Il giornale scolastico rappresenta un importante strumento di educazione al pensiero critico e al team working, ma ripercorrerne la storia non è cosa semplice. Quello che vogliamo comprendere, però, a partire da un accenno alle “origini” è se il passaggio dalla forma cartacea al digitale ne abbia in qualche modo modificato la valenza didattica.
Giornale di classe e di scuola: software e strategie digitali per realizzarli
In principio fu Il Mondragone
Non esiste al momento uno studio organico ed esaustivo che riassuma le diverse esperienze nel nostro Paese, ma quanto è per ora reperibile è certamente sufficiente per dedurre che il giornale scolastico nasce con la Scuola unitaria e in ambito cattolico.
Questo fa comprendere come ne sia stato subito intuito il valore nella formazione dei giovani al mondo reale in virtù del principio “educare facendo”.
Qualche esempio? Una tra le prime tracce di giornalismo scolastico risale al 1866: «Il Mondragone» (1) ovvero “Giornale Storico Politico Letterario – Pubblicazione settimanale” come recita il sottotitolo. Si trattava di una “rivista” emanazione di un Collegio Gesuita situato a Frascati, in provincia di Roma, e più precisamente a villa Mondragone (oggi proprietà dell’Università di Roma “Tor Vergata”) (2) da cui il nome del settimanale. Uscito inizialmente in forma manoscritta, era curato dagli stessi studenti che avevano così la possibilità di fare informazione e allo stesso tempo mettere in gioco la propria creatività con racconti a puntate, componimenti, poesie. Passato alla forma stampata, Il Mondragone rimase in vita sino al 1953 per poi riprendere negli anni Duemila grazie all’associazione di alcuni ex-alunni che lo trasformarono però in una sorta di raccolta di memorie allo scopo di ricostruire la storia del collegio e dei collegiali.
Sempre in quello stesso collegio nacquero anche altre pubblicazioni anche se non furono longeve come l’altro: «Il Conforto» “giornale che esce quando gli pare”, rimasto manoscritto “per conforto” di quanti fossero costretti a letto per malattia e distribuito in collegio dal 1876 fino al 1880. Presentava schizzi e illustrazioni che riproducevano la vita dei malati in collegio. E poi: «La Ricreazione» pubblicato dal 1880; «Il Pavone» che “Canta ogni lunedì”, uscito solo per il breve spazio di qualche numero nel 1897; «Il Drago» dal 1902. Per non contare le versioni ‘murali’ come «Caramba» legato al nome di un allora sedicenne Nicola Pistelli (3). Nomi curiosi, quelli di questi primi giornali scolastici, caratterizzati da un’artigianalità “fatta in casa” e che tradiscono una vena goliardica nonostante il rigore dell’ambiente religioso in cui sono nati.
Passando al Novecento, nel 1909 viene stampato «L’Immensa Sventura», un numero unico del Liceo Tasso di Roma il cui ricavato contribuì alla ricostruzione di Messina colpita dal terremoto. Da allora il liceo romano ha pubblicato diversi periodici ultimo dei quali «Tassocrazia» uscito dal 2011 al 2013 (4). Sul finire della Grande Guerra viene stampato a Lodi, in un istituto tecnico per ragionieri, un giornale scolastico di nome «L’Avvenire»: qualcuno si starà chiedendo se ci sia un legame con il più noto quotidiano nazionale «L’Avvenire d’Italia» oggi «Avvenire». Ebbene sì, a fondare quel piccolo giornale di provincia fu Raimondo Manzini che dieci anni dopo diverrà direttore dell’omonimo (o quasi) giornale ‘per grandi’ (5).
Il boom del giornalismo scolastico tra gli anni Cinquanta e Sessanta
Ma il boom del giornalismo scolastico si registra tra gli anni Cinquanta e Sessanta e stavolta non si tratta soltanto di esperienze portate avanti da scuole cattoliche ma anche da quelle laiche e quindi statali. Non solo. Se prima si trattava di esperienze che coinvolgevano prevalentemente gli adolescenti fra i sedici e i diciotto anni, ora si enumerano molte pubblicazioni a cura di alunni delle scuole elementari. Alcuni esempi: tra il 1956 e il 1963 esce in forma manoscritta «C’è posto per tutti» ad opera della scuola elementare di Cloz (TN) oppure il «Giornalino scolastico» della scuola elementare di Cerealto (VI) uscito tra il 1959 e 1960 e ancora il «Ciacciatutto» manoscritto dagli alunni della Scuola elementare “Giuseppe Mazzini” di Firenze (1971) (6). Per tornare invece ai giornali dei ‘liceali’ nel 1953 al liceo classico statale di Roma “Augusto” si ‘ciclostila’ l’«Augustus» che, nonostante qualche interruzione è ancora in vita in versione digitale (7). E la lista certamente potrebbe continuare se solo si potesse mettere in rete e quindi raccogliere la memoria storica dei protagonisti di queste avventure.
