“Semplicità significa sottrarre l’ovvio e aggiungere il significativo”. L’ultima biblioteca che si è aggiunta al circuito di Biblioteche di Roma è stata la prima a dotarsi di un maker space, grazie al progetto Bibliomakers, e ha scelto come libro simbolo “Le leggi della semplicità” del designer John Maeda [qui il servizio di Buongiorno Regione Lazio].
Mi convince molto l’accostamento tra tecnologia e semplicità, così come mi incuriosisce l’esercizio di provare a semplificare la scuola, prendendo a spunto i suggerimenti dell’eclettico Maeda, informatico e artista.
La scuola semplice: estrarre il sostanziale dalla complessità
In una conversazione ancora inedita con il nostro direttore scientifico Alfonso Molina, personal chair in Technology Strategy, il linguista Tullio De Mauro ci sollecitava “a liberarci dell’abitudine di usare la parola ‘scuola’ come sostantivo singolare, pensando di riferirci a qualcosa di unitario”. “La scuola non è un sostantivo singolare”, ci diceva De Mauro, forse per suscitare in noi proprio questa capacità di estrarre il sostanziale dalla complessità. E se la scuola diventasse semplice? E se riuscissimo a fare nostro l’esercizio di Maeda e a sottrarre l’ovvio per aggiungere il significativo alla scuola?
Quello che sembra un gioco di parole è in realtà una sfida cruciale, perché l’innovazione della scuola passa anche attraverso la nostra capacità di metabolizzare la complessità e la velocità del nostro tempo, l’evoluzione tecnologica e la trasformazione digitale. Alla scuola fa bene la tecnologia semplice, quella che avvicina, che include. Il futuro semplice del modo indicativo.
Nel nostro immaginario la biblioteca è un “luogo che conserva”. Invece non ci dobbiamo stupire di trovare stampanti 3D, perché “Le biblioteche hanno sempre raccolto il meglio della tecnologia, in ogni epoca”, ci ricorda Paolo Fallai, presidente di Biblioteche di Roma. “Un papiro e una stampante laser non fanno cose diverse, aiutano gli uomini ad accedere al sapere. Il nostro compito è garantire a tutti l’accesso al sapere, gratuito e libero, perché nessuno resti indietro” [vedi Tecnologia in biblioteca].
La scuola: unione di conoscenze, competenze, valori e carattere
In altre parole scuole e biblioteche fanno lo stesso lavoro, ma nelle nostre città riescono a comunicare? Sono capaci di fare comunità educante? In quanti in Italia lavoriamo per lo stesso obiettivo senza riuscire a fare sistema? Questa è un’altra sfida, finora persa, che penalizza fortemente la scuola. Perché il fatto che la scuola funzioni deve essere una preoccupazione prioritaria per tutti, in ogni parte del sistema paese. La scuola sta al paese come il battito del cuore in un organismo, l’organo vitale. Un cuore in affanno rende tutte le attività pesanti, affaticate e lente, dal centro alla periferia. E come può essere competitivo un paese con un cuore malato? L’uso della metafora cardiaca è forse banale, ma ci aiuta a mettere insieme una serie di significati ben radicati nel nostro patrimonio di storie educative: il cuore come sede di passioni, sentimenti, emozioni, affetti. Come la scuola che deve mettere insieme, con esperienze di apprendimento coinvolgenti e trasformative, conoscenze, competenze, valori e carattere.
Un sistema è un insieme di elementi interdipendenti. Ci è più facile comprenderlo quando guidiamo un’automobile, meno se pensiamo a una mappa concettuale o addirittura all’insieme delle conoscenze. Se buchiamo una gomma ci fermiamo in un’area di sosta e cerchiamo di risolvere il problema, altrimenti rischiamo di creare altri danni. Se ci manca una informazione o una competenza, siamo portati ad arrangiarci, a mascherare la lacuna e a perseguire una soluzione parziale come se fosse esauriente e ponderata. Alcune illusioni ottiche ci mostrano con grande efficacia questo processo di distorsione cognitiva. La terza sfida che deve affrontare la scuola è proprio questa: la capacità di condividere le conoscenze e di mettere a sistema le soluzioni che provengono da diversi settori del sapere. Proviamo a immaginare una nuova generazione di giovani abituati a pensare senza “compartimenti stagni”, di confrontare acquisizioni che provengono da differenti modelli teorici e d’intervento, dalle scienze cognitive all’economia. Una generazione che sa fronteggiare la complessità, senza perdere ciò che è significativo, con flessibilità, creatività, mente aperta e attitudine al cambiamento.
La scuola e il ruolo strategico delle competenze digitali
Per fare questo dobbiamo ridefinire gli spazi formativi del territorio, aiutando le scuole a sperimentare ambienti di apprendimento “agili” e ad alta accessibilità, contaminando educazione formale, informale e non formale. Fuori e dentro la scuola, dobbiamo aiutare i più giovani a sperimentare e acquisire velocemente, in modo esperienziale, l’attitudine mentale al cambiamento e le competenze fondamentali per risolvere i problemi in modo creativo e innovativo. Per capire il ruolo strategico delle competenze digitali in qualsiasi contesto.
Abbiamo appena lanciato una sfida sperimentabile, scalabile e modulabile, il contest MUX – Mix User Experience. A partire dalla mostra Human+. il futuro della nostro specie, fino a luglio al Palazzo delle Esposizioni di Roma, studenti, professionisti, creativi, maker, designer ecc. possono lavorare insieme per rendere il tema della mostra accessibile a tutti, aiutare a interagire con le opere in esposizione o suggerire nuove applicazioni per appassionare le persone alla cultura e creare nuovi pubblici (audience development). Portiamo le migliori idee a RomeCup 2018, il multi evento dedicato a robotica e scienza della vita nell’ecosistema dell’innovazione, quest’anno al Campus Bio-Medico di Roma e in Campidoglio (16-18 aprile 2018). E poi diamo un mese di tempo ai tre finalisti per finalizzare la propria proposta e realizzare un contenuto digitale da esporre in occasione del Media Art Festival, nella cornice del Maxxi (17-19 maggio 2018).
Un primo esperimento di contaminazione tra scienza e arte, intelligenza artificiale e creatività naturale, per fare dialogare mondi lontani, ovviamente con la complicità della scuola.