Ben 1,2 miliardi di fondi Pnrr per aggiornare le scuole italiane.
In questi giorni due decreti sono stati firmati dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara affinché la Scuola italiana riceva una pioggia di risorse economiche per potenziare la formazione del personale sulle competenze digitali, Stem e linguistiche, con percorsi adeguati, per l’aggiornamento e per la riqualificazione di tutto lo staff scolastico.
I due decreti PNRR per la Scuola
L’intento, nelle parole di commento della ministra del Lavoro Marina Calderone, è quello di formare entro il 2025 800mila persone, tra cui almeno 300mila dovranno avere una formazione in materia di innovazione e transizione digitale.
Il Ministro del MIM ha a sua volta detto che la firma dei due decreti rappresenta un investimento importante per perseguire numerosi obiettivi, tra cui valorizzare i talenti di ogni studente, la lotta alla dispersione scolastica e il rafforzamento della formazione dei docenti.
I due decreti di riparto di risorse Pnrr sono destinati alla formazione di studenti, docenti e personale scolastico per un importo complessivo di 1 miliardo e 200 milioni, in particolare rivolti a donne e giovani, considerando che oggi le donne hanno una percentuale di occupazione in Italia che è del 10% inferiore alla media nazionale.
La carenza di competenze digitali per le professioni del futuro è una delle criticità presenti nella maggioranza dei Paesi europei. L’Unione Europea ha inserito dal 2022 l’indicatore relativo alle digital skill nel sistema di monitoraggio dei sistemi di istruzione e formazione digitale in Europa, in base alle priorità delineate nel Piano d’Azione per l’istruzione digitale 2021 -2027 della Commissione Europea[1], varato proprio per promuovere una serie di processi innovativi dell’Istruzione nell’era digitale.
L’UE chiede che la formazione delle competenze digitali degli adulti del futuro abbia luogo a partire dalla scuola primaria, o come materia a sé stante obbligatoria, situazione comune alla maggior parte dei Paesi membri, oppure come insegnamento trasversale in Finlandia e in Italia[2].
Per quanto riguarda le discipline STEM, l’Italia seppure con qualche recente segnale di cambiamento, si colloca indietro in Europa per numero di laureati, in particolare per le discipline come scienza, tecnologia, ingegneria e matematica: la media è di 6,7% di laureati in materie tecnico-scientifiche contro una media europea del 12-13%[3]; le studentesse ne sono le principali vittime, sin dai primi anni di scuola. Se è vero che le laureate sono in percentuale maggiori dei laureati, quelle che hanno conseguito un titolo accademico nel 2020 solo il 18,9% si è laureata in materie scientifiche, contro il 39,2% degli uomini.
Vale la pena ricordare che, per entrambe le voci, il 40% degli stanziamenti è riservato alle scuole nelle regioni del Mezzogiorno, dove alle criticità nazionali, si aggiungono fattori di debolezza cronicizzati e bisogni sempre più pressanti manifestati dalle scuole e dai territori. Come testimonia la recente indagine SVIMEZ[4] – Associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno – della fine del 2022, infatti, le carenze strutturali si mescolano a fattori organizzativi, determinando per le scuole e gli studenti e le studentesse del Sud Italia percorsi più faticosi, di minore qualità e quindi negativamente incisivi sulle carriere e sull’ingresso nel mondo del lavoro.
Primo Decreto
Competenze STEM, digitali e innovative: il primo dei due decreti, che destina 600 milioni alle scuole, intende promuovere l’attivazione e la realizzazione di percorsi didattici, formativi e di orientamento per studentesse e studenti di tutti i cicli scolastici
Le indicazioni ministeriali dicono che tali risorse potranno essere utilizzate anche per attività extracurricolari di orientamento sulle materie scientifiche.