Panorama attuale della produzione di giornali nella scuola italiana
Oggi il panorama delle testate scolastiche è vastissimo. Scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado: tutte a loro modo si cimentano con questo strumento. C’è chi ancora stampa (pochi per fortuna) il proprio giornale, chi invece lo mette in rete in formato pdf, altri, nel migliore dei casi, creano una versione interattiva e ipermediale come fanno i giornali ‘dei grandi’ (8).
Ma con il passaggio dal manoscritto al digitale, passando per il ciclostile, la stampa tipografica e il pdf, il giornale scolastico è cambiato nei contenuti e nella sua valenza didattica? La stragrande maggioranza delle pubblicazioni oggi attive può essere definita una sorta di ‘mostra’ di ciò che si fa nella scuola ovvero eventi, esperienze di laboratori, esercizi di scrittura tutto circoscritto alla realtà della specifica comunità di riferimento. E questo sia che si tratti di versioni ancora cartacee che digitali. In quest’ultimo caso si tratta di blog dove gli studenti si raccontano e non sempre riescono a valicare le mura del proprio istituto, proprio perché la cronaca che producono è ancora troppo autoreferenziale. Quindi il cambiamento della modalità di pubblicazione sembra non aver influito molto sul contenuto: il digitale, come spesso succede anche in altri ambiti, diviene una ‘traduzione’ in bit del cartaceo senza che se ne comprendano le specificità e le potenzialità che restano così inespresse.
La valenza didattica, che va dalla scrittura creativa alla grafica all’esercizio del lavoro collaborativo, è comunque indiscussa. È quella fondata sulla cosiddetta “pedagogia attiva e cooperativa” teorizzata da Célestin Freinet. “Imparare facendo”, che per i più piccoli diventa “imparare giocando” – in questo caso – al giornalista, è il modo più efficace per sviluppare e coltivare competenze per il futuro perché come diceva anche Bruno Munari parafrasando Confucio “se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio imparo” (9).
E quindi comunicazione, socialità, spirito critico, creatività, problem solving si innescano in questa sorta di gioco di ruolo che è la redazione di un giornale. Il coordinamento e la gestione dei diversi ‘attori’ è qualcosa di complesso, ma quando tutto funziona non esiste più differenza tra ‘docente-guida’ e ‘studente-redattore’, il rapporto è paritario e altrettanto lo scambio di esperienze e conoscenze perché entrambi diventano portavoce di mondi che si intrecciano e si integrano a formare la realtà che tutti viviamo. È/diventa un’occasione di crescita reciproca. Unico problema è la breve vita che a volte queste pubblicazioni hanno a causa della turnazione di chi li redige e dirige: assicurare la continuità richiede un impegno da parte di tutti gli attori non sempre scontata.
L’esempio dell’Augustus
Tra le migliori realizzazioni attuali c’è l’«Augustus», redatto dagli studenti del Liceo classico romano “Augusto”. È proposto in versione pdf scaricabile, affiancata da quella interattiva per singolo numero e dal sito sempre in aggiornamento. Eccesso di zelo? Forse basterebbe il sito. Perché? Consultazione più agile, interattività e quindi possibilità di selezionare la lettura per argomento, autore o altro, aggiornamento continuo e infine la possibilità di attingere rapidamente a tutto l’archivio dei contributi pubblicati con una semplice stringa di ricerca, senza dover sfogliare un certo numero di file in pdf per trovare quello che interessa.
Il giornale scolastico e le indicazioni del nuovo DigComp2.2
A questo esempio di giornale scolastico, come a tutti quelli che si avvalgono della versione on line, c’è un’altra “medaglia da appuntare al petto” ovvero quella al merito per aver ottemperato alle indicazioni del nuovo Digcomp 2.2 (10) che vede non più solo le competenze digitali tra gli obiettivi di formazione delle nuove generazioni ma la coscienza dello status “aumentato” di cittadinanza: da nazionale a europea e poi cosmopolita, ora anche digitale. Quindi la consapevolezza di cosa significhi e comporti muoversi nel mondo virtuale ovvero possedere competenze digitali di base – non più solo leggere, scrivere e far di conto ma farlo in modalità digitale e criticamente – e civiche ovvero essere coscienti di avere anche un’identità digitale che si espone e vive in un mondo virtuale che al pari di quello fisico può presentare pericoli ed è soggetto a regole da rispettare. Tutto questo ferme restando quelle competenze già citate e “storicamente’ riconosciute come necessarie comprese le cosiddette soft skills.
DigComp 2.2: cosa cambia nel nuovo quadro delle competenze digitali per i cittadini
Nella scuola secondaria di secondo grado il giornale potrebbe diventare, così concepito, una palestra molto prossima al mondo del lavoro e – perché no? – un possibile PCTO a tutti gli effetti.
Testata! Il giornale per la generazione alpha
Infine un esempio interessante è offerto dal neonato giornale di un Istituto Comprensivo, anch’esso romano. Si tratta di «Testata!» ovvero il “giornale per la generazione alpha” (11) come recita il sottotitolo. Il merito di questo giovane esperimento è da un lato aver compreso l’importanza del digitale: è pubblicato infatti solo in versione on line e come avviene per i giornali paludati non ha una periodicità ma è aggiornato continuamente. La ricerca interna permette di selezionare per autore, argomento o titolo, gli articoli desiderati. Il menù rende navigabile le notizie per categoria. E infine i contributi sono un equilibrato mix tra cronache dal mondo e vita scolastica.
