l’analisi

Il PNRR Scuola non decolla: ritardi e tagli che pesano sull’attuazione



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Il PNRR italiano mira a rafforzare l’istruzione con investimenti significativi. Tuttavia, ritardi nell’attuazione, tagli ai fondi per gli asili nido e difficoltà burocratiche hanno ostacolato i progressi. Il report della Fondazione Agnelli evidenzia criticità, soprattutto nella formazione digitale degli insegnanti e nell’implementazione del Piano Scuola 4.0

Pubblicato il 18 giu 2024

Paolo Ferri

Professore Ordinario di Tecnologie della formazione, Università degli Studi Milano-Bicocca



scuola

L’istruzione rappresenta una componente cruciale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dell’Italia. Nelle intenzioni di Mario Draghi e dell’allora Ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi, la “Missione 4 Scuola e Ricerca” era mirata a rafforzare tutto il sistema educativo italiano dagli asili nido, alla scuola, fino all’università (Ferri, 2021). Il governo Draghi ha ai suoi tempi, cioè nel 2021, allocato sulla “quarta Missione Istruzione e ricerca” del PNRR più di 20 miliardi, una cifra già molto ingente, aumenta ulteriormente se si considerano anche gli investimenti che riguardano la connettività a banda larga delle scuole che sono compresi nella “Missione 1 del PNRR. Digitalizzazione, innovazione, competitività cultura e turismo (PNRR. p. 104-105). La Missione 4 del PNRR, “Istruzione e Ricerca”, si concentra su due componenti principali: il potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione (M4C1) e la Ricerca e impresa (M4C2).

Analizzeremo qui lo stato di attuazione delle misure incluse nella componente M4C1, basandosi in particolare su di un recente report della Fondazione Agnelli che ne mette in rilievo una serie di elementi molto interessanti e a volte inquietanti, sia rispetto alla rimodulazione operata dal governo Meloni del PNRR Scuola (Governo italiano, 2023) sia rispetto ai livello di attuazione del PNRR misurato alla fine del 2023 (Gavosto, Zanardi, 2024).

Il report indica come l’insediamento e lo spoil sistema operato tra i dirigenti dell’attuale governo abbia di molto rallentato l’attuazione del PNRR e come la revisione del PNRR, presentata alla Commissione Europea il 7 agosto 2023 (approvata dal Consiglio Ecofin l’8 dicembre 2023), non abbia migliorato la situazione rispetto ai target da raggiungere entro il 2026.

I tagli al Piano Asili pesano sulle donne italiane

Il governo di Centro-Destra durante la campagna elettorale per le elezioni europee si è più volte vantato di aver portato l’Italia ad essere il paese più virtuoso nell’attuazione del piano Next Generation EU, ma i dati della Fondazione Agnelli smentiscono, almeno per quanto riguarda la Scuola e la Ricerca, tanto ottimismo. In apertura il documento della Fondazione Agnelli mette in rilievo come la rimodulazione del 2023 della Misura 4 del PNRR opera una leggera riduzione degli stanziamenti per il PNRR, con questa revisione, le risorse destinate all’istruzione ammontano a 20,09 miliardi di euro, rispetto agli originari 20,89 del piano di originario di Draghi (Governo italiano, 2023).

I tagli operati, purtroppo, nel caso della “Missione 4 Scuola e ricerca” pesano in modo ingente su un intervento di grande rilievo sociale e di genere, quello sui Nidi. Il piano originario di Draghi prevedeva la creazione di più 224.000 nuovi posti all’interno di nuovi asili nido. Questa misura puntava ad aumentare le opportunità per le donne italiane di accedere con più facilità al mondo del lavoro e alla realizzazione professionale.

Ricordiamo che l’occupazione femminile in Italia è la più bassa d’Europa solo il 52,6 % delle donne lavora contro il 67,4 della media europea. Ora, il governo che ha un presidente del consiglio donna, e che ha tra i suoi pilastri valoriali la famiglia, ha ridotti i fondi per gli asili di ben 900 milioni. I fondi sono, infatti, calati da 4,6 a 3,7 miliardi con una riduzione di 70.000 nuovi posti negli asili nido con buona pace delle già poche donne italiane che sono impiegate.