Multilinguismo: 150 milioni sono destinati alla formazione dei docenti sul multilinguismo con la realizzazione di percorsi formativi di lingua e di metodologia di durata annuale, finalizzati al potenziamento delle competenze linguistiche dei docenti e al miglioramento delle loro metodologie di insegnamento. La necessità di promuovere azioni in tal senso è quanto mai forte, considerando l’attuale incremento dei flussi migratori e in particolare, nel primo trimestre del 2023, l’aumento di minori non accompagnati che entrano in Italia e successivamente nel sistema scolastico. Il recente documento informativo del Ministero del Lavoro[5], ha individuato oltre 1100 minori da oltre una ventina di nazionalità differenti, arrivati all’inizio del 2023; circa il 40% ha tra i 7 e i 14 anni, si tratta quindi di ingressi costanti e importanti nel sistema scolastico italiano, che segnala una forte esigenza di personale formato per l’accoglienza, i percorsi linguistici e per garantire il diritto allo studio.
Secondo decreto
Il secondo decreto va a destinare 450 milioni alla formazione di tutto il personale scolastico in servizio, puntando sulla realizzazione per i docenti di percorsi relativi alla transizione digitale a supporto del Piano Scuola 4.0, per lo staff non docente di percorsi sulla digitalizzazione delle procedure amministrative, e per i dirigenti scolastici sull’innovazione didattica e digitale. Come si legge nell’introduzione al documento “Piano Scuola 4.0” del Ministero dell’Istruzione, il processo di digitalizzazione della didattica e dell’organizzazione scolastica italiana ha preso avvio da oltre 15 anni con l’attuazione delle prime misure di trasformazione digitale che introdussero le lavagne interattive multimediali in circa 35.000 classi (Azione LIM), le dotazioni informatiche per la sperimentazione della didattica in oltre 400 classi pilota (Azione Cl@assi 2.0), la creazione di reti WiFi nelle scuole, l’avvio di percorsi di formazione per docenti. Ma è dal 2015, con l’approvazione del Piano nazionale per la scuola digitale (PNSD) e la sinergia con i fondi strutturali europei del Programma operativo nazionale 2014-2020, che la transizione digitale della scuola italiana ha conosciuto una forte accelerazione e diffusione in tutte le scuole grazie all’attuazione delle 35 azioni del PNSD. Con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e dei fondi strutturali europei della programmazione 2021-2027, questo processo conosce oggi un completamento e, al tempo stesso, un nuovo, forte impulso, sia per la rilevanza degli investimenti sia per l’approccio sistemico delle azioni.
Le scuole paritarie
Al riparto delle risorse complessive relative ad entrambi i due decreti saranno ammesse anche le scuole paritarie non aventi fini di lucro.
Attualmente le scuole paritarie sono circa 12.000, il numero più alto è in Lombardia con quasi 2500 scuole, seguita da Campania, Veneto e Lazio.
Oltre 8mila scuole paritarie sono nell’infanzia e quasi 1600 sono le scuole paritarie nel secondo grado di istruzione, sempre con al Lombardia al primo posto per numero di istituti.
La distribuzione dei fondi Pnrr può segnare per il settore paritario un’occasione per potenziare la qualità dell’offerta formativa nei settori indicati dai decreti appena firmati, coprendo in tal senso, a livello nazionale, tutte le regioni e hanno – secondo le ricerche[6] relative allo scorso anno scolastico – oltre 800.000 studenti.
Fonti
https://www.osservatoriorecovery.it/monitorare/decreti-pnrr/ [14/04/2023]
https://pnrr.istruzione.it/wp-content/uploads/2022/07/PIANO_SCUOLA_4.0_VERSIONE_GRAFICA.pdf [16/04/2023]
[1] https://education.ec.europa.eu/it/focus-topics/digital-education/action-plan
[2] https://www.forumpa.it/temi-verticali/scuola-istruzione-ricerca/europa-le-competenze-digitali-tra-gli-indicatori-per-monitorare-le-politiche-educative-il-percorso-dellitalia-pnrr-e-pnsd/
[3] https://www.repubblica.it/scuola/2022/12/01/news/scuola_italiana_fallimento_stem-377056258/
[4] http://lnx.svimez.info/svimez/wp-content/uploads/2022/11/2022_11_28_rapporto_2022_indice.pdf
[5] https://www.lavoro.gov.it/temi-e-priorita/immigrazione/focus-on/minori-stranieri/Documents/Report-MSNA-mese-gennaio-2023.pdf
[6] https://www.leurispes.it/scuola-paritaria-numeri-problemi-possibilita/