education e tecnologie

IA, scuole e università in cerca di policy: l’indagine Unesco



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Meno del 10% delle scuole e delle università nel mondo dispone di linee guida formali sull’AI generativa. Le istituzioni educative viaggiano in ordine sparso, col rischio che queste tecnologie vengano utilizzate in modi non pianificati, con implicazioni incerte e possibili conseguenze indesiderate

Pubblicato il 1 set 2023

Carmelina Maurizio

Università degli Studi di Torino



Scuola digitale

Sta per cominciare il primo anno scolastico nell’era dell’AI generativa e allora è più che mai necessario chiedersi e chiedere a insegnanti, educatori e amministratori delle scuole come si è evoluto il loro pensiero da quando ChatGpt è entrato nel mondo dell’istruzione e comprendere quali sono i bisogni emergenti.

Da questo punto di vista può essere utile prendere in considerazione l’indagine globale dell’UNESCO su oltre 450 scuole e università[1], che ha rilevato che meno del 10% ha sviluppato politiche istituzionali e/o orientamenti formali sull’uso delle applicazioni di AI generativa. Secondo le statistiche più recenti, ChatGPT ha oltre 100 milioni di utenti in tutto il mondo e sembra essere l’applicazione digitale che si sta diffondendo più rapidamente da sempre, superando la crescita pur vertiginosa delle applicazioni dei social media.

L’indagine Unesco

L’indagine è stata preparata per la Tavola rotonda ministeriale sull’AI generativa e l’istruzione, organizzata dall’UNESCO che si è svolta il 25 maggio 2023 scorso.

Il sondaggio è stato condotto tra le reti globali UNESCO di Scuole associate e cattedre universitarie dal 4 al 19 maggio 2023. Hanno risposto poco più di 450 istituzioni, ovvero l’11% dall’Africa, il 5% dagli Stati Arabi, il 23% dall’Asia e dal Pacifico, il 44% dall’Europa e dall’America del Nord e il 17% dall’America Latina e dai Caraibi.

A livello generale colpisce quanto alto sia nelle scuole il livello di incertezza nel rispondere all’improvviso emergere di nuove e potenti applicazioni di AI generativa, che ha dimostrato di essere in grado di produrre risultati simili a quelli umani, come saggi, riassunti, presentazioni e altro. Inoltre, è emerso che poiché questa tecnologia è in grado di ottenere il massimo dei voti nei principali test standardizzati, tra cui numerosi esami di ammissione all’università, sia significativo il vuoto di indicazioni e la necessità per i sistemi educativi di mettersi al passo con questa nuova tecnologia.

AI, istituzioni educative in cerca di un equilibrio

Dall’indagine è emerso che le poche politiche a livello istituzionale indicano che i sistemi educativi sono ancora alla ricerca di un possibile il loro equilibrio; politiche di più ampio respiro, applicabili a un gran numero di scuole e università in contesti nazionali e subnazionali, richiederanno probabilmente molto più tempo per essere formulate e messe a punto.

Tra gli istituti scolastici, tra quelli che hanno dichiarato di avere una politica, circa la metà ha affermato che l’istituto fornisce una “guida precisa”, ha regole chiare e consigli sull’uso didattico delle applicazioni di AI generativa. L’altra metà ha invece riferito che l’istituzione lascia “discrezione agli utenti”, cioè sono i singoli dipartimenti, le classi e gli insegnanti a decidere se e come utilizzare le applicazioni di AI generativa.

Delle centinaia di istituzioni che hanno partecipato al sondaggio, solo due hanno indicato di avere politiche o linee guida che costituiscono “un divieto” attraverso il quale l’istituzione proibisce completamente o in gran parte l’uso di applicazioni di AI generativa come ChatGPT.

Dato su cui riflettere è il fatto che circa 40% delle istituzioni scolastiche che hanno riferito di avere delle linee guida, ha dichiarato che queste non erano scritte e che erano state comunicate solo oralmente. Questo illustra ulteriormente la natura ad hoc delle risposte politiche nel settore dell’istruzione.

Le università, secondo UNESCO, hanno avuto una probabilità significativamente maggiore di avere politiche o linee guida istituzionali rispetto alle scuole, infatti circa il 13% delle università ha dichiarato di avere un qualche tipo di orientamento, mentre tra le scuole la percentuale scende al 7%.

“I risultati del sondaggio dimostrano che siamo ancora in una fase selvaggia quando si parla di AI generativa di nuova generazione e di istruzione”, ha dichiarato Sobhi Tawil, direttore dell’UNESCO per il futuro dell’apprendimento e dell’innovazione. “Le istituzioni non forniscono ancora una guida o una direzione”.

Senza una guida istituzionale di qualche tipo, è probabile che queste tecnologie vengano inserite nei sistemi educativi in modi non pianificati, con implicazioni incerte e possibili conseguenze indesiderate. L’ideale sarebbe riflettere seriamente sul loro posto e sul loro ruolo e poi agire per realizzare questa visione. Non possiamo semplicemente ignorare le implicazioni a breve e medio termine di queste tecnologie per la sicurezza, la diversità delle conoscenze, l’equità e l’inclusione.

Le linee guida UNESCO su AI e istruzione

Negli ultimi anni, l’UNESCO ha lavorato per aiutare le istituzioni educative e i Paesi a orientare l’uso dell’AI dando priorità all’inclusione, all’equità, alla diversità e alla qualità, diffondendo documenti e guide che a livello internazionale. La Raccomandazione dell’UNESCO sull’etica dell’IA del 2021 fornisce principi generali a cui ancorare norme e regolamenti specifici per settore e Paese. Il Consenso di Pechino sull’IA e l’istruzione del 2019 e la pubblicazione I’d Blush if I Could del 2019 si occupano delle implicazioni educative e culturali uniche delle tecnologie dell’AI.


Note

[1] La Rete delle Scuole Associate all’UNESCO (UNESCO Associated Schools Network-ASPnet) riunisce istituzioni educative da tutto il mondo per un obiettivo comune: costruire le difese della pace nella mente degli studenti e dei giovani. Circa 11.500 scuole associate in oltre 180 paesi lavorano a sostegno della comprensione internazionale, della pace, del dialogo interculturale, dello sviluppo sostenibile e dell’educazione di qualità.

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