pedagogica e metodologica condivisa, che garantisca omogeneità all’offerta formativa dell’istituzione scolastica.

A sottolineare seppur non in modo esplicito la nuova realtà spazio/temporale della DDI, nelle Linee guida si trovano molti elementi riguardanti i tempi della nuova didattica. I Collegi docenti, ma anche i singoli docenti nelle loro lezioni, dovranno realizzare una “combinazione adeguata di attività in modalità sincrona e asincrona, per consentire di ottimizzare l’offerta didattica con i ritmi di apprendimento, avendo cura di prevedere sufficienti momenti di pausa”.

Rispetto alla dimensione spaziale, leggiamo che “nel caso di attività digitale complementare a quella in presenza, il gruppo che segue l’attività a distanza rispetta per intero l’orario di lavoro della classe salvo che la pianificazione di una diversa scansione temporale della didattica, tra alunni in presenza e a distanza, non trovi la propria ragion d’essere in motivazioni legate alla specificità della metodologia in uso”.

E sarà l’occasione di mettere a frutto le sperimentazioni pilota (ad esempio quelle di Avanguardie Educative) nella gestione alternativa del tempo scuola: le Istituzioni scolastiche potranno decidere il possibile ricorso alla riduzione dell’unità oraria di lezione, alla compattazione delle discipline, nonché adottare tutte le forme di flessibilità didattica e organizzativa.

Linee guida didattica digitale integrata: aspetti pedagogici della valutazione

A cavallo fra aspetti didattici ed educativi, le modalità di valutazione indicate nelle Linee guida per la DDI, dicono della necessità di “spingere” sugli aspetti formativi della valutazione pur riconoscendo la funzione docimologica ai docenti quali certificatori con le votazioni numeriche.

Accompagnamento, feedback costanti, monitoraggio con diari di bordo delle attività svolte a distanza: tutti questi sono aspetti fortemente educativi intrecciati agli aspetti metodologici che vogliono allenare negli studenti competenza e cioè autonomia e responsabilità: che si forma non dando voti, ma spiegando gli errori, facendo riprovare, cercando di calare il sapere disciplinare negli interessi e nei talenti di ogni studente.

Gli aspetti relativi alle “regole” da seguire nella nuova didattica indicati nelle Linee guida sono anch’essi da allocare nel momento educativo della DDI: regole disciplinari da costruire insieme agli studenti, indicazioni metodologiche da condividere con le Famiglie dovranno diventare parte integrante del Patto educativo di corresponsabilità.

In questi regolamenti troveranno spazio nuovi capitoli per definire il ruolo delle Famiglie anch’esse chiamate a ridisegnare il loro modo di vivere la scuola e l’apprendimento dei loro figli: la scuola entra in casa e pone nuove sfide e responsabilità a genitori e tutori.

Formazione alla DDI

Le Linee guida sottolineano la necessità della formazione dei docenti ad affrontare con sicurezza la DDI con un capitolo a sé che indica gli ambiti di formazione rapportati all’ormai acquisito Framework DigCompEdu come riferimento delle competenze necessarie al “Docente Digitale”.

Oltre alle conoscenze e abilità specifiche sulle metodologie innovative, i dispositivi e le applicazioni digitali per la didattica, ci sarà da approfondire il nuovo aspetto dell’identità del docente nel multiverso. Dovremo quindi noi formatori attrezzarci per guidare i docenti – e anche gli studenti – a riconoscere una nuova sfaccettatura della propria identità che si gioca e si forma nello spazio integrato classe-casa, nella Comunicazione Mediata da Computer, sperimentando il concetto di telepresenza, nei nuovi tempi scanditi da diversificate attività di ascolto, di ricerca, elaborazione, individuali e di gruppo.

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