Per quanto riguarda la realizzazione le risorse realmente spese sono solo 777 milioni di euro, pari a solo il 23,93% v del totale (Gavosto, Zanardi, 2024). Ciò evidentemente indica una grave difficoltà nella regia della spesa e dell’attuazione dei provvedimenti da parte delle autorità centrali e locali. In particolare, si segnalano farragini burocratiche, poiché l’assegnazione delle risorse è avvenuta attraverso bandi molto complessi, che hanno messo in difficoltà i Comuni meno preparati a queste procedure.

Le maggiori criticità si sono riscontrate nel Sud Italia, dove purtroppo è presente un minor grado di copertura dei servizi per la prima infanzia. Alla fine del 2023, sono stati approvati 2437 progetti, ed è iniziata l’esecuzione di 2268, un dato numericamente significativo; tuttavia, i soggetti che hanno effettivamente iniziato a spendere le somme assegnate sono pochissimi progetti. Lo stesso vale per la misura “Nuove scuole” che punta a potenziare le scuole degli ordini superiori, con un investimento di 1 miliardo di euro. Al fine aprile 2024, sono stati aggiudicati 201 progetti di nuove scuole, superando il target rivisto di 166 scuole. L’esecuzione dei lavori è iniziata per 158 nuove scuole. La spesa sostenuta al 31 dicembre, però, 2023 ammonta solo a 180 milioni di euro, pari il 17,9% delle risorse assegnate.

Ritardi e disallineamenti che rischiano di vanificare gli investimenti

Dal report della Fondazione Agnelli e di Astrid emerge un quadro davvero preoccupante dello stato di avanzamento delle differenti misure come emerge dalla tabella qui sotto:

L’analisi della Fondazione Agnelli, è impietosa nel far emergere un generale ritardo nell’attuazione delle principali misure del PNRR Scuola, che rispetto agli investimenti totali del PNRR mostra un tasso di attuazione più basso, solo il 16,8% rispetto alle 22,1 delle altre Missioni. Un dato abbastanza preoccupante se si considera che l’intero insieme degli investimenti PNRR deve essere concluso e rendicontato entro il 2026 e che cioè mancano solo due anni per progettare e realizzare gli interventi le misure e gli interventi per la scuola e il sistema formativo italiano.

Il disallineamento tra Piano Scuola 4.0 e formazione alla “transizione digitale” degli insegnanti

Un altro aspetto che ci sembra estremamente preoccupate è il fatto che l’intervento che è più avanzato, nella sua realizzazione, è il Piano Scuola 4.0, non a caso tra i primi ad essere avviati da Draghi nel 2021 e per il quale sono stati spesi il 39,3 % dei fondi stanziati: si tratta di una cifra ingente 2.1 miliardi di euro.

Tuttavia, è anche questo intervento presenta una serie di criticità. Può, infatti, essere considerato come incompleto perché, a causa, appunto, della caduta del Governo Draghi sì avviato senza il corrispondente e necessario l’intervento formativo. Il piano di formazione PNRR “Nuovi linguaggi e nuove competenze”, che prevede la formazione alla “transizione al digitale” di Dirigenti, insegnanti e personale ammnistrativo della scuola (Governo italiano, 2021. pp 189-190) e alla STEM degli allievi (Governo italiano, 2021. pp 189-190) è slittato di quasi due anni (Ferri, 2023).

Si stanno avviando, infatti, solo in questo periodo – giugno 2024 – i primi e ancora sporadici interventi di formazione dal momento che le “istruzioni operative”, per l’investimento di ben 450 milioni di euro, (il DM. 66/2023) sono state pubblicate solo nel dicembre del 2023 e i progetti dovevano essere presentati entro il 29 febbraio 2024. Inoltre, l’attuazione della formazione sulla “transizione digitale” a complicare il quadro questa tornata di formazione è stata varata – insieme a quella sull’orientamento alle materie STEM per gli studenti (DM 65/2023).

Si è generata in questo modo una peculiare asimmetria: i progetti del Piano Scuola 4.0 sono stati condotti senza che in molte scuole ci fosse la formazione necessaria per utilizzare le strumentazioni che sono state acquistate, e, cosa molto più inquietante, è possibile che in un numero non marginale di scuole siano mancate anche le competenze per operare gli acquisti stessi del Piano.

In sostanza è stato lasciata alle competenze pregresse, se esistenti, di dirigenti, animatore digitale e team dell’Innovazione l’onere di progettare interventi ed acquisti complessi senza il supportato di interventi formativi. Questo non può che avere condizionato la stesura e la qualità dei progetti presentati. Spesso, infatti, questi, si sono limitati alla sostituzione delle obsolete LIM con i grandi Schermi Touch, che hanno in molti casi esaurito, insieme agli investimenti nella connettività, e visto il costo, l’insieme dei finanziamenti. Sottolineiamo, qui questo fatto non per spirito polemico, ma perché, forse si può ancora porre rimedio a queste criticità da momento che debbono ancora essere spese più del 60% delle risorse finanziarie.

Il Piano Scuola 4.0 nasce con l’obiettivo di permettere agli insegnanti e agli studenti di lavorare in classe utilizzando, ovviamente quando è opportuno, strumenti digitali e metodologie innovative (vedi Box). Per questo sarebbe necessario che le risorse che non sono ancora state impegnate servano per acquistare notebook e carrelli di ricarica che permettano agli allievi fin dalla suola primaria di utilizzare le tecnologie digitali per la didattica quotidiana e curricolare in classe. Negli acquisti sarebbe quindi opportuno privilegiare, materiali che gli alunni possano, sotto la guida dell’insegnante usare ogni giorno: notebook, strumenti per costruire e programmare robot, (Arduino, Lego WeDo ecc.) visori 3D e stampanti digitali.

Decisamente meno interessanti ed innovativi, sono tablet e smartphone che non permettono solo una fruizione passiva di contenuti e soprattutto i grandi schermi touch – molto frequenti negli acquisti delle scuole – che permettono di essere utilizzati attivamente solo da uno o pochi soggetti (siano essi insegnanti o studenti) e sostanzialmente svolgono stessa funzione di un buon video-proiettore interattivo che cosa decisamente di meno (Ferri, Moriggi, Cavalli, pp 132-139). A disposizione di insegnanti e studenti dovrebbero poi essere acquisite licenze per i software di base per la produttività individuale (Office 365 o le Google Workspace), licenze per ambienti di apprendimento che permettano di creare classi virtuali efficienti e software più specifici per le differenti discipline da Cabrì e Geogebra per la matematica, a DuoLingo e Rosetta Stone, per le lingue, fino a Photoshop, Final Cut e Adobe Premiere per la grafica, il design e la comunicazione per citare solo alcuni campi disciplinari (Ferri, Moriggi, Cavalli, pp 132-139). Inoltre, non vanno dimenticati i software e l’hardware per il coding e la robotica educativa, oltre che, le licenze per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in classe.

Il DM66/2023 e la formazione degli insegnanti: un progetto ancora tutto da attuare

La formazione degli insegnanti sulla “transizione digitale” rappresenta forse la sfida più ardua per il sistema formativo italiano e richiederebbe una molto maggiore attenzione da parte del Ministro Valditara e del Ministero. Sono previsti infatti, dalla misura più di 20.000 corsi che debbono, secondo le” istruzioni operative” del D.66/2023 raggiugere il 60% del personale della scuola entro il settembre 2025. Questo rappresenta un grosso problema per le dirigenti e i dirigenti delle scuole italiane. Oltre ai tempi ristretti di erogazione dei corsi, un grosso problema è costituito dalla relativa scarsità di formatori qualificati che si occupino con competenza di Tecnologie Digitali. Le università italiane non hanno brillato, fatte salve le doverose eccezioni, per lungimiranza in passato nel promuovere la ricerca e lo studio in questo campo disciplinare. Per questo i Centri universitari che hanno competenze in questo settore, non sono molti in Italia, e in ogni caso non possono garantire una così ingente mole di formatori e di corsi. Anche i formatori qualificati nella scuola non sono scarsi.