La redazione lavora in maniera collaborativa a distanza utilizzando gli strumenti di una delle piattaforme didattiche gratuite più in voga al momento ovvero Google Workspace for Edu che mette a disposizione editor web (Sites), strumenti di scrittura (Documenti) e grafica (Disegni), videoconferenza per riunioni ed elaborazione contenuti (Classroom+Meet).
I docenti-guida coordinano, indirizzano e correggono le bozze degli articoli che i giovani autori creano con piena libertà di scelta dell’argomento e di lingua nel rispetto delle diverse identità culturali oggi presenti nelle nostre scuole. Questo offre anche la possibilità di aprire al mondo quella che potrebbe rimanere altrimenti una realtà ad uso e consumo solo del nostro territorio. Tutto integrato da canali social (Facebook, Instagram e YouTube) che rimandano al portale e amplificano l’impatto comunicativo. Sui social l’informazione è a volte veicolata tramite media di maggior immediatezza come i meme animati realizzati partendo da video prodotti con device personali e tradotti in gif con convertitori gratuiti presenti on line oppure creati graficamente con app (sempre gratuite) molto diffuse tra i giovani come Flip-a-clip.
Gli studenti – anche quelli a volte demotivati da una didattica stereotipata – sono coinvolti da questa modalità “alternativa”, costruttivista dell’apprendimento anche perché svincolata dal meccanismo di valutazione/frustrazione che l’iter scolastico canonico impone.
E lo chiamiamo ancora “giornalino”?
Note
(1) Cfr.: R.M. Strollo, L’attività editoriale del collegio in D. Maestri, R.M. Strollo, La villa sparita, ADN-Kronos Cultura, Roma 2002, pp. 93-104;
(2) Per una sintesi storica delle vicende di Villa Mondragone a Frascati cfr.:
Villa Mondragone a Frascati; una storia di architettura, pittura, potere e scienza.
(3) Per un breve profilo biografico del giornalista e politico Nicola Pistelli cfr.:
(4) Cfr. Archivio giornali del Liceo Tasso:
(5) Cfr.: G.M.V., «L’Osservatore Romano» e un grande direttore – Raimondo Manzini a vent’anni dalla morte, 15/01/2008 in
(6) Per «C’è posto per tutti» giornalino della scuola elementare di Cloz cfr.:
per il «Giornalino scolastico» della scuola elementare di Cerealto cfr.:
per il il «Ciacciatutto» della Scuola Elementare “G. Mazzini” di Firenze cfr.:
(7) Per l’ «Augustus» del Liceo Augusto di Roma cfr.:
(8) Il censimento delle testate giornalistiche attive in ambito scolastico, al momento è appena iniziato e quindi in fieri. Qui di seguito un report dello stato attuale:
IC di Gioiosa Jonica
IC Patini, L’Aquila
IC Buonarroti, Corsico (MI)
IC Soverato1, Soverato (CZ)
IC Nichelino 2, Nichelino (TO)
IC Mangone-Grimaldi, Mangone (CS)
IC Tedeschi, Serra San Bruno (VV)
IC Uruguay, Roma
IC Polo2 Casarano (LE)
IC 2 Ceccano (FR): on line e cartaceo
IC Sanluri (VS)
Scuolelettrizzante
IIS Niccolini Palli (LI)
ITC Lazzari, DOLO (VE)
https://www.itcslazzari.edu.it/pagine/giornale-scolastico
ITS Deledda, Trieste
Istituto Istruzione Superiore Duca degli Abruzzi, Padova
Liceo Cavour, Roma
Istituto di Istruzione Superiore Edoardo Amaldi, Roma
linespresso.altervista.org
Liceo Luigi Pietrobono, Alatri (FR)
Liceo Galileo Galilei, Paola (CS)
Istituto superiore ITE (Istituto tecnico economico) Blaise Pascal (Foggia): on line e cartaceo
Liceo Laura Bassi (BO)
RiCreazione
Chi volesse contribuire al censimento segnalando testate scolastiche (attive e non) può farlo al seguente link:
(9) Su Celestin Freinet cfr.:
A. Pettini, 1968, Célestin Freinet e le sue tecniche, La Nuova Italia, Firenze 1968
G. Piaton, 1979, Il pensiero pedagogico di Freinet, La Nuova Italia, Firenze 1979
L. Bellatalla, Célestin Freinet e Bruno Ciari: un bilancio tra passato e futuro, Ricerche Pedagogiche, Pisa (ed.), 1999, 1968-1998
Sul metodo di Bruno Munari cfr.:
(10) Cfr.: https://publications.jrc.ec.europa.eu/repository/handle/JRC128415
(11) Per «Testata!» dell’IC Ceneda di Roma cfr.: