il commento

Insegnare digitale a scuola, bene la proposta Pisano: ecco come

Bene ha fatto la ministra a proporre di introdurre in tutte le scuole una materia, di base, dedicata all’innovazione e alla tecnologia. Ecco perché e cosa andrebbe insegnato ai ragazzi, per formare una “cittadinanza digitale attiva” spesso carente ai genitori

Pubblicato il 29 Ago 2020

Paolo Ferri

Professore Ordinario di Tecnologie della formazione, Università degli Studi Milano-Bicocca

scuola e digitale

Bene ha fatto Paola Pisano, ministra dell’innovazione per tecnologica e la digitalizzazione a sostenere su La repubblica la necessità di insegnare l’innovazione tecnologica nella scuola facendo appello in questo direttamente al Ministro dell’istruzione Lucia Azzolina. La proposta è quella che nelle scuole italiane di ogni ordine e grado, venga introdotta una materia, di base, dedicata all’innovazione e alla tecnologia.

Io questa materia, cui pensavo da molti anni, la chiamerei, almeno nella primaria nella secondaria di primo grado “Cultura digitale ed innovazione tecnologica”.

Perché quella della ministra Pisano è una buona proposta

In un pezzo di sei anni fa dedicato alle radici-storico culturali del digitale divide italiano notavo come nel nostro paese, non esistesse nella classe dirigente politica, così come nella sfera pubblica e nei media, un sufficiente coscienza del fatto che noi dobbiamo imparare a “pensare con le macchine” (Moriggi, Connessi. Beati coloro che sapranno pensare con le macchine, 2014). Dobbiamo, cioè, imparare a conoscere a fondo e comprendere le tecnologie digitali e le epistemologie che sono veicolate da queste. In Italia ci sono molti scienziati brillanti e premi Nobel ma il dibatto italiano sulle tecnologie digitali è molto più arretrato di quello sulla scienza e sulle sue implicazioni sociali ed economiche.

Per citare Stefano Moriggi, “c’è chi si lancia in invettive – afferma in Connessi – contro l’uso e l’abuso di tablet, cellulari e computer responsabili di smaterializzare, svuotando di significato ogni relazione interpersonale”. I nostri intellettuali “umanisti” – Galli Della Loggia per primo – come reazione alla pervasività delle macchine considerano la tecnologia e i suoi strumenti come pericolosi corpi estranei da esorcizzare. E così permane un grande diffidenza e ritrosia a considerare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione come parte integrante della nostra cultura.

Poche eccezioni a questo atteggiamento la più rilevante quella di Alessandro Baricco (The Game, 2018). Nel nostro paese – forse proprio per le ragioni che ho sinteticamente esposto – non è mai esistita una materia dedicata alla Media e New media education – che viene da anni insegnata nella maggior parte delle scuole dei paesi europei. Sarebbe estremamente necessario porre rimedio a questa carenza figlia della nostra arretratezza culturale e di spingersi oltre, cioè, di insegnare nelle classi la “cultura digitale”.

Per questo non possono certo bastare le 33 ore di Educazione civica, recentemente reintrodotte, che combinano in una materia “ircocervo” lo studio della Costituzione, lo Sviluppo Sostenibile e la Cittadinanza Digitale- Ovviamente l’educazione civica e alla Costituzione è necessaria, ma come materia a sé stante.

Che cosa insegnare di digitale a bambini e ragazzi

Per tutti questi motivi è una buona proposta quella di Pisano ad Azzolina.

Si tratta di insegnare ai bambini, ai ragazzi e agli adolescenti le basi della cultura tecnologica, che oggi pochissimi insegnati “volontari” spiegano loro:

  • La storia del computer e di Internet, oltre alla cultura e all’epistemologia degli strumenti che stanno dietro ai device digitali cui dedicano tante ore al giorno.
  • Chi erano e quale ruolo hanno svolto nella nostra società Alan Turing, Jhon Von Neuman,  Joseph C.R. Licklider e Robert W. Taylor.
  • Come funziona in concreto Internet, la tecnologia caratterizzante della nostra epoca, e cosa sono e le infrastrutture digitali per la banda larga;
  • Che cosa ha inventato Tim Berners Lee: la storia e l’evoluzione delle tecnologie della comunicazione digitale e i linguaggi del Web.
  • L’uso critico e consapevole dei social network e più in generale degli strumenti di comunicazione e creatività digitale.
  • Spiegare ai bambini gli sviluppi della società informazionale, dell’intelligenza artificiale e dei big data e il loro impatto sulle nostre esistenze.

In conclusione

Si tratta cioè di una materia possa permettere di aiutare bambini e ragazzi a formarsi, quella cittadinanza digitale attiva, che troppo spesso manca nei loro genitori. Un’offerta formativa che contribuisca a sviluppare anche in Italia quelle competenze digitali di cittadinanza attiva che l’Europa con il programma Digicomp e Digicomp.edu ci chiede  da molti anni attraverso l’attuazione di un Agenda digitale Europea condivisa.

Oggi l’emergenza Covid-19 ha reso ancora più attuale questo tema e la scuola riapre consapevole del fatto che dovrà spesso attuare una Didattica Digitale Integrata. Vogliamo davvero che gli allievi e gli studenti, ma spesso anche i genitori, usino strumenti e tecnologie di cui spesso non conoscono le origini, le epistemologie, le caratteristiche e le finalità? Grazie al Ministro Pisano per aver suscitata questa discussione.

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