Probabilmente alla fine qualcuno, come spesso accade, dirà che è tutta colpa della “privacy” se la gestione del green pass a scuola è diventata così complessa. Ma proprio oggi è arrivato anche il via libera del Garante Privacy.
La verità è che se le cose non funzionano è perché il decisore politico ha sbagliato tutto sin dall’inizio, imponendo una misura irrazionale senza pensare alle conseguenze.
Green pass e docenti, ecco la piattaforma: come funziona e i rischi
Green pass, i dirigenti scolastici in un labirinto di norme
Partiamo da un dato: per comprendere come gestire il rientro a scuola, i Dirigenti devono districarsi tra una fitta normativa con rimandi e integrazioni, difficile da leggere anche per il migliore degli avvocati.
Abbiamo il Piano Scuola, il DL 111/21, che, tra l’altro, integra il DL 52/21. Abbiamo la Circolare 1237/21 del Mise, ma anche il Protocollo di intesa del 14 Agosto 2021 tra Mise e parti sociali. Poi ci sono i rinvii alle Linee Guida del 2020 sul versante della Didattica Digitale Integrata, nonché le normative generali in materia di Green Pass e modalità di verifica, e molto altro ancora. Insomma, considerando che l’obbligo di green pass a scuola risale a soli pochi giorni fa, e che in base alla legge, tutte le scuole sono tenute ad applicarlo dal primo settembre, la prima domanda da farsi è: come può pensare il Governo che 55.000 istituti scolastici riescano in meno di due settimane a farsi strada tra le norme, organizzare le corrette procedure e formare il personale adeguatamente? Ricordiamo, a tal riguardo, che il trattamento dei dati deve avvenire nel rispetto del GDPR, sin da subito. Non è prevista la possibilità di organizzarsi in corsa. Questo significa che tutto deve essere perfetto entro il primo settembre, circostanza questa oggettivamente impossibile oltreché oggettivamente poco comprensibile.
Già perché sfugge a molti un fatto interessante: secondo i dati riportati dal Ministro Speranza, a fine luglio, l’85% degli insegnanti italiani risultava vaccinato. Cifra che, con molta probabilità è salita da luglio a settembre. La domanda da farsi è: con un tasso di vaccinati così alto, è davvero il corpo insegnanti un problema prioritario per questo paese in termini di contagio potenziale?
Green pass obbligatorio per i docenti: il paradosso
È legittimo ritenere che non tutte le categorie professionali vantino simili percentuali di soggetti vaccinati, eppure il governo ha ritenuto necessario introdurre una disciplina ad hoc per il mondo scuola, imponendo a tutto il personale scolastico di esibire il green pass per poter entrare nel proprio istituto. Il motivo è verosimilmente la necessità di tutelare con un occhio di riguardo la salute dei più giovani, ma qui si giunge ad un secondo grande paradosso: la normativa, infatti, impone l’obbligo di green pass al solo personale scolastico. Di conseguenza, come evidenziato anche dall’ex Ministro Azzolina, soggetti come i cuochi, i consulenti, gli psicologi ecc. ecc. non dovranno presentare alcuna certificazione, pur restando a stretto contatto con i ragazzi, pur non potendo vantare una percentuale di vaccinati paragonabile a quella del corpo docenti.
Ci si troverà in questo modo nella paradossale situazione in cui il corpo docenti sarà sottoposto ad invadenti controlli (capaci di incidere anche sulla riservatezza) mentre tutti gli altri potranno entrare senza problema alcuno.
Si comprende quindi facilmente come la confusione nel rinvenire le norme corrette, il poco tempo disponibile e l’illogicità di molte scelte del legislatore abbiano contribuito a generare una ferma opposizione contro questa normativa da parte dei docenti e dirigenti.
Del resto è evidente che sia impossibile pensare di verificare il green pass di quasi 650.000 persone ogni giorno. Questo allungherebbe notevolmente i già dilatati tempi di entrata delle scuole, motivo per cui i sindacati docenti e presidi si sono messi sul piede di guerra.
I nodi della piattaforma per la verifica del green pass
Il risultato è che nei giorni scorsi il Governo ha concesso la creazione di una piattaforma che permetta di gestire in modo più veloce gli ingressi a scuola validando i green pass a monte.
Tutto risolto quindi?
Niente affatto. La creazione di una simile piattaforma, annunciata 5 giorni prima dell’entrata in vigore dell’obbligo di green pass nelle scuole, non fa che ripresentare le criticità sopra evidenziate, ponendo ulteriori quesiti.
È del resto evidente che la piattaforma non sarà attiva per il primo settembre. Questo significa che il personale (e i DPO in collaborazione con gli RSPP) dovranno comunque predisporre procedure idonee per consentire che, in attesa dell’arrivo della piattaforma, il personale possa verificare correttamente l’esistenza del certificato verde da parte di tutti i soggetti tenuti a esibirlo.
Verranno quindi create procedure, istruzioni per il personale. Saranno scritte le deleghe, le designazioni per il personale che tratterà dati. Insomma, verrà comunque messa in moto la macchina complessa che tutti avevano criticato. L’introduzione della piattaforma non farà che obbligare ad un doppio lavoro. Così quando tutti avranno capito come comportarsi per validare i certificati, tutto cambierà nuovamente (non è peraltro dato sapere quando ciò avverrà), obbligando alla redazione di nuove procedure, formazione ecc. ecc.
Insomma, la scuola che, ricordiamolo, ha l’85% di vaccinati tra gli addetti ai lavori, sarà costretta a piegarsi a una macchina burocratica mal pensata dall’inizio, circostanza questa che obbligherà peraltro a fare una doppia operazione di adeguamento alla norma, quando peraltro ormai la scuola sarà iniziata.
È assurdo. È evidente. Ma una cosa spero sia chiara a chiunque abbia seguito la vicenda: la colpa non è della privacy ma della poca lungimiranza del legislatore.