La formazione sulle tecnologie dell’apprendimento, se si esclude il Governo Renzi che ha promosso il Piano Nazionale Scuola Digitale proseguito da Valeria Fedeli, non è stata nelle priorità dei governi e dei Ministri che si sono succeduti in questo venti anni al Ministero. Se si sommano queste due criticità la progettazione e l’erogazione della formazione alla didattica “aumentata digitalmente” rappresenta una problematica di difficile soluzione e il rischio che le rilevanti risorse destinate alla formazione non vengano spese in modo produttivo è molto alto, così come è molto elevato il rischio che la formazione venga in mancanza di soggetti qualificati affidata a soggetti poco qualificati e competenti. È davvero un rischio molto grande perché un così ingente dispiegamento di risorse dedicate a questo tema non potrà certamente più essere sostenuto nei prossimi anni.

PNRR, ultima fermata

Non possiamo che concludere riaffermando come il PNRR è davvero l’ultima e l’unica occasione possibile, per adeguare le competenze digitali di docenti e studenti agli standard dei paesi più sviluppati d’Europa. Le competenze digitali in Italia sono davvero poco diffuse e sono decisamente più basse della media europea e non solo la scuola italiana è agli ultimi posti, ma secondo il DESI (Digital Economic and Society Index) l’intera popolazione italiana si colloca agli ultimi posti in Europa. (grafico qui sotto).

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Solo il 46% delle italiane e degli italiani possiede competenze digitali di base, un dato al di sotto della media UE pari al 54%. Il divario si riduce quando si considera il possesso di competenze digitali superiori a quelle base (23% Italia, 26% UE, Sartori, 2022) e tuttavia permane molto ampio rispetto ai grandi paesi europei come la Franci la Spagna e la Germania.

Conclusioni

Ci auguriamo che nell’arco dei prossimi diciotto mesi le misure previste possono essere efficacemente implementate nonostante le difficoltà e le problematiche che abbiamo evidenziato in questo articolo.

Bibliografia

Ferri, P., (2021), Scuola 4.0, PNRR ultima chance: ecco come cambierà il sistema formativo, Agenda Digitale, reperibile al sito, https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/scuola-4-0-pnrr-ultima-chance-ecco-come-cambiera-il-sistema-formativo/

Ferri, P., (2023) Scuola digitale e PNRR, gli indirizzi 2024 con i fondi per formazione e orientamento STEM, Agenda digitale, reperibile al sito https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/scuola-digitale-e-pnrr-gli-indirizzi-2024-con-i-fondi-per-formazione-e-orientamento-stem/

Ferri, P. (2023a). Scuola digitale: tutti i ritardi che mettono a rischio il PNRR. Agenda Digitale, disponibile al sito https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/scuola-digitale-tutti-i-ritardi-che-mettono-a-rischio-il-pnrr/

Ferri, P., Cavalli, N., Moriggi, S. (2023b). A scuola con le tecnologie. Insegnare e apprendere nel digitale. Mondadori Università.

EU, 2023(8), 1-10. Governo italiano, (2021) Piano nazionale di ripresa e resilienza, disponibile al sito (2021), Piano nazionale di ripresa e resilienzahttps://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR_0.pdf

Governo italiano, (2023),

Revisione del Pnrr, reperibile al sito https://www.italiadomani.gov.it/it/home.html

Gavosto, A., Zanardi, A., Il PNRR per scuola e università: a che punto siamo

Sartori, L., I divari digitali, in “il Mulino, Rivista trimestrale di cultura e di politica” 4/2022, pp. 166-172, doi: 10.1402/105286

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