didattiche innovative

“Digital dada”: come cambia la Scuola e il ruolo del docente con la didattica “abilitante”

Il docente che voglia praticare il Digital dada cambia il proprio ruolo operativo, crea compiti e attiva processi educativi anche da remoto, utilizzando e valorizzando strumenti e risorse facilmente reperibili anche in contesti non specificamente deputati all’attività formativa. Le possibilità sono infinite

Pubblicato il 23 Dic 2020

Ottavio Fattorini

Dirigente tecnico MIM, PhD in Ricerca educativa, formatore, coordinatore scientifico Master in Governance strategica istituzioni scolastiche dell'Università Lumsa, co-fondatore scuole modello DADA

didattica a distanza

Un paradigma didattico progettuale funzionale a concepire e realizzare i percorsi di insegnamento-apprendimento e che ridefinisce il ruolo dell’insegnante sia nella fase di progettazione dell’attività didattica che nella sua traduzione pratica in ambienti/contesti di apprendimento: parliamo del Digital dada e della didattica abilitante.

Vediamo quali sono le sue caratteristiche e quali sono i postulati che si devono presupporre per attivare le modalità di progettazione e azione didattica ascrivibili al Digital Dada.

Didattiche per ambienti di apprendimento (DADA)

Il DADA (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento), è un modello organizzativo-didattico, diffuso in quasi 100 scuole in Italia, ideato da me e Lidia Cangemi nel 2014 e avviato nei due Licei che dirigevano: il Labriola e il Kennedy di Roma. Le comunità educanti che hanno aderito tramite formale adesione alla Rete nazionale delle scuole DADA fanno riferimento al Manifesto delle scuole Dada (costituito da 5 postulati e 5 caratteristiche) e al sito scuoledada.it su cui il manifesto è pubblicato .

Gli istituti scolastici delle scuole Modello Dada funzionano per “aula–ambiente di apprendimento”, assegnata a uno o due docenti della medesima disciplina e la rotazione dei gruppi classe nel cambio di insegnamento anche su base plurigiornaliera, non solo per le esigenze sanitarie ma anche per scelte didattiche. Il presupposto è che l’ambiente di apprendimento sia ovunque reperibile nel mondo. Corollari del Modello Dada sono infatti la trasformazione, “spontaneamente” indotta dal Modello, dell’edificio scolastico in “Edificio apprenditivo” e la consapevole strutturazione delle relazioni educative sul presupposto della fiducia come “infingimento pedagogico”.

Il Digital Dada

Derivazione di tale modello e declinazione ulteriore, costituisce il Digital Dada (marchio registrato e depositato), costrutto pedagogico-didattico-organizzativo, pubblicamente lanciato il 21 settembre 2020 al webinar per il Futur Lab di Modena, organizzato dall’I.C. Modena 3.

Il Digital Dada fa riferimento ai principi e presupposti di seguito esposti e viene sintetizzato nella massima che lo esprime: “il mio spazio didattico è il mondo, il mio tempo didattico è l’oggetto di studio”.

La caratteristica del Digital Dada è nel cambio di paradigma didattico progettuale che opera l’insegnante, funzionale a concepire e realizzare i percorsi di insegnamento-apprendimento. Il ruolo dell’insegnante viene infatti ridefinito sia nella fase di progettazione dell’attività didattica che nella sua traduzione pratica in ambienti/contesti di apprendimento. Per fare questo il costrutto concettuale e operativo del Digital Dada si sostanzia in quello di “didattica abilitante”.

I tre postulati del Digital Dada

I postulati che si devono presupporre per attivare le modalità di progettazione e azione didattica ascrivibili al Digital Dada e alla “didattica abilitante” sono tre:

  • Un modo estensivo e “laterale” di concepire il “digitale” inteso, non tanto come tecnologia, ma come modalità di pensiero caratterizzata da flessibilità, adattività, capacità di risoluzione di problemi in modo critico e creativo, capacità di discernimento, disponibilità ad assumere assetti varabili e cangianti, che caratterizzano l’era digitale contemporanea. Ciò richiede una riflessione e un ripensamento metodologico didattici a seguito dell’introduzione diffusa della didattica a distanza. Questa d esercita attraverso differenti mezzi che sono tutti ascrivibili all’aspetto “digital”, così come qui sopra inteso, a prescindere dalla forma tecnologica: istruzioni cartacee, telefono, mail, social network, piattaforme di formazione, ecc..
  • Utilizzare consapevolmente la relazione educativa e gli ingaggi emotivi coinvolti ineluttabilmente anche nei processi cognitivi, attivati dai percorsi di insegnamento-apprendimento. Riprendendo del Dada la fiducia come “infingimento pedagogico, si cerca di attivare l’ alleanza educativa non solo con gli studenti ma anche con le loro famiglie, comunque siano composte o eventualmente deprivate socio culturalmente. Le famiglie sono un partner da attivare non solo per evitare l’”effetto Penelope” di disfacimento casalingo di quanto viene costruito grazie alla scuola, ma soprattutto per consentire se non facilitare la realizzazione autonoma degli studenti da remoto, delle attività suggerite, guidate e appunto “abilitate” dalla scuola.
  • Perseguire con intenzionalità progettuale le competenze fondamentali di cittadinanza così come richiamate dalle Raccomandazione del Consiglio d’Europa 2006 e 2018, dal D.M. 139 del 22 agosto 2007 cosi come aggiornato nel 2018, dal documento del Consiglio d’Europa nel 2016 “Competenze per una cultura della democrazia. Vivere insieme in condizioni di parità in società democratiche e culturalmente diverse” e dalla Legge 92 del 2019 sulla Educazione civica. Tali competenze sono integrabili e riassumibili anche con quelle indicate dal World Economic Forum in quanto funzionali al mercato dl lavoro per il 21° secolo e a quelle enunciate da D. Goleman e P.Senge nel libro “A scuola di futuro, Manifesto per una nuova educazione”, (2016)

Digital dada: come cambia il ruolo operativo del docente

Il docente che voglia praticare tale modalità, cambia il proprio ruolo operativo, inforcando gli “occhiali fatati” e intenzionali del didatta che, sulla scorta della massima “la didattica è come il maiale, non si butta niente”, crea compiti e attiva processi educativi anche da remoto, utilizzando e valorizzando strumenti e risorse facilmente reperibili anche in contesti non specificamente deputati all’attività formativa. A titolo di esempio didatticamente paradigmatico si può citare la didattica “indisciplinata” (cioè trasversale alle singole discipline) dell’uovo.

Un uovo infatti può diventare strumento o risorsa didattica, prescindendo appunto dalla specifica disciplina da insegnare e soprattutto dal luogo in cui si trova l’alunno: aula scolastica, giardino, bosco, spiaggia o soprattutto, bagno o cucina casalinghi. Ecco che un uovo nell’ora o spazio di Arte potrebbe essere usato, su indicazione del docente Digital Dada, per miscelare colori come nelle botteghe rinascimentali; nell’ora o spazio di Chimica, oltre alle emulsioni colorate, l’uovo può servire per studiare l’effetto sul calcare dell’aceto; nell’ora o spazio di fisica si potrà assistere al fenomeno dell’uovo sodo che può essere risucchiato all’interno di una bottiglia in cui sia stato messo un fiammifero acceso, passando dal collo; l’uovo può essere usato nella lezione di Latino in riferimento alla letteratura del I secolo o come stimolo visivo ad un esercizio di produzione letteraria per l’italiano; può essere usato per la lezione di inglese, sfrittellato insieme alla pancetta: questo nell’illustrare l’uso anglosassone della colazione costituirebbe contestualmente un approfondimento di chimica, sul concetto di punto di fumo ma potrebbe suscitare riflessioni anche sulla educazione alimentare corretta. Come si intuisce sono infinite le potenzialità che il docente può attivare da qualsiasi risorsa o situazione secondo l’ottica della didattica abilitante.

Il cambio di paradigma didattico-progettuale

La caratteristica del Digital Dada e della “didattica abilitante” è nel cambio del paradigma didattico-progettuale che è funzionale a concepire e realizzare i percorsi di insegnamento- apprendimento. Il ruolo dell’insegnante viene ristrutturato sia nella fase di progettazione dell’attività didattica che nella sua traduzione pratica in ambienti/contesti di apprendimento.

Il ruolo dell’insegnante Digital DADA cambia dunque completamente alla luce dei paradigmi concettuali della “didattica abilitante”.

Da erogatore di conoscenze l’insegnate, o meglio il didatta, si deve trasformare in regista, creatore di dispositivi didattici, attivatore di setting o contesti da destinarsi all’apprendimento: non solo dentro gli spazi scolastici ma potenzialmente ovunque: teatri, caffetterie, boschi e anche, più spesso, presso il domicilio degli studenti). Il docente diventa così un abilitatore dei tempi autonomi degli studenti e degli spazi da loro vissuti, creatore di format didattici, organizzatore di gruppi, attivabili anche da remoto, oltre che mentore, facilitatore, suggeritore, talent scout, motivatore, contenitore emotivo. Sarà anche un valutatore ma soprattutto dei processi e delle dinamiche cognitive, emotive, sociali in essi intercorsi; successivamente valuterà gli esiti ma con il fine di indicare nuove e ulteriori vie da percorrere per perseguire le conoscenze e competenze programmate.

Il docente dovrà essere idealmente assente al momento apprenditivo (la metafora più calzante è quella del wedding planner), avendo prima sapientemente strutturato, con attitudine “digital” appunto, il contesto, il format o il dispositivo di lavoro per i discenti, abilitando i loro tempi e i loro spazi. Resterà comunque sempre disponibile ad intervenire a richiesta o a supportare e, al limite, a rilanciare, quando necessario, i modi e i tempi pre-disposti.

Una volta acquisito il concetto con cui progettare e operare in modalità Digital Dada, sono evidentemente infinite le circostanze che il sapiente didatta saprà “abilitare”, in modi variamente “da remoto”, per trasformarle in occasioni educative, “abilitando” contesti, risorse, setting, reperibili ovunque si trovino gli studenti, per avocarli agli intenti formativi prefissati.

______________________________________________________________________

Sitografia

www.scuoledada.it

www.scuoledada.it/rssegna-stampa

www.scuoledada.it/letteratura

Bibliografia

Ottavio Fattorini, (2019), “Il Manifesto delle scuole Modello DADA” Atti del 2° Convegno nazionale delle scuole DADA “Dada iacta est” – Villa Cavalletti, Grottaferrata, Roma, sito scuoledada.it

Ottavio Fattorini, (2019), Atti del Convegno “Now! – A scuola si può” – ““Il Modello DADA (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento): l’innovazione dell’“eppur si muove”! – Giunti scuola e CampuStore

Asquini, G. & Benvenuto, G. & Cesareni, D. (2017). La valutazione per il cambiamento: il percorso di monitoraggio del progetto D.A.D.A. , Convegno SIRD La funzione educativa della valutazione: teoria e pratiche della valutazione educativa, (2017), Salerno

Cangemi L., Fattorini O., (2018), Il Modello DADA (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento), un incubatore di innovazioni – Atti Convegno internazionale Didattiche.2018. Scegliere, prendere posizione, agire, Erickson, Trento.

Cangemi, L. & Fattorini, O. (2015). D.A.D.A. (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento): un’innovazione realizzabile, Education 2.0, 12-10-2015, Rizzoli Education. http://www.educationduepuntozero.it/organizzazione-della-scuola/10-40183052184.shtml

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Analisi
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati