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IA a scuola: per gestirla con intelligenza il faro è la Costituzione



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Quando si parla del rapporto tra nuove tecnologie e mondo dell’istruzione, esiste una “strada maestra” da seguire che è quella della nostra Costituzione. La Carta pone al centro la libertà di insegnamento vincolata a realizzare il bene degli alunni. Un’indicazione più che valida, quindi, anche intelligenza artificiale

Pubblicato il 28 lug 2023

Giuseppe Lanese

Consigliere nazionale PA Social e Coord. Tavolo Nazionale Scuola, Membro Osservatorio Nazionale sulla Comunicazione Digitale, vicedirettore di Datamagazine.it



Scuola digitale

L’intelligenza artificiale sta cambiando le nostre vite e lo sta facendo in maniera molto più rapida rispetto alle ultime innovazioni che hanno segnato il progresso dell’umanità, come l’avvento dei computer, del web e dei social. Con lo sviluppo dell’IA, la rivoluzione digitale diventa inarrestabile. Qualcuno direbbe “incontrollabile”. Qual è lo stato dell’arte in settori cruciali come l’istruzione e la formazione?

A meno di un anno dal lancio di ChatGPT, il chatbot sviluppato da OpenAI specializzato nella conversazione con utenti umani, l’uso dell’intelligenza artificiale si è diffuso in ogni settore e ora anche la NASA ha annunciato lo sviluppo di una interfaccia specifica che aiuterà gli astronauti nelle missioni spaziali. L’IA avrà un impatto determinante in molti settori nei prossimi 10/20 anni. Uno studio pubblicato quest’anno da Goldman Sachs (“The Potentially Large Effects of Artificial Intelligence on Economic Growth”), ad esempio, spiega come l’intelligenza artificiale inciderà su due terzi dei lavoratori negli USA e in Europa. Si parla di 300 milioni di posti persi. Ma c’è anche da dire che le stime parlano di un cambiamento epocale per quella buona parte di lavoratori che sapranno riqualificarsi attraverso una formazione mirata e che beneficeranno dell’IA per conservare il “posto” e guadagnare molto “tempo libero”.

Istruzione e intelligenza artificiale

È chiaro che, rispetto ai nuovi scenari economici e sociali che si prospettano da qui ai prossimi anni, istruzione e formazione faranno la differenza. Messe da parte le resistenze iniziali, proprio il mondo dell’istruzione ora prova a convivere con questa nuova tecnologia, cercando di integrarla nei processi di insegnamento e apprendimento. Come sta accadendo nelle scuole dello Stato di New York e in alcune università dove, in un primo momento, si era deciso di escludere l’intelligenza artificiale dalle attività e dai programmi scolastici e accademici. Lo stesso David C. Banks, direttore del sistema scolastico di New York (il più esteso degli USA) ha ammesso che l’IA aveva colto le scuole di sorpresa. Oggi, però, qualcosa è iniziato a cambiare. Si è compreso che il progresso non può essere fermato, ma occorre gestirlo con “intelligenza” e saggezza. Banks ha ammesso che “la paura e il rischio istintivi hanno trascurato il potenziale dell’IA generativa per supportare studenti e insegnanti, così come la realtà a cui i nostri studenti stanno partecipando”. Studenti che “lavoreranno in un mondo in cui la comprensione dell’IA generativa è fondamentale”.

Gestire l’innovazione con intelligenza

In questi mesi il confronto nel sistema scolastico americano è rimasto, comunque, aperto. Ad esempio, Banks ha raccontato come gli studenti di una scuola media del Queens abbiano discusso di questioni etiche relative al pregiudizio dell’IA mentre partecipavano ad attività supportate dagli insegnanti per conoscerne il potenziale, come porre domande a ChatGPT e ricercare l’accuratezza delle sue risposte. Gli insegnanti di questa scuola media stanno sperimentando l’intelligenza artificiale per creare piani di lezione personalizzati e documenti di valutazione. “Questa scuola è solo un esempio dei tanti che abbiamo trovato tra i nostri educatori”, ammette il direttore del sistema scolastico di New York che spiega come “mentre la cautela iniziale era giustificata, ora si è evoluta in un’esplorazione e un attento esame del potere e dei rischi di questa nuova tecnologia. Stiamo fornendo agli educatori risorse ed esempi di vita reale di un’implementazione di successo dell’IA nelle scuole. Le scuole pubbliche di New York City incoraggeranno e sosterranno i nostri educatori e studenti mentre imparano ed esplorano questa tecnologia rivoluzionaria, creando anche un archivio e una comunità per condividere le loro scoperte nelle nostre scuole”. Guardando al prossimo futuro, Banks ha garantito che gli studenti saranno supportati dalle opportunità dell’IA e preparati per i lavori di oggi e di domani. Molte di queste opportunità, infatti, si baseranno su “innovazioni tecnologiche, sia sull’intelligenza artificiale che su innovazioni che ancora non conosciamo”.

Anche in Italia si è acceso l’interesse della comunità scolastica attorno all’impiego di questa nuova tecnologia in funzione del suo utilizzo per l’apprendimento. Si moltiplicano i corsi rivolti agli insegnanti per comprenderne l’uso e le possibili applicazioni. Come per il cellulare in classe, infatti, non bisogna vietarne l’uso. Bisogna vietarne un uso non didattico. Non dimentichiamoci, infatti, che il futuro dei nostri ragazzi dipende dalla capacità di prepararli ad affrontare un mondo che diventa ogni giorno sempre più tecnologico. Meno della metà degli italiani tra i 16 e i 74 anni nel 2021 aveva competenze digitali di base. Il nostro Paese è al quart’ultimo posto in Ue. Mentre una ricerca dell’Università di Trento evidenzia come nei prossimi 15 anni, tra il 18% e il 33% dei lavoratori italiani potrebbe essere a rischio di sostituzione tecnologica.

L’uso etico dell’intelligenza artificiale al centro del G7

L’IA sbarca anche sugli smartphone con nuove applicazioni e, per la prima volta, il tema che riguarda l’uso etico dell’intelligenza artificiale è finito tra gli argomenti al centro di un G7. Se ne è parlato all’incontro con i leader mondiali a Hiroshima. Mentre il 18 maggio è stata celebrata la giornata mondiale dell’IA. L’Intelligenza artificiale, dunque, è entrata a far parte già pienamente della nostra vita. L’Unione Europea è intervenuta sul tema pubblicando gli “Orientamenti etici per gli educatori sull’uso dell’intelligenza artificiale (IA) e dei dati dell’insegnamento e dell’apprendimento”. L’UE parla di “intelligenza artificiale etica” e negli orientamenti è ben spiegato come l’uso dei sistemi di IA sia potenzialmente in grado di migliorare l’insegnamento, l’apprendimento e la valutazione, di assicurare risultati dell’apprendimento migliori e di aiutare le scuole a operare in maniera più efficiente. Ma è anche altrettanto evidenziato come una progettazione inadeguata o un utilizzo poco attento di tali applicazioni di IA potrebbero però provocare conseguenze dannose. Gli educatori, infatti, devono dare prova di consapevolezza e verificare se i sistemi di IA che utilizzano sono affidabili, equi e sicuri. Devono, inoltre, garantire che la gestione dei dati relativi all’istruzione sia sicura, protegga la riservatezza delle singole persone e sia utilizzata per il bene comune.

Il Parlamento europeo ha dato il via libera il 14 giugno 2023 all’Artificial Intelligence Act che serve a regolare l’uso dell’Intelligenza Artificiale nel rispetto dei diritti e dei valori dell’Unione Europea. È una prima regolamentazione sul tema che l’UE dovrebbe approvare definitivamente entro l’anno in corso, mentre il regolamento potrebbe entrare in vigore entro il 2025.

IA a scuola, cosa fa l’Italia

In Italia, rispetto al tema sull’uso dell’IA a scuola, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha sottolineato durante un suo intervento che non si deve “avere paura della tecnologia, ma dobbiamo saperla gestire. È evidente che influirà profondamente sulla nostra società. Escluderla dall’educazione scolastica significherebbe privare i giovani di una formazione sul futuro. D’altra parte, potrebbe rappresentare un pericolo, soprattutto se gli insegnanti non vengono adeguatamente addestrati ad utilizzarla”.

Conclusioni

Quando si parla del rapporto tra nuove tecnologie (quindi anche di intelligenza artificiale) e mondo dell’istruzione, esiste, però, una “strada maestra” da seguire che è quella della nostra Costituzione. La Carta pone al centro la libertà di insegnamento vincolata a realizzare il bene degli alunni. Così come il Testo unico in materia di Istruzione (Decreto legislativo 16 aprile 1994 n. 207) stabilisce agli articoli 1 e 2 che “nel rispetto delle norme costituzionali e degli ordinamenti della scuola”, “ai docenti è garantita la libertà di insegnamento intesa come autonomia didattica e come libera espressione culturale del docente”, e che “l’esercizio di tale libertà è diretto a promuovere, attraverso un confronto aperto di posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni”. E che l’istruzione impartita, dunque, deve essere “attuata nel rispetto della coscienza morale e civile degli alunni”, garantendo la loro coscienza e il loro diritto allo studio. Questa è la via.